domenica 29 dicembre 2013

L'ANIMA GOTICA: IL CINEMA

Il termine "gotico" nel cinema viene spesso associato al genere horror, eppure come tutti i film dell'orrore non possono essere considerati "gotici" (pensiamo ad esempio gli "slasher movies"), così tali atmosfere possono emergere in film non necessariamente etichettati come horror.
È pur vero che ambientazioni e tematiche goticheggianti caratterizzano i film dell'orrore ai loro esordi, se pensiamo a quello che è considerato il primo esempio di questo genere cinematografico, Le manoir du diable di Méliès (1896).
Atmosfere gotiche erano molto presenti in diverse opere dell'Espressionismo tedesco, come Il golem di Paul Wegener (1915), Il gabinetto del dottor Caligari di Robert Wiene (1920) e Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau (1922).


Tra gli anni Trenta e Quaranta, il periodo d'oro dell'horror soprattutto grazie alle produzione della Universal Pictures, ricorrono personaggi ispirati a romanzi gotici ricorrono nelle produzioni cinematografiche, come Dracula e Frankenstein, e abbondano atmosfere nebbiose, castelli in decadenza, chiaroscuri tipici della tradizione del genere, che però verranno abbandonati negli anni Cinquanta e Sessanta, fatta esclusione per la Hammer Film Productions e l'American International Pictures; la prima, con Terence Fisher, realizzerà film come La maschera di Frankenstein (1957), Dracula il vampiro (1958) e La mummia (1959), la seconda, con la regia di Roger Corman, realizzerà numerosi film ispirati ai racconti di Edgar Allan Poe.


Il gotico per la prima volta appare nel cinema italiano con I vampiri di Freda (1957) e, soprattutto, con Mario Bava che, a partire da La maschera del demonio (1960), realizzerà capolavori noti a livello internazionale, dando l'avvio a un filone di horror gotico italiano che si protrarrà fino agli anni Settanta.
A cimentarsi nel genere non saranno però solo registi noti per le loro produzioni horror come Dario Argento, ma anche Federico Fellini in Toby Dammit (episodio presente in Tre passi nel delirio, 1967), Pupi Avati (che esordisce col genere horror) e Dino Risi (Fantasma d'amore, 1981).

A livello internazionale da citare sono Rosemary's Baby di R. Polanski (1968), Nosferatu, il principe della notte di W. Herzog (1979) e Miriam si sveglia a mezzanotte (1983) di Tony Scott.
Atmosfere gotiche ricorrono anche nel controverso regista Ken Russell, che ne omaggiò le atmosfere con Gothic (1986).

A partire dagli anni Novanta, Tim Burton viene considerato il regista gotico per eccellenza, con opere come Edward mani di forbice (1990), Il mistero di Sleepy Hollow (1999), La sposa cadavere (2005), Sweeney Todd (2008) e Dark Shadows (2012).
Film cult per il movimento dark sarà inoltre Il corvo di A. Proyas (1994), mentre campione d'incassi sarà Intervista col vampiro di Neil Jordan (1994), tratto dal romanzo di Anne Rice.


Da segnalare infine l'interessante filone spagnolo che, a partire dal capolavoro di Guillermo Del Toro, Il labirinto del fauno (2006), riprenderà e innoverà le atmosfere gotiche, unendo le problematiche contemporanee e realistiche a mondi onirici e perturbanti.



29 DICEMBRE: AUGURI A BARBARA STEELE


Auguri a Barbara Steele, una delle più note dive del cinema horror-gotico.
Nata nel 1938 a a Birkenhead, in Inghilterra, inizialmente voleva dedicarsi alla carriera di pittrice,  si avventura nel cinema nel 1958 con Uno straniero a Cambridge, dopo un'esperienza teatrale.
La fama arriva poco dopo quando Mario Bava la sceglie per interpretare un doppio ruolo nel film La maschera del demonio. Una performance che non passa inosservata, infatti Roger Corman la vuole per un ruolo rilevante nel film Il pozzo e il pendolo (1961) in cui recita di fianco a Vincent Price.
Dopo questa breve parentesi statunitense, la Steele torna in Italia dove viene diretta anche da Federico Fellini in.
Ma si tratta solo di una breve parentesi; la sua carriera infatti prosegue soprattutto nel cinema horror italiano dove, diretta dai principali registi di questo genere cinematografico, interpreta una serie di film che ne hanno fatto un'icona per gli appassionati dell'horror movie. Tra le interpretazioni di questo periodo, L'orribile segreto del dr. Hichcock (1962) e Lo spettro (1963) di Riccardo Freda, Danza macabra e I lunghi capelli della morte, entrambi del 1964 ed entrambi diretti da Antonio Margheriti.
Nel 1969, abbandona il cinema e sposa lo sceneggiatore statunitense James Poe da cui nell'agosto 1971 ha un figlio.
Nel 1974 torna sul set in Femmine in gabbia di Jonathan Demme. Seguono Il demone sotto la pelle (1975) di David Cronenberg e Piranha (1978) di Joe Dante.
Nel 1980, dopo la morte del marito, dal quale aveva divorziato nel 1978, si ritira nuovamente dagli schermi per dedicarsi alla produzione (soprattutto televisiva) non senza concedersi di tanto in tanto qualche apparizione in una fiction televisiva o in qualche pellicola cinematografica fino a The Prophet (1999).


