domenica 7 aprile 2013

IL RE DEI MORTI: INTERVISTA DI JASON BROCK A GEORGE ROMERO


Nameless Magazine, vol. 2, n. 2: Fall/Winter 2012, pp. 47-90.







Brock: Benvenuto Mr. Romero, grazie per aver accettato di parlar con noi.

Romero: è un piacere.

Brock: Eccellente. Vorrei iniziare parlando di alcune cose di cui non si discute molto durante le interviste sui tuoi film, come i tuoi sentimenti e pensieri riguardo gli avvenimenti politici americani. Te lo chiedo perché normalmente i tuoi film hanno significati sotterranei sociopolitici, come il razzismo, il voyeurismo, il sessismo e cose simili. Perciò cosa pensi adesso dell’attuale situazione politica negli Stati Uniti?

Romero: Penso sia spaventosa! Fa più paura dei miei film. Ti dico questo.

Brock: Sì, penso d’essere d’accordo con te: adesso abbiamo delle idee infuriate sul fatto che si metta i pedi in testa alla gente alle convenzioni di Ron Paul. Come sai, è abbastanza folle. Devi perdonarmi- sono un liberale.

Romero: Vai pure avanti!

Brock: La parola “liberale” ora sembra quasi sporca. È stata trasformata in “progressista”. Ma cosa diavolo significa? Non so cosa sia un progressista! Io sono liberale come John Kennedy, voglio il meglio per tutti. Il denaro è solo un mezzo per un fine, non pensi?

Romero: Sì, lo so. Solo un modo per realizzare delle cose.

Brock: Quindi cosa ti preoccupa di più dell’attuale clima politico?

Romero: Bene, penso che la gente stia solo reagendo. È una profonda, istintiva reazione. Non c’è stato abbastanza tempo per far realmente sviluppare qualcosa. Io spero che alcune di queste idee radicalmente conservatrici si plachino.

Brock: Sono d’accordo con te. Penso che Barack stia facendo un buon lavoro attualmente. Ha alcuni enormi ostacoli da superare, la resistenza e cose simili ma, come tu sai, cosa puoi farci? Non puoi vincere su tutti…

Romero: Giusto. Anche se penso dovrebbe imporsi un po’ di più.

Brock: Sono d’accordo con te.

Romero: Se lui avesse aperto la bocca qualche volta e solo replicato una volta ogni tanto! Credo che avrebbe meglio.

Brock: Capisco cosa tu intenda. Penso che tutto il mondo andrebbe meglio se lo avesse fatto, a essere onesto!

Romero: Sì! (risate)

Brock: Passiamo ora al tuo lavoro. Ho una domanda riguardo a una cosa che m’incuriosisce: ho letto in diverse parti che La notte dei morti viventi è stata influenzata da Io sono leggenda di Matheson. È vero?

Romero: Sì, assolutamente. Voglio dire, sono stato profondamente ispirato da questo libro. Ho scritto un racconto breve dove esploravo queste idee. Sapevo di non poter utilizzare dei vampiri, perché lo aveva già fatto Matheson, così ho dovuto inventare un nuovo tipo di mostro…Non li ho mai chiamato “zombie”, i miei ragazzi erano i “vicini”, gente che conosci e a cui tieni. Essenzialmente le regole erano cambiate ed erano diventati dei morti viventi. Così pensavo di aver creato qualcosa di nuovo, ma tutti da allora li hanno definiti “zombie”, così adesso lo sono, anche se non posso che necessariamente debbano essere chiamati in questo modo, perché gli zombie non sono morti, mentre i miei ragazzi lo erano senza dubbio!

Brock: Interessante il fatto che tu abbia anticipato un’altra mia domanda. Attualmente essi sono entrambe le cose! Hai mai pubblicato il racconto breve che avevi scritto?

Romero: Mai.

