domenica 29 novembre 2009

LA PITTURA COME MEDITAZIONE: L’ARTE VISIONARIA DI PHILIP RUBINOV JACOBSON




PHILIP RUBINOV - JACOBSON è nato a Rochester, New York. Ha conseguito una laurea in pittura, stampa artistica e scultura, oltre che in psicologia, filosofia, e religione comparativa, ha esposto in tutto il mondo. Nel 1995 ha fondato e diretto la Scuola di Formazione continua a Naropa University di Boulder, Colorado, e qui ha esercitato come decano dal 1991 al 1997. Attualmente lavora come artista, scrittore e docente, collabora con Ken Wilber ed Ernst Fuchs. Ha il sogno di stabilire il primo Museo Internazionale e l’Accademia d’Arte Visionaria in America.

1) Ho potuto notare un grande eclettismo nei tuoi lavori, ogni quadro sembra diverso dagli altri. Il tuo stile può essere quindi considerato sperimentale?



Da quando ero un ragazzo ho ricercato l’espressione artistica attraverso una varietà di stili e mezzi. Anche se sono stato identificato con il Realismo Fantastico e l’Arte Visionaria, io non sono solo né l’uno né l’altro. Molto più semplicemente non hanno mai visto quello che può essere chiamato il mio astrattismo, espressionismo, classicismo, esotismo, folcklorismo e il lavoro di pluristilismo. Nonostante la contemporanea enfasi delle gallerie e le pressioni sullo “stile”, sembrava piuttosto limitato ed estremamente noioso fissarsi e identificarsi con un qualsiasi stile, così mi sono sempre rifiutato di limitare me stesso, godendo quindi della mia libertà creativa. C’è questa forte tendenza di semplificare la mente creativa dei pittori, riponendola in un cassetto designato. Perciò dipingo senza questa preoccupazione. É sempre stato innaturale per me dipingere in "un" stile. Inoltre sono sempre stato sospettoso dei pittori che creavano opere che sembravano sempre le "stesse", decennio dopo decennio, così come non ho mai visto nessuna crescita nel loro lavoro, nessuna sperimentazione, ricerca di versatilità. Mi sembra che tali artisti siano sempre stati nella stessa stanza, dove solo la carta da parati è cambiata un po'.

La pittura inizia lì dove le parole finiscono e spesso le supera. Le gallerie comunemente richiedono agli artisti di scrivere una dichiarazione sulla loro espressione artistica e sul suo significato. Questa richiesta presume che l’arte stessa sia qualcosa di sventrato, difettoso e debole nel suo singolare modo di comunicazione e non in buona fede che solo quando è descritta con le parole. La tirannia della parola sull’immagine sta ancora affliggendo la psiche delle menti del ventunesimo secolo, influenzando tutte le Belle Arti.

Tuttavia, nel cuore dell’odierna società del consumismo, il mistero dell’arte è tranquillamente iniettato nel mondo materiale dalla tribù visionaria. L’espressione artistica dello spirito inevitabilmente filtrata dalla cultura in generale. Una conoscenze rigenerante, ringiovanente e redentrice deve far parte dei buoni lavori. Per me seguire una linea d’impegno estetico non potrebbe mai soddisfare lo scopo della mia ricerca, questo è così semplice. L’arte è un gioco serio. Può essere anche giocoso e libero, libero di esplorare ogni significato dell’espressione. Non tutti i quadri devono essere dei capolavori, possono essere anche divertenti e portare felicità, conoscenza e soddisfazione.





2) Oltre che pittore e scultore, sei anche uno scrittore, filosofo e professore. Quanto tutti questi interessi contribuiscono a caratterizzare la tua arte?






Credi che tutti i miei impegni siano inestricabilmente e integralmente combinati, ogni direzione contribuisce a lavorare con l’altra. Quello che imparo e sento, come professore e insegnante, e quello che esprimo artisticamente, tutto riflette e si sottopone a una base spirituale. Come nelle segrete dottrine degli antichi, questo lavoro ha a che fare con i misteri della vita e le perenni domande che sorgono da un tale esercizio. Il lavoro dei veri artisti è preservato tra un piccolo gruppo di menti d’iniziati fin dall’inizio del mondo. Sono come il Grande Arcano del vecchio, queste opere d’arte, attraverso il simbolo, sottili energie estetiche e l’allegoria dell’astrazione, offrono anche chiavi che aprono una casa del tesoro, piena di verità artistiche, filosofiche, scientifiche e religiose. La grande arte è una pratica spirituale che getta via gli errori dei dogmi e dei principi, esprime la Bontà, la Bellezza e la Verità e non è mai soddisfatta con nessun loro sostituto o contraffazione. Così se io dipingo, scolpisco, insegno o scrivo sull’arte o sulla filosofia, tutto ciò ritorna come “pratica spirituale” per esprimere l’amore per i misteri e il tentativo di scoprire e condividere alcuni parziali aspetti dell’Invisibile dietro il Visibile.







3) Quanto lo studio della filosofia orientale ha influenzato il tuo lavoro?





Credo che i miei lavori dal 1975 al 1981 siano stati direttamente influenzati dai miei studi di filosofia orientale e la mia esperienza in India. Durante questo periodo i miei quadri riflettevano l’espressione pittorica del movimento del kundalini e shakti dentro e attorno me. La luce stessa si muoveva nel mio lavoro, illuminando e mandando via le tenebre; uno scavo dell’inconscio e degli stati onirici permesso da un genuino risveglio assistito dal potere dell’arte. I metodi di meditazione e le mie esperienze in India hanno aiutato questa trasformazione dentro me stesso, riflettendosi anche nei miei lavori. Forse la più profonda rivelazione che ho portato via dall’India, come un empirico ed esistenziale evento-caso della filosofia orientale, fu l’innegabile esperienza che “Dio abita dentro di noi– come noi”. Ho scoperto che Dio non può che essere pienamente a conoscenza di diventare Dio, come nel modo descritto dalle esperienze sia di Shankara che del Maestro Eckhart, diventando ciò che noi “già e sempre siamo stati”, essendo esso stesso preso pienamente dalla vita divina e trasformato in questo.

