mercoledì 24 dicembre 2014

Le vere gothic ladies: Shirley Jackson

Shirley Jackson un'autrice che può essere considerata uno dei capisaldi della letteratura fantastica/horror contemporanea, che ha influenzato notissimi scrittori Richard Matheson e Stephen King.
Una delle sue opere più note è il raggelante racconto La lotteria, che dimostra come con gran classe e senza alcun barocchismo cruento si possa turbare l'animo; questa storia introdurrà il motivo del sacrificio propiziatorio e dell'orrore celato nelle piccole comunità che ispirerà opere come Ritual di David Pinner (da cui sarà tratto il film culto The Wicker Man) e i Figli del grano di Stephen King.
Inoltre è l'autrice di L'incubo di Hill House, considerato un capolavoro della narrativa horror e non solo, ed è stato spesso avvicinato al Giro di vite di Henry James per affinità di temi e di soluzioni narrative. Nel suo saggio Danse macabre, Stephen King ha trattato diffusamente del romanzo, dichiarandolo come una delle sue maggiori influenze. Il libro ha avuto due adattamenti cinematografici: Gli invasati (The Haunting), di Robert Wise, nel 1963 e Haunting - Presenze (The Haunting), di Jan de Bont, nel 1999.




Shirley Jackson nasce a San Francisco nel 1916. Proveniente da una famiglia della medio borghesia la Jackson crebbe in una piccola cittadina di provincia che fornirà l'ispirazione per il suo prima romanzo The Road Through the Wall (1948). Durante il liceo si trasferì con la famiglia a New York, dove completò gli studi per poi frequentare il college a Rochester e, successivamente, alla Syracuse University. Fu qui che, tramite la partecipazione al giornale dell'università conobbe il futuro marito, Stanley Edgar Hyman, destinato a diventare un famoso critico letterario, con cui si sposerà nel 1940.
Dopo il matrimonio la coppia si trasferisce in Vermont dove Hyman inizia a insegnare e la Jackson intraprende l'attività di scrittrice a tempo pieno, affiancandola a quella di mamma visto che la coppia negli anni ha avuto 4 figli, destinati tutti ad una piccola fetta di celebrità perché l'autrice si divertiva a usarli come fonti di ispirazione per alcuni dei suoi racconti. La Jackson scrisse e pubblicò anche opere per bambini come Nine Magic Wishes e la commedia The Bad Children, ispirata alla favola di Hansel e Gretel. Ancora più famosa, fra questo tipo di produzione è però l'opera Vita fra i selvaggi (Life Among the Savages, 1963), dove raccontò romanzandola la storia del suo matrimonio e le sue esperienze nell'allevare quattro pargoli.
La celebrità, ad oggi, rimane però legata alle storie di paura e in particolare al racconto La Lotteria che suscitò enorme scalpore quando venne pubblicato nel 1948 per aver osato rispolverare un rito antico e violento ambientandolo in una piccola comunità dell'America benpensante. Nonostante in molti abbiano tentato di attribuire le ragioni delle tematiche violente e spaventose scelte dalla Jackson alle sue personali idiosincrasie e ad una sua presunta instabilità, la verità è che l'intenzione dell'autrice non era altro che quella di mostrare il lato barbaro e crudele della società a lei contemporanea che cercava di ignorare lo shock dei campi di concentramento e delle bombe atomiche.
L'autrice morì di attacco cardiaco a soli 48 anni, la salute minata da problemi di peso e dall'abuso di farmaci prescritti per curare malattie prevalentemente psicosomatiche.


Incipit di La Lotteria

La mattina del 27 giugno si levò chiara e piena di sole, con il calore di una bella giornata estiva; i prati erano pieni di fiori e l'erba era già alta. Gli abitanti del villaggio cominciarono a radunarsi nella piazza, tra l'uffico po-stale e la banca, verso le dieci.
In alcune città gli abitanti erano così numerosi che la lotteria durava due giorni e doveva iniziare il 26 giugno, ma in quel villaggio, dove gli abitanti erano solo trecento, l'intera lotteria richiedeva meno di due ore: iniziava alle dieci del mattino e finiva in tempo per l'ora di pranzo.