sabato 28 dicembre 2013

28 DICEMBRE 1888: NASCE FRIEDRICH WILHELM MURNAU


Friedrich Wilhelm Murnau, regista cinematografico tedesco, nasce come Friedrich Wilhelm Plumpe a Bielefeld il 28 dicembre 1888. Inizialmente attore, si affermò come uno dei più noti registi della storia del cinema a partire da Nosferatu ‒ Eine Symphonie des Grauens (1922). Affrontò diversi generi e ottenne tre premi Oscar con Aurora (1927)..
Nato in una ricca famiglia di industriali tessili dove la madre sosteneva gli interessi artistici del figlio, nel 1907 conseguì la maturità a Kassel, iniziando poi, senza concluderli, studi di filosofia a Berlino. Probabilmente già dal 1909 assunse il nome d'arte di Murnau, dall'omonima cittadina della Bassa Baviera in cui si era recato in viaggio con l'amico H. Ehrenbaum-Degele. Tornato a Berlino, nel primo dopoguerra consumò in fretta l'apprendistato nel cinema: girato un primo film, Der Knabe in Blau, noto anche come Der Todesmaragd (1919, perduto), ispirato al quadro di Th. Gainsborough Blue boy e a The picture of Dorian Gray di O. Wilde, nel successivo Satanas (1920; Lucifero, anch'esso perduto), film in tre episodi con supervisione artistica e sceneggiatura di Robert Wiene, ebbe modo di lavorare con l'attore Conrad Veidt e il direttore della fotografia Karl Freund, con i quali a lungo avrebbe collaborato. Altro decisivo incontro fu quello, in Der Bucklige und die Tänzerin (1920, perduto), con Carl Mayer cui si deve la sceneggiatura della sua prima opera importante conservata: Der Gang in die Nacht (1921). Preceduto da Schloss Vogelöd (1921), altro film sceneggiato da Mayer che conferma la già piena maturità artistica del regista, Nosferatu, sceneggiato da Henrik Galeen, si impose come un capolavoro di fantasy, rafforzata dall'alone di leggenda dal quale fu circondata la sua realizzazione, in cui sono ravvisabili elementi riconducibili all'Espressionismo. Per Nosferatu Murnau venne perseguito e condannato per plagio del racconto di Bram Stoker e i negativi del film furono distrutti. Queste due opere iniziarono, insieme ad alcuni grandi Heimatfilme ante litteram scritti da Thea von Harbou ‒ Der brennende Acker (1922; Il campo del diavolo), Phantom (1922; Il fantasma, dal romanzo di G. Hauptmann) o il perduto Die Austreibung (1923, dal romanzo di C. Hauptmann) ‒, un'acuta riflessione sulla dissoluzione del mondo borghese e contadino operata tramite agenti endogeni, di natura psicoanalitica, o sovrannaturali (il vampiro, il fantasma). Dopo la parentesi giocosa costituita dalla commedia Die Finanzen des Grossherzogs (1924; Le finanze del granduca), Murnau esplorò anche il Kammerspielfilm, in quello che molti considerano il suo capolavoro, ossia Der letzte Mann, sceneggiato da C. Mayer. Prima di separarsi da Erich Pommer e dall'UFA e trasferirsi a Hollywood, all'apice della carriera, realizzò ancora due opere di squisita fattura letteraria: Tartüff (1925; Tartufo) da Molière e Faust ‒ Eine deutsche Volkssage (1926; Faust) da W. Goethe. Sotto contratto per quattro anni alla Fox Film Corporation, girò Sunrise, da Die Reise nach Tilsit di H. Sudermann, sceneggiato da C. Mayer (poi rifatto nel 1939 da Veit Harlan in Die Reise nach Tilsit, Verso l'amore), che prosegue la pessimistica Weltanschauung dell'autore narrando in un sublime e astratto melodramma le vicende simboliche di un uomo scisso tra due donne, tra città e campagna, tra Zivilisation e Kultur. I lavori successivi, invece, risultano appannati dalle pesanti ingerenze della produzione che segnarono, irreversibilmente, la distanza tra il filmmaker e il modo di produzione hollywoodiano: a Four devils (1929; I quattro diavoli, perduto) venne aggiunto un happy end posticcio, mentre gli fu impedito di completare la versione sonorizzata di Our daily bread, inizialmente concepito muto e uscito con il titolo di City girl (1930; Il nostro pane quotidiano). A disagio nella macchina industriale hollywoodiana e seguendo una sua massima ("cerco, attraverso ciascuno dei miei film, di scoprire un nuovo territorio artistico e di trovare nuove forme di espressione poetiche"), Murnau progettò allora una produzione indipendente con il grande documentarista Robert J. Flaherty, Tabu (1931; Tabù): a Tahiti però, il film venne realizzato, per divergenze stilistiche, dal solo regista tedesco, e fu il suo ultimo capolavoro. L'11 marzo 1931, una settimana prima dell'uscita newyorkese del film Murnau si spense in una clinica di Santa Barbara, in seguito a un incidente d'auto.



venerdì 27 dicembre 2013

27 DICEMBRE: AUGURI A GASPAR NOÉ


Auguri a Gaspar Noé, regista e sceneggiatore argentino, nato il 27 dicembre 1963.
Figlio di un'artista e intellettuale argentino, Luis Felipe Noé, laureato all'università Louis Lumière e docente di cinematografia all'European Graduate School di Saas-Fee, Svizzera. I suoi film più noti sono Seul contre tous (I Stand Alone), Irréversible e Enter the Void.
Fonte d'ispirazione per Noé sono i film di Stanley Kubrick, a cui spesso rende omaggio nelle sue opere, inoltre tra i suoi punti di riferimento cita anche il film Angst di Gerald Kargl.
Il suo stile viene spesso associato al filone cinematografico che si occupa del corpo anche in modo estremo, spesso difficilmente decifrabile, con l'analisi della sessualità violenta e un senso di disperazione e nichilismo sociale.



giovedì 26 dicembre 2013

26 DICEMBRE 1716: NASCE THOMAS GRAY


Thomas Gray, poeta inglese appartenente alla Scuola cimiteriale, nacque a Londra il 26 dicembre 1716  e visse con la madre dopo che questa lasciò il violento marito. Studiò all'Eton College, e diventò studente prima a Peterhouse e successivamente al Pembroke College di Cambridge. Durante i suoi studi fece la conoscenza di Horace Walpole, che accompagnò durante il suo viaggio formativo
in Europa. Tale viaggio era una consuetudine per i figli di famiglie benestanti per completare la loro educazione.
Gray passò la maggior parte della sua vita come studioso a Cambridge e solo molto più tardi, continuò a viaggiare.
Nonostante fosse uno dei poeti meno produttivi (tutte le sue opere pubblicate durante la sua vita non raggiungono nemmeno le 1000 righe), è stato, assieme a William Collins, la figura predominante
della metà del XVIII secolo. Nel 1757, gli fu offerto il titolo di poeta laureato che però rifiutò. Nel 1768 egli succedette a Lawrence Brockett come Professore Regio di Storia a Cambridge, occupazione che non richiedeva una grande responsabilità. Morì a Cambridge il 30 luglio 1771.

"Elegia scritta in un cimitero campestre"
Il componimento più celebre di Gray, "Elegia scritta in un cimitero campestre" (Elegy Written in a Country
Churchyard composta nel 1751 probabilmente nel cimitero di Stoke Poges, è diventata un'importante parte del patrimonio letterario inglese. Ancor oggi è una delle poesie più citate della lingua inglese. Si dice che prima della battaglia sulla piana di Abraham, il generale inglese James Wolfe recitò questa poesia ai suoi soldati, aggiungendo "Signori, avrei preferito scrivere questa poesia che conquistare il Quebec domani".
Gray è riuscito a fondere forme tradizionali e dizione poetica con nuovi argomenti e modi d'espressione, diventando uno dei precursori del revival romantico.
L'Elegia fu subito notata per la sua bellezza ed i poeti della scuola cimiteriale furono così chiamati per i loro
componimenti, scritti sulla base della poesia di Gray.

Ut quimus, aiunt; quando, ut volumus, non licet.
Ter. Andr.

E L E G I A

SCRITTA

IN UN

CIMITERO CAMPESTRE.



Segna la squilla il dì, che già vien manco;
Mugghia l’armento, e via lento erra e sgombra;
Torna a casa il bifolco inchino e stanco,
4Et a me lascia il mondo e a la fosc’ombra.

Già fugge il piano al guardo, e gli s’invola,
E de l’aere un silenzio alto s’indonna,
Fuor’ve lo scarabon ronzando vola,
8E un cupo tintinnir gli ovili assonna;

E d’erma torre il gufo ognor pensoso
Si duole, al raggio de la luna amico,
Di chi, girando il suo ricetto ombroso,
12Gli turba il regno solitario antico.

Di que’ duri olmi a l’ombra, e di quel tasso,
Ve s’alzan molte polverose glebe,
Dorme per sempre, in loco angusto e basso,
16De la villa la rozza antica plebe.

L’aura soave del nascente giorno,
Di rondine il garrir su rozzo tetto,
Del gallo il canto, o il rauco suon del corno
20Più non gli desterà da l’umil letto.

Per lor non più arde il foco, o attenta madre
A le sue cure vespertine attende:
La balba famigliuola in grembo al padre
24Non repe, e baci invidiati prende.

Spesso a la falce lor cesse il ricolto,
Spesso domar le dure zolle i ferri.
Come lieti lor tiro al campo han volto!
28Com’ piegar sotto a’ gravi colpi i cerri!

Non beffi l’opre lor fasto superbo,
L’oscura sorte, i rustici diletti,
E non ascolti con sorriso acerbo
32De’ poverelli i brevi annali e schietti.

Qual per sangue, e real pompa s’onora,
Quanto mai l’or, quanto beltà dar possa,
L’istessa aspetta inevitabil’ora.
36Anco la via d’onor guida a la fossa.

Nè tu sprezzar, o altier, cotesta tomba,
Se non orna trofeo l’ossa sepolte,
Nè bell’inno di lode alto rimbomba
40Per lunghe logge, e istoriate volte.

Puote forse opra di scarpello arguto
Richiamar l’alma a la sua spoglia ignuda?
O può canto eccitare il cener muto,
44E allettar morte inesorabil cruda?