L’idea dell’uomo diventato o reso Dio non solo è estranea alle concezione popolari religiose sulla natura di Dio e dell’uomo, ma è spesso percepita come sacrilega e oltraggiosamente arrogante, peccaminosa e blasfema, spesso per l’errata presunzione che l’identificazione sia fatta tra “l’ego personale” e il Supremo Essere. Infatti molti artisti, anche se potrebbero essere definiti visionari, sono in totale disaccordo col Maestro Eckhart, Shankara, James, Blake, Rumi e tutti i mistici che hanno sperimentato questa diretta identificazione del divino. Non è puramente un mio punto di vista o una mia esperienza, nient’affatto. É costruita sulla consapevolezza ed esperienza di molte grandi menti, filosofi, santi e mistici di tutte le tradizioni di saggezza che supportano questo punto di vista. Si tratta di una prospettiva “nascosta” e una nota “esperienza”; questa non è una mia invenzione filosofica, in nessun modo. Quello che può essere di nuovo e originale nella mia opinione personale è come io ho attaccato, assimilato e sintetizzato “l’arte, gli artisti, la creatività e l’ispirazione” in un miscuglio di transpersonale e di pratica estetica spirituale che integra qualsiasi percorso scelto. Infine ho capito che questa realizzazione non è solo “orientale”, ma anche “occidentale”, non solo delle genti del “nord” ma anche del “sud”. Infatti non esiste un gruppo religioso che possieda o dispensi la Verità ultima, o che abbia un copyright di Dio. In maniera simile, non c’è un gruppo scientifico o politico, o artistico in generale, incluso quello Visionario o Fantastico, che abbiano esclusività di esprimere la Realtà in se stessa. Tale esclusività ci conduce ancora verso un altro dogma di nuova costituzione, un’altra illusione costruita col fango dall’uomo alla maniera dei Maya. È richiesto un punto di vista più completo e usuale. Il punto di vista usuale non è limitato al popolo dell’antica India. Noi troviamo la stessa fondamentale idea espressa nelle religioni tradizionali di molte culture, comprese quelle che sono classificate come “primitive”. Per esempio, gli aborigeni australiani parlano del tempo del Sogno originale in termini di reminiscenza dell’omogeneità della Fonte prima della Creazione, e i gli indiani nativi americani parlano del Grande Spirito. Gli antichi cinesi celebravano l’Unico Essere come il Tao o “modo”. Gli antichi egiziani riconoscevano un pantheon di divinità, i Netters, che sono veramente aspetti funzionali dell’Unica Luce Divina. Una situazione simile prevalse tra gli antichi greci, in molte società tribali africane, nell’ Estremo Oriente, nel Sud America e nelle prime genti germaniche. La credenza in una sola Realtà non deve essere in contrasto col riconoscimento del fatto che esistano diverse divinità, allo stesso tempo maschio e femmina, poiché possono essere considerate come manifestazioni, o almeno, super-archetipi dell’Essere Universale.

Come Huxley ha notato, i più complete praticanti di questa filosofia sono i santi, i saggi, gli esseri illuminati e i mistici artistici delle varie culture della terra. Questa perenne filosofia (“amore della sapienza”) ruota intorno a pochi temi focali: la singolarità della verità, il supremo valore della diversità, la sacralità dell’esistenza e dell’individualità umana. Oggi, dal punto di vantaggio del nostro presente luogo, nel decadente dramma dell’evoluzione su questo pianeta, possiamo aggiungere un altro elemento: il vacillante potenziale del genere umano verso l’unità della coscienza. Nel nostro tempo, la spiritualità presente in ogni cosa è sempre contestata da un cultura materialistica e dall'economia. Nelle Belle Arti, la spiritualità nell'arte diventa un questione "iconomica”, cioè una difficile vendita di una mistica creativa nella struttura economica del mercato artistico. La controversia tra spirito e materia fu di particolare interesse per Schiller, il quale scrisse che, al fine di venire a patti col paradossale gioco tra libertà e destino, il finito e l'infinito, la natura e lo spirito, il grosso e il sottile, i regni oggettivi e soggettivi, noi entriamo nella lotta della creazione. Ogni essere umano subisce una lotta creativa di un tipo o di un altro. Le mentalità integrali degli artisti, siano essi pittori, scrittori, musicisti, registi, attori, scultori o ballerini, o qualsiasi altro tipo di lavoratori creativi, la affrontano consapevolmente, integrandola nella loro vita quotidiana, nei loro problemi quotidiani. L’anima degli artisti lotta con le forze della creatività per rendere oggettiva la loro interiore visione soggettiva. Essi hanno risposto alla chiamata della bellezza, della verità e della bontà e spesso devono vivere solo con il coraggio e la fede, poiché entrambe le cose lottano contro le sfide e il gioco serio dentro la loro “chiamata”. Una pratica transpersonale come la meditazione (e ce ne sono un centinaia tra cui scegliere) fortifica l’abilità di ognuno di affrontare gli ostacoli e il caos della vita, così come offre un luogo di pace dove rifugiarsi e rinvigorirsi. Questo posto non è lontano e non costa niente. Molti spendono migliaia di dollari allo studio dello psichiatra per un po’ di “pace della mente”, quando questa pace è facilmente disponibile dentro tutti noi e raggiungibile attraverso la semplice pratica di meditazione e le arti. É un luogo dove la mente rallenta e diventa "calma" e la pace fluisce su di essa come un flussi di aria calda. É un luogo interiore di ringiovanimento. É lo spazio di Dio dentro di noi, dove la pace può essere trovata, esperienze mistiche ed estetiche ed eventi trasformanti possono essere spiegati.