I primi ad accorrere, come sempre, furono i bambini. La scuola era finita, e molti ragazzi non si trovavano a proprio agio, in tanta libertà; tendevano a riunirsi in silenzio per qualche minuto, per poi mettersi a gridare e a parlare di scuola e di insegnanti, di libri e di brutti voti.

martedì 23 dicembre 2014

Le vere gothic ladies: Eudora Welty

Nell'opera di Eudora Welty alcune tematiche gotiche, come la tipica atmosfera, i temi della prigionia e della fuga, la figura femminile perseguitata, incontrano l'ambientazione del sud degli Stati Uniti, avvicinandola al genere del Southern Gothic, sebbene la scrittrice abbia sempre rifiutato di essere inclusa in esso, forse per timore di cadere in alcuni suoi stereotipi.
Tra le sue opere troviamo The Robber Bridegroom (Lo sposo brigante), riscritura della fiaba omonima; The Optimist's Daughter (La figlia dell'ottimista), vincitore del premio Pulitzer nel 1973; la raccolta di racconti A Curtain of Green and Other Stories (Un sipario di verde).


Nata a Jackson, nel Mississippi, da Christian Webb Welty e Chestina Andrews, ha studiato al "Mississippi College for Women" e si è poi trasferita all'Università del Wisconsin, dove si è laureata nel 1929. Dopo aver studiato "Linguaggio pubblicitario" per un anno presso la Columbia University, alla morte del padre (1931), che era un appassionato fotografo dilettante, tornò a casa, dove cominciò a lavorare in una radio e poi come agente pubblicitario, viaggiando per gli Stati Uniti del sud, in particolare nel Mississippi.
Durante il tempo libero si appassionò di fotografia, facendo il ritratto delle classi più povere durante la grande depressione che seguì la crisi del 1929. Alcune sue foto le ispirarono quindi dei racconti, come per esempio Why I Live at the Post Office basato sul ritratto di una donna che stira da lei fatto sul retro di un ufficio postale.
Contemporaneamente i suoi racconti cominciarono a uscire su diverse riviste. Il suo primo racconto (Death of a Traveling Salesman) uscì nel 1936, stimolando interesse in Katherine Anne Porter che decise di aiutarla scrivendo la postfazione alla sua prima raccolta (A Curtain of Green, 1941). Il primo romanzo, The Robber Bridegroom uscì l'anno seguente. 
Faceva parte del "Fellowship of Southern Writers" (Sodalizio degli scrittori sudisti), fondato nel 1987 e ha tenuto corsi e seminari come ospite di diverse università e altre istituzioni.
Non si è mai sposata e non ha avuto figli. È morta a 92 anni, nel 2001, ed è stata sepolta al Greenwood Cemetery di Jackson, Mississippi.

lunedì 22 dicembre 2014

Le vere gothic ladies: Daphne du Maurier

La gothic lady oggi è Daphne du Maurier, autrice di diversi capolavori, tra i quali Rebecca, film da cui fu tratto l'omonimo film di Alfred Hitchcock.
L'opera può essere vista come una ripresa e sovversione del tema di Cenerentola, ricca di riferimenti alla psicanalisi freudiana intrecciati a elementi tipici del romanzo gotico, come il castello infestato, un villain sinistro, un paesaggio perturbante, un delitto nascosto e una donna folle.
La du Maurier ha infatti sviluppato in diverse sue opere i motivi del romanzo gotico.
Da uno dei suoi racconti, Gli uccelli, è stato tratto l'omonimo film di Hitchcock.


Daphne du Maurier nasce a Londra, il 13 maggio 1907.
I genitori di Daphne avevano entrambi un passato di attori teatrali. Gerald era stato anche impresario, la madre era Moriel Beaumont.
Ultima di tre sorelle, completa gli studi a Parigi e torna in Inghilterra, per seguire la famiglia in Cornovaglia, a Fowey.
Nel 1931, grazie anche all'aiuto di uno zio editore, Daphne pubblica il suo primo libro Spirito d'amore, decide di rimanere in quel luogo mentre gli altri tornano a Londra. Nel 1932 Daphne sposa sir Frederick Arthur Montagne Browning, componente dell'esercito (era un maggiore). Per la sua attività nel 1939 si trasferiscono ad Alessandria d'Egitto, qui scriverà Rebecca, la prima moglie, il suo romanzo più conosciuto.
Molti saranno i luoghi in cui il marito verrà assegnato ma non sempre lei lo seguirà. Nel 1943 tornano in Inghilterra e riesce ad affittare un maniero, a Menabilly, dove si stabilisce con i figli ma nel 1964 è costretta ad andarsene. Nel 1965 muore Frederick, e per queste notizie sceglie di vivere in solitudine. Dopo la sua morte, avvenuta il 19 aprile 1989, le ceneri vengono sparse, assecondando i suoi desideri, nei campi che circondano la sua ultima residenza.


