lunedì 31 marzo 2014
31 MARZO: AUGURI AD ALEJANDRO AMENABAR
Auguri ad Alejandro Amenábar, regista, sceneggiatore, compositore, produttore cinematografico e montatore spagnolo, nato a Santiago del Cile, il 31 marzo 1972, da padre cileno e da madre spagnola.
Si trasferí con la propria famiglia a Madrid, in Spagna, a seguito del golpe scoppiato in Cile l'anno successivo. Studia alla facoltà di Scienze dell'Informazione di Madrid, ma presto lascia l'università e dirige i suoi primi cortometraggi.
Il suo primo lungometraggio, Tesis (1996), ottiene un grande successo in Spagna e vince sette premi Goya. Il suo secondo film, Apri gli occhi (1997) lo conferma come un nuovo talento, ed ottiene un grande successo anche all'estero. Nel 2001, Tom Cruise ne produce un remake ad Hollywood, diretto da Cameron Crowe, intitolato Vanilla Sky, nel quale Cruise recita assieme a Penélope Cruz, che aveva già recitato nello stesso ruolo, quello di Sofia, nella pellicola di Amenábar, accanto a Eduardo Noriega.
Il film seguente, The Others (2001) con Nicole Kidman, è il suo primo film in inglese, e vince otto premi Goya.
Nel 2004 si è aggiudicato alla 61ª Mostra del cinema di Venezia il Gran premio della giuria con Mare dentro, un film sulla vita di Ramón Sampedro, interpretato da Javier Bardem. Con lo stesso film vince anche, nel 2005, il premio Oscar per il miglior film straniero. Il suo ultimo lungometraggio, Agora, è ambientato nell'antico Egitto. Il film parla dell'assassinio della filosofa neoplatonica e matematica Ipazia di Alessandria, per mano dei parabolani.
Nel settembre del 2004 ha discusso apertamente della propria omosessualità con la rivista gay spagnola "Shangay".
domenica 30 marzo 2014
30 MARZO 1844: NASCE PAUL VERLAINE
Paul Verlaine, poeta francese, nasce a Metz, il 30 marzo 1844, da una famiglia di Verlaine della piccola
borghesia: il padre era capitano nell'esercito, mentre la madre conserverà per molto tempo sopra
il camino i vasi con i feti dei suoi precedenti aborti.
Verlaine si trasferisce con la famiglia a Parigi (1850) dove studia nel collegio Institution Landry; i risultati scolastici non sono eccellenti ma il contatto con la letteratura lo affascina. Nel 1862, dopo aver conseguito il
baccalaureato in lettere si iscrive alla facoltà di giurisprudenza, che però ben presto dovrà abbandonare. Successivamente trova un impiego al comune. Frequenta i cafè e i salotti letterari parigini. Nel 1866 collabora al primo Parnasse contemporain e pubblica i Poèmes saturniens.
Nel 1870 sposa Mathilde Mauté, per la quale pubblica La Bonne Chanson.
Nel 1871 partecipa alla Comune di Parigi, perdendo perciò l'impiego, e nasce il figlio Georges.
Verlaine è a quest'epoca legato con il gruppo dei Parnassiani, costituito attorno al giovane poeta Louis-Xavier de Ricard, in cui si trovano letterati come Villiers de l'Isle-Adam e Anatole France.
Un amico di Verlaine, il violinista e poeta dilettante Ernest Boutier, lo mette in contatto con un piccolo libraio
specializzato nelle opere religiose, Alphonse Lemerre, che accetta di pubblicare, ma a spese dell'autore, le opere dei giovani poeti.
Nel 1871 avviene l'incontro con Arthur Rimbaud, dopo che il giovane poeta gli aveva inviato qualche sua lirica. Iniziano una relazione intima e una vita di vagabondaggio. Verlaine lascia la moglie e il figlio, Georges (nato il 28 ottobre 1871), per seguirlo in Inghilterra e in Belgio. Durante questi viaggi Verlaine scrive Romances sans paroles.
Questa relazione tumultuosa termina dolorosamente: nel 1873, i due poeti sono a Londra. Verlaine abbandona tutto d'un tratto Rimbaud, affermando di voler tornare dalla moglie, deciso, se ella non lo riaccettasse, a spararsi. Trasloca quindi in un albergo a Bruxelles. Rimbaud lo raggiunge, persuaso che Verlaine non avrebbe avuto il coraggio di mettere fine ai suoi giorni. Nel momento in cui Rimbaud lo vuole lasciare, Verlaine, ubriaco, gli spara due colpi di pistola, ferendolo leggermente a una mano. Verlaine viene così incarcerato a Mons, Rimbaud invece raggiunge la fattoria di famiglia a Roche, nelle Ardenne, dove scrive Una stagione all'inferno.
Verlaine è condannato a due anni di prigione. Sebbene Rimbaud avesse dichiarato di non voler denunciare il suo compagno per essere stato ferito, Verlaine viene ugualmente condannato per il reato di sodomia.
Egli avrebbe scontato la sua pena a Bruxelles e a Mons.
E qui, distrutto da un profondo sentimento di colpa e di desolazione (durante la detenzione egli apprende che sua moglie ha chiesto e ottenuto la separazione), si converte al cattolicesimo. Comincia allora a scrivere
una serie di poesie che in gran parte confluiranno nella raccolta Sagesse, edita senza successo nel 1880.
Alla sua uscita ritorna in Inghilterra, e poi a Rethel, dove esercita temporaneamente l'incarico di professore.
Nel 1883 muore di tifo, durante il servizio militare, Lucien Létinois, un giovane ragazzo che Verlaine aveva conosciuto durante la sua esperienza di insegnamento e di cui si era innamorato, per quanto non risulti tra di loro una relazione che andasse al di là di un puro affetto. Disperato, di nuovo privo di qualunque persona
capace di consolarlo, Verlaine piange la morte dell'amante/figlio nella raccolta Amour (edita nel 1888) e cerca di nuovo conforto nell'alcol.
Grazie all'aiuto di alcuni amici, torna a pubblicare alcuni suoi versi nelle riviste letterarie parigine. Incontrerà il grande successo con la pubblicazione, nel 1884, del saggio I poeti maledetti, in cui Verlaine traccia degli acuti profili critici di tre grandi poeti incompresi del suo tempo, nonché amici, Arthur Rimbaud, Stéphane Mallarmé e Tristan Corbière.
Insieme a Mallarmé, egli viene trattato come un maestro e un precursore dai poeti del simbolismo e dai decadentisti.
Nel 1885 divorzia ufficialmente dalla moglie, e sempre più schiavo dell'alcol tenta di strangolare la madre, finendo nuovamente in carcere.
A partire dal 1887, mentre s'accresce la sua fama, Verlaine cade nella miseria più nera. Le sue condizioni di salute intanto peggiorano, aggravate dal suo alcolismo ormai cronico e da una malattia venerea contratta a causa della sua continua frequentazione di prostitute. In questo periodo nascono le poesie fortemente erotiche contenute nelle raccolte Hombres (a tematica omosessuale) e Femmes (a tematica eterosessuale).
Nel 1894 viene eletto "Prince des poètes" e gli viene elargita una piccola pensione. Il 7 gennaio 1896 il poeta, ammalato di polmonite, si confessa, e il giorno seguente muore all'età di cinquantun anni.
Il clown
Saltimbanco, addio! Buona sera, Pagliaccio! Indietro, Babbeo:
Fate posto, buffoni antiquati, dalla burla impeccabile,
Fate largo! Solenne, altero e discreto,
ecco venire il migliore di tutti, l'agile clown.
Più snello d'Arlecchino e più impavido di Achille
è lui di certo, nella sua bianca armatura di raso:
etereo e chiaro come uno specchio senza argento.
I suoi occhi non vivono nella sua maschera d'argilla.
Brillano azzurri fra il belletto e gli unguenti
mentre, eleganti il busto e il capo si bilanciano
sull'arco paradossale delle gambe.
Poi sorride. Intorno il volgo stupido e sporco
la canaglia puzzolente e santa dei Giambi
applaude al sinistro istrione che l'odia.
30 MARZO 1853: NASCE VINCENT VAN GOGH
Vincent Van Gogh nasce il 30 marzo 1853 a Groot Zundert (Olanda); il padre era pastore protestante, professione che anch'egli aveva inizialmente deciso d'intraprendere.
Terminati gli studi, va a lavorare come impiegato nella succursale della casa d'arte parigina Goupil e Cie, successivamente nelle sedi dell'Aja (dove compie frequenti visite ai musei locali), di Londra e di Parigi. Nel maggio del 1875 viene definitivamente trasferito a Parigi.
Il trasferimento nella città francese, dove già risiede il fratello Theo, segna l'inizio del periodo appunto francese, dove per la prima volta scopre l'uso del colore alla maniera impressionista, oltre che interessarsi alle stampe giapponesi. Conosce molti pittori tra cui Toulouse Lautrec e Paul Gauguin che apprezza particolarmente. La loro sarà una relazione assi turbolenta, con esiti anche drammatici, come testimonia il famoso episodio del taglio dell'orecchio (si suppone infatti che Vincent abbia assalito Gauguin con un rasoio. Fallito l'attacco, in preda ad una crisi di nervi, si taglia il lobo dell'orecchio sinistro).