4) Qual'è la funzione della luce, della materia e degli elementi naturali nella tua arte?





La visione ordinaria non è altro che l’incontro fisico dell’occhio con l’illusione della materia che lo colpisce. Vivere e abitare solo in uno stato di ordinaria visione è come passeggiare con la neve sulle nostre teste, la nostra immaginazione congelata, la nostra intuizione e l’anima nel ghiaccio. Per la mistica creativa che ha risvegliato la Realtà dell’Immaginazione Spirituale sopra l’Illusione della Materia, l’Invisibile sopra il Visibile, la vita non è solo disposta nel Bacino dello Spazio, ma è sposata con la Luce e l’Amore, la Figlia dell’Eternità e il Figlio dell’Infinito. La nobile missione dell’arte serve e ispira l’illuminazione in noi stessi e negli altri, attraverso un’integrante e inerente forza vitale che sospende la mente, causando la temporanea perdita da parte dell’ego della sua limitata identificazione. Sto parlando di un’arte che ci lascia momentaneamente senza fiato, e ci porta nelle profondità delle nostre anime, o eleva i nostri spiriti ad alti stati, nei quali noi siamo resi degni d’essere umani.

Sono sempre stata affascinato dalle infinite possibilità svolte dalla luce in un dipinto. Per molti anni, l’obiettivo della mia pittura riguardava la “luce” nelle sue miriadi manifestazioni come materia. Ho fatto questo in numerose forme e modi. Uno di questi modi era stato esplorare ed esprimere l’essenza delle gemme e dei minerali. Essi hanno per me un fascino in quanto forme di “luce solida”. Ho avuto un’esperienza trascendentale nel vedere e sentire l’essenza della vita sotto il regno cristallino. Ho visto il piano causale della loro origine, anche il loro realizzatore dietro la matrice materiale. Sono stato in grado di andare dentro e fuori le loro forme. È stato così fantastico e io avevo solo appena cominciato a dipingere le forme più "grosse", per poi spostarmi lentamente verso l'espressione dell'essenza della loro "sottile" esperienza. Trovo anche impegnativo tecnicamente dipingere simili immagini.

Per la mistica, la creazione di immagini coinvolge un modo simbolico di esprimere paradossalmente la terra al di là di tutti i nomi e le forme, che includono ancora altre forme. Questo universo, questo infinito spazio pieno di corpi celestiali e forme inimmaginabili; cosa c’era qui prima di esso? C’era ancora “prima di esistere”? Com’era? Era qualcosa che poteva essere visto? La terra al di là di tutti i nomi e le forme sta dietro tutto ciò che esiste e fornisce tutte le possibilità di essere.

È come la tintinnante cavigliera di una divina danzatrice, che ballando graziosamente tesse l'invisibile dietro infiniti mondi. Contemplando una massa di luce indefinita si può ottenere solo un qualcosa d'intangibile, una lieve forma dell'informe del fausto corpo del Divino; uno degli infiniti modi per vedere questa luce viene spiegato nel modello d'irradiazione dei raggi. Tali modelli energetici, che compongono lo spirito della materia, eventualmente tessono i loro modi dall'intangibile alla tangibile tela; vestono il pensiero di un'arte dell'anima. Consolidati i modelli, condensati fuori dal Tutto, si crea un microcosmo di infiniti e più piccoli insiemi. In questo modo l'arte può anche essere intesa come un holon estetico. Un quadro può evocare e far precipitare questo processo microcosmico rispecchiando i principi macrocosmici; ogni immagine individuale diventa un più piccolo insieme riflesso del più ampio Tutto, in cui risiede ogni cosa. L'universo è costantemente creato, sostenendo e distruggendo forme. Nascono le stelle, danno luce e calore, diventano nova e muoiono. Così questo viene costantemente creato con la Mente, mantenendo e distruggendo le forme del pensiero, rispecchiando il processo creativo dell'universo. Nello stesso modo, l'artista dell'anima, un piccolo tutto del più grande Tutto, comincia un creativo processo, dentro se stesso, di disintegrazione, ricostruzione e reintegrazione attraverso il percorso dell'anima verso la riunificazione allo Spirito.





5) Il motivo della trasformazione è molto frequente nell'Arte Visionaria. Qual'è il suo significato per te?



La visione trasformartiva è una riflessione artistica dell’evoluzione della coscienza dell’individuale e dei livelli collettivi. Viene spesso sperimentata quando la mente è calma e l’identificazione con l’ “ego” è temporaneamente sospesa, come nel genuino stato della meditazione. I veri artisti visionari usano la loro abilità per entrare dentro ed esprimere qualcosa dallo stato transpersonale. Nell’esperienza transpersonale della meditazione (e la pittura è una forma di meditazione) o nello nello stato di coscienza del “non Io” come nel processo creativo; sebbene molte persone raggiungono momenti di non essere, o “non Io”, o sono “perse nel presente”, un’esperienza nella quale per tutti il senso d’identità momentaneamente sparisce e sorge la coscienza unificata; tali esperienze sembrano incomprensibili per quelli che non le hanno avute. Per i moderni scienziati convenzionali, creature dal pensiero razionale e, per la maggior parte, ancora legati all’epoca dell’Illuminismo, hanno considerato i risvegli mistici e gli stati non ordinari di coscienza come auto-inganni, ciarlatanismi, avvenimenti chimici nel cervello, disordini mentali, balordaggini, o cose simili. Il pensare non concettuale è spesso difficile da descrivere con le parole. Ancora, incendia una descrizione, o da una sottile immagine d’intuizione, le esperienze artistiche, l’ispirazione e i sentimenti indescrivibili collegati a fenomeni come l’esercitare una complessa matematica, provare amore o dolore, visioni di esperienze estatiche e trova l’illuminazione spirituale. Infatti, lo stato di “non Io” e l’essere “perso nel presente” sono stati sperimentati e descritti nel corso dei secoli come validi e potenti mezzi di percepire l’insieme della Realtà. Questo gioco disinteressato della coscienza, in cui uno “perde se stesso” nello stato di “non Io”, è anche un terreno fertile per la creatività, il genio e la trasformazione.