venerdì 19 dicembre 2014

Le vere gothic ladies: Jean Rhys

Jean Rhys, pseudonimo di Ella Gwendolen Rees Williams, è stata una scrittrice britannica di origini caraibiche attiva nella metà del Novecento, a lungo trascurata nonostante il suo talento. Dal suo primo romanzo Quartetto, uscito nel 1928, verrà tratto il film di James Ivory, nel 1981, ma lei sarà morta da tre anni. Conoscerà il successo solo a 76 anni quando, nel 1966, verrà pubblicato Il grande mare dei sargassi.
Si tratta di un romanzo postcoloniale, prequel del famoso romanzo Jane Eyre di Charlotte Brontë. È chiaro che tratti la storia della prima Signora Rochester, Antoinette (Bertha) Mason, ma il nome di Rochester non appare mai nel romanzo.



La Rhys nacque nel 1890 in Dominica (un'ex colonia britannica nei Caraibi) da padre gallese e madre creola di origine scozzese. Si trasferì in Inghilterra all'età di sedici anni, dove intraprese una sfortunata carriera come corista. Negli anni venti si trasferì in Europa, viaggiando come un'artista bohémien e risiedendo occasionalmente a Parigi. Durante questo periodo, la Rhys visse praticamente in povertà, familiarizzando con l'arte e la letteratura modernista e sviluppando la dipendenza dall'alcol che l'accompagnò per il resto della sua vita. La sua esperienza con la società patriarcale e la sensazione di confusione durante questo periodo andranno a formare temi importanti nella sua opera. Le opere della Rhys sono centrate spesso sulla vita di donne strappate dalle proprie radici e lasciate morire secondo il capriccio di società a loro estranee, un'ovvia eco della sua stessa vita. Il suo stile è spesso citato per la capacità di fondere le tecniche moderniste alla sensibilità tipica delle Indie Occidentali. I suoi lavori furono soprattutto pubblicati e promossi da Ford Madox Ford. Diana Athill della casa editrice Andre Deutsch ebbe il merito di far tornare alla ribalta presso il grande pubblico gli scritti della Rhys ormai dimenticati e fu la responsabile della pubblicazione de Il grande mare dei Sargassi.
Dal 1919 al 1932 fu sposata con Jean Lenglet, dal quale ebbe anche un figlio.
Nel 1947 si sposò con Max Hamer.
Negli ultimi anni della sua vita la Rhys visse a Londra presso l'amico jazzista George Melly.
Morì il 14 maggio 1979 a Exeter, nel Devon, in Inghilterra.

giovedì 18 dicembre 2014

Le vere gothic ladies: Charlotte Perkins Gilman

Charlotte Perkins Gilman fu non solo una "gothic lady", ma anche una delle prime attiviste per la difesa dei diritti delle donne, divenuta un modello per le future generazioni di femministe. Il suo lavoro più noto è La carta da parati gialla, scritto dopo una psicosi post-parto, un racconto semibiografico, ritenuto per decenni un semplice racconto del terrore, è stato rivalutato negli anni Settanta, nell'ambito del pensiero femminista, al punto che l’autrice è assurta a icona del movimento femminista in America.
Il tema di questa short story, infatti, non è tanto la follia della protagonista, soggetta a una grave forma di depressione che la porterà a deliri allucinatori e finanche allo sdoppiamento di personalità, quanto piuttosto l’oppressione sociale, economica e linguistica della donna. 