Dopo essersi dimesso da Goupil al principio della primavera, si reca a Ramsgate, in Inghilterra, dove viene assunto in un piccolo collegio. Più avanti nel corso dell'anno Vincent assume un nuovo incarico quale insegnante e coadiutore presso il Reverendo T. Slade Jones, un pastore Metodista. Il 29 Ottobre Vincent pronuncia il suo primo sermone domenicale.
Il 1880 è un punto di svolta nella vita di Vincent. Abbandona i suoi propositi religiosi e si dedica esclusivamente a dipingere poveri minatori e tessitori. Theo inizia ad appoggiarlo finanziariamente, una situazione che si protrarrà fino alla fine della vita di Vincent. Più tardi nel corso dell'anno, intraprende studi formali di anatomia e prospettiva all'Accademia di Bruxelles.
Mentre continua i suoi studi e dipinge in compagnia di alcune nuove conoscenze, il suo stato di salute va nuovamente deteriorandosi, tanto da dover essere ricoverato in ospedale per gonorrea. Una volta dimesso, continuerà a dedicarsi alla sperimentazione artistica, tentando anche di acquisire una formazione artistica accademica; per questo motivo sottopone qualcuno dei suoi lavori all'Accademia di Anversa, dove viene posto in una classe per principianti. Ma l'abbandonerà dopo poco tempo.
Nel 1888 lascia Parigi in febbraio e si trasferisce ad Arles, nel Sud, dove realizzerà alcune delle sue opere più note e tenterà di stabilire, inutilmente, un sodalizio artistico con Gauguin che lo abbandonerà dopo l'ennesimo litigio.
A causa dell'aggravarsi del suo stato mentale, viene ricoverato presso l'ospedale psichiatrico di Saint Paul-de-Mausole a Saint-Rémy-de-Provence. Proprio in questo periodo il suo lavoro comincia a ricevere riconoscimenti presso la comunità artistica. I suoi dipinti "Notte stellata sul Rodano" e "Iris" sono in mostra al Salon des Indépendants in settembre, e in novembre viene invitato ad esibire sei dei suoi lavori da Octave Maus (1856-1919), segretario del gruppo di artisti Belgi "Les XX".
Dopo aver realizzato alcuni dei suoi capolavori, muore il 29 luglio 1890, sparandosi in un campo nei pressi di Auverse. Il funerale ha luogo il giorno dopo, e la sua bara è ricoperta di dozzine di girasoli, i fiori che amava così tanto.
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30 MARZO 1746: NASCE FRANCISCO GOYA
Francisco Goya, pittore e incisore spagnolo, nacque a Fuendetodos, un piccolo paese dell'Aragona, il 30 marzo del 1746. Il padre, José Benito de Goya y Franque, era un doratore di origini basche mentre la madre, Gracia de Lucientes y Salvador, apparteneva ad una famiglia della piccola borghesia aragonese.
Frequentò a Saragozza un istituto religioso, le Escuelas Pías de San Antón, a quattordici anni, Goya diventò apprendista presso lo studio del pittore José Luzán y Martínez..
Trasferitosi nel 1763 a Madrid, partecipò senza successo al concorso indetto dall'Accademia di Belle Arti di San Fernando di Madrid per l'assegnazione di una borsa di studio. Presso Francisco Bayeu, divenuto pittore di corte, lavora come apprendista. Al bando successivo del 1766, Goya ritentò, sempre senza risultato, l'ammissione all'Accademia di Madrid.
Nel 1770 andò in Italia a proprie spese per studiare i maestri dell'antichità classica e rinascimentale. A Parma, nel 1771, partecipò a un concorso di pittura indetto dall'Accademia di Belle Arti, ottenendo però solo il secondo posto alle spalle di Paolo Borroni (1749-1819).
Ritornò in Spagna il 21 ottobre 1771, dove vinse la sua prima commissione ufficiale per le decorazioni della cappella di Nuestra Señora del Pilar a Saragozza.
Il 25 luglio 1773, Goya sposò Josefa Bayeu (1747-1812), sorella del suo amico Francisco Bayeu, pittore già affermato a corte.
In quegli anni il pittore dipinse numerose opere religiose a Saragozza.
Il 3 gennaio 1775 Goya e la moglie lasciarono Saragozza per recarsi a Madrid. Qui, grazie all'interessamento del cognato Francisco Bayeu, Goya entrò a lavorare presso la Real Fábrica de Tapices de Santa Bárbara. Come primo incarico gli fu richiesto di realizzare insieme a Ramón Bayeu (fratello minore di Francisco) nove cartoni per gli arazzi destinati alla tenuta di caccia El Pardo del re Carlo III.
Dopo questa prima serie di cartoni a Goya fu commissionata una serie di cartoni per decorare la sala da pranzo del principe delle Asturie (futuro Carlo IV) ancora presso El Pardo.
Nel 1779 la Real Fábrica venne temporaneamente chiusa a causa di ristrettezze economiche dovute allo scoppio della guerra con l'Inghilterra.
Nel luglio 1778 Goya pubblicò una raccolta di nove incisioni, nove acqueforti in cui riproduce celebri opere di Diego Velázquez.
Nel 1780 Goya fu accettato dalla Reale Accademia di San Fernando. Negli anni successivi realizza un ciclo di dipinti a olio con giochi di bambini, comincia a dedicarsi ai ritratti e nel 1784, per il fratello del re, uno dei suoi dipinti più importanti: "La famiglia dell'Infante don Luis".
Dopo aver realizzato "La prateria di San Isidro", uno dei cartoni da arazzo per la camera dei principini al Pardo, nel 1789 ricevette dal nuovo re, Carlo IV, la nomina a Pittore di camera.
Goya venne colpito da una malattia molto grave che con il tempo lo portò alla sordità: continuò comunque a dipingere ritratti e scorci di vita popolare, ma anche le prime scene di follia, stregonerie e supplizi.
Nel 1797 iniziò a lavorare ai "Capricci", una serie di incisioni dove esprime con grande fantasia la sua ribellione contro ogni forma di oppressione e superstizione che nella loro forte oniricità sembrano anticipare alcune tematiche del Romanticismo, come la follia, l'incubo, gli stati alterati della coscienza.
Nello stesso anno realizza "La Maya desnuda" e "La Maya vestida".
L'invasione napoleonica del 1808, le feroci rappresaglie e il martirio del popolo spagnolo, lasciano un segno indelebile nella vita dell'artista che trova sfogo nelle incisioni dei "Disastri della guerra" (1810-1820) e in due celebri dipinti del 1814: "Il 2 maggio 1808" e "Il 3 maggio 1808".
Caduto in disgrazia a corte, Goya si ritira nella sua casa di campagna, la "Quinta del Sordo", ricoprendo le pareti con le cosiddette "Pitture nere", immagini angoscianti e visionarie, tra cui "Saturno che divora i suoi figli" . Nel 1824 parte per la Francia e si stabilisce a Bordeaux: qui Francisco Goya muore il 16 aprile 1828.
sabato 29 marzo 2014
ARTE VISIONARIA. CHE COS'È?
La
maggior parte degli italiani, anche quando si definiscono cultori
dell'arte, al mio pronunciare la definizione di "arte
visionaria" il più delle volte rimangono sbigottiti, poiché
non conoscono l'esistenza di tale corrente artistica.
L'arte
visionaria infatti è molto più nota all'estero, seppur abbia anche
dei validi rappresentanti in Italia.
Dunque
di che si tratta? Qual è la sua origine? Quali temi privilegia?
Cercherò di darvi alcune informazioni, sperando ovviamente che esse
vi stimolino a compiere ulteriori ricerche.
L'arte
visionaria si propone di trascendere il mondo fisico e fornire una più ampia visione della coscienza, attraverso temi mistici o
spirituali.
Nasce
con La Scuola Viennese del Realismo Fantastico, nel 1946, i cui
esponenti più importanti erano
Ernst
Fuchs, Rudolf Hausner e Arik Brauer.
Successivi
artisti appartenenti a tale corrente sono stati Robert Venosa, De Es
Schwertberger, H. R. Giger, Kris Kuksi e Laurence Caruana, quest'ultimo ha anche
redatto il Manifesto dell'arte visionaria, dove sono contenuti i suoi
principi basilari.
Le
correnti artistiche precedenti che ispirano questo movimento sono il
simbolismo, il surrealismo e l'arte psichedelica, tragli artisti a
cui s'ispira troviamo Hieronymous Bosch, William Blake, Morris
Graves, Salvador Dalì, Max Ernst, Remedios Varo e Gustave Moreau.