L’artista estatico esclama, infatti, quello che tutti noi potremmo esclamare: “Io sono l’Assoluto, il sorriso e la tristezza, il leone e il passero.” Ognuno di noi può dire: “Io sono un fetido uomo senzatetto, tu fingi di non vedermi così come il prigioniero che hai giustiziato, il bellissimo bambino che ride e l’anziana donna che muore alla porta accanto.” Stiamo guardando fuori da ogni faccia; siamo stati scavati dalla stessa UNICA luce. L’esperienza estatica può essere una sorta d’intossicazione beata, e allo stesso tempo un cristallo creato dal lampo di un meteorite di una luce amorosa senza tempo. Non è maniacale o una forma di patologia di qualsiasi tipo. Da essi ti eri allontanato e ricordi che prima di questo viaggio tu sapevi tutto. Che tu hai parlato di te a te stesso. Né il tempo o lo spazio, né la nascita o la morte erano una condizione. Non c’era nient’altro da sperimentare. Giunge appena un cenno di memoria, una lieve sensazione se vuoi, che l’eternità senza tempo e l’incessante felicità sembravano noiosi, o almeno, mancavano di un’impressionate creatività. Tu ricordi; il tuo è un vago ricordo, che crea un’illusione che limita lo spettro della tua percezione. Ora, che tu sia un pittore o un idraulico, tu guardi al di fuori del mondo delle forme, attraverso gli occhi estatici della mancanza di forme. Tu vedrai per sempre e poi vedrai te stesso come disgiunto: come un fiume, un cavallo, un montagna. O come tuo cugino, amico o padre. Tuttavia, vi è anche questa unità interiore, questa spinta verso la scoperta di se stessi che ritorna verso di te, alla memoria totale. Ti svegli e comprendi che stai intraprendendo un grande pellegrinaggio che ti porterà lì dove tu sei iniziato, verso chi e cosa tu sei sempre stato e sei ancora adesso, quello che sarai sempre e quello che stai diventando. Il motivo della trasformazione nelle opera dell’arte visionaria riflette ed esprime questo viaggio-non viaggio.

6) Cos'è l'arte visionaria per te?



Per me, e molti così detti “artisti visionari” potrebbero dissentire , l’Arte Visionaria è un termine che descrive il lavoro di artisti-mistici, o quello che ho anche chiamato “ artisti creaintuitivi” che combinano la loro creatività con la loro intuizione nella loro ricerca di una rivelazione spirituale. Ho anche descritti l’Arte Visionaria come una sorta di arte dell’Anima che conduce all’arte di Dio. Un artista simile sposa la Psyche con la techne, in modo da intercettare la forma universale e il sacro linguaggio. L’arte è un linguaggio fluido e sacro che ci parla, non solo con risonante conforto e serenità, ma anche con un potente potenziale di trasformazione. Può essere una spada di ardente cambiamento. I più autentici dei nostri visionari hanno semplicemente delle visioni. Essi sono estatici per natura. Sono nati essendo già passati attraverso l’Immaginazione Primaria, e sono pienamente partecipi all’Immaginazione Spirituale. Hanno esperienze della coscienza non ordinarie; esperienze uditive, chiaroveggenti e sensitive… spesso senza l’aiuto di droghe o ingerendo sostanze di qualsiasi tipo. Seguendo l’impulso e la forze di un’innata natura creativa, la mistica artistica passa attraverso le membrane della coscienza. Utilizzando gli strumenti della loro arte, le manifestazioni creative agiscono, come uno specchio, riflettendo i segni e i simboli dello Spirito. Lo Spirito porta la pratica artistica a trascendere le nostre limitate e congelate identità verso un’esperienze più espansiva di noi stessi e della natura infinita. Il lavoro prodotto riflette sempre più un linguaggio dell’anima più profondo e ricco. Il linguaggio visuale agisce anche da simboli e segni per l’autore creativo, rispondendo inoltre al suo viaggio spirituale. La mente diventa un riflesso microcosmico dei principi macrocosmici nel processo universale della grande creazione. Come ho detto, le stelle, le supernove, i pianeti, le lune e il materiale cosmico vanno e vengono; sono costantemente create, alimentate e distrutte, e lo stesso accade con la mente, portando sempre nuove forme di pensiero e immagini in divenire, creandole, alimentandole e dissolvendole costantemente– riflettendo artificialmente il Processo Creativo Universale fino a che la Divinità venga percepita, vissuta e unita con chiarezza– senza alcun adombramento degli occhi dell’anima.