I primi anni.
Charlotte nacque il 3 luglio 1860 a  Hartford, Connecticut, da Mary Perkins (prima Mary Fitch Westcott) e Frederic Beecher Perkins.
Il padre abbandonò la famiglia lasciandola nell'indigenza, finchè la madre non fu in grado di mantenere i figli essi furono spesso a casa delle zie paterne, Isabella Beecher Hooker, una suffragetta, Harriet Beecher Stowe (autrice della Capanna dello zio Tom) e Catharine Beecher.
A cinque anni imparò da sola a leggere perché la madre era malata. Il rapporto della madre con i figli fu sempre molto difficile, per proteggerli proibì loro di avere amicizie e leggere libri di narrativa. Nella sua autobiografia, The Living of Charlotte Perkins Gilman, la Gilman racconta che la madre le dimostrava affetto solo quando pensava dormisse. Sebbene abbia vissuto la propria infanzia nella solitudine e nella povertà, visitava spesso la libreria pubblica e studiava da autodidatta le civiltà antiche. Inoltre l'amore paterno per la letteratura l'aveva influenzata, tanto che anni dopo lui l'avrebbe contattata con una lista di libri che sarebbero stati meritevoli,secondo la sua opinione, d'essere letti.La Gilman trascorse gran parte della propria giovinezza a Providende, Rhode Island. Ebbe soprattutto amici di sesso maschile e non si vergognava di definirsi un "maschiaccio". Frequentò sette diverse scuole pubbliche e fu studente per corrispondenza della Society to Encourage Studies at Home, ma studiò solo fino ai quindici anni. La sua intelligenza naturale e il desiderio di conoscenza impressionarono sempre i suoi insegnanti, ma ebbe comunque delle difficoltà in quanto studentessa povera. La sua materia preferita era la filosofia naturale, conosciuta in seguito come fisica. Nel 1878, a diciotto anni, si iscrisse  al  Rhode Island School of Design, e divenne in seguito una realizzatrice di figurine. Insegnò e incoraggiò gli altri a espandere la propria creatività artistica. Fu anche pittrice.
Nel 1884 sposò Charles Walter Stetson, di cui inizialmente aveva declinato la proposta di matrimonio perché un presentimento le aveva suggerito che non fosse la scelta giusta per lei. La loro unica figlia,  Katharine Beecher Stetson, nacque l'anno seguente. Charlotte Perkins Gilman soffrì di una grave depressione post-partum, un mese dopo la nascita di Katharine. Quella era un'epoca in cui le donne erano considerate esseri per natura isterici e nervosi; quindi una donna dichiarata d'essere seriamente malata dopo avere partorito non veniva presa sul serio. Nel 1888, Charlotte si separò dal marito, un fatto raro nel XIX secolo, ma questa decisione fu importante per la sua saluta mentale. Divorziò legalmente nel 1894 e, con la figlia, andò a vivere a Pasadena, in California, dove divenne membro attivo di diverse organizzazioni femministi e riformiste, come The Pacific Coast Woman's Press Association, Woman's Alliance, Economic Club, Ebell Society, Parents Association e State Council of Women, inoltre scrisse e collaborò col  Bulletin, un giornale di una di queste associazioni. 
Nel 1894 la Gilman mandò la figlia a vivere col padre e la sua seconda moglie Grace Ellery Channing, una sua cara amica. Nelle sue memorie la Gilman raccontò di essere stata felice per la coppia, poichè la "seconda madre" di Katharine "era buona come la prima e forse migliore in molti lati". La Gilman aveva idee progressiste a proposito dei diritti paterni e la consapevolezza che il suo ex marito avesse il diritto di vedere la figlia e Katharine lo avesse di conoscere e amare il padre. Dopo la morte della madre, nel 1893, la Gilman decise di tornare a est per la prima volta dopo otto anni. Contattò Houghton Gilman, suo cugino che non aveva visto da quindici anni, con cui ebbe successivamente una relazione e si sposò nel 1900. La Gilman perse il marito nel 1934, a causa di un'emorragia cerebrale, in seguito ritornò a Pasadena, dove viveva la figlia. Due anni prima le era stato diagnosticato un cancro incurabile al seno, sostenitrice dell'eutanasia per i malati terminali, si suicidò il 17 agosto 1935, con un'overdose di cloroformio. Lasciò come ultimo messaggio l'affermazione di aver "preferito il cloroformio al cancro", e pare sia morta velocemente e tranquillamente.