Brock: No? Mi sorprende…

Romero: No, non l’ho fatto. Voglio dire, era un racconto breve e non ho mai provato a pubblicarlo. Abbiamo preso una parte di esso per il film, io e un mio amico, Jack Russo, con cui ho scritto la sceneggiatura.

Brock: So che hai scritto un altro racconto breve. Scrivi anche romanzi?

Romero: Vorrei scrivere un romanzo, ma non ho mai pubblicato nulla. Come sai, io lavoro ancora, faccio film, perciò è difficile trovare il tempo di sedermi e concentrarmi per scrivere un libro. Così quando avrò un paio di settimane libere potrò dilettarmi in questa impresa, ma non ho mai veramente il tempo di occuparmene con tutta l’energia necessaria.

Brock: è un peccato, perché ammiro le tue sceneggiature…

Romero: Ti ringrazio, ma è così…Penso che si debba fare una scelta.

Brock: Giusto.

Romero: E per me i film sono troppo divertenti! Voglio dire, sono cresciuto desiderando fare film per tutta la vita e sono stato abbastanza fortunato di essere ancora capace di farne così, come sai, ho deciso di continuare a farne finché giungerà il giorno in cui nessuno mi chiederà più di girare film. Allora penso sarò in grado di sedermi e concentrarmi per scrivere seriamente un libro.

Brock: Interessante. Hai detto che sei stato molto prudente a non usare od usare troppo la parola “zombie”. Penso che sia interessante il fatto che tu abbia sempre dato una “parte umana” nelle persone morte dei tuoi film, arrivando a creare un personaggi importanti come Bub nel Giorno degli zombi (Day of the Dead). Come si collega con il tuo pensiero personale riguardo l’elemento spirituale nel mito degli zombie? In un certo modo sono ancora umani?

Romero: Non credo che ci sia niente che abbia a che fare con la spiritualità. Semplicemente simpatizzo con quelle “creature”. Voglio dire, essi sono noi dopo che siamo morti. E penso che alcune persone abbiano fatto troppe connessioni tra la vita nell’oltretomba, o qualche specie di spiritualità, con il fenomeno che ho descritto. Per me si tratta semplicemente di un disastro naturale. Mi dispiace per loro come per gli animali selvatici che devono affrontare cose a cui non sono preparati. Non sto cercando di mandare alcuna sorta di messaggio sull’oltretomba o qualcosa di simile.

Brock: Interessante.

Romero: Le mie storie parlano essenzialmente di persone, riguardano gli umani e come reagiscono stupidamente alle situazioni. E gli zombie sono un disastro. Potrebbe essere qualsiasi cosa, potrebbe essere un uragano o uno tsunami. Si tratta semplicemente di qualcosa che provoca il ribaltamento delle regole del gioco e che la gente rifiuta di accettare. Cercano di continuare con le loro abitudini e di pensare che la vita continui come sempre. Ed io penso che sia ciò che sfortunatamente ci accade nel mondo reale. Voglio dire, noi vogliamo che tutto continui così come è sempre stato. Vogliamo un lavoro, pensiamo di meritare una certa somma di denaro e questo è il modo in cui noi vorremmo andassero le cose. Ci arrabbiamo se non succede. E non ci accorgiamo che stanno accadendo delle cose enormi, degli enormi cambiamenti nel mondo che potrebbero mutare la vita così come la conosciamo e che dovremmo collaborare e provare a lavorare insieme. Dobbiamo unirci per abbattere i nostri ostacoli. Se vogliamo una bella vita, la dobbiamo costruire per noi stessi, non pretendere che ci sia dovuta.

Brock: L’hai esposto bene e io sono d’accordo. Cosa pensi della violenza nei film? Pensi che sia necessario sottolineare il fatto che noi siamo ancora solo umani che provano a far del loro meglio per combattere contro ciò che non va nel cosmo?

Romero: Questo è come la vedo. So che molte persone considerano la violenza nei miei film gratuita, ma io devo dire che i miei film, in qualche nodo, sono come dei fumetti, cioè hanno una violenza simile a quella in un cartone animato come Willy il Coyote e Beep. È questo tipo di violenza. So che a molti non piace, ma questa è una mia caratteristica come regista.