Forse in questo negletto angolo alberga
Spirto già pieno d’un ardor celeste;
O man degna che tratti real verga,
48E vocal cetra a nobil canto deste.

Ma lor Sofìa non svolse il gran volume,
Che ’l tempo di sue spoglie ornò e distinse.
Tarpò al bell’estro povertà le piume,
52E ’l corso a l’alme con suo gelo strinse.


Chiare vie più che bel raggio sereno
Chiude il mar gemme entro a’ suoi cupi orrori;
E non veduti fior tingono il seno,
56E per solingo ciel spargon gli odori.

Forse un rustico Ambdèno ha qui l’avello,
Che al tiran de’ suoi campi oppose il petto,
Un oscuro Miltone, od un Cromuello,
60Non mai del sangue de la Patria infetto.

Tener grave Senato intento e fiso,
Di duolo e danni non temer minaccia,
Sparger su regni con la copia il riso,
64E la sua vita altrui leggere in faccia,

Vietò lor sorte: pur se non concede
Che virtù emerga, fa che ’l vizio langue.
Quindi nessun la via chiuse a mercede,
68Empio, nè al trono unqua nuotò pel sangue.

Nessun di coscienza il verme rio
Compresse, o spense un candido rossore;
Nè incensi al lutto, e a la superbia offrio,
72Arsi a la fiamma de le sacre Suore.

Lunge dal popolar tumulto insano
Non mai torsero il piè dal dritto calle,
Seguendo il corso lor tranquillo e piano,
76Per l’erma de la vita opaca valle.

Pur a difender da villano insulto
Quest’ossa, eretto alcun sasso vicino,
D’incolte rime, e rozze forme sculto,
80Qualche sospir richiede al peregrino.

I nomi e gli anni, senza studio ed arte,
Di carmi in vece, indotta man vi segna,
E con sacre sentenze intorno sparte,
84Al buon cultore di morire insegna.

Chi mai chi de l’oblio nel fosco velo
Questa affannosa amabil vita avvolse,
E lasciò le contrade alme del cielo,
88Nè un sospiroso sguardo indietro volse?

Posa, spirando, in grembo amico e fido
L’alma, e chiede di pianto alcuna stilla.
Da la tomba anco alza natura il grido,
92E sotto il cener freddo amor sfavilla.

Ma se di te, che in semplice favella
Narri storia di gente oscura umìle,
Fia che brami saper qualche novella
96Quà giunto a forte spirto ermo e gentile;

Spesso, forse dirà Pastor canuto,
La rugiada crollar giù da l’erbetta,
Frettoloso in su l’alba i’ l’ho veduto,
100Per incontrare il Sol su l’alta vetta.

Sotto quell’ondeggiante antico faggio,
Che radici ha bizzarre e sì profonde,
Prosteso e lento, al più cocente raggio,
104Fiso ascoltava il mormorar de l’onde.

Ora ridente di schernevol riso
Movea presso quel bosco il passo errante,
Mormorando sue fole, or mesto in viso,
108O pien di cure, o disperato amante.

Una mattina in su l’usato monte
Io più nol vidi al caro arbore appresso:
Venne poi l’altra, e pur in quella al fonte
112Non si mostrò, nè al poggio, o al bosco istesso.

La terza al fin con lenta pompa e tetra
Portar si vide al tempio: or t’avvicina,
E leggi tu, che ’l fai, scolpito in pietra
116Lo scritto, sotto quell’antica spina.

Giovane a fama ignoto et a fortuna
Qui vien che in grembo de la terra dorma.
Sofìa non isdegnò sua bassa cuna,
120E tristezza il segnò de la sua forma.

Sincero era il suo cuore, e di pietate
(E dal ciel n’ebbe ampia mercede) ardea.
Un sospir, quanto avea, diè a povertate,
124E un amico impetrò, quanto chiedea.

Più oltre non cercar, nè d’ir scoprendo
Ti studia le sue buone, o le triste opre.
Fra la speme e ’l timor, nel sen tremendo
128Di Dio si stanno, e denso vel le cuopre.

martedì 24 dicembre 2013

24 DICEMBRE 1910: NASCE FRITZ LEIBER


Fritz Reuter Leiber Jr., scrittore statunitense di fantasy, fantascienza e horror, nacque a Chicago, il 24 dicembre 1910.
Figlio di due attori shakespeareani, Fritz Reuter Leiber Sr., famoso a teatro e a Hollywood dal 1916 fino alla sua morte, e Virginia Bronson, Leiber è sempre stato affascinato dal teatro e ha descritto compagnie shakespeareane itineranti in storie quali Non è grande magia e Quattro spettri in Amleto (Four Ghosts in Hamlet, 1964), e ha ideato un personaggio di attore/produttore come protagonista del romanzo Il fantasma del Texas.
Molte delle opere migliori di Leiber sono racconti, specialmente horror. Per storie come il racconto La ragazza dagli occhi famelici e il romanzo Scacco al tempo, è considerato uno dei precursori del moderno genere dell'horror urbano.
Nel suo primo romanzo, Ombre del male o La congiura delle mogli, un professore di college scopre che sua moglie (e tutte le altre donne) usano regolarmente la magia l'una contro l'altra e sui loro mariti. Il
romanzo ha avuto tre trasposizioni cinematografiche.
Fra le opere più famose di Leiber ci sono le storie di Fafhrd e il Gray Mouser, scritte in un arco di cinquant'anni. La prima di queste, Two Sought Adventure, apparve sulla rivista Unknown nel 1939. I protagonisti di queste storie sono un'improbabile coppia di eroi, Fafhrd e il Gray Mouser, le cui avventure si svolgono principalmente dentro nella suggestiva città di Lankhmar e dintorni (Fafhrd è ispirato allo stesso Leiber e il Mouser al suo amico Harry Fischer).
Queste storie furono le progenitrici di molti degli elementi tipici del genere sword and sorcery, espressione coniata dallo stesso Leiber. Esse sono anche uniche fra le opere del genere in quanto nel corso delle storie i due eroi maturano, si assumono delle responsabilità e infine abbandonano la vita di avventurieri per sposarsi e mettere la testa a posto.
Leiber sposò Jonquil Stephens il 16 gennaio 1936, e il loro figlio Justin Fritz Leiber nacque nel 1938. La morte di Jonquil nel 1969 spinse lo scrittore all'alcolismo per tre anni, ma poi ritornò alla sua vecchia forma con un romanzo fantasy ambientato nella San Francisco dei giorni nostri, Nostra Signora delle Tenebre, pubblicata a puntate nella Fantasy and Science Fiction Review come The Pale Brown Thing, nella quale le città sono il terreno di coltura di un nuovo tipo di elementali evocabili con l'oscura arte del megapolicromansia. Il racconto sui mondi paralleli L'ingegner Dolf  aggiunse altri premi Nebula e Hugo alla sua collezione.
Leiber è stato pesantemente ispirato da Howard Phillips Lovecraft e Robert Graves nelle prime due decadi della sua carriera. A partire dalla fine degli anni cinquanta fu sempre più influenzato dai lavori di Carl Gustav Jung, in particolare dai concetti di anima e ombra e spesso questi concetti sono menzionati apertamente nelle sue opere.
Negli ultimi anni della sua vita, Leiber sposò la sua seconda moglie, Margo Skinner, una giornalista e poetessa sua amica da molti anni. I fan gli hanno tributato il premio Gandalf alla Worldcon del 1975, e nel 1981 l'associazione Science Fiction and Fantasy Writers of America gli ha assegnato il Premio Grand Master.
Leiber scrisse una breve autobiografia che può essere trovata nell'antologia Luce fantasma.
Un biografia critica, Witches of the Mind, è stata pubblicata dalla casa editrice Necronomicon Press. Egli recitò inoltre in alcuni film, una volta con il padre ne Il gobbo di Notre Dame (1939).