La Significante Realtà dell’Immaginazione come in un percorso può condurre il creativo verso la verso contemplazione e a comprendere sia il dogma che la natura dell’illusione. Siccome riteniamo rari gli stati di coscienza che si evolvono al di fuori dell’immaginazione spirituale, la cui descrizione non può essere resa con un linguaggio preciso e adeguato, il nostro compito aumenta di difficoltà. La principale caratteristica dell'immaginario spirituale è quella di operare attraverso le proprie più significative capacità e può essere riassunto come segue. Colui che immagina può ascendere sopra la molteplicità e la divisione della nostra coscienza generale e sorgere al di sopra di se stesso (della sua egocentrica personalità e limitata identificazione), attraverso il veicolo dell’immaginazione spirituale. Qui la coscienza dei vivere in una specie di cappa e l’illusione di separatezza dal mondo che ci circonda si dissolvono. Pensiero, amore e volontà diventano un'unica cosa, il sentimento e la percezione che sono stati fusi. In questo caso, a un certo livello, la loro arte diventa integrale nella loro natura essenziale. La ricerca del lavoratore creativo, attraverso il ponte che porta dall’Immaginazione Primaria all’Immaginazione Spirituale, corre parallela con la secolare questione e la ricerca della Verità ultima, che giace nascosta sotto tutte le parziali verità, sotto tutte le opposizioni polari che condizionano la percezione umana, una ricerca che non termina invano. Abbiamo bisogno di non accontentarci delle parziali verità rivelate dall’astronomia, dall’archeologia, dalla biologia, dalla storia, tutte verità poste ognuna nel proprio campo, che a volte contraddicono o sembrano contraddirsi l'una con l'altra, nessuna completa in se stessa, nessuna ci mostra l'immagine completa; lo stesso con le verità della matematica e della fisica, o quelle del linguaggio, verità primarie che obbediscono alla regole che gli uomini stessi hanno creato. Al di là di tutte queste, al di là delle contraddizioni di ciascuna verità separata, si trova nascosta la suprema, finale e intera Verità, la sintesi finale, che l'umanità ha cercato di trovare e non è mai riuscita a integrare armoniosamente. L'arte può assumere una profonda qualità non etica e può portare una nuova conoscenza e intuizione, quando muove al di là della fantasia e rivela luoghi interiori che non potrebbero essere conosciuti in altri modi. Questa conoscenza è acquisita non attraverso l'osservazione, ma attraverso la partecipazione e fusione tra lo spirito e la materia. Colui che immagina, il soggetto, non sta più davanti allo schermo della visione, l'oggetto; i due si uniscono e fondono. Nel reame dell'immaginazione, anche quando ciò è costruito mentalmente o giunge come visione ispirata, questo è ancora una sorta di oggetto; anche se fatto della fine materia del pensiero, o dell'eterea sostanza di una visione interiore. Ciò si presenta, inizialmente, come qualcosa di altro rispetto a noi stessi, seguito immediatamente dall'esperienza della fusione, dove il conoscitore e la cosa conosciuta diventano una cosa sola. Colui che immagina può partecipare alla Divinità, e alcuni di loro lo fanno. L'artista ha la coscienza d'essere quello che conosce e ciò che conosce è lui stesso.

C’è un’arte visionaria “integrale” e un’arte visionaria “parziale”, un po’ deformata, o una distorta impressione ed espressione di un altro stato della coscienza. Il Surrealismo, per esempio, poteva essere potente, caricato emozionalmente, ma pur sempre qualcosa di “parziale” o addirittura deformato. Esistono “artisti visionari” che vivono stati alterati ed esprimono queste esperienze, ma spesso ciò risulta freddo, privo di sentimento umano, sono artificiali e mancanti, soprattutto se sono “fantastici” e rendono con realismo fotografico che ci lascia solo con un brusco colpo del Cosmico, ma non irradiano nulla del livello emozionale. Definisco “arte brutta” solo quello che difetta di sentimento. Un’integrale arte visionaria, così come una sana spiritualità, è libera da dipendenze e divieti ed è caratterizzata da un’apertura e volontà di affrontare la realtà. Un’arte integrale esprime la nostra umanità, diversità e divinità, la nostra fragilità e forza, le nostre tenebre e la nostra luce. Esprime rispetto per la vita e potenzia la nostra capacità d amare, di pace e gioia. Influenza l’esperienza sua nei mondi interiori che in quelli esteriori e attraversando implicazioni personali, sociali e culturali, il suo impatto è ispirativo e di fusione dell’esperienza. Un’arte potente può essere ugualmente trovata tra quei artisti che hanno fatto come scelta di vita quella della vita religiosa tradizionale, e tra di loro ci sono anche quelli che non pensano per niente alla religione, forse sono anche atei. I frutti di entrambi sono ugualmente gustosi e si può percepire una loro opera d’arte come contraria alla sua apparenza, perché l’arte può operare dentro di noi, nelle nostre leggi del divenire, nel midollo delle nostre ossa e nell’anima autentica.

Nell’arte integrale, una genuina aspirazione, come quella per la spiritualità, presuppone certe qualità, inclusi la consapevolezza di una dimensione trascendentale, un senso di meraviglia, amore e gratitudine, compassione e gentilezza, il desiderio di connettersi all’Assoluto, la suprema essenza della Luce Vivente. Questa spiritualità integrata supporta la libertà, l’autonomia, la stima di sé e la responsabilità sociale. Non rinnega la nostra umanità, né dipende dalla soppressione o negazione delle emozioni, della sessualità, delle credenze o altro. È inclusivo, non esclusivo. Al contrario, incoraggia a sentire il cuore e a confidare nella saggezza dell'intuizione, include , anzi coinvolge l'anima, la mente, la vita e il corpo tutti insieme, dove trova l’espressione finale nell’arte e nella nostra interazione con la vita, attraverso tutti questi mezzi e contenitori. Le caratteristiche di un’arte integrale e della spiritualità sono anche quelle della maturità psicologica. Soccombere sia agli impulsi personali in crescita che a tutte le imprese creative è un impulso fondamentale che cerca e unifica la coscienza. Molti dubitano che un creativo con una prospettiva atea possa aver mai sperimentato i più sottili stadi della coscienza e della visione, come se uno stato di esclusività potesse escludere l’”inclusività”, e l’apertura richiedesse di vivere come sottili stati quello che i mistici descrivono come un “unione col divino”. Nient’affatto, io non sono convinto che tali esperienze siano non siano possibili per un “ateo”, anche se solo un catalizzatore a trasformare il nostro sistema di credenze. Tutte le nostre spinte motivazionali sono soggette alla fondamentale spinta spirituale di raggiungere l’unità con l’Assoluto, consciamente o incosciamente. Ciascun stadio successivo dello sviluppo psico-spirituale richiede un ordine più alto di unità. A ogni stadio il nostro Io cerca l’unità in accordo con i vincoli di un particolare concetto di sé con il quale d’identifica. La gratificazione in ciascun stadio è anche un’illusione che impedisce la liberazione se noi la scambiamo per la fine del percorso. Con chiarezza e costanza, come in un processo di iper-avanzata espansione della premessa di Ma slow sull’effetto cumulativo dei “picchi delle esperienze”. Negli scritti di Wilber ciò viene tessuto nell’esperienze quotidiane della crescita spirituale umana e non negli avvenimenti occasionali e rari descritti nella tesi di Ma slow, o come in un’epifania della realizzazione di sé e della vita. La pratica artistica può permettersi continuamente questi picchi dell’esperienza e questi stati collocati nell’interiorità, quando tessono la stoffa della pratica transpersonale che inevitabilmente conduce a dei progressivi stati della coscienza e a una crescente connessione col Cosmo stesso. Quindi posso anche vedere l’Arte Visionaria come un lavoro manuale all’interno di una più ampia pratica spirituale.