Brock: Giusto.

Romero: Così ti può piacere o meno. E se non ti piace, non andarlo a vedere.

Brock: Sono d’accordo. Non penso che sia gratuita. Penso sia necessaria. Soprattutto in film come Zombi (Dawn of the Dead) che va oltre i confini, e anche nella Notte dei morti viventi. Sono stato però particolarmente colpito da Zombi che porrei tra i più grandi film degli anni Settanta, come Taxi Driver.

Romero: Wow! (risate)

Brock: Personalmente penso che Zombi sia uno dei migliori film mai realizzati dal cinema americano.

Romero: Wow! Wow! Questo è segno di una grande fiducia e ti ringrazio.

Brock (risate): Non c’è bisogno di ringraziarmi! Ma…poiché c’è qualcosa di europeo in esso, forse è ascrivibile all'ambiente in cui è stato scritto…Mi sembra di aver letto che tu l’abbia scritto a Roma con Dario Argento, giusto?

Romero: Sì.

Brock: Anche la colonna sonora dei Goblin gli ha dato una certa atmosfera. Penso che abbia una sensibilità europea, ma l’ansietà americana.

Romero: Bene, è un bel modo di descriverlo, penso…penso che il taglio che ha operato Dario sia però qualcosa di più. Non so…è una martellata in testa. Ha tagliato tutto l’umorismo. Lui ed io siamo grandi amici e abbiamo spesso parlato di questo. Penso che abbia tolto troppo dell’umorismo che c’era in esso, che fa parte invece dell’humor tipicamente americano. Cioè la capacità di ridere quando le cose sono senza senso.
Brock: I personaggi si ritrovano in situazione strane e difficili. Credo che l’humor sia necessario per aggiungere una zavorra emozionale agli intensi traumi delle circostanze.

Romero: Bene, mi fa piacere sentirti dire questo, si tratta di situazioni assurde. E voglio dire che non si devono interpretare letteralmente…Molta gente ora sta scrivendo su quando avverrà un'eventuale apocalisse di zombie e cosa accadrà, e io sono qui a dirti che questo non accadrà, non prenderlo seriamente, perché è ridicolo.

Brock: Penso che abbia a che fare col clima da fine secolo che la gente prova in ritardo, tutto ciò che ricorda l'imminente apocalisse e cose simili. L'idea dell'assurdo è interessante da analizzare: mi piace Ionesco e Beckett e scrittori come Ballard e Burroughs. Essi non vogliono essere presi seriamente.

Romero: No, esattamente. Questo è il punto. A volte devi esagerare ed essere un po' ridicolo se vuoi che la tua idea risalti.

Brock: Giusto. Apprezzo il tuo candore in questa cosa (…) Vorrei chiederti alcune cose. Come ho detto, penso che la versione americana di Zombi sia la migliore, anche se apprezzo entrambe per motivi differenti.

Romero: Anch'io, anch'io. Mi piace l'altra versione e capisco la sua viscerale dinamica. Ma questo, non saprei, non è veramente un mio film. Non è esattamente la mia visione. Preferisco non prendere le cose così sul serio. (…)

Brock: Così tu hai effettivamente girato il finale di Zombi? Dove Fran si suicida?