Un vero cultore della fantascienza dev'essere un po' pazzo e, al tempo stesso, sano di mente, sognatore ma scettico, idealista eppure ostinato. George Mercer tendeva verso la prima qualità di queste tre coppie di aggettivi, quindi rimase vittima dell'imbroglio architettato da Dave Kantarian. (Segno di gratitudine)

La signorina Millick si chiedeva che cosa diavolo fosse successo al signor Wran. Continuava a fare stranissimi discorsi durante la dettatura. Proprio quella mattina si era girato di scatto e aveva chiesto: «Avete mai visto un fantasma, signorina Millick?». E lei aveva riso nervosamente e replicato: «Quando ero bambina e dormivo in solaio, vedevo sempre una cosa bianca e gemente uscire dall'armadio. Ovviamente era solo la mia fantasia. Avevo paura di molte cose allora.» Ed egli aveva detto: «Non intendevo quel tipo di fantasmi, ma i fantasmi del mondo di oggi, con la fuliggine delle fabbriche sulla faccia e il frastuono delle macchine nell'anima. (Fantasma di fumo)

24 dicembre 1881: Nasce Juan Ramón Jiménez


Juan Ramón Jiménez  (Moguer, 24 dicembre 1881 – San Juan, 29 maggio 1958)  è stato un poeta spagnolo. Premio Nobel per la letteratura nel 1956, è stato uno dei più importanti intellettuali della generazione del ’98.
Juan Ramón nacque la vigilia  del Natale del 1881 a Moguer, nella provincia andalusa di Huelva. Dopo i primi studi compiuti a Moguer, a undici anni fu messo nel collegio dei Gesuiti di Puerto Santa Maria, vicino a Cadice. Là avvertì le prime tristezze, provocate dalla lontananza dalla famiglia e appena alleviate dai ritorni estivi a Moguer. Conclusi gli studi secondari nel giugno del 1896, Jiménez si iscrisse, per volontà del padre, nella Facoltà di diritto dell'Università di Siviglia, ma non concluse gli studi, poiché la sua aspirazione è volta all'arte, ama la pittura e la letteratura.
In questo periodo inizia la sua attività poetica con i versi inviati alle riviste e il viaggio nel 1900 a Madrid dove fa la conoscenza di Francisco Villaespesa, che lo introduce nel gruppo di letterati (Salvador Rueda, Jacinto Buenavente, Valle-Inclàn) che fanno circolo intorno a Rubén Dàrio, la cui poesia influenzerà successivamente Jiménez, e saranno costoro che lo aiuteranno a trovare i titoli per i suoi primi libri, Ninfeas e Almas de violeta. Sempre nel 1900 il poeta ritorna a Mouger dove la morte del padre acuisce la sua paura nevrotica per la morte e le malattie. Tra il 1900 e il 1904 la depressione lo costringe a trascorrere lunghi periodi in una clinica ad Arcachon, vicino a Bordeaux e da qui compie viaggi in Svizzera e in Italia e si dà alla lettura dei poeti simbolisti. In Francia Jiménez si era avvicinato alla poesia di Mallarmé, Rimbaud, Laforgue, Baudelaire ed era entrato in contatto con i poeti del Mercure e con Jammes. Nel 1902 pubblica Rimas e fa la conoscenza di Pio Baroja, dei fratelli Antonio e Manuel Machado e di Miguel de Unamuno. Nel 1903 appare Arias tristes e vanno formandosi Jardinés lejanos e Pastorales. Nello stesso anno fonda, insieme a Martìnez Sierra e a Ramon Pérez de Ayala, la rivista Helios, aperta alle grandi correnti letterarie europee. Dal 1905 al 1912 Jiménez risiede isolato a Moguer, scrive intensamente e incontra l'asinello Platero, che, diventato personaggio della sua poesia, lo accompagnerà per sempre e stringe amicizia con il pittore Sorolla. Ritorna a Madrid per tre anni, fino al 1915, coltivando l'amicizia con Unamuno, Machado, Ortega y Gasset   e i più giovani Garcia Lorca, Alberti e Dalì. Nel 1916 si imbarca per New York per sposare Zenobia Camprubì Aymar, conosciuta a Madrid tre anni prima e con la quale aveva lavorato alla traduzione dall'inglese dei testi di Rabindranath Tagore, scrivendo anche la prefazione per il libro pubblicato nel 1915. In quello stesso anno, così decisivo per la sua vita e la sua poesia, egli scrive Estio e durante il viaggio per New York, in nave, scriverà Diario de un poeta reciencasado.
Poco dopo la guerra civile spagnola il poeta insieme alla moglie lascia la sua patria per gli Stati Uniti: qui cerca invano di spingere il governo ad intervenire per riportare la pace in Spagna. Trascorre un breve periodo a Porto Rico, quindi si stabilisce con la moglie all'Avana. Nel 1946 è colpito da una grave depressione. Di esilio in esilio il destino lo spinge di nuovo a  Porto Rico dove egli insegna all'università, ma nel 1956 lo accoglieranno gli avvenimenti ultimi della sua vita, la morte della moglie Zenobia, avvenuta tre giorni dopo aver ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura e infine, nel 1958, la morte.

Per amarti.

Per amarti, ho ceduto
il mio cuore al destino.
Non potrai più liberarti
non potrò più liberarmi!
dal destino dell'amore!

Non lo penso, non lo senti;
io e tu siamo tu ed io,
come il mare e come il cielo
sono cielo e mare, senza amore

Come la brezza, mi ricordi
il vento
come il ruscello, mi ricordi
il mare
come la vita, mi ricordi
il cielo;
come la morte, mi ricordi
la terra.