Le
scuole e le organizzazioni legate alla Visionary Art son la Scuola
Viennese del Realismo Fantastico e la Society for the Art of
Imagination, fondata dall'artista Brigid Marlin. Tra gli eventi e gli
spazi più importanti legati alla promozione degli artisti visionari
troviamo Burning Man and Boom
Festival, il Temple of Visions, Tribe 13, Synergenesis e
l'Interdimensional Art Movement.
Where Surrealists tried to elevate the dream-state into a higher reality (and opposed the use of narcotics) the Visionary artist uses all means at his disposal - even at great risk to himself - to access different states of consciousness and expose the resulting vision. Art of the Visionary attempts to show what lies beyond the boundary of our sight. Through dream, trance, or other altered states, the artist attempts to see the unseen - attaining a visionary state that transcends our regular modes of perception. The task awaiting him, thereafter, is to communicate his vision in a form recognizable to 'everyday sight'. (da A Manifesto of Visionary Art, Laurence Caruana)
Lì dove i surrealisti cercavano di elevare lo stato onirico ad una più alta realtà (e si opponevano all'uso di droghe), l'artista visionario usa tutti i mezzi a sua disposizione- anche mettendo se stesso a rischio- per accedere a differenti stati di coscienza e mostra le visioni che ne consegue. L'arte visionaria cerca di mostrare ciò che giace al di là dei confini della nostra vista. Attraverso il sogno, lo stato di trance, o altri stati alterati, l'artista tenta di vedere ciò che non è visibile-raggiungendo uno stato visionario che trascende le modalità ordinarie della percezione. Il suo compito quindi è quello di comunicare la sua visione in una forma riconoscibile dalla normale percezione.
venerdì 28 marzo 2014
28 MARZO: AUGURI A RICHARD KELLY
Auguri a Richard Kelly, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, nato a Newport News (Virginia), il 28 marzo 1975.
Cresce a Midlothian, sempre nello stato della Virginia, diplomandosi nel 1993. Successivamente vince una borsa di studio per il corso di Cinema e Television all'Università della California del Sud, dove realizza due cortometraggi, The Goodbye Place e Visceral Matter, e diventa membro della compagnia Phi Delta Theta. Si laurea nel 1997.
È divenuto celebre grazie al film di fantascienza Donnie Darko (2001, ma uscito in Italia solo nel 2004), diventato un film cult in tutto il mondo, per il quale ricevette un compenso di soli 9.000 dollari, mentre il film fu realizzato con appena 4 milioni e mezzo di dollari. In seguito, la rivista americana Empire avrebbe collocato il film al secondo posto della classifica dei migliori 50 film indipendenti di tutti i tempi, dopo Le iene di Quentin Tarantino.
Il suo secondo lungometraggio, è stato Southland Tales - Così finisce il mondo, il film uscì negli Stati Uniti il 16 novembre 2007.
Nel 2009 è il debutto del suo terzo lungometraggio, The Box, un thriller psicologico e fantascientifico con Cameron Diaz, James Marsden e Frank Langella, basato sul racconto Button di Richard Matheson.
L'ultimo suo lavoro è Corpus Christi (2013), prodotto da Eli Roth.
Il film è ambientato nella città texana di Corpus Christi, in un futuro molto prossimo. Ramirez interpreta un veterano della guerra in Iraq che soffre di un disturbo post-traumatico.
giovedì 27 marzo 2014
27 MARZO: AUGURI A QUENTIN TARANTINO
Quentin Tarantino, regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico statunitense, nasce a Knoxville (Tennessee), il 27 marzo 1963.
La madre, Connie McHugh, è un'infermiera sedicenne statunitense di origini irlandesi e cherokee. Il padre, Tony Tarantino, è un attore e musicista statunitense di origini italiane. Quentin non ha mai conosciuto il suo padre naturale perché ha lasciato la madre prima che lui nascesse. Due anni dopo la nascita del figlio, Connie sposa il musicista Curt Zastoupil, padre adottivo con il quale il giovane Quentin stringe un forte legame. Quando Quentin ha due anni, la madre lascia Knoxville per trasferirsi a Torrance, in California.
Nel 1971, la famiglia trasloca a El Segundo, nell'area di South Bay di Los Angeles, dove Quentin frequenta la Hawthorne Christian School. Due anni dopo la madre divorzia dal patrigno. Qui si appassiona agli spaghetti-western, diventando grande fan di Sergio Leone.
Abbandonati gli studi a sedici anni, Quentin ha scritto la sua prima sceneggiatura, Una vita al massimo, mentre lavorava come commesso in un negozio di videocassette di Manhattan Beach. Ma nel suo curriculum vanta anche un impiego come maschera in un cinema porno.Nessuno era disposto a finanziare i suoi progetti, così Tarantino ha venduto prima la sceneggiatura di Una vita al massimo (che è diventata un film di Tony Scott nel 1993) e poi il soggetto di Assassini nati - Natural Born Killers, diretto da Oliver Stone nel 1994. Con il denaro guadagnato, Quentin Tarantino ha iniziato la produzione di un altro progetto, Le iene (1992), che è stato poi finanziato dalla LIVE Entertainment grazie all'intercessione di Harvey Keitel, uno dei protagonisti del film.
Presentato al Sundance Film Festival, Le iene diventa subito un cult movie e il successivo Pulp Fiction (1994) vince la Palma d'oro a Cannes e l'Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Al suo secondo film, Tarantino è già un autore affermato. Il lavoro di ripresa e rielaborazione del cinema di serie C in prodotto d'autore continua con il film di Robert Rodriguez Dal tramonto all'alba (1996), sceneggiato ed interpretato da Tarantino. L'anno successivo, Quentin dirige il suo terzo film, Jackie Brown (1997), con Pam Grier, Robert De Niro e Bridget Fonda. E' il suo primo film basato su una trama non originale, adattata dal romanzo Rum Punch di Elmore Leonard, uno degli scrittori preferiti del regista.
Dopo sei anni ritorna sui grandi schermi con Kill Bill, un film in cui mescola le sue passioni, dai generi cinematografici, ai fumetti fino alle arti marziali e all'oriente. Le riprese iniziano nel 2002 e in corso di lavorazione sforano sia nel budget, che in lunghezza. La Miramax chiede a Tarantino di accorciare il film, ma il regista si oppone e preferisce dividerlo in due "volumi"; nascono così Kill Bill vol. 1 e Kill Bill vol. 2.
Dopo il successo di "Kill Bill", Tarantino, si unisce all'amico Robert Rodriguez per girare un film in due episodi horror che riprende i fasti dell'exploitation movie che amava da ragazzo. Il risultato è Grindhouse, un film che però non riscuote un grande successo presso i fan di Tarantino. Nel 2009 riesce invece a portare a termine un progetto nato tanti anni prima, Bastardi senza gloria, la sua produzione più impegnativa e costosa. Una parodia sulla guerra, con tante citazioni cinematografiche (da Lubitsch a Chaplin) e una unica fonte d'ispirazione: il film italiano "Quel maledetto treno blindato" di Enzo G. Castellari. Il protagonista Christoph Waltz vince un Oscar, un Golden Globe e la Palma d'Oro come miglior attore.
L'ultima suo lavoro è del 2012, Django Unchained, omaggio al film del 1966 Django diretto da Sergio Corbucci e interpretato da Franco Nero, che in questo film compare in un cameo.
Il film ottiene 5 nomination agli Oscar 2013, vincendone 2: Christoph Waltz si riaggiudica l'Oscar al miglior attore non protagonista e Tarantino la miglior sceneggiatura originale.
martedì 25 marzo 2014
25 MARZO 1925: NASCE FLANNERY O'CONNOR
Flannery O'Connor, scrittrice statunitense, nasce a Savannah, il 25 marzo 1925, figlia unica di Edward F. O'Connor e Regina Cline O'Connor, perse il padre a 15 anni a causa del lupus eritematoso. Non solamente Flannery dovette affrontare il peso della perdita del padre, ma anche il problema dell'ereditarietà della malattia.
La O'Connor frequentò la Peabody Laboratory School, presso la quale si diplomò nel 1942. Entrò al "Georgia State College for Women" per un corso triennale e si laureò in sociologia nel giugno del 1945. Nel 1946 venne accettata al prestigioso Iowa Writers' Workshop.
Nel 1947 lei e la madre ereditano una grande fattoria, Andalusia, a Milledgeville, dove la scrittrice creerà un allevamento di pavoni. Amante dei volatili, allevò anche anatre, galline, e utilizzò questi animali come simboli nei propri scritti.
Nel 1951 le fu diagnosticato il lupus, per cui fece ritorno alla fattoria di famiglia. Le aspettative di vita erano di cinque anni, ma lei sopravvisse quasi per 15. Nel 1952 pubblica il suo romanzo d'esordio, Wise Blood (La saggezza nel sangue), a cui faranno seguito una raccolta di racconti, A Good Man Is Hard to Find (1955) e un secondo romanzo, The Violent Bear It Away (Il cielo è dei violenti, 1960). Il successo è immediato: fra il '57 e il '65 tre suoi racconti vincono il prestigioso O'Henry Award, e viene spesso invitata a tenere corsi e conferenze nelle università del Sud degli Stati Uniti.