7) Quando ho letto la tua biografia, ho notato che hai portato avanti diversi progetti di scuole d'arte e centri di collaborazione tra menti creative. Qual è, oggi, la loro funzione?



Tutti i miei progetti culmineranno, presto, in un luogo che io chiamo "Villa Visionaria", che ho progettato di stabilire in Italia. Questo dovrà essere un posto di ritiro artistico, di studio e di produzione creative. Vi risiederà un piccolo numero di spiriti congiunti, vivendo come una comunità creative. Per una parte dell’anno sarà anche aperto al pubblico come galleria, accademia o forum per progetti d’arte collaborativi con la comunità, in generale, sull’educazione, l’industria le arti e le scienze. In particolare servirà da impegno consolidato di tutti i miei sforzi e vicende passati, trascendendo, ma includendo, tutto ciò che è avvenuto prima.




8) É possibile una collaborazione tra artisti che non sia afflitta da conflitti e rivalità?


Gli artisti necessitano di acquisire nuove prospettive nella collaborazione, in opposizione alle loro obsolete visioni, come è testimoniato da uno dei miei colleghi che ha scritto: “… gli artisti sono, al meglio, amichevolmente nemici.” La gelosia, il risentimento e la sibilante rivalità devono terminare, mentre deve iniziare un nuovo metodo di cooperazione. La parola chiave qui è comunità creativa di cooperazione. Quando noi parliamo di pittori, scultori, compositori e scrittori, che sono artisti che non si esibiscono, è ovvio che il loro lavoro richieda qualcosa come un’esistenza un po’ di clausura, che possa colorare la personalità e indurre una forma di autonomia e una vita d’isolamento. Alla luce di questo, un sforzo deve essere compiuto per aggiungere il contatto col mondo in generale, per coltivare e mantenere un equilibrio emozionale e psicologico. Anche per l’artista “spirituale”, è anche innaturale e contraddittorio, qualcosa di disumano, permettere che la preghiera, la meditazione o la pratica artistica creino una sorta di “isolamento spirituale”. Quando la pratica artistica, la preghiera e la meditazione diventano un elisir per l’isolamento, quando questo consiste quasi esclusivamente in una bella e beata contemplazione della divinità paradisiaca, questo perde molto della sua influenza socializzante, la sua essenza di amore integrale (di abbracciare, ricevere, dare), e tende a isolare coloro che lo praticano e deprivano il mondo di un’altra forza positiva. C’è un certo pericolo e perdita dell’integrazione umana, sia personale che collettiva, con la preghiera, la meditazione e la creazione esclusivamente private, tutto ciò viene bilanciato con la compagnia degli altri, dipende naturalmente dalla “compagnia”, ma è anche un questione di scelta e selezione. È importante adesso per gli artisti di ogni luogo andare verso l’integrazione e il contributo creativi, condurre le loro abilità creativa e potenziarle nella corrente principale. È ugualmente importante che la comunità in generale s’impegni e interagisca con il mondo degli artisti. Il mondo necessita disperatamente di questa infusione e relazione integrale. Tutti i fattori isolanti del creativo di tipo visionario non sono interamente rientranti nella sua giurisdizione, gran parte di questa separazione è dovuta al divenire visionario spinto verso l’esterno, nella frangia della comunità. Le opportunità genuinamente creative rese disponibile dalle forze politiche e della comunità sono rare, quando questo sono possibile, sono quasi sempre orientate verso il convenzionale, il commercialmente accettabile e artisticamente “appropriato”, in modo da rappresentare il loro sistema di credenze alla base della comunità. Quindi l’integrazione deve essere un doppio sforzo, l’arte come pratica transpersonale è una direzione che coinvolge la coltivazione della coscienza della Presenze di Dio, cosa del tutto lodevole, ma quando queste pratiche ed esperienze portano all’isolamento sociale o culminano nel fanatismo religioso, nell’arroganza intellettuale e nell’esclusività, cose tutte riprovevoli. Gli artisti devono guardarsi da tali mancanze. A causa della natura oppressiva del viaggio artistico e delle sfide del mondo presente, il mistico creativo può prescindere dal mondo banale e nascondersi in un esistenza di clausura, o nel fascino polarizzato, proteggendo se stesso, in una specie di armatura, dalle comodità della fama, dello sfarzo, dei lustrini e della gloria, attraverso un cerchia selezionata di ammiratori scelti. Credo che questo sia molto importante, quindi, per il mistico creativo gettare un occhio, dal suo isolamento, verso queste tendenze, sia nella povertà, che nello sfarzo e nella gloria. Lavoro contro questa tendenza. organizzando seminari per la pittura, attraverso una genuina “comunità creativa” e circoli d’istruzione e ispirazione, letture e incontri col pubblico, scrivendo libri per il pubblico, e organizzando vari eventi che uniscono gli artisti col pubblico.