domenica 22 dicembre 2013

22 DICEMBRE 1908: NASCE GIACOMO MANZÙ


Giacomo Manzoni (Manzù in dialetto bergamasco) nasce a Bergamo il 22 dicembre da un'umile quanto numerosa famiglia.
Le difficoltà economiche spingono il padre, calzolaio e sagrestano nel convento di San Benedetto, a interrompere gli studi del ragazzo, prima ancora di terminare le scuole elementari, per farlo dedicare ad un lavoro e poter cosi contribuire al sostentamento familiare.
Ad appena undici anni, comincia a lavorare presso l'intagliatore e doratore Dossena, dove emergono subito le sue doti nel plasmare la materia.
In questi anni si dedica al disegno e alla modellazione di sculture aventi come soggetto gli animali.
Nel 1921 si iscrive alla scuola serale di plastica decorativa Fantoni, a Bergamo.
A diciannove anni parte alla volta di Verona per svolgere il servizio militare. Qui ha modo di ammirare i gessi dell'Accademia Cicognini e soprattutto le porte di bronzo di San Zeno Maggiore.
Inizia in questo modo il percorso artistico di Manzù, che certo della sua vocazione, decide di lasciare il lavoro di bottega per dedicarsi totalmente, da autodidatta, alla scultura.
Nel 1929 intraprende il primo viaggio a Parigi. Manzù, come molti artisti a lui contemporanei, è attratto dalle esperienze artistiche sviluppatesi in Francia nel XIX secolo, ma non manca di volgere uno sguardo anche ai moti di avanguardia dei primi del Novecento maturati nella capitale francese. Rimpatriato in Italia, dopo essere stato trovato privo di forze, a causa del digiuno forzato, nel 1930 si stabilisce a Milano.
Nel capoluogo lombardo Manzù si trova in un ambiente influenzato dalle novità apportate da Carlo Carrà, teorico della rinascita di un'arte sacra moderna.
Partecipa alla mostra collettiva della Galleria del Milione, insieme a Sassu, Pancheri, Strada e Occhetti. Nell'ambiente milanese lo scultore trova i contatti per ricevere la sua prima commissione: la decorazione di una cappella dell'Università Cattolica.
Nel 1932 prende parte ad un'altra mostra alla Galleria del Milione con Birolli, Cortese, Grosso, Sassu e Tomea.
In seguito all'interessamento di Piero Bargellini, nel 1932 inizia a collaborare con la rivista fiorentina "Il Frontespizio", nelle cui pagine figurano numerosi suoi disegni.
Nel 1933 è presente alla V Triennale Internazionale di Arti Decorative, a Milano,  e ha luogo la prima mostra collettiva a lui dedicata, presso l'Hotel Milano di Selvino, in provincia di Bergamo, nel cui catalogo appare la presentazione di Piero Bargellini.
Nel 1934, durante una visita alla Basilica di San Pietro in Vaticano, rimane fortemente suggestionato dalla figura del Papa seduto tra due cardinali, che, lo porterà a sviluppare il celebre tema dei "cardinali", presente fino alla fine nella sua produzione.
Espone alla Galleria delle Tre Arti, a Milano, insieme a Grosso e Sassu. Nello stesso anno Manzù si dedica all'illustrazione di libri.
Nel periodo compreso fra il 1934 e 1935, avviene un notevole cambiamento nello stile dell'artista. Prendendo come riferimento le cere di Medardo Rosso, Manzù si discosta dalle tematiche precedentemente adottate e si concentra su una serie di ritratti femminili, per lo più cere e bronzi, osservando meticolosamente gli effetti espressivi e luministici. La fama dello scultore bergamasco inizia ad affermarsi in maniera prorompente negli ambienti artistici, come testimoniano le autorevoli mostre, in cui compare il suo nome, che culminano con la personale, a lui dedicata nel 1937, presso la Galleria della Cometa a Roma, presentata in catalogo da un testo di Carlo Carrà. Da questo momento le opere di Manzù sono esposte nelle mostre più prestigiose a Milano, Parigi e New York.
Nel 1938 gli viene riservata una Sala Personale alla XXI Biennale di Venezia, ottenendo ampi consensi dalla stampa.
Nel 1939 gli viene assegnato il Premio Savini per le Arti e ottiene un riconoscimento con la partecipazione alla III Quadriennale di Roma, dove espone la prima fusione in bronzo del Cardinale ed il David. In questa occasione il suo talento viene notato da Cesare Brandi con il quale si consoliderà uno stretto legame. Nello stesso anno partecipa alla mostra di "Corrente", a Milano, con Aligi Sassu e Renato Birolli.
Nel 1940 diventa titolare cattedra di scultura dell'Accademia Albertina di Torino, e dell'Accademia di Brera di Milano, in ques'ultima insegnano anche Marino Marini, Carlo Carrà e Felice Casorati.
A causa della guerra, nel 1942, lascia l'insegnamento a Torino e si rifugia con la famiglia a Clusone, in provincia di Bergamo. Illustra le poesie di Giuseppe Ungaretti, nel volume Erbe, e realizza le acqueforti per le Georgiche di Virgilio, pubblicate per la prima volta nel 1947.
Nel 1943 partecipa ad una mostra alla Galleria dello Zodiaco, con Mario Mafai, con la presentazione di Alberto Moravia.
Alla IV Quadriennale di Roma si aggiudica il "Gran Premio" con il Ritratto di Francesca Blanc.
Per ordine dei tedeschi, nel 1944 lascia Clusone e si rifugia Bergamo dove si dedica ad una serie di disegni, che saranno pubblicati nel 1948 con una presentazione di Giulio Carlo Argan.
Nel 1946 avviene l'incontro con Alice Lampugnani che diventerà la protagonista di una serie di disegni e sculture culminanti nel celeberrimo Grande Ritratto di Signora.
Nel 1947 si inaugura, a Palazzo Reale, a Milano, la prima grande antologica dedicata a Giacomo Manzù. Nel catalogo, con la presentazione di Lionello Venturi, una dedica di Manzù "alla memoria dei tre grandi scultori scomparsi recentemente: Ernesto De Fiori, Charles Despiau, Aristide Maillol", che delucida chiaramente in merito ai punti di riferimento artistici dello scultore.
Lo stesso anno Manzù decide di partecipare al concorso, indetto dal Vaticano, per la realizzazione di una porta della Basilica di San Pietro.
Nel 1948 partecipa alla XXIV Biennale di Venezia e vince il "Premio della Scultura" ex aequo con Henry Moore. Viene ammesso al concorso di secondo grado per la realizzazione della Porta di San Pietro.
Negli anni che seguono, Manzù dedica la maggior parte del tempo allo studio dei bozzetti per la porta vaticana, fin quando, nel gennaio del 1952,  riceve la commissione ufficiale per la Porta di San Pietro che avrà per tema il "Trionfo dei Santi e dei Martiri della Chiesa".
Nel 1954 realizza delle litografie per illustrare il libro di Salvatore Quasimodo Il falso e vero verde. Nello stesso anno si dimette dalla Cattedra di Scultura di Brera per il rifiuto, del Ministero della Pubblica Istruzione, di accettare il suo progetto di riforma delle Accademie di Belle Arti. Accetta dunque l'incarico di insegnare scultura alla International Sommerakademie di Salisburgo, dove conosce Oskar Kokoschka, titolare della cattedra di pittura. Qui incontra anche Inge Schabel, ballerina dell'Opera e modella dei corsi dell'Accademia, che diventerà sua moglie e unica musa ispiratrice.
Viene nominato membro dell'Acadèmie Royal de Belgique.
Nel 1955 gli viene commissionato l'incarico di eseguire la Porta centrale del Duomo di Salisburgo, seguendo il tema dell'amore.
Sono questi gli anni che vedono il nome di Manzù circolare a livello internazionale: viene insignito dei premi più importanti e richiesto nelle mostre di tutto il mondo, recensite dai più noti critici d'arte. Partecipa alla III Biennale di Arte Plastica all'aperto di Anversa e alla VII Quadriennale d'Arte di Roma, dove si aggiudica il premio per la scultura.
Nel 1961 viene autorizzato, da Papa Giovanni XXIII, a modificare il tema originario della Porta di San Pietro ne La Porta della Morte.
Nel 1965 gli viene commissionata l'importante realizzazione della porta di bronzo per la Chiesa di St. Laurenz a Rotterdam, che, essendogli lasciata la piena libertà nell'argomento da trattare, dedica al tema della pace e della guerra. Il tema della pace ricorre anche nel rilievo per il Rockefeller Center, nel simbolo della madre con bambino.
Sempre in nome della pace, nel 1966 gli viene conferito il "Premio Lenin" che Manzù devolve a favore delle vittime della guerra del Vietnam. In questa occasione l'Accademia delle Arti di Mosca e di Leningrado dedica all'artista una mostra personale presentata in catalogo da Salvatore Quasimodo.
In questi anni sono innumerevoli le mostre dedicate a Manzù in tutto il mondo e i riconoscimenti del suo talento straordinario: dalla mostra all'Hannover Gallery di Londra, alla Galleria Paul Rosenberg di New York nello stesso anno, a quelle di Tokio, Praga, Salisburgo.
Nel 1969 apre il suo museo, la "Raccolta Amici di Manzù", ad Ardea, un'esposizione permanente di oltre quattrocento sue opere, tra sculture e opere grafiche.
Nel 1971, in seguito alla scomparsa di Stravinskij, viene chiesto a Manzù di progettare la tomba del maestro nel cimitero di Venezia.
A coronamento delle rassegne dedicate a Manzù, che proliferano per tutti gli anni Ottanta, nel 1989 viene donata alle Nazioni Unite a New York, dallo Stato Italiano, l'ultima opera monumentale di Manzù, alta sei metri, Inno alla Vita (Madre con Bambino).
Il 17 gennaio 1991 Giacomo Manzù si spegne, all'età di ottantatre anni. Il suo corpo inizialmente viene deposto nel Cimitero Monumentale del Verano per essere poi traslato, l'anno successivo, alla Raccolta Manzù di Ardea.