Flannery era una fervente cattolica, che si trovava a vivere nella Bible Belt, il Sud protestante, le sue opere sono influenzate dalla sua visione religiosa, oltre che dall'ambiente in cui ha vissuto, lo stesso descritto da William Faulkner, del quale Flannery O'Connor condivide la sensibilità per il grottesco e i toni espressionisti. Il mondo delle sue opere è pervaso da violenza, follia e deformazioni, accanto alla presenza contraddittoria e inquietante del divino, del mistero e della grazia nella vita umana. Eppure la fede della O'Connor non degenerò mai nel semplice moralismo e le sue opere non furono mai perbeniste.
Morì al "Baldwin County Hospital" (Milledgeville) il 3 agosto 1964, all'età di 39 anni, per complicazioni dovute all'emergenza di un tumore in aggiunta al lupus.
Citazioni di Flannery O'Connor.
Avevo un insegnante di scrittura molto bravo, Andrew Lytle, che diceva sempre: 'Scava il tema'. Colpisci il lettore ma non fargli mai capire cosa lo ha colpito; se lui capisce cosa l'ha colpito, non riuscirai più a colpirlo di nuovo. (Sola a presidiare la fortezza. Lettere)
Imparare a guardare, infatti, è la base per l'apprendimento di qualsiasi arte, tranne la musica. (Il volto incompiuto)
Più a lungo guardate un oggetto e più mondo ci vedrete dentro. (Il volto incompiuto)
25 MARZO: AUGURI A MATTHEW BARNEY
Auguri a Matthew Barney, artista, regista e scultore statunitense, nato a San Francisco, il 25 marzo 1967, noto soprattutto per il ciclo di film The Cremaster.
Figlio di Robert e Marsha Gibney, si trasferisce con la famiglia a Boise in Idaho per esigenze lavorative del padre.
Dopo pochi anni (1979) dal trasferimento, la madre lasciò la famiglia, divorziando da Robert Barney, per trasferirsi a New York. Matthew e la sorella furono affidati al padre, che si occupava della mensa dell'Università Statale di Boise, ma rimasero in contatto con la madre, artista concettuale, trascorrendo le estati con lei a New York.
Nella città di Boise la comunità anglofona è in netta minoranza rispetto a quella basca o irlandese. La comunità della Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni, ben radicata, determina e scandisce la cultura della capitale dell'Idaho. Nelle opere di Barney, sia il legame con l'Irlanda, sia la contaminazione con i credenti del libro di Mormon, influenzeranno il ciclo dei Cremaster.
Il Barney adolescente è molto sportivo è ancora non ha scoperto la sua vena artistica; è stato capitano della squadra di football, nel ruolo di quarterback, della sua scuola (si allenerà e giocherà tutte le due partite
nel Bronco Stadium di Boise che è sfondo del Cremaster 1) ed eccelle anche in tutte le discipline atletiche. .
Si diplomerà nel 1985 nella Capital High School di Boise.
Nell'estate del 1985, Barney, cerca lavoro per iscriversi nella prestigiosa università di Yale in Connecticut alla facoltà di Medicina, intraprendendo la carriera di fotomodello presso la Click Modeling Agency.
Si iscrive quindi alla facoltà di Medicina di Yale, ma dopo due semestri inizia a seguire i corsi del dipartimento di Arte per dedicarsi alle Arti Visive. Nel 1989 conclude i suoi studi con una tesi, dal titolo “Field Dressing” (Superficie Fasciata) costituita da un video realizzato in due stanze del Payne Whitney Gymnasium di Yale.
Dopo la laurea a Yale, Matthew Barney va a New York. A differenza di molti artisti esordienti, Barney riesce ad ammaliare subito i galleristi di Brooklyn. Nel 1990 espone il suo videoarte-tesi “Field dressing” nella mostra collettiva all'Althea Viafora gallery di New York. Viene notato dalla gallerista della Petersburg Gallery: Clarissa Dalrymple, che propone a Barney una personale. Due giorni prima dell'apertura della mostra, la galleria newyorkese però chiude i battenti. In quei giorni, nella ormai ex galleria d'arte, Matthew Barney conosce Mary Farley, anche lei giovane artista, che diventerà sua moglie.
La Dalrymple, che non era riuscita a lanciare questo artista, suggerì a Barbara Gladstone, sua collega, il nome di Barney. La Gladstone rimase colpita dalle sculture di Barney, grazie a lei l'artista riuscì ad esporre in tutto il territorio degli Stati Uniti d'America. Barbara Gladstone fu anche la produttrice dei suoi più grandi video Cremaster Cycle e i vari Drawing Restraint. Nel 1992 partecipò a Documenta IX a Kassel in Germania, e nel 1993 alla Whitney Biennial e alla Biennale di Venezia che vince come miglior videoartista esordiente. Nello stesso anno vince il prestigioso Europa 2000 prize. Nel 1994 inizia la sua colossale produzione dei Cremaster. Da quel momento inizia la vera fama internazionale.
Nell'agosto del 2001 in una occasione mondana Matthew Barney incontra la pop star islandese Björk. Pochi giorni dopo Mary Farley riceve il plico con le pratiche di divorzio. Il 3 ottobre del 2002 Björk dà alla luce Isadora, la figlia di Matthew Barney. L'artista ora vive tra New York e Reykjavík. Nella città americana
ha il suo studio nella 13th Street in Manhattan's Meatpacking District.
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domenica 23 marzo 2014
23 MARZO: AUGURI A FRANCO BATTIATO
Auguri a Franco Battiato, nato a Jonia (CT) il 23 marzo 1945. Terminate le superiori si trasferisce a Milano, ma i suoi tentativi d'inserirsi nell'ambiente musicale non sortiscono esiti soddisfacenti, per cui abbandonerà il suo progetto per riprenderlo negli anni '70, quando decide di dedicarsi alla musica elettronica e sperimentale, dando vita per l'etichetta Bla Bla. Le sue prime incisioni discografiche escono, fra il 1971 e il '75, e comprendono "Fetus", "Pollution", "Sulle corde di Aries", "Clic" e "Madamoiselle le Gladiator". Passa poi alla Ricordi con la quale pubblica altri album come "Battiato", "Juke Box" e "L'Egitto prima delle sabbie", contenente uno straniante brano per pianoforte che gli vale addirittura il premio Stockhausen (il premio prende il nome appunto dal nume tutelare dell'avanguardia colta).
Le vendite dei dischi del musicista siciliano sono ai minimi storici, motivo per cui la Ricordi lo licenzia. Lo prende in carico la Emi e Battiato fa una svolta più commerciale. Nel 1979 pubblica quindi "L'Era del Cinghiale Bianco". Nel 1980 è la volta di "Patriots", ancora di discreto successo ma l'anno dopo arriva "La voce del padrone", il vero e proprio miracolo commerciale firmato Battiato. L'album staziona al vertice della classifica italiana per un anno, vendendo oltre un milione di copie.
Gli album successivi sono: "L'arca di Noè" (1982), "Orizzonti perduti" (1983), "Mondi lontanissimi" (1985), "Echoes of sufi dances" (1985), che ripetono in parte il successo della "Voce" senza arrivare a quelle vette clamorose. Nel 1985 intanto il cantante, desideroso di maggiore autonomia gestionale, avvia in collaborazione con Longanesi le edizioni "L'Ottava", e, nel 1989, l'omonima etichetta discografica dedicata alla musica "di frontiera".
Battiato compone inoltre un'opera per il teatro. Nasce "Genesi", che debutta al Teatro Regio di Parma il 26 aprile 1987, accolta con trionfale consenso dal pubblico ma con una punta di scetticismo da parte degli addetti ai lavori. Per la Emi escono invece ancora "Nomades", "Fisiognomica" e il doppio album dal vivo "Giubbe rosse". Nel 1991 incide "Come un Cammello in una grondaia", contenente, oltre a lieder ottocenteschi e canzoni originali, quel vero e proprio manifesto sull'Italia di oggi che è "Povera Patria". Inoltre, lavora alla sua seconda opera lirica, "Gilgamesh", che debutta con successo al Teatro dell' Opera di Roma il 5 giugno 1992.
Nell'ottobre '93 Battiato pubblica, sempre per la Emi, la raccolta di canzoni "Caffè de la Paix", che si classifica miglior disco dell' anno nel referendum fra la stampa specializzata promosso dalla rivista Musica e Dischi; nello stesso periodo debutta la "Messa Arcaica", composizione per soli, coro e orchestra.
Nel settembre del '94, su commissione della Regione Siciliana, per l'ottavo centenario della nascita di Federico II di Svevia, viene rappresentata nella Cattedrale di Palermo l' opera "Il Cavaliere dell'intelletto", con testi del filosofo Manlio Sgalambro, suo collaboratore fisso e responsabile dell'altro libretto musicato dall'autore siciliano "L'ombrello e la macchina da cucire" (oltre che di numerose canzoni).