La carta da parati gialla
Sebbene non sia né il suo primo lavoro, né il più lungo, questo racconto è indubbiamente la più nota opera della Gilman. Fu scritto tra il 6 e il 7 giugno del 1890, nella sua casa di Pasadena, e pubblicato un anno e mezzo dopo in The New England Magazine.
In seguito è stato pubblicato in diverse raccolte di scrittrici femministe, di letteratura americana e libri di testo. La storia è quella di una donna che soffre di una malattia mentale e che, per questo motivo, è stata rinchiusa in una stanza dal marito, per il suo bene. Sviluppa dunque un'ossessione per una pessima carta da parati gialla. La Gilman scrisse questa storia per aprire gli occhi alla gente riguardo al ruolo delle donne nella società, mostrando come la mancanza di autonomia sia la causa di ogni loro disagio mentale, emozionale e fisico. Il marito della protagonista è un medico e pensa di risolvere il problema solo con il trattamento farmacologico, senza darle ciò di cui ella ha realmente bisogno, come lo stimolo mentale e la libertà di fuggire alla monotonia di quella stanza in cui è confinata. La carta da parati gialla è soprattutto una risposta a quel medico, Dr.S. Weir Mitchell, che provò a curare la depressione della Gilman con la "terapia del riposo"; infatti gli spedì una copia del racconto.

Altre opere.
Il primo libro della Gilman fu Art Gems for the Home and Fireside (1888); comunque fu la sua prima raccolta di poesie, In This World (1893), una collezione di scritti satirici, a darle la notorietà. Nelle due successive decadi fu famosa per i suoi interventi sui diritti umani e delle donne e sulle riforme sociali. Nel 1898 scrisse Women and Economics. Quest'opera le diede la notorietà internazionale.Nel 1903 scrisse l'opera più acclamata dalla critica, The Home: Its Work and Influence, riprendendo i temi di Women and Economics, denunciò lo stato di confinamento delle donne in casa e la necessità di dare loro più autonomia per il loro benessere mentale. Ebbe un giornale, The Forerunner, in cui scrisse e di cui curò anche la pubblicazione. Qui furono pubblicati molti suoi racconti, come What Diantha Did(1910), The Crux (1911), Moving the Mountain (1911), ed Herland.  Scrisse inoltre articoli per Louisville HeraldThe Baltimore Sun  e Buffalo Evening News. La sua autobiografia,The Living of Charlotte Perkins Gilman, iniziata nel 1925, fu pubblicata postuma nel 1935.


Incipit di La carta da parati gialla.
Accade molto di rado che gente comune come John e me prenda in affitto antiche case di campagna per le vacanze estive: una villa in stile coloniale, un podere tramandato di generazione in generazione... magari una casa infestata dagli spiriti oh sì!, e raggiungerei il culmine della felicità romantica... ma questo sarebbe chiedere troppo!
Ciononostante, e lo dico con orgoglio, la casa che abbiamo affittato ha qualcosa di strano.

lunedì 15 dicembre 2014

Le vere gothic ladies: Emily Brontë

Passiamo alla seconda delle sorelle Brontë, Emily, nota per aver scritto il romanzo Cime Tempestose, considerato uno dei classici della letteratura straniera, una tormentata storia appartenente al genere del “gothic novel”.



Nacque nel  1818 a Thornton in Inghilterra.
Aveva ben 6 fratelli, tra cui in particolare sono note le 2 sorelle, divenute scrittrici come lei, Anne e Charlotte. La sua vita trascorse principalmente ad Haworth dove la famiglia si trasferì già nel 1820. Negli anni 2 dei fratelli Brontë muoiono in giovane età e muore anche la madre di Emily Bronte. Dopo questi avvenimenti nascono i primi racconti dei fratelli sopravvissuti. Sembra che nello stile narrativo di Emily abbia avuto molta influenza la tata Tabitha, perché lei spesso le raccontava storie di fantasmi. Negli anni successivi al 1830 nascono le poesie di Emily Brontë, a noi ne sono giunte circa 200. Nel 1845 la sorella Charlotte convince Emily a pubblicare insieme e con la sorella Anne le loro poesie usando degli pseudonimi. La pubblicazione riuscì a vendere solo 2 copie. Ma fu nel 1847 che venne pubblicato il romanzo più famoso di Emily, Cime Tempestose, mentre la sorella Anne pubblicava Agnes Grey. Poco prima era stato pubblicato il romanzo di Charlotte, Jane Eyre, che ottenne un grande successo. Al contrario, Cime Tempestose fu molto criticato: mancava un fine morale, inoltre la vicenda narrata apparve troppo cupa e triste; fu definita dai critici un’opera ‘perversa e brutale’, e sembrava quasi impossibile che una "sensibilità femminile" potesse averla concepita, facendo addirittura nascere il dubbio che fosse stata scritta dal fratello Patrick.
Di lì a poco morì il fratello delle 3 sorelle Brontë e nel corso del suo funerale Emily si ammalò di tubercolosi. La morte la colse nel dicembre del 1848.