sabato 21 dicembre 2013

21 DICEMBRE: AUGURI A ERALDO BALDINI


Auguri a Eraldo Baldini, scrittore, sceneggiatore e autore di testi teatrali.
Ha iniziato a dedicarsi alla narrativa dalla fine degli anni ottanta, dopo essersi specializzato in antropologia culturale ed etnografia ed avere scritto diversi saggi in quei campi. Da anni infatti cura e pubblica la raccolta di tutte le fiabe della Romagna. La sua prima produzione a carattere mystery è la raccolta di racconti Nella nebbia pubblicata dallo stesso editore degli studi sul folklore romagnolo; nel 1991 Baldini vince il Mystfest di Cattolica con il racconto Re di Carnevale. Per la sua narrativa viene coniato il termine di «gotico rurale» perché Baldini è riuscito a trasportare un genere tipicamente anglosassone e (negli autori moderni) tipicamente cittadino, nei panorami familiari della campagna romagnola.
Oltre ad essere un romanziere affermato in Italia e all'estero, Eraldo Baldini è anche sceneggiatore, autore teatrale e organizzatore di eventi culturali. Nei giorni 14 e 15 aprile 2009 venne trasmessa su Rai Uno la fiction Mal'aria, tratta dall'omonimo romanzo.
Impegnato politicamente a sinistra, è stato assessore al comune di Russi, il suo paese natale.



21 DICEMBRE: NASCE GIUSEPPE PITRÈ


Giuseppe Pitrè, scrittore, letterato e antropologo, nasce a Palermo il 21 dicembre 1841.
È noto principalmente per il suo lavoro nell'ambito del folclore regionale. Fu il più importante raccoglitore e studioso di tradizioni popolari Siciliane.
Giuseppe Pitrè, nella seconda metà dell'Ottocento, ha tracciato la via ad altri come Salvatore Salomone Marino ed è stato d'ispirazione sia a Luigi Capuana, che nel suo repertorio trovò materiale per le proprie fiabe, sia a Giovanni Verga, che si ispirò a lui per le "tinte schiette" e le
particolari usanze del suo mondo di umili e perfino per argomenti specifici d'alcune novelle come Guerra di Santi.
Proveniva da una famiglia umile (il padre, marinaio, era morto di febbre gialla a New Orleans). Divenne medico di professione e venne così a contatto con i ceti più umili e col mondo dei marinai e dei contadini. Tra di essi, spinto dalla passione per gli studi storici e filologici, raccolse i Canti popolari siciliani attinti anche dalla voce della madre che egli dice “era la mia Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane”, dedicandole appunto questa sua prima opera. Questo lavoro confluì poi nei due volumi tra il ‘70 e il '71 di quella Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, pubblicata in venticinque volumi fra il 1871 e il 1913.
Tale opera comprende nelle sue sezioni oltre ai canti d'amore, di protesta, legati alle stagioni e culture, giochi, proverbi, motti e scongiuri, indovinelli, fiabe, spettacoli, feste, medicina popolare, leggende, cartelli, Pasquinate, Usi nuziali e lo specchio del costume nella famiglia, nella casa, nella vita del popolo siciliano.
Collaborò proficuamente con Salvatore Salomone Marino, col quale fondò nel 1880, dirigendola fino al 1906, la più importante rivista di studi sul folclore del tempo, Archivio per lo studio delle tradizioni popolari. Intrattenne una fitta corrispondenza con studiosi di tutto il mondo. Queste lettere sono oggi conservate in una sezione del museo etnografico di Palermo.
Nel 1903 per i suoi indubbi meriti nel campo degli studi sulle tradizioni siciliane, Pitré fu nominato Presidente della Reale Accademia di Scienze e Lettere di Palermo.
Il 16 febbraio 1909 fu eletto socio dell'Accademia della Crusca.
Come sostiene il Cocchiara, l'opera del Pitrè presenta due aspetti, uno storico e l'altro poetico, rivelando un'umanità viva e vibrante per cui egli era convinto che era giunto il tempo di studiare con amore e pazienza le memorie e le tradizioni, per custodirle. Da questo nacque anche la creazione nel 1910 del Museo Etnografico, dove raccogliere tutti i materiali e gli oggetti pazientemente ricercati per la Sicilia, che oggi porta il suo nome, ed è ospitato nelle ex-stalle della palazzina cinese, all'interno del Parco della Favorita di Palermo.
Sempre nel 1910 fu chiamato ad insegnare demopsicologia (come lui era solito chiamare il folclore) all'Università di  Palermo, quando già aveva acquistato fama e apprezzamenti fra l'élite culturale del tempo. Già nel 1894 aveva, infatti, pubblicato la Bibliografia delle tradizioni popolari in Italia, intrattenendo rapporti con i più importanti studiosi specialmente della scuola toscana.
Per i suoi meriti e la sua fama fu nominato Senatore del Regno il 30 dicembre del 1914, quando anche in America venivano tradotte e pubblicate le sue opere per le Edizioni Crane, specialmente i proverbi e le fiabe.
Pitrè morì a Palermo il 10 aprile 1916.

mercoledì 18 dicembre 2013

18 DICEMBRE: NASCE ANTONIO LIGABUE


Antonio Ligabue nasce a Zurigo il 18 dicembre 1899 da Elisabetta Costa, originaria di Cencenighe Agordino, e da padre ignoto e viene registrato anagraficamente come Antonio Costa. Il 18 gennaio 1901 Bonfiglio Laccabue, emigrato in Svizzera dal comune di Gualtieri, sposa Elisabetta e il 10 marzo successivo riconosce il bambino che assume così il nome di Antonio Laccabue. Il pittore però, divenuto adulto, cambierà il cognome in Ligabue nel 1942, presumibilmente per l'odio che nutriva verso il padre da lui visto come l'uxoricida della madre Elisabetta, morta tragicamente nel 1913 insieme a tre fratelli in seguito a un'intossicazione alimentare.
Nel settembre del 1900 viene affidato agli svizzeri Johannes Valentin Göbel ed Elise Hanselmann che, a causa delle disagiate condizioni economiche e culturali, sono costretti a continui spostamenti: Ligabue rimarrà con i Göbel fino al 1919. Il carattere difficile e le difficoltà di apprendimento lo portano a cambiare scuola: prima a San Gallo, poi a Tablat e infine a Marbach da dove viene espulso nel maggio del 1915 per cattiva condotta. Si trasferisce quindi con la sua famiglia adottiva a Staad.
Tra il gennaio e l'aprile del 1917, in seguito a una violenta crisi nervosa, viene ricoverato per la prima volta in un ospedale psichiatrico a Pfäfers. Nel 1919, su denuncia della Hanselmann, viene espulso dalla Svizzera. Da Chiasso viene condotto a Gualtieri, paese d'origine di Bonfiglio Laccabue ma, non sapendo una parola d'italiano, fugge tentando di rientrare in Svizzera. Riportato al paese, vive grazie all'aiuto dell'Ospizio di mendicità Carri. Nel 1920 gli viene offerto un lavoro agli argini del Po: proprio in quel periodo inizia a dipingere. Nel 1928 incontra Renato Marino Mazzacurati che ne comprende l'arte genuina e gli insegna l'uso dei colori ad olio, guidandolo verso la piena
valorizzazione del suo talento. In quegli anni si dedica completamente alla pittura, continuando a vagare senza meta lungo il fiume Po.
Nel 1937 viene ricoverato in manicomio a Reggio Emilia per atti di autolesionismo. Nel 1941 lo scultore Andrea Mozzali lo fa dimettere dall'ospedale psichiatrico e lo ospita a casa sua a Guastalla, vicino Reggio Emilia. Durante la guerra fa da interprete alle truppe tedesche. Nel 1945, per aver percosso con una bottiglia un militare tedesco, viene internato in manicomio rimanendovi per tre anni. Nel 1948 si fa più intensa la sua attività pittorica e giornalisti, critici e mercanti d'arte iniziano a interessarsi a lui. Nel 1957 Severo Boschi, firma de Il Resto del Carlino e il noto fotoreporter Aldo Ferrari gli fanno visita a Gualtieri: ne scaturisce un servizio sul quotidiano con immagini tuttora
celebri.
Nel 1961 viene allestita la sua prima mostra personale alla Galleria La Barcaccia di Roma. Subisce un incidente in motocicletta e l'anno successivo viene colpito da paresi. Guastalla gli dedica una grande mostra antologica. Chiede di essere battezzato e cresimato: muore il 27 maggio 1965. Riposa nel cimitero di Gualtieri e sulla sua lapide viene posta la maschera funebre in bronzo realizzata da Mozzali. È denominato Al Matt (il matto) o Al tedesch (il tedesco).