Nell'autunno del 96, con la casa discografica Polygram, esce "L'imboscata" contenente, tra l'altro, il brano "La cura" con la quale al cantautore viene attribuito il premio come miglior canzone dell'anno. A Settembre del 1998 esce "Gommalacca", contenente il singolo di grande successo "Shock in my town". Il 22 ottobre 1999 viene invece pubblicato "Fleurs", una raccolta di "Cover" molto apprezzata dalla critica. Gli ultimi lavori di Battiato sono "Campi magnetici", uscito nel 2000 e che contiene le musiche del balletto commissionate dal Maggio Fiorentino e l'album "Fleurs 3", un prosieguo del fortunato disco di rivisitazioni. Nel 2003, però, il cantante si è anche cimentato con la regia, girando il film "Perdutoamor".
Nel dicembre 2004 esordisce come presentatore di un programma culturale in sei puntate, del quale è stato anche il curatore: Bitte, keine réclame ("Per favore, niente pubblicità"), andato in onda sul canale satellitare Rai Doc.
Nell'autunno del 2012 esce il suo nuovo disco "Apriti sesamo"; all'inizio del mese di novembre dello stesso anno diventa assessore al Turismo e allo Spettacolo per la regione Sicilia.
23 MARZO: AUGURI A MICHAEL HANEKE
Auguri a Michael Haneke, regista e sceneggiatore austriaco, nato a Monaco di Baviera, il 23 marzo 1942.
È figlio di un'attrice e di un regista. Ha studiato filosofia e psicologia all'Università di Vienna. Dopo la laurea è diventato critico cinematografico e poi un regista televisivo.
Il debutto nel mondo del cinema avviene nel 1989 con Il settimo continente. Del 1992 è Benny's Video, in cui il protagonista ossessionato dalla tecnologia fino all'omicidio, si avvicina ai killer in bianco di Funny Games (1997). Il suo film La pianista ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes 2001.
Nel 2003 è la volta de Il tempo dei lupi, storia di una famiglia borghese che si ritira nella casa di campagna per passare qualche giorno in tranquillità ma ad aspettarli ci saranno un gruppo di poveri profughi che non li accoglieranno bene.
Nel 2005 ha vinto il premio per la miglior regia al Festival di Cannes con Niente da nascondere.
Del 2007 è il suo remake americano di Funny Games, molto fedele all'originale.
Quattro anni dopo, nel 2009, si è aggiudicato la Palma d'oro per Il nastro bianco.
Nel 2012 ritorna a Cannes, vincendo per la seconda volta la Palma d'oro col film Amour, con il quale si aggiudica anche il premio oscar per il miglior film straniero.
23 MARZO 1910: NASCE AKIRA KUROSAWA
Akira Kurosawa, regista, sceneggiatore, montatore, produttore cinematografico e scrittore giapponese, nasce a Ōta, il 23 marzo 1910, discendente di una nobile famiglia di samurai, ultimogenito di Isamu e
Shima.
Nel periodo scolastico, iniziò ad interessarsi al disegno, alla pittura e al teatro, ma divenne anche un
esperto di kendo ed un appassionato di golf. Fu per merito del fratello Heigo, esperto ed appassionato di cinema, che Akira inizierà ad avvicinarsi a quello che sarebbe stato il suo campo. Il fratello, suicidatosi poi nel 1930, fece nascere in lui la passione per la letteratura e in particolar modo per la tragedie di William Shakespeare.
Nel frattempo, Kurosawa intraprende l'attività di commentatore di film musicali, che gli permette di conoscere le produzioni dei registi dell'epoca. Nel 1936, viene assunto da una casa di produzione cinematografica come assistente regista. Dopo un periodo di collaborazione con Kajirō Yamamoto, sotto la cui direzione gli viene affidata, per la prima volta, la sceneggiatura de Il cavallo, intraprende la carriera registica.
I più famosi film di Kurosawa sono ambientati nel periodo feudale dell'impero del Giappone. Alcune della trame delle sue pellicole sono adattamenti (più o meno fedeli) di opere di Shakespeare, come Ran (1985), basata sul Re Lear, e Il trono di sangue, basato sul Macbeth. La fortezza nascosta, la storia di una principessa, un generale, e due contadini ignoranti ed avidi, ha avuto una notevole influenza su George Lucas per la creazione della saga di Star Wars. Gli altri film più conosciuti di Kurosawa, sempre improntati sulle figure mitiche ed epiche dei Samurai, sono Rashōmon (vincitore del Leone d'oro alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1951), I sette samurai, più tardi "rielaborato" nel western I magnifici sette, e La sfida del Samurai, che fornì la base per il primo "spaghetti-western" di Sergio Leone con Clint Eastwood, Per un pugno di dollari.
Kurosawa diresse anche molti adattamenti di classici della letteratura russa, incluso L'idiota, tratto dal romanzo omonimo di Fëdor Michajlovič Dostoevskij, e I bassifondi, tratto dal romanzo omonimo di Maksim Gorkij. .
Dopo Barbarossa (1965), Kurosawa passò dal bianco e nero al colore, cambiando anche lo stile, che precedentemente era caratterizzato da una tendenza costante all'epico. Il suo film seguente Dodes'ka-den, film a episodi incentrati sui disadattati e gli emarginati prodotti dalla società giapponese, non si rivelò un successo. Kurosawa cominciò allora a lavorare su un progetto di Hollywood, Tora! Tora! Tora!; ma la 20th Century Fox lo rimpiazzò con Kinji Fukasaku prima che il film fosse completato.
Dopo questo smacco, Kurosawa, in linea con lo spirito giapponese che aveva dipinto nei suoi film, tentò il suicidio, sopravvivendo. Girò allora numerosi altri film: Dersu Uzala, girato in Unione Sovietica ed ambientato in Siberia nei primi anni del XX secolo, vinse un premio Oscar per il "miglior film straniero"; Kagemusha (coprodotto da Francis Ford Coppola e George Lucas) che si aggiudicò invece la Palma d'oro ex aequo con All That Jazz - Lo spettacolo continua. Ran, prodotto questa volta con la Francia, divenne un vero e proprio successo internazionale, ed è da molti considerato il massimo raggiungimento artistico della carriera di Kurosawa. Gli ultimi film del regista comprendono Sogni, Rapsodia in agosto e Madadayo - Il compleanno. Muore a Setagaya, il 6 settembre 1998.
sabato 22 marzo 2014
MEMORIA E OBLIO NELLA NARRATIVA DI CLIVE BARKER.
- CORPO/ANIMA/MEMORIA.
Sentire
parlare di “memoria del corpo” o di “memoria somatica” può
sembrare quasi un ossimoro, infatti è ben risaputo come solo il
nostro cervello sia in grado di accumulare ricordi; eppure in ambito
psicanalitico si usano questi termini per indicare quelle sensazioni
corporali o dolori che sono da ricondurre a ricordi rimossi, spesso
traumatici.
Ciò
è indicativo come spesso il corpo si faccia portavoce di quegli
aspetti celati dalla nostra coscienza, la sensazione e il dolore
quindi sarebbero dei mezzi che permettono al rimosso di ritornare in
superficie.
Per
esempio è indicativo il fatto che ferite e cicatrici sono forti
veicoli di memoria, come le iscrizioni sul corpo siano le più vive
testimonianze di eventi passati.
I
riti d'iniziazione arcaici infatti utilizzano le iscrizioni corporee,
indotte attraverso il dolore, per una permanente formazione
dell'identità, ma quando segni e dolore vengono collegati al trauma
e alla colpa, possono anche generare effetti opposti, cioè
distruggere o deformare un'identità.
John
Perry, docente di filosofia a Standford, in A
Dialogue on Personal Identity and Immortality
suddivide l'identità in tre aree: il corpo, la memoria e l'anima. Se
la memoria viene posta al centro dell'identità di un individuo è
però l'interazione tra questi tre elementi a distinguerlo dagli
altri.
Corpo
e identità sono dunque strettamente uniti, il modo in cui siamo
visti dagli altri condiziona anche il modo in cui percepiamo noi
stessi, a completare la costruzione del nostro essere ovviamente è
necessario il bagaglio di esperienze e sensazioni raccolti nel corso
della nostra vita.
La
rete continua di rimandi tra memoria e corpo e gli studi sui loro
rapporti hanno fortemente suggestionato la concezione postmoderna di
un'identità frammentata, labirintica, confusa e dissociata.
La
memoria in questi studi sembra sfaldarsi, lasciando labili e spesso
ingannevoli tracce di sé sul corpo in continua metamorfosi, il
tentativo di ricostruirla avviene attraverso la lettura delle
sensazioni, spiacevoli o meno, che s'innestano sulla pelle.
Le
interazioni tra corpo e memoria sono particolarmente evidenti nel
pensiero di G. Deleuze, in particolare nei suoi saggi scritti con F.