Romero: Noi non avevamo bisogno di girare di più di questo...La semplice risposta è “sì”! (risate) Noi abbiamo girato lo sparo di Peter con la pistola alla testa e questo sarebbe stato l'ultimo colpo. Avremmo tagliato il suon della pistola.  Abbiamo girato anche di più, ma alla fine decidemmo di non farlo. E abbiamo girato la scena di Fran che esce dall'elicottero e si mette in punta di piedi per, teoricamente, infilare la testa tra le pale. E ancora lo abbiamo tagliato. Quindi ho girato entrambe le scene, ma durante le riprese del film (…) era come se avessi un piccolo elfo, o un goblin, sulla mia spalla che mi diceva: “Lo sai che questo è il sequel della Notte dei morti viventi, sebbene dieci anni dopo.”. E l'ho considerato in questo modo. Poi c'era un goblin che mi diceva: “Ma questo è un sequel, perciò deve essere tragico...tutti devono morire” e cose simili. Ed era durante la lavorazione del film che io ho detto: “Aspetta un attimo. È ancora oscuro.” In altre parole, se è un contagio e il mondo è ancora in difficoltà questo è già un finale oscuro...Comunque io amo questo paio di persone. Posso salvarli, soprattutto se noi non sappiamo cosa accadrà e il futuro sembra triste; posso certamente salvarli per il momento. Così mi è accaduto qualcosa di simile durante le riprese ed è quello che ho deciso di fare alla fine.

Brock: Interessante. Mi piace il tipo disgiunto di narrativa che tu hai nei primi tre film e la tua tendenza a non collegarli tramite un personaggio, bensì tramite una circostanza. Penso che sia la stessa idea del romanzo postmoderno, cioè il fatto di prendere un insieme di concetti e idee degli spettatori ed estenderli in modo universale.

Romero: Sì, è divertente. Penso sia accaduto casualmente, perché il secondo film è stato realizzato molto dopo il primo, perciò il pubblico non ricordava bene i concetti del film precedente. In altre parole, mi sono detto “Ok, è lo stesso fenomeno, ma dobbiamo ambientarlo un po' più tardi e lo faremo, riprendendo giusto un pezzo della storia precedente, abbastanza per farti capire cosa sia accaduto nel caso tu non abbia visto il primo film”. E così abbiamo fatto. È la terza volta ho detto: “Bene, fai la stessa dannata cosa.” (…) Penso che sia stato davvero casuale...Quindi è stato solo con Le cronache dei morti viventi che ho voluto partire da un concetto sviluppato, fare un film sul giornalismo e i nuovi media e ho detto: “Bene, qui funziona.” La mia idea era quella di mostrare degli studenti che girano un film amatoriale la prima notte quando giungono gli zombie e mi sono detto: “Tornerò indietro alla prima notte” ...ed è stato questo a guidarmi. È interessante l'osservazione che hai fatto, perché sono orgoglioso di aver realizzato una serie di film che non è unica nella forma. Voglio dire: James Bond è protagonista di una serie di film dagli anni Cinquanta e non è ancora invecchiato. Sono cambiati gli attori, ma è sempre James Bond. (…) Però mi piace l'idea di poter raccontare una storia nel corso degli anni senza riferirsi agli stessi personaggi o alla stessa epoca (…) si tratta di una progressione narrativa.

Brock: La definirei una “narrativa prismatica”, perché è come un prisma, prende un'unica idea e la fa esplodere. Questo è realmente un approccio provocante e realistico.

Romero: Grazie. Cerco di rendere le cose interessanti.

Brock: Questo mi fa pensare un po' a Wampyr (Martin). È un film abbastanza serio come lo è il modo in cui hai trattato il folklore del vampiro. Come lo consideri a posteriori? Pensi che sia riuscito?
Romero: Sì, è il film che preferisco tra tutti i miei. Penso di essere riuscito sia come sceneggiatore che come regista e rimane il mio film favorito. E lo abbiamo realizzato con un gruppo di giovani (…), tutti erano molto collaborativi e Jon Amplas è stato meraviglioso.

Brock: Sì, è molto bravo e anche Tom Savini. Non è stata la prima volta che hai lavorato con Tom. Ho letto che era stato coinvolto anche in La notte dei morti viventi, prima che partisse per il Vietnam. È vero?