18 DICEMBRE 1839: NASCE EMILIO PRAGA



Emilio Praga, scrittore, poeta, pittore e librettista italiano nasce a Gorla, il 18 dicembre 1839.
Proveniva da un'agiata famiglia industriale, e la sua condizione sociale gli permise, tra il 1857 e il 1859, di compiere numerosi viaggi in Europa, durante i quali trascorse lunghi soggiorni a Parigi e si dedicò allo studio di Baudelaire, Victor Hugo, Alfred de Musset e Heinrich Heine.
Fu nella capitale francese che iniziò a dipingere, utilizzando la tecnica
dell'acquerello.
Tornato a Milano, cominciò a frequentare gli ambienti della Scapigliatura, divenendone uno dei maggiori esponenti e legandosi di amicizia con i fratelli Camillo ed Arrigo Boito. Ma dopo la morte del padre, e il dissesto finanziario dell'azienda familiare, non seppe adattarsi a un lavoro regolare e si diede all'alcool, abbandonandosi a una vita disordinata, costellata spesso dall'uso di sostanze stupefacenti.
In questo, tra gli scapigliati, fu quello che visse più autenticamente il modello del maledettismo (o del poeta maledetto) incarnato da Baudelaire. La separazione dalla moglie e poi il litigio con il figlio Marco (1873) accentuarono il suo malessere: morì in miseria, nel 1875, a soli 36 anni, distrutto
dai propri vizi.

Opere

Poesia
Tavolozza, Milano, 1862
Penombre, Milano, 1864
Fiabe e leggende, Milano, 1867
Trasparenze, Milano, 1878

Edizioni novecentesche
Poesie, Milano, 1922 (raccolta completa dell'opera poetica)

Narrativa
Le memorie del presbiterio, romanzo terminato da Roberto Sacchetti e pubblicato a Torino nel 1881 e a Milano nel 1940

Teatro
Le madri galanti, Milano, 1863 (opera teatrale composta in collaborazione con Arrigo Boito)

Libretti per melodrammi
I profughi fiamminghi, Milano, 1864, musicato da Franco Faccio
L'avvocato Patelin, Milano, 1871, tratto dalla La Farce de Maître Pathelin (François Villon?), musicato da Achille Montuoro
I promessi sposi, tratto da I promessi sposi di Alessandro Manzoni, musicato da Amilcare Ponchielli
Il viandante, tratto da Le passant di François Coppée, musicato da Giulio Litta Visconti Arese
Atala, Milano, 1876, musicato da Giuseppe Gallignani
Il conte di Montecristo, Milano, 1888, tratto dall'omonimo romanzo di Alexandre Dumas, terminato da Ferdinando Fontana, musicato da Raffaele Dell'Aquila
Maria Tudor, Milano, 1879, tratto da Marie Tudor di Victor Hugo, musicato da Antônio Carlos Gomes
Fantasma, musicato da Andrea Ferretto


Penombre

Noi siamo figli dei padri ammalati;
aquile al tempo di mutar le piume
svolazziam muti, attoniti, affamati,
sull'agonia di un nume.
Nebbia remota è lo splendor dell'arca,
e già all'idolo d'or torna l'umano,
e dal vertice sacro il patriarca
s'attende invano;
s'attende invano dalla musa bianca
che abitò venti secoli il Calvario,
e invan l'esausta vergine s'abbranca
ai lembi del Sudario.

lunedì 16 dicembre 2013

16 DICEMBRE 1908: NASCE REMEDIOS VARO


Remedios Varo, pittrice surrealista spagnola naturalizzata messicana, nasce ad Anglès, il 16 dicembre 1908, da padre valenciano e madre nata in Argentina ma di origine basca.
Si interessò fin da molto giovane al disegno, cui venne introdotta dal padre, ingegnere idraulico e libero pensatore; così che a soli 15 anni si iscrisse all'Accademia d'Arte a Madrid. Appena terminata l'Accademia e stufa delle restrizioni del collegio femminile, partì col marito alla volta di Parigi, dove trovò il sospirato spirito libero e bohemien che in seguito segnerà la sua arte. Nel 1932, dopo un solo anno, tornò in Spagna nella città che meno le avrebbe fatto sentire la mancanza della capitale francese: l'altra capitale del surrealismo, Barcellona.
Durante la guerra civile spagnola si schierò senza esitazione coi Repubblicani; separata dal marito, conobbe il poeta Benjamin Péret, che parteggiava per gli antifascisti, e si recò con lui a Parigi. Nuovamente in Francia, questi la introdusse nel circolo surrealista di André Breton. Nel 1941, con l'occupazione nazista della Francia, la pittrice e il poeta furono nuovamente costretti a fuggire e emigrarono in Messico, paese dove la politica di accoglienza del presidente Lázaro Cárdenas permise ai due rifugiati politici di naturalizzarsi rapidamente ed intraprendere la propria
attività.
Nelle Americhe, Remedios Varo dovette usare sia le conoscenze di disegno tecnico-scientifico apprese prima dal padre e poi all'Accademia, sia quelle di disegnatrice pubblicitaria già praticate a Barcellona per guadagnarsi da vivere. Fu solo dopo le seconde nozze col politico austriaco Walter Gruen, nel 1952, che poté dedicarsi esclusivamente all'arte.
Nel 1955 la pittrice presentò al pubblico i suoi lavori in una prima esposizione collettiva a Città del Messico, seguita l'anno successivo da un'esposizione individuale.
In Messico la pittrice conobbe personalmente gli artisti messicani Frida Kahlo e Diego Rivera, ma stabilì una relazione di amicizia più forte con altri intellettuali in esilio, in particolare con Leonora Carrington, con cui collaborò.
Morta di arresto cardiaco l'8 ottobre del 1963, è oggi considerata una delle più grandi artiste del Messico.