Incipit di Cime tempestose.

1801. — Sono appena ritornato da una visita al mio padrone di casa, il solo vicino col quale avrò a che fare. Questa è indubbiamente una bella contrada. Credo che in tutta l'Inghilterra non avrei potuto scegliermi un altro posto più lontano dal frastuono della società. È il paradiso del perfetto misantropo; e il signor Heathcliff ed io siamo fatti apposta per una simile desolazione. Un uomo veramente singolare! Non immaginava certo quale viva simpatia sentissi per lui quando vidi i suoi occhi neri ritrarsi così sospettosamente sotto le ciglia al mio avanzare a cavallo, e le sue mani rifugiarsi ancor più addentro nel panciotto, con gelosa risolutezza, all'annuncio del mio nome.
«Il signor Heathcliff» dissi.

domenica 14 dicembre 2014

Le vere gothic ladies: Charlotte Brontë

Charlotte Brontë, la maggiore delle sorelle Brontë, col suo romanzo Jane Eyre ha ritratto un tipo di eroina diversa dai soliti romanzi gotici, una giovane donna che, pur innamorandosi di un personaggio maschile tipicamente byroniano, mostra d'essere indipendente, anticonvenzionale, in grado di affrontare da sola le avversità, aggiungendo un nuovo tassello al genere gotico.


Nata nel 1816, figlia di un ecclesiastico irlandese, nel 1820 si stabilì con la famiglia a Haworth, nella regione delle brughiere. Fin dall'infanzia Charlotte, lasciata sovente a se stessa, insieme con le sorelle Emily e Anne e al fratello Branwell, creò con loro un mondo immaginario, sul quale i ragazzi costruirono complicati cicli di storie infantili. Studiò in modo irregolare presso due collegi, nel secondo dei quali tornò poi come insegnante dal 1835 al 1838. Dopo aver lavorato per un breve periodo come istitutrice, si recò a Bruxelles e qui, nel 1843, insegnò in una scuola. Tornata a Haworth, nel 1854 sposò il coadiutore del padre, A.B. Nicholls, e cominciò a scrivere romanzi: il primo, Il professore (The professor), fu pubblicato solo nel 1859, mentre il secondo, Jane Eyre (1847), ebbe un successo immediato: ma parte della critica restò scandalizzata dalla descrizione della passione amorosa della protagonista, una donna rispettabile. Seguirono Shirley (1849) e Villette (1852), quest’ultimo, come Il professore, parzialmente autobiografico. Morirà nel 1855, quando sarà in attesa del primo figlio.



Incipit di Jane Eyre

In quel giorno era impossibile passeggiare. La mattina avevamo errato per un'ora nel boschetto spogliato di foglie, ma dopo pranzo (quando non vi erano invitati, la signora Reed desinava presto), il vento gelato d'inverno aveva portato seco nubi così scure e una pioggia così penetrante, che non si poteva pensare a nessuna escursione.
Ne ero contenta. Non mi sono mai piaciute le lunghe passeggiate, sopra tutto col freddo, ed era cosa penosa per me di tornar di notte con le mani e i piedi gelati, col cuore amareggiato dalle sgridate di Bessie, la bambinaia, e con lo spirito abbattuto dalla coscienza della mia inferiorità fisica di fronte a Eliza, a John e a Georgiana Reed.

sabato 13 dicembre 2014

Le vere gothic ladies: Mary Wollstonecraft Shelley, precorritrice della fantascienza

Ed eccoci arrivati alla gothic lady per eccellenza, Mary Shelley, precorritrice di un genere a lungo tempo considerato tipicamente "maschile", la fantascienza. Fece parte dell'"allegra" combriccola di Ginevra da cui nacquero due figure leggendaria delle letteratura gotica: il mostro di Frankenstein (da lei ideato) e il vampiro (dal racconto di Polidori).