Romero: Non è vero. È stato coinvolto in un film precedente che non aveva nulla a che fare con La notte dei morti viventi; era un giovane ragazzo che amavo come attore. L'ho incontrato mentre stavamo provando a realizzare il cast di un piccolo film di teenager. Così giravo per le scuole e guardavo le rappresentazioni teatrali scolastiche. E ho visto Tom e volevo che facesse una parte per un film che stavamo per girare. Tutto è andato a monte, non abbiamo mai avuto i soldi per girarlo. Ho perso di vista Tom. Quando tornò (dal Vietnam) era proprio il periodo in cui eravamo pronti per girare Wampyr. Nel frattempo aveva preso parte a un paio di film. Quindi abbiamo veramente lavorato insieme in Wampyr; non solo si è occupato degli effetti speciali, ma è stato anche un attore.

Brock: Sì, lo è stato. È stato molto sottovalutato. Era molto bravo. (…) Come vedi la tendenza di rifare molti di questi film? Come per esempio L’alba dei morti viventi…pensi sia una buona tendenza?

Romero: Non è facile avere un’opinione su questo perché non penso che sia sempre un male. Penso solo che spesso vengono rifatti film per ragioni sbagliate. Come il rifacimento di uno dei miei film, La città verrà distrutta all’alba…

Brock: Sì.

Romero: … non si è avuta attenzione per l’elemento politico in questo film. Qualcuno ha detto, “bene, questo è un altro vecchio film che noi possiamo acquistare a basso costo rifarlo”. (…) Hanno trasformato i folli in zombie e hanno rifatto un altro 28 giorni dopo! Peso che Breck Eisner abbia fatto un buon lavoro con questo film, ma penso che sia stato… fuorviato. Ci sono stati periodi in cui penso si poteva fare una cosa simile e avere successo. (…) C’è uno dei miei vecchi film, La stagione della strega, che avrei voluto rifare solo perché non penso di aver fatto un lavoro abbastanza buono, perché non avevo abbastanza denaro. Anni fa stavo per realizzare un rifacimento di Profondo rosso di Dario Argento, ma ci fu un malinteso col fratello di Dario, Claudio. Lui mi chiamò e disse: “Vorresti rifare Profondo Rosso? Sto pensando che potresti rifarlo e togliere quello che c’è di teatrale in esso, facendone un lineare thriller hitchcockiano.” Io dissi di essere interessato. Ma allora pensavo che Dario fosse coinvolto, ma non lo era, e quando lo capii dissi di scordarselo. (…) E ho parlato con alcune persone che volevano rifare Children Shouldn't Play with Dead Things, anch’io sarei interessato, ma non so se verrà mai rifatto. (…) Non penso che si possa dire automaticamente che un rifacimento sia terribile. Molti lo sono, ma spesso perché i motivi dei rifacimenti sono terribili. Nessuno si accosta seriamente all’idea di rifare un film per migliorarlo, o perché adesso noi possiamo realizzarli meglio perché abbiamo gli effetti digitali. Non è mai questo l’approccio. Solitamente si dice solo “Qui c’è un grande vecchio titolo come Halloween. Noi possiamo farci ancora molti soldi”. (…) Questo è disturbante, ma non penso che automaticamente si possa dire che tutti i rifacimenti siano pessimi.

Brock: Sono d’accordo, penso che sia queste le intenzioni dietro di essi. Ammetto di avere un rapporto conflittuale con la tendenza ai remake e ai sequel che affligge il pensiero hollywoodiano. Qual è il tuo film preferito dopo Wampyr e quali sono i film che hai realizzato che però non sono riusciti interamente come ti aspettavi? Ne hai menzionato un paio, cosa pensi avresti potuto migliorare? (…)

Romero: (…) Ce ne sono due, There’s Always Vanilla e La stagione della strega, i due film che ho fatto dopo La notte dei morti viventi. Non avevamo abbastanza soldi, eravamo dei registi audaci che provavano a fare del loro meglio con delle risorse limitate e non avremmo dovuto tentare di fare film che fossero “seri”…non saprei come descriverli…

Brock: Ambiziosi? (…)

Romero: Sì, sì buona definizione. E questi sono quelli che meno mi piacciono. E dopo Wampyr, i miei preferiti sono Knightriders e un filmetto chiamato Bruiser che amo veramente e che nessuno ha visto. Questi sono i miei preferiti e nessuno di questi è un film di zombie! Tra i film di zombie preferisco probabilmente Il giorno degli zombi…non so se sia il migliore, ma rimane il mio preferito.