16 DICEMBRE 1928: NASCE PHILIP DICK


Scrittore la cui fama aumentò notevolmente dopo la morte, fu precursore del movimento cyberpunk, le cui opere visionarie hanno anticipato temi come il controllo sociale, il simulacro, la concezione del "falso", il problema della "realtà", l'alienazione tecnologica, gli androidi, le sostanze stupefacenti, la ricerca della spiritualità.
Nasce il 16 dicembre 1928 a Chicago, da una famiglia difficile e dai rapporti burrascosi, e ha trascorso in California, a Los Angeles e nella zona della Baia, la maggior parte della sua vita inquieta.
Cresciuto da una madre possessiva e nevrotica, che aveva presto divorziato dal padre, Dick sviluppò una personalità contraddittoria, caratterizzata da atteggiamenti diffidenti e contrastanti nei confronti del sesso femminile. Non è quindi un caso che i suoi rapporti con le donne siano sempre stati particolarmente difficili (ma la sua vita fu anche segnata da problemi fisici e psicologici, come asma, tachicardia e agorafobia). L'incontro con la fantascienza avvenne nel 1949, a dodici anni, quando comprò per errore una copia di "Stirring Science Fiction" al posto di "Popular Science", rivista di divulgazione scientifica. Da allora nacque in lui la passione per questo genere letterario, che non l'avrebbe più abbandonato.
Alla fine delle superiori incontrò e sposò Jeanet Marlin. Il matrimonio durò sei mesi, poi divorziarono e non si incontrarono mai più.
Iniziò l'università a Berkeley, frequentando corsi di tedesco e di Filosofia e in questo periodo conobbe la sua seconda moglie, Kleo Apistolides, sposata nel 1950. Pessimo studente, non riuscì a terminare gli studi, anche a causa della sua appassionata attività politica, che lo portava ad opporsi all'iniziativa bellica americana in Corea.
Già da allora Dick mostrava segni di una particolare insofferenza per la politica della destra americana e non pochi furono i suoi scontri con gli esponenti del "maccartismo": i suoi biografi raccontano con una certa ironia di come due agenti dell'FBI fossero tanto assidui nei controllo della vita intima e lavorativa di Dick da diventare alla fine suoi buoni amici.
In quel periodo, comunque, aveva iniziato come molti scrivendo racconti e inviandoli per posta alle riviste. Nel 1952 si scelse un agente, Scott Meredith, e quasi subito vendette il suo primo racconto: "The Little Movement", che apparve soltanto su "Magazine of Fantasy & Science Fiction". La vendita del racconto gli fece decidere di diventare scrittore a tempo pieno. Il primo romanzo,"Solar Lottery", uscì tre anni dopo, nel 1955, quando Dick non aveva ancora trent'anni. Un dato statistico molto semplice fa capire le difficoltà di Dick in quel periodo: nel solo arco degli anni '50 scrisse undici romanzi oltre settanta racconti, al di fuori del genere fantascientifico e tutti ricevettero il rifiuto alla pubblicazione (soltanto uno fu poi pubblicato, "Confessioni di un artista di merda").
Negli anni che seguirono, Dick pubblicò una quantità di racconti e romanzi, tra i quali ricordiamo "Il disco di fiamma" (1955), "Autofac" (1955), "Noi marziani" (1963/64). La lista potrebbe continuare a lungo. Tra i tanti, citiamo ovviamente "Il cacciatore di androidi" (titolo originale: "Do the Androids Dream of Electric Sheeps?", 1968), dal quale Ridley Scott ha poi tratto il film "Blade Runner", e "Ubik (1969), forse il suo romanzo più significativo.
Nel 1958 abbandona la vita della metropoli per Pt. Reyes Station dove conosce Anne Rubenstein che sposerà l'anno successivo, dopo il divorzio da Kleo. La vita, per lui, cambia e assume un aspetto più familiare: alle tre figlie precedenti della moglie si aggiunge la nascita della sua figlia, Laura Archer. Gli anni '60 sono per lui un periodo tumultuoso: il suo stile cambia, si fa più interiore e diventa sempre più pressante la domanda, di stampo metafisico ma per Dick assai legata ai mutamenti di prospettiva indotti dall'evoluzione tecnologica, "che cos'è che fa di un uomo un uomo?". Nel 1962 pubblica "The Man in the High Castle" (tradotto in Italia come "La svastica sul sole") che gli farà ottenere nel 1963 il premio Hugo e con esso il riconoscimento come autore di primo piano.
Cambia anche il tipo di opere scritte: negli anni '60 scrive diciotto romanzi e venti racconti. Un ritmo di scrittura impressionante, al limite dello stress psicofisico (oltre sessanta pagine al giorno) finirà col distruggere la sua vita familiare (divorzierà nel 1964) e il suo fisico (si volgerà sempre di più ai medicinali, soprattutto anfetamine). Ben presto Dick cadrà in depressione e in questo periodo oscuro sposa Nancy Hackett (1966), una donna schizofrenica che lascerà quattro anni dopo ma che contribuirà non poco a spingerlo verso un declino sempre più inarrestabile.
L'arrivo di un'altra donna, Kathy DeMuelle, arresterà la caduta anche se non farà iniziare la risalita. L'inizio degli anni '70, quindi, si presenta come un periodo sterile, intriso di paranoia e dominato dalla droga. Seguono l'abbandono di Kathy, i viaggi in Canada e l'incontro con Tessa Busby che sposerà e che nel 1973 gli darà un figlio, Christopher, per poi divorziare ancora nel 1976. Nel 1974, e precisamente il 2 Marzo, la vita di Dick cambia: ha quella che definisce una "esperienza mistica". Ricomincia a scrivere romanzi molto diversi da quelli scritti in precedenza, e perde interesse per la narrativa breve (l'ultimo racconto sarà "Frozen Journey" pubblicato su Playboy nel 1980) e indirizza tutto il suo entusiasmo verso un sogno ambizioso: una trilogia di romanzi con tendenze mistiche: la trilogia di Valis (comprende i romanzi: "Valis", "The Divine Invasion" e "The Trasmigration of Timothy Archer"). Un infarto, il 2 febbraio 1982, lo stroncherà mentre sta lavorando ad un nuovo romanzo, "The Owl in Daylight".



Citazioni di Philip Dick.

Lo strumento fondamentale per la manipolazione della realtà è la manipolazione delle parole. Se puoi controllare il significato delle parole, puoi controllare le persone che devono usare le parole. (da How To Build A Universe That Doesn't Fall Apart Two Days Later, 1978)

La verità diverte sempre gli ignoranti. (da Noi marziani)

Sono solamente onesta. Dico semplicemente: "Un uomo è l'unico modo che ha lo sperma di produrre altro sperma." Questo è essere realisti. (da Labirinto di morte)



domenica 15 dicembre 2013

15 DICEMBRE 1896: NASCE PAUL CITROEN


Paul Citroen è stato un artista, fotografo e docente, olandese di origine tedesca, tra i più interessanti esponenti della cultura delle avanguardie tra le due guerre, cofondatore della New Art Academy di Amsterdam.
Paul nasce in una famiglia ebraica olandese della media borghesia, emigrata in Germania alla fine dell’800. Contro la volontà dei genitori, che lo vorrebbero indirizzare a lavorare nella bottega di pellicceria di proprietà, abbandona giovanissimo la scuola per dedicarsi alle arti, alla pittura e alla fotografia.
Dopo le prime fallimentari esperienze, proprio a Berlino entra in contatto con la celebre galleria Der Sturm, dove 1918, conosce George Grosz, finendo per aderire entusiasta al movimento Dada. Si fa subito notare per la sua intelligenza e per il suo carattere da leader, tanto che viene nominato direttore della centrale Dada di Amsterdam, e nel 1920 collabora alla preparazione del “Dada-Almanach”. Nel 1922 decide di fare il grande passo e, superati gli esami di ammissione, entra alla Bauhaus di Weimar, dove studia sotto Paul Klee, Wassily Kandinsky e Johannes Itten. Sarà proprio lì, che nel 1923 esporrà il suo lavoro più celebre Metropolis, un ciclo di fotomontaggi ispirati alle città del futuro nei quali è riconoscibile l’influenza di altri suoi docenti come Raoul Hausmann (inventore del fotomontaggio) e di Hannah Hoch. Un’opera fortemente innovativa, che attirerà l'attenzione della critica e che darà l'idea al regista espressionista Fritz Lang per realizzare l’omonimo film-capolavoro, al quale vorrà dare lo stesso nome.
A partire da questi anni Citroen continua a produrre i suoi famosi fotomontaggi, che troveranno la loro massima espressione tra il 1929 e il 1935, splendida sintesi della ricerca formale di quegli anni.
Insieme a Charles Roelofsz fonda quindi la Nieuwe Kunstschule ad Amsterdam per poi divenire docente presso l’Accademia Reale. Smesso l’insegnamento continua a dipingere, ritornando al figurativo. Muore nel 1983 a Wassenaar.