È necessaria una nuova visione del mondo. Sono richiesta una prospettiva mondo-centrica, anche teo-centrica e un’arte integrale. Il modella dell’artista scorbutico, isolato e individua è adesso inattuabile, è essenziale un approccio più collaborativi tra l’artista e la comunità, e può essere avviato. Gli artisti contemporanei che hanno colmato e riconciliato la loro esperienza interiore con il mondo esterno attraverso la pratica spirituale, hanno adesso collocato se stessi come potenziale “punti d’ispirazione” per lo sviluppo della comunità creativa e quindi per la più Grande Tribù, sebbene si potrebbe anche essere sorpresi di scoprire come esistano pochi di questi artisti che pratichino sinceramente quello che predicano e dipingono, anche se in mezzo alle orde di creativi che si etichettano come “visionari” o servi dello Spirito. Il mistico creativo, avendo sposato interiormente psyche (anima), il reame di mente/spirito, con il mondo della materia, e techne (corpo/tecnica), è competente in un ruolo che permetta di guidare se stesso, di mostrare attività e azioni responsabilmente creative. Il più alto compito dell’artista è ISPIRARE, piuttosto che prendere decisioni autonome, o fare un’arte meramente negativa, per commentare eventi e condizioni negative, senza nessun tipo di visione positiva, o proposta di sostituzione delle soluzioni creative, o di azione guaritrice, o di altre estetiche possibilità di evoluta consapevolezza verso qualcos’altro. Lo svelamento di una politica o di un mondo sbagliati, attraverso l’arte, indica certamente un nobile uso di abilità, ma sarebbe più completo con l’offerta di una soluzione creativa, anche se con una forma d’espressione di qualche più alto ideale, di una soluzione creativa o di una visione. Certamente esiste una stanza in tutti i nostri musei d’arte che includono anche una tale arte integrale, sebbene l’abbiamo vista raramente. Non sto parlando di rimpiazzare gli usuali oggetti dell’arte moderna, ma d’includere quello che intenzionalmente viene lasciato fuori. Attraverso una ripresa della relazione cooperativa tra la comunità e il creativo, la funzione dell’artista-pianificatore e dell’ ”artista politico” dalla mente integrale può acquisire un ruolo più positivo e costruttivo. Nuovi approcci verso e per la comunità possono permettere un lavoro innovativo, che emerge non controllato da limitazioni autoimposte da una comunità non familiare che dirige l’esperienza creativa, l’espressione di stati non ordinari e il potere di una visione e di un’arte trascendenti. Visto che le comunità del nostro tempo negano il talento artistico accoppiato a una visione spirituale, esse dovrebbero essere incorporate e accompagnate da questi creativi agenti di trasformazione.

Gli artisti che si sviluppano guardando al di là del loro tradizionale ruolo, in quanto non solo creatori di forme e “robusti individualisti”, accetteranno una responsabilità per la direzione creativa dei propri compagni creativi e delle comunità totale. Per di più, gli artisti riluttanti a sostenere i propri compagni creativi sono semplicemente avvolti dalla paura e dalle insicurezze. Rimangono in un modo d’essere egoista e competitivo che presto li isola, minando la loro personalità e lo stato di benessere. Attraverso la conseguente comprensione di un’attiva arte integrale, l’artista diventa cosciente della propria vita interiore a può capire la più ampia vita esterna della comunità, rispondendo sia ai bisogni individuali che a quelli collettivi, emerge veramente come un artista integrale, altrimenti dov’è l’umanità in un essere “visionario”? Il risultata sarebbe degli artisti visionari desiderosi di fare dei musei di se stessi, che onorano solo se stessi, non diversamente da un Faraone. Gli artisti che si prendono realmente la responsabilità per le proprie azioni e, attraverso la loro crescente visibilità, le comunità prendono responsabilità mediante gli artisti integrati, invece che esiliarsi allo stato di outsider. Un artista che aspira a diventare integrale ha più possibilità di raggiungere quello che gli artisti integrati nella comunità hanno conseguito prima di lui. Possiamo accusare gli artisti di questa natura anti-sociale e squilibrata in una cultura che raramente integra, apprezza o conosce il loro potenziale, in primo luogo i contributi pratici e artistici visionari?

Sto ancora intravedendo cosa questo nuovo ruolo simbolico dovrebbe essere per gli artisti e la comunità. Villa Visionaria esplorerà questo. L’intenzione della partecipazione di comunità varierà a secondo delle forme d’arte, ma questa nuova relazione artistica, sociale, politica e spirituale deve avere implicazioni universali. Nel teatro questo dovrebbe potenziare e rivelare esperienze archetipe. Il suo sviluppo nella comunità è quello di permettere alla gente di contribuire al design, all’architettura, al progresso e alla vita della loro stessa comunità, all’educazione, alle attività culturali, al business e, alla fine, al loro stile di vita, che dovrebbe essere sensibilizzato e ampliato attraverso il processo creativo della partecipazione. Questo è un modo per le persone di diventare spiritualmente LIBERI, e la libertà include sempre la CREATIVITÁ, e la creatività include sempre la RESPONSABILITÁ, e tutto questo innalza la coscienza collettiva attraverso le autentiche esperienze di apprendimento con la vita vissuta. Ciò comprende quello che ci accade e quello che accadrà. Invece, nella nostra situazione attuale abbiamo un asservimento politico-aziendale ad una tecnocrazia piegata a allattare col suo capezzolo la gente che ha pero il suo coraggio creativo, attraverso momenti di educazione industrializzante e d’indottrinamento politico. E noi abbiamo una società che è divenuta compiacente, che si accontenta di succhiare questo latte artificiale, anche se a volte vengono alimentati con del latte avvelenato; le menzogne, i rigidi schemi mentali, il mercato, l’ordine del giorno politicamente corretto che invece è scorretto, i piani militari ed economici, gli innaturali sentimenti di nazionalismo legati con contorte radici alla propaganda basata sulla paura. Sto parlando di un ritorno alla libertà creativa e alla responsabilità dell’individuo e della comunità come appartenenti integrati.