Brock: Il giorno degli zombi è fantastico. Devo dirti che l’ho visto in un teatro quando è uscito. C’eravamo solo io e un ragazzo di colore in tutto l’auditorium e questo era un peccato. L’hanno visto in pochi. Penso fosse grande. Joe Pilato era eccellente. Tutti gli attori erano molto bravi.

Romero: (…) Sai cos’è accaduto a questo film, immediatamente ci fu un ragazzo che scrisse la più pungente recensione su questo film che mai abbia letto. E tre anni dopo (…) si scusò per quella recensione. (…) Non voglio fare lo stesso film in continuazione. I fan vorrebbero sempre lo stesso film, forse è colpa della mentalità televisiva. La gente guarda CSI: Miami ogni settimana per vedere esattamente sempre lo stesso spettacolo! Io provo sempre a fare qualcosa di differente, mentre alcuni fan vorrebbero che fosse uguale all’ultimo. Quando uscì Survival of the Dead non fu capito. Ma ora, quando incontro i fan alle convention, mi dicono che a loro piace. C’è voluto del tempo, ma ora Survival of the Dead sta diventando uno dei preferiti dai fan. Spesso ci vuole del tempo perché il mio lavoro venga capito, non so quando, perché e come. (…)

Brock: Penso che un fenomeno simile sia accaduto a Carpenter con La cosa.

Romero: Oh, sì!

Brock: Sai che quel film purtroppo fu subito un fiasco, ma è veramente uno dei suoi migliori film, penso. O forse uno dei suoi meglio realizzati film.

Romero: Credo che lo sia proprio. Ma sai che in quel caso non era completamente colpa dei fan. Era un film della Universal, la produzione alla fine non lo amò. Non lo supportarono e credevano fosse orribile. Quella fu l’occasione in cui conobbi John; dopo aver visto La cosa al teatro.  Gli avevo scritto una lettera, dopo aver letto un paio di orribili recensioni. Scrissi a John, attraverso il suo agente, dicendogli: “John, tieni duro, perché è davvero grande.” Così ci siamo incontrati e sai che siamo ancora amici. Non ho visto il suo ultimo film, The Ward, ma tifo ancora per il ragazzo.

Brock: Interessante. (…) Vorrei chiederti qualcosa su un altro film. Cosa pensi di Il ritorno dei morti viventi di Dan O’Bannon?

Romero: L’ho odiato. (…)

Brock: (…) Cos’è che non ti è piaciuto?

Romero: (…) Penso solo che fosse… ridicolo! Troppo comico. Lo sai che i miei zombie non parlano, non possono farlo. Sono troppo deboli per scavarsi una via per uscire dalle loro tombe. E avevo delle ragioni completamente divere per usare quelle creature. Comunque, ho odiato l’uso che ne è stato fatto. E con questo non voglio dire che non mi piacciono le parodie del genere, perché amo L’alba dei morti dementi (…). Penso solo che Il ritorno dei morti viventi speculasse sulla moda del momento. Comprarono il titolo da un mio collega, Jack Russo, che aveva scritto un romanzo chiamato Il ritorno dei morti viventi. Lo comprarono e promisero di coinvolgerlo e di usare una sua sceneggiatura. Ma alla fine volevano comprare solo il titolo, ed è quello che hanno fatto, penso che l’abbiano cestinato.

Brock: Ok… è un vero peccato. Lavori ancora con Russo?