Guattari, L'Anti-Edipo
e Mille
Piani,
dove viene elaborata la teoria del corpo come macchina del desiderio,
struttura labirintica governata dall'eterna ripetizione, alla base
della quale viene posto il “rizoma”, metodo di studio decentrato
ma anche “memoria corta o anti-memoria”, indipendente da
qualsiasi “legge di continuità o di immediatezza rispetto al suo
oggetto, essa può essere a distanza, andare o ritornare molto tempo
dopo, ma sempre in condizione di discontinuità, di rottura e di
molteplicità.1
La
condizione dello schizofrenico diviene in questi studi il paradigma
dell'uomo moderno, parte dell'enorme macchina del desiderio, corpo
senza organi, soggetto eternamente nomade, senza un fisso approdo.
Stessa
sorte subisce quindi anche la concezione della memoria, divenuta
priva di un'organizzazione razionale, in continuo mutamento, ma anche
schiava del continuo desiderio del desiderio.
In
epoca postmoderna e digitale quindi la memoria è come composta da
materia malleabile, soggetta a continue trasformazioni, tutto ciò
che è soggetto a oblio non viene veramente perso, ma è soggetta al
cosiddetto “oblio conservativo”, in cui il contenuto rimane
latente.2
Il
corpo diviene memoria processuale, in continuo divenire, collegato
all'eterno ritorno delle sensazioni; la memoria è quindi traccia
delle passate sensazioni nate dall'incontro con l'alterità,
riguardando quindi non solo l'individuo in sé per sé, ma il mondo e
il suo riflesso sul nostro corpo.
Un
simile concezione del rapporto corpo/memoria è presente in molti
autori della narrativa postmoderna, come Angela Carter, Salman
Rushdie, Robert Coover e Clive Barker.
In
questo intervento è stato scelto di utilizzare le interazioni
corpo/memoria/mondo esterno in due opere di Clive Barker, Cabal
e Imajica,
autore per il quale sono centrali temi come la metamorfosi, la
perdita e ricerca d'identità, la relazione con la “normalità” e
il complesso rapporto col desiderio.
- LA METAPHISICAL FICTION DI CLIVE BARKER.
Clive
Barker è uno scrittore, regista e artista britannico, noto per il
suo dark-fantasy feroce e sanguinario; le sue opere sono
caratterizzate da un rapporto complesso col concetto d'identità
nascosta e desiderio, prendendo spunto dalla tradizione della
narrativa gotica, dal cinema di Jean Cocteau e di Andrei
Tarkovsky,
la poesia visionaria di William Blake, la complessa concezione del
corpo di William Burroughs, l'arte allucinata di Hieronymus Bosch e
il complesso rapporto bene/male di Herman Melville.
Barker
però rielabora queste fonti nella maniera postmoderna, rinarrando in
modo nuovo motivi come quello della metamorfosi e del patto
faustiano, il fatto di essere inoltre un artista completo
contribuisce alla forza espressiva e visionaria dei suoi miti poiché,
come afferma Barker, “that which can be imagined need never be
lost”.3
I
personaggi di Barker subiscono sempre una metamorfosi sia fisicamente
che psicologicamente, centrale nella sua narrativa è l'Io segreto o
dimenticato che lotta per emergere, connesso sempre con i nostri
impulsi più sovversivi e oscuri che generano un'ambigua
fascinazione.
Dopo
un sofferto percorso di autoriflessione infatti i suoi personaggi
decidono di ricordare il loro vero sé e di accettarlo, dannandosi
per l'eternità o rigenerandosi.
Dietro
la superficie della normalità e della banalità si nasconde quindi
il grottesco e il bizzarro, tutto quel represso che rappresenta ciò
che la società non accetta in quanto non conforme a essa.
I
motivi per cui l'Io segreto, nella narrativa barkeriana, può essere
dimenticato o deformato dalla mente posso essere diversi: il
protagonista può sentirsi deluso o spaventato del proprio potere
nascosto, ritenerlo autodistruttivo (come Gentle in Imajica),
o può persuadersi di essere inadatto o pericoloso per la società
(come Boone in Cabal),
il ricordarsi del proprio passato e quindi della propria vera
identità ha sempre un effetto liberatorio e catartico, attraverso
un'apertura verso i propri autentici desideri.
All'inizio
di ogni romanzo di Barker c'è sempre un personaggio in cerca di una
propria identità e di un rifugio, afflitto dai mali della società
contemporanea: Boone è un nevrotico in cura da uno psicanalista che
lo convince d'essere l'autore di una serie di feroci omicidi, Gentle
non ha alcuna memoria del suo passato e cancella anche il ricordo
degli anni che passano, conducendo una vita fallimentare da edonista.
Questi
personaggi a un certo punto s'imbattono nel fantastico,
nell'immaginazione e in questo modo riescono a ricostruire dei
ricordi autentici, dei desideri e un Io che li appaghi realmente, ma
ciò può venire solo fuori da quella società che li mortifica.
La
metamorfosi del corpo diventa dunque funzionale a questo processi di
riappropriazione del proprio vero Io costituendo, secondo Barker, "a
nice image of what I'm trying to say [which is] that our imaginations
are constantly transforming us in our dream lives and even in our
waking lives, in our relation to what we see in the mirror... our
relationship to the way we present ourselves to the world."4
L'immaginazione
serve quindi come espressione di quell'identità e di quei desideri
che non possono essere manifestati e soddisfatti nella vita
quotidiana: per esempio in Imajica
Gentle
non riesce a trovare una relazione soddisfacente con delle donne, ma
nel mondo fantastico trova la sua unione ideale con un androgino,
Pie'oh'pah, che possiede ‘a third genital form entirely,’ che
permetterà un terzo possibile modo di avere un rapporto sessuale
(Barker 1991: 382, 393), Boone invece proverà un autentico desiderio
verso la propria compagna solo dopo aver subito la sua metamorfosi
mostruosa.
L'immaginazione
nelle opere di Barker serve quindi a ritrovare la perfetta unione tra
corpo e spirito e, con essa, i propri ricordi e la propria identità,
per questo motivo l'autore definisce le proprie opere "metaphysical
fiction", una sorta di riflessione su "how it might be if
our spirits manifested themselves physically" o "if our
minds and our bodies were totally separated.".5
L'umano
desiderio e il senso di colpa sono i fattori che provocano, nella
narrativa di Barker, questa scissione tra mente e corpo, la
trasformazione e cancellazione dei ricordi.
Centrale
in questa processo è dunque la metamorfosi che permette la fuga
dalle costrizioni dei luoghi comuni, il cambiamento necessario per
entrare in contatto con l'Io segreto, uscendone trasfigurati e
rafforzati.
3.
DISORGANIZZAZIONE DEL CORPO/MEMORIA: CABAL.
Cabal
è un romanzo breve del 1988 di Clive Barker che narra la storia di
Boone, un uomo che soffre di qualche disturbo mentale non specificato
(forse di nevrosi).
Egli
si sottopone a una cura da uno psicanalista, Decker, che lo convince
di essere un serial killer, autore di efferati delitti che in realtà
sono stati commessi dal medico.
Quindi
egli non può rammentarsi di eventi mai accaduti, eppure attraverso
la visione delle foto delle orrende mutilazioni subite dalle vittime
egli si convince d'essere lui l'assassino e di aver rimosso il
ricordo.
Dopo
aver cercato di suicidarsi egli incontra in ospedale un uomo,
Narcisse, che gli racconta dell'esistenza di un posto nel mezzo del
deserto, Midian, rifugio per tutti i mostri e reietti chiamati i
Notturni.
Convinto
d'essere anche lui un mostro parte alla ricerca di questa città
leggendaria.
Solo dopo aver ritrovato il
luogo, disabitato tranne che per il cimitero, ed essere stato ferito
da una delle sue creature, egli capirà di essere stato ingannato da
Decker che però lo avrà raggiunto con la polizia che lo ucciderà,
ben presto però il suo corpo sparirà dall'obitorio ed è a quel
punto che inizierà la sua vera trasformazione in Notturno, creatura
tra l'umano e l'animalesco, bandita dalla società.
Sarà
infatti Lori, la donna con cui Boone ha una relazione, a ritrovarlo e
a scoprire cosa gli sia accaduto; egli infatti subirà una
metamorfosi da vittima ad aggressore, non senza conflitti interiori.
In
questo caso si parla di vero e proprio inganno della memoria,
apparentemente indotto da un soggetto esterno, eppure ciò accade
alla mente di Boone perché si tratta di una persona nevrotica e
convinta d'essere un paria, un essere fondamentalmente sbagliato che
potrebbe anche commettere azioni crudeli.
Non
è difficile ingannare un uomo scisso come Boone poiché “denial
was valueless when both of them knew how easily Boone's mind had
deceived itself in the past. If he was responsible for these
atrocities there was no certainty he'd know it”6
(“negare
serviva a poco, visto che tutti e due sapevano con quanta facilità
la mente di Boone aveva mentito in passato. Se era lui il
responsabile di quelle atrocità, non c'era alcuna certezza che ne
fosse consapevole.”)
Egli
infatti è stato più volte ingannato dalla propria mente ed è come
alienato da se stesso.