9) Com'è stata la tua esperienza artistica con Ernst Fuchs?


La tua domanda mi ricorda le più significative parole che ho sentito dal mio mentore, Ernst Fuchs, che disse: “l’artista viene chiamato esattamente come un profeta”.

Più importante della conoscenza dei vecchi maestri che ha diviso con me, è stato l’istillarmi un atteggiamento, che l’arte è nobile, infatti, perché si tratta di un nobile servizio al divino. Come qualsiasi ragazzo americano di 19-20 anni a Vienna, quello dello studio con i grandi maestri era stato infatti uno dei più magici e mistici periodi della mia vita. Quel tempo sarà per me sempre un onore e una ricchezza. Ernst era il mio padre artistico e rinforzò la mia creatività con la mistica, mentre divideva la sua conoscenza dei vecchi maestri con me. Ha suscitato in me la fiamma e alimentato un onorevole percezione dell'attività artistica come pratica sacra e mistica. Quest'esperienza fu inestimabile e magica.

Adesso, il mio stimato mentore è un mistico cristiano nella sua pratica e nell’arte, e io rispetto le sue credenze. Comunque non posso ignorare il fatto che tutti i miei studi e le mie ricerche spirituali mi hanno portato alla conclusione che tutti i percorsi contengano alcune parziali verità. Nel perseguimento della filosofia e dell’arte, nella ricerca di trovarsi nella condizione d’illuminazione, è bene esercitare una speciale intelligenza liberata nella quale la mente umana si senta libera e lo spirito possa salire. Non ristretta da limitazioni del temporale e del particolare, l’arte non riconosce leggi tranne quelle che governano il proprio ragionamento o la realtà creata. Quest’attività disinteressata, nella quale la ricerca esplora liberamente il funzionamento della mente, è un bene enorme. Apre le porte dell’ispirazione, ed è in mezzo alle più grandi esperienze che un essere umano possa guadagnare e godere. Questa è l’attività della mistica artistica moderna e potrebbe essere l’attività collaborativi e associata delle istituzioni culturali. L’arte è un’abilità nobile, la progenie del materiale mentale dll’uomo mortale, ispirata da un telaio cosmico che porta il tessuto sul quale il piccolo “io” tesse il modello del carattere universale con il supremo sé, il grande “IO”, il suo valore è duraturo e di espressione spirituale.

Gli artisti servono come occhi dell’anima. Nella misure in cui l’evolversi diventa permeato dalla verità, bellezza e bontà come valori di realizzazione di una coscienza illuminata, e questo vale per ciascuno di noi, non solo per gli artisti, tale risultato può essere una forza d’indistruttibile amore. Non credo che l’artista sia un tipo speciale di persona, ma che ogni persona è un tipo speciale d’artista e tutti sono soggetti ai medesimi compiti spirituali. Se un’anima non cerca valori eterni e amore, allora l’esistenza mortale è senza significato e la vita stessa diventa un’inevitabile e tragica illusione. Ultimamente credo che il mio vecchio mentore e amico concorderebbe con me sul fatto che tutti gli artisti dovrebbero lavorare per Amore e al servizio solo dell’Uno, dell’Illuminazione che illumina il Mistero. Un famoso aforisma del filosofo Herbert Spencer è una definizione della nostra meravigliosa associazione alla divinità:



“Dio è intelligenza infinita, infinitamente diversificata attraverso il tempo infinito e lo spazio infinito, manifestandosi attraverso un’infinità d’individualità che si evolvono sempre”.




10) Hai visitato e insegnato in Italia. Cosa ne pensi del nostro contesto culturale?


Di tutti i posti che ho visitato sulla Terra, l’Italia è quella che amo di più e il posto che mi piacerebbe chiamare finalmente “casa”.

Benedetto Croce, è uno che ha delineato il ruolo dell’intuizione e dell’ispirazione nell’arte nelle sue estremamente profonde dottrine filosofiche. Croce, un filosofo italiano dei primi del Novecento, è l’architetto fondatore del moderno sistema dell’educazione artistica in Italia, tuttora è in vigore in tutte le università di questa nazione. Lo studente d’arte in Italia deve anche, attualmente, studiare ugualmente sia la filosofia che le arti, poiché Croce vide che questi due percorsi erano come due facce della stessa moneta. Il suo approccio filosofico all’ispirazione a all’arte è trasmettere ciò che l’arte è e ciò che non è, citando il regno del sentimento come apice e porta verso l’espressione intuitiva , non diversamente dall'alunno vedantico che esclama:"neti-neti", non questo – non quello! Questo filosofo occidentale, cioè Croce, concepisce l’estetica come una linguistica generale, perchè il suo studio riguarda tutti i mezzi espressivi, tutte le forme di costruzione simbolica, il paradigma di quello che è un universale linguaggio artistico. La posizione di Croce contiene chiaramente questa dottrina e il suo “circolo dell’attività spirituale” è, secondo me, un accurato inizio per la descrizione di un’ “Arte Integrale”. Nella sua analisi dell’intuizione, Croce identifica lo spirito con l’espressione artistica e sostiene che l’esternare l’intuizione è secondario rispetto al suo apparire alla coscienza dell’artista. È in questo terreno che l’espressione è significativa, al di là della sua incarnazione o proiezione in un’opera d’arte. Con questo risultato l’arte diventa “un simbolo del sentimento”, della Natura, dell’anima e di Dio.

Trovo l’Italia un posto dove sono più ispirato. La sua ricca storia, i suoi innumerevoli capolavori, l’architettura, la gente e i paesaggi sono risorse preziose per il mondo. L’amo. Nell’estate del 2008 sono tornato in Italia per insegnare, questa volta a Papiano, in provincia di Perugia.




website: http://www.rubinovs-lightning.com
myspace: http://www.myspace.com/oldmastersnewvisions

(Sabrina Abeni)

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