Romero: Oh, ci vediamo qualche volta. Non lavoriamo insieme da anni, ma ci vediamo spesso. C’è un progetto in ballo che vorremmo realizzare insieme. Senti, Jack è uno dei miei più vecchi e cari amici, ma non è per questo che penso male di Il ritorno dei morti viventi.

Brock: Capisco, hai sicuramente detto quello che pensavi e lo apprezzo. Riguardo a questo progetto con Russo, pensi che verrà mai realizzato?

Romero: Non so…dipende…lo sai che in questo momento i zombie vanno molto.

Brock: Certamente.

Romero: Stavamo semplicemente insieme e ci siamo detti “perché non tirare fuori qualcosa da questo?”. , a sarò sincero. Non posso dirti se accadrà mai…non so… (…)

Brock: Ti capisco. Ti è piaciuto Benvenuti a Zombieland?

Romero: (…) Credo che ci fosse qualche dialogo interessante in esso. Non posso dire che mi sia piaciuto. Come al solito ho un’idea particolare di queste cose, nella mia mentre gli zombie sono-comunque i miei zombie- qualcosa di orribile che accade nel mondo. E come ho detto le mie storie sono incentrate di più sugli esseri umani e le loro reazioni a questo fenomeno. Ho un punto di vista completamente diverso rispetto a questi ragazzi. Mi diverto molto a immaginare vari modi per uccidere gli zombie. E ora posso fare cose molto più ingegnose grazie alla computer grafica. (…) Ma non è questo il fulcro dei miei film, mentre mi sembra lo sia per questo film.

Brock: Sarò onesto con te, visto che tu lo sei stato con me. Ho odiato Benvenuti a Zombieland. Era un film orribile. Voglio dire, mi piace Woody Harrelson, penso sia un buon attore. Ma era come se non funzionasse per. Non saprei… eppure è stato un grande successo! Questo mi ha stupito.
Romero: Bene, lo sai perché? È una cosa sorprendente. È l’unico film di zombie che abbia davvero sbancato i botteghini. L’unico. Per questo dico che i video games hanno reso le convenzioni sugli zombie più popolari dei film. (…) Questo un po’ mi disturba, perché ora gli zombie possono essere qualsiasi cosa. Questi non sono i miei zombie, come sai. I miei continueranno a trascinarsi e a muoversi lenti come la morte. Forse tornerò con un ultimo film su di loro.

Brock: Pensi di aver realizzato tutto quello che ti proponevi da più giovane? La tua carriera ha preso delle svolte inaspettate (…), perciò pensi che la tua carriera sia così come te l’aspettavi?

Romero: Mi hai fatto una domanda difficile! (…) Sono estremamente soddisfatto. Sono stato benedetto, ho avuto molta fortuna. Mi sono accadute cose sorprendenti. Ho settant’anni e faccio ancora film e soldi, quindi come può dispiacermi questa cosa? D’altra parte, quando decidi di voler fare il regista non pensi “vorrei girare dei film horror”, ma solo “vorrei girare dei film”. E sai che ci sono film nella mia testa che non girerò mai, anche se mi piacerebbe. (..) Qualcuno potrebbe dire “cos’ha quel tipo da lamentarsi?” Come accadde a Stephen King, che scrisse un paio di romanzi sui rimpianti di un romanziere di successo e tutti gli dicevano: “Cosa diavolo ha da lamentarsi?” Quindi sono sicuro che la gente direbbe la stessa cosa di me e io non mi lamento. (…) Ho avuto una vita meravigliosa e continuo ad averla. Sicuramente ci sono state delle cose che avrei voluto fare e non ho potuto (…) e probabilmente non potrò mai fare. Quindi forse quando finalmente poserò la macchina da presa, proverò seriamente a scrivere un romanzo o due…forse accadrà una cosa simile. Il fatto è che ho ancora molte speranze che potrebbero realizzarsi e penso sia questo il segreto della longevità. Lo sai, è come quando John Huston diresse il suo ultimo film su una sedia a rotelle e attaccato a un respiratore. Probabilmente farò la stessa dannata cosa!