Agente
di questo inganno è un psicologo, un personaggio che apparentemente
sembra l'emblema della “sanità” e “normalità”, ma che
utilizza una maschera da bambola di pezza per esprimere i propri
impulsi nascosti, in modo di creare una distanza tra sé e il mostro
che abita in lui; è inevitabile quindi che egli venga creduto, non
solo dalla polizia, ma da Boone stesso, continuamente dilaniato dai
propri conflitti e quindi fiducioso verso ciò che rappresenta le
istituzioni, propenso a credere a qualsiasi cosa, anche la più
inverosimile, che gli venga impartita, ma anche schiacciato
dall'enormità e potenza della Ragione.
Decker
had the physique of a man who sweated out the day's angst in a gym.
Even his tailored suits, always charcoal, couldn't tame his bulk. It
had made Boone edgy at the start of their work together, he felt
intimidated by the doctor's physical and mental authority. Now it was
the fallibility of that strength he feared. Decker was a Rock; he was
Reason; he was Calm.7
Decker
aveva il fisico di chi butta fuori le angosce della giornata in
palestra, con il sudore. Neppure i suoi abiti di sartoria,
rigorosamente antracite, riuscivano a contenere tanta mole.
All'inizio, quando avevano cominciato a lavorare insieme, Boone aveva
faticato ad abituarsi all'incombere della sua corporatura; si sentiva
intimidito dall'imponenza fisica e mentale del dottore. Ora quel che
gli faceva paura era la fallibilità di quella forza. Decker era la
Roccia; era la Ragione; possedeva la Calma.
Ogni
reazione di Boone viene interpretata dal dottore ai suoi danni, la
sorpresa viene scambiata per colpevolezza attraverso il freddo
strumento della psicoanalisi:
Involuntarily
Boone had put his hand over the lower half of his face. He knew from
Decker's instruction what that particular piece of body language
signified. His mind was using his body to muffle some disclosure; or
silence it completely.8
Istintivamente
Boone si era coperto la bocca con la mano. Decker gli aveva spiegato
il significato di quella particolare espressione del linguaggio
corporeo. La mente usava il suo corpo per soffocare qualche
rivelazione, o per metterla a tacere del tutto.
Narcisse
è invece la parte più “dionisiaca”, caotica e disorganizzata
dell'essere, colui che si strappa di dosso la faccia (ossia la
maschera) per abbracciare una dimensione del puro desiderio
primordiale, in quante tale sarà fatto più volte a pezzi prima di
soccombere di fronte alla crudele razionalità di Decker.
It
was only the monster, the child of Midian who actually altered its
flesh to parade its true. The rest hid behind their calm, and plotted
the deaths of children.9
Solo il mostro, il figlio di
Midian, si trasformava fìsicamente per manifestare la propria
realtà; tutti gli altri restavano nascosti dietro il paravento della
loro calma esteriore e congiuravano la morte di bambini innocenti.
Insieme
agli altri Notturni, ricorda il concetto di “corpo senza organi”
di Deleuze e Guattari, amorfo, indifferenziato e fluido.
A
proposito dei Notturni infatti Linda Bradley, nel suo saggio Writing
Horror and the Body,
afferma:
The Nightbreed are Jungian masks
or faces of the unconstructed self grotesques, and they stand for
Barker‟s concept of transformation.
Proprio
per questo motivo mutano continuamente aspetto e, allo stesso tempo,
sembrano non ricordare, o non volerlo fare, le proprie origini; il
grottesco in Cabal
rappresenta quindi l'Io in trasformazione che abbandona le
convenzioni imposte dall'educazione e dalla società.
Midian
è il loro rifugio, il luogo dove dimenticano il passato e le
restrizioni della società, invocato più volte nei deliri dei folli,
una sorta di universo junghiano il cui ricordo risiede nella memoria
collettiva e che riaffiora nei momenti di maggior disperazione:
In
the years of his illness, in and out of mental wards and hospices,
Boone had met very few fellow sufferers who didn't cleave to some
talisman, some object or keepsake to stand guard at the gates of
their heads and hearts. He'd learned quickly not to despise such
charms. Whatever gets you through the night was an axiom he
understood from hard experience. Most of these safeguards against
chaos were personal to those that wielded them. Trinkets, keys, books
and photographs: mementoes of good times treasured as defence against
the bad. But some belonged to the collective mind. They were words he
would hear more than once: nonsense rhymes whose rhythm kept the pain
at bay; names of Gods. Amongst them, Midian.10
Negli
anni della sua malattia, dentro e fuori da cliniche e manicomi, Boone
aveva conosciuto pochissimi compagni di sofferenza che non si
aggrappassero a qualche talismano, a qualche amuleto o ninnolo che
montasse la guardia davanti alla porta della testa e del cuore. Aveva
imparato in fretta a non ridere di quegli oggetti. Qualunque cosa ti
faccia superare la notte era un modo di dire che a lui risultava
chiarissimo per esperienza, per dura esperienza. Molti di questi
appigli contro il caos erano del tutto soggettivi. Ciondoli, chiavi,
libri, fotografie: ricordi dei bei tempi conservati a difesa contro
quelli brutti. Ma alcuni appartenevano alla mente collettiva. Parole
che avrebbe udito più di una volta: versi privi di senso il cui
ritmo dominava l'angoscia, nomi di dei. Tra questi Midian.
Trovare
pace a Midian sembra però impossibile per Boone che non riesce a non
accorrere in aiuto di Lori quando è in difficoltà, mettendo a
repentaglio la vita dei suoi simili.
Egli
dunque è in continuo conflitto con se stesso, con quella parte
reietta e bestiale che ha sempre saputo di avere (tanto da credersi
anche un serial killer) e quella più umana, razionale e
compassionevole.
Il
suo essere totalmente schizofrenico e disorganizzato, ricorda il
concetto di “corpo senza organi”, destinato ad di aprirsi alla
trasformazione, nonostante la tema.
Boone
the man and Boone the monster could not be divided. They were one;
they traveled the same road in the same mind and body. And whatever
lay at the end of that road, death or glory, would be the fate of
both.11
Boone
uomo e Boone mostro non potevano essere divisi, percorrevano la
stessa strada nella stessa mente, nel medesimo corpo. E quel che si
trovava in fondo alla strada, morte o gloria, sarebbe stato il
destino di entrambi.
Ciò
rischia di portarlo alla paralisi, al rifiuto di ogni ricordo e di
ogni azione, l'atto liberatorio che lo indurrà a reagire sarà
l'incontro sessuale con Lori; come infatti afferma Barker in
un'intervista per
Carpe
Noctem:
One of the things that sex does
is it makes us less ourselves. [I]n the... height of lovemaking one
of the things we want is to be erased, to be subsumed by the other
person- to become, in a way so identified with the other person that
maybe both personalities disappear. [It's] transformative and
extraordinary.
Attraverso
il contatto sessuale egli è come se uscisse da se stesso per
ritrovare una nuova unità e trasformarsi definitivamente, sembra
dunque conciliare la parte umana, rappresentata da Lori, con quella
bestiale, riuscendo a farle convivere.
Eppure
Midian è votata alla distruzione, così come il suo ricordo, davanti
all'arrivo delle forze di polizia, voluto da Decker, i Notturni
decidono di cancellare “ogni indizio della loro natura e ogni
ricordo della loro esistenza”.
È
necessario che Midian, il regno dell'alterità, venga distrutta
affinché il grottesco, il carnevalesco ritorni nella società,
inizialmente nascondendosi nei suoi anfratti, per poi infiltrarsi
nuovamente nelle sue falle.
4.
SDOPPIAMENTO E OBLIO: IMAJICA
DI CLIVE BARKER
Imajica,
pubblicato nel 1991, è uno dei romanzi più sofferti di Barker e il
più amato dall'autore.
Si
tratta di un romanzo horror-fantasy, un genere cioè che concilia il
viaggio in luoghi e mondi fantastici insieme a dettagli tratti dalla
letteratura dell'orrore, in cui i temi principali sono il rapporto
con Dio, con la sessualità, l'identità e la morte.
Come
in tutte le opere di Barker è centrale la corporeità, metafore che
rimandano al corpo riguardano i paesaggi, le percezioni, l'oblio e la
memoria, trasgredire i confini della carne può causare traumi, ma
divenire anche esperienza liberatoria.
Il
protagonista è Gentle, un uomo la cui memoria sfuma ogni dieci anni,
edonista, incapace di resistere a qualsiasi tentazione, privo di un
qualsiasi prospettiva nella vita, egli ha avuto una relazione con
Judith, anch'ella priva di ricordi che riguardano le proprie origini.
[Gentle]
looked like a man just risen from a fever. There was something raw
about him-his body sweated to its essence, his face betraying a
hunger behind its symmetry-that lent him a bedeviled look.12
[Gentle]
sembrava appena uscito da qualche strana febbre. C'era qualcosa di
selvaggio che trasudava dal suo corpo. Dietro la simmetria, il suo
viso tradiva un desiderio ardente che gli dava uno sguardo da
indemoniato.
Come
molti personaggi di Barker Gentle è dilaniato continuamente da un
desiderio che non riesce a trovare appagamento, scisso nella propria
interiorità tanto da essere indicato con vari nomi nel corso del
romanzo (Gentle, John Furies Zacharias, il Riconciliatore, Sartori e
molti altri), egli non sa nulla delle proprie origini, né si pone
coscientemente il problema agli inizi della storia.
Egli
è però sempre alla ricerca di conferme attraverso le proprie
conquiste amorose, poiché non ha potuto conservare un'immagine di
sé, necessita di vedersi riflesso negli occhi delle donne che lo
amano; eppure ciò non può soddisfarlo ed è sempre alla ricerca di
una risposta al suo vuoto interiore.
La
questione comincia però a tormentarlo quando incontra Pie 'oh' pah,
un essere androgino, che completerà in sé quei lati contrapposti
che egli non è mai riuscito a conciliare.
Anche
la visione di mondi molteplici, collegati tra loro, eppure
inconsapevoli d'esserlo, riflette l'animo di Gentle che, dopo aver
creato per errore un proprio doppio antagonista, non era riuscito a
portare a termine il suo compito di Riconciliatore, divenendo nemico
di se stesso, optando per questa ragione per l'oblio.
Riconciliare
le differenze e gli opposti, questo è dunque l'ideale che percorre
l'opera, ritrovare se stessi, il ricordo delle proprie debolezze per
riunirsi col mondo.
Per
Barker ciò è possibile attraverso l'immaginazione, colei che guida
Gentle verso il viaggio che lo riporterà ai propri ricordi, al
passato e al suo compito che consiste soprattutto nel liberarsi dalla
figura paterna (divina e terribile), dal fallo imperante
rappresentato da un enorme obelisco, dal potere di una società
oppressiva.
La
figura di Gentle acquisterà caratteristiche quasi messianiche, come
se fosse giunto a salvare il mondo dai dogmi e dalle proprie
scissioni.
Egli
infatti potrà recuperare completamente la memoria dopo aver risolto
i propri dissidi interiore ed essere giunto alla consapevolezza di
far parte di un Tutto universale, simile alla macchina del desiderio
deleuziana che dominerebbe la realtà.
Everything
that isn't us is also ourselves. We're joined to everything that was,
is and will be. From one end of the Imajica to another. From the
tiniest mote dancing over this flame to the Godhead Itself.13
"Noi
siamo legati a tutto ciò che era, che è e che sarà," disse.
"Da un capo all'altro dell'Imagica. Dal più piccolo granello di
polvere che si muove davanti a questa fiamma, all'essenza stessa di
Dio."
A
dividere il nostro mondo dagli altri territori, quindi dalla libertà
dell'immaginazione, Barker pone l'In
Ovo,
un territorio terribile, colmo di mostri, simile alla concezione
freudiana del rimosso; è necessario dunque per l'autore superare
queste traumatiche idee per compiere il salto verso la
consapevolezza.
Solo quando Gentle si ricorderà di aver visto quelle creature,
quindi affrontandole, si sarà riappropriato totalmente del proprio
passato; fondamentale sarà inoltre l'incontro/scontro col proprio
doppio, in quanto “"...everything you learn is already part of
you, even to the Godhead Itself. Study nothing except in the
knowledge that you already knew it. Worship nothing except in
adoration of your true self. And fear nothing except in the certainty
that you are your enemy's begetter and its only hope of healing. For
everything that does evil is in pain." 14("...
ogni cosa che impari è già dentro di te. Studia solo nella
consapevolezza di sapere già. Non adorare niente se prima non adori
te stesso. E non aver paura di niente....di niente, salvo che nella
certezza di essere tu l'ideatore del tuo nemico e anche la sua unica
speranza di salvezza. Poiché tutto ciò che è causa di male
soffre).
Quello
stesso doppio che vorrebbe ignorare, dimenticare e che rifiuta di
accettare come parte di sé:
“I
have to take what’s mine, however foul it is?”
“Not
yours, ours. The responsibility. The pain…” he paused “…and
the glory, of course.”
Gentle
glanced at him. “It’s mine,” he said simply. […]
“Oh,
yes. I was you, in your lust. I was you, full of drunken visions. I
was you, wanting to fuck and fuck, and conquer and conquer. But I was
also you when you’d done your worst, with your balls empty and your
head empty, like death had got in, sitting there between her legs
trying to remember
what
it was you were living for. I was that man too, and it was terrifying
to have both those feelings in me at the same time.” He paused a
moment, then said: “It still is, brother.”15
"Devo
accettare ciò che è mio, per quanto folle possa essere?" "Non
tuo, nostro. La responsabilità. Il dolore..." Fece una pausa.
"... e la gloria, naturalmente." Gentle lo guardò. "Mio,"
ripeté, semplicemente. [...]
"Oh,
sì. Ero te, secondo il tuo desiderio. Ero te, pieno di ebbre
allucinazioni. Ero te con la tua voglia di fottere e di conquistare,
di fottere e ancora conquistare. Ma ero te anche quando hai dato il
peggio di te stesso, con le palle vuote e la testa vuota, come se la
morte ti avesse penetrato, e tu eri lì tra le gambe di lei cercando
di ricordare che cosa fosse la tua vita. Io ero anche quell'uomo ed
era terrificante provare tutti quei sentimenti contemporaneamente."
L'Autarca fece una pausa, poi riprese: "Ed è ancora così,
fratello."
Secondo
questa concezione, che deve molto alla filosofia di Deleuze, ognuno
di noi è parte di un immenso meccanismo e deve diventare cosciente
di questo.
Il
fatto di trovare la propria completezza nella relazione con un essere
dalla sessualità mutevole, un mystif, indica questa necessità di
unione col tutto; la figura dell'androgino che lo guida nel sua
viaggio fantastico rimanda inoltre all'archetipo junghiano che indica
l'incontro col proprio autentico sé.
Dovendo
infine affrontare il Super-Io, identificato con la coscienza
patriarcale imposta da una società mortificante, dovrà confrontarsi
con Hapexamendios,
l'entità che ha molte caratteristiche in comune con le divinità
delle religioni monoteiste, tesa a cancellare il ricordo di qualsiasi
differenza e a uniformare le menti.
Probabilmente
Imajica
è
l'opera che esprime, nel finale, una maggior speranza nella
redenzione rispetto al resto della narrativa barkeriana, viene
lasciata infatti aperta la possibilità per il cambiamento,
nonostante siano emersi aspetti terribili ed eversivi dell'Io.
La
perdita della memoria in Imajica
indica
lo smarrimento di sé e il viaggio fantastico viene utilizzato come
percorso per ritrovare la propria consapevolezza, il ritrovarsi di
Gentle attraverso la rottura con la tirannia dell'ordine imperante
diventa dunque un fattore rinnovamento anche interiore.
La
forza del ricordo e la necessità di vincere l'oblio sono alla base
del ricongiungimento con se stessi e con il mondo in Imajica,
molto più problematica e ambigua era invece la rielaborazione di
questi temi in Cabal.
Se
infatti Gentle sembra aver proiettato i propri aspetti più
controversi nel suo doppio, tirando fuori il nemico da se stesso e,
in questo modo, rimanendo inalterato anche nell'aspetto nel tempo,
Boone vive le proprie scissioni dentro di sé; se dunque il
Riconciliatore ha potuto rifugiarsi nell'oblio, ciò non sarà
possibile per Boone, nonostante il suo tentativo di perdere i propri
ricordi a Midian.
Gentle
ritrova il proprio passato e le sue ambiguità proiettandoli su Pie
'oh' pah (colui che riunisce in sé tutti gli opposti), le scissioni
trasformano invece il corpo di Boone, annullando ogni distanza dal
suo lato inconscio.
Gentle
dimentica per preservare un'illusione di unità, Boone viene invece
ingannato perché profondamente convinto d'essere “sbagliato” e
disadattato; entrambi però sono alla fine costretti a riconciliarsi
con se stessi, a gettarsi nel caos esistenziale vincendo ogni timore
e portando con sé il difficile compito di far riemergere la
differenza, al di là di ogni tentativo della società di reprimerla,
distruggerla o dimenticarla.
1G.
Deleuze-F. Guattari, Mille Piani, Roma,
Castelvecchi, 2003, p.50.
2F.G.
Jünger in A. Assman,
Ricordare: Forme e mutamenti della memoria culturale, pp.
186-187
3C.
Barker, Weaveworld, Wiliam Collins & Co. Ltd, London,
1987, p.1.
4Intervista
a Clive Barker in The South Bank Show.
5Ivi
6C.
Barker, Cabal, New York, Pocket Books, 1995, p.8
7Ivi,
p. 6
8Ivi,
p.11
9Ivi,
p.37
10Ivi,
p. 17
11Ivi,
p. 25
12C.
Barker, Imajica, New York, HarperCollins, 2002, p.5
13Ivi,
p. 532
14Ivi,
p. 541
15Ivi,
p. 445
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