La scrittrice inglese Mary Shelley nasce a Londra il 30 agosto 1797 dal filosofo William Godwin, uno degli esponenti più importanti del razionalismo anarchico, e da Mary Wollstonecraft, donna forte e determinata fra i primi personaggi della sua epoca a promuovere i diritti della donna. Purtroppo, questa madre così eccezionale che avrebbe potuto sicuramente dare tantissimo alla figlia, morì poco dopo il parto. Godwin si risposerà nel 1821 con una vedova sua conoscente e madre di due figli, la signora Clairmont.

Mary invece incontra durante un soggiorno in Scozia il giovane e geniale poeta ribelle Percy Bysshe Shelley, che sposa nel 1816, appena diciannovenne e dopo una rocambolesca fuga in Svizzera. Alle spalle del poeta si nascondeva una tragedia poiché aveva già perso una prima moglie, Harriet Westbrook, morta suicida e causa della rottura dei suoi rapporti col padre, che non avrebbe mai più visto. L'eccessivo e inquieto poeta inglese diverrà poi celebre per il racconto "La regina Mab" e per il dramma lirico "Prometeo liberato". Con lui viaggia in Francia, Germania e Olanda.

Nel 1822, dopo essersi trasferiti a La Spezia, Percy Shelley ed un amico, marito di un'amica comune, partono alla volta di Genova: i due non torneranno più; il corpo del poeta viene rinvenuto tra i flutti il 15 luglio.

Tornata a Londra dopo la morte del febbrile marito, Mary vive in Inghilterra con i proventi del proprio lavoro di scrittrice professionista. Autrice di vari romanzi, diverrà famosa soprattutto per "Frankenstein o il Prometeo moderno", il suo primo libro scritto nel 1818 e nato quasi per gioco, ossia quando Byron, durante un soggiorno estivo con gli Shelley e il fido Polidori a Ginevra, suggerì che ciascuno di loro scrivesse un racconto dell'orrore, racconto che poi ognuno avrebbe letto agli altri come passatempo serale. Shelley compose un'opera breve intitolata "The Assassins", Byron scrisse il racconto "The burial" (che poi venne pubblicato nel 1819 con il titolo "A fragment") mentre Polidori creò la romantica figura di un vampiro affascinante e misterioso, con il romanzo breve "The vampire"; Mary scrisse invece Frankenstein, dopo averlo sognato in un terribile incubo (così almeno narra la leggenda). Il soggetto è comunque palesemente ispirato al mito antichissimo dell'uomo creatore della vita (ma anche alle "Metamorfosi" di Ovidio e al "Paradiso perduto" di Milton), ma in cui al prodigio si sostituiscono chimica e galvanismo.

Il libro tratta la storia di un giovane svizzero studioso di filosofia naturale che, servendosi di parti anatomiche sottratte a vari cadaveri, costruisce una creatura mostruosa, cui riesce con procedimenti di cui lui solo ha il segreto a infondere la scintilla della vita. Malgrado l'aspetto terrificante la creatura si rivela la quintessenza della bontà di cuore e della mitezza d'animo. Ma quando si accorge del disgusto e della paura che suscita negli altri, la sua natura, incline alla bontà, subisce una totale trasformazione ed egli diviene un'autentica furia distruttiva; dopo molti delitti finisce per uccidere anche il suo creatore.

Brian W. Aldiss, critico inglese e scrittore egli stesso di fantascienza, pone alla base della moderna Fantascienza proprio il romanzo di Mary Shelley ed è indubbio che tutte le storie scritte in seguito e basate sul binomio Creatore-Creatura viaggino sulla falsariga di "Frankenstein".

A Mary Shelley si devono naturalmente anche altre opere, alcune della quali precorrono anch'esse temi tipicamente fantascientifici (come "L'ultimo uomo", un romanzo che narra dell'unico superstite di una terribile epidemia che ha cancellato l'intera umanità), novelle che però non raggiunsero mai la fama della sua opera prima.

Il successo di quel suo primo libro, che ha goduto di costante fortuna ed è stato oggetto di innumerevoli imitazioni, si deve alla quantità di domande e di dubbi etico-filosofici che è in grado di sollevare, quali le speculazioni sulle origini della vita, il ruolo ambiguo della scienza, spesso inconsapevole creatrice di "mostri", il problema della bontà e creatività originaria dell'uomo, in seguito corrotto dalla società, e così via.

Una nota inquietante della vita di Mary Shelley è ricavata dalla tragica fine che quasi tutti i partecipanti a quelle serate ginevrine fecero: Percy Shelley, come detto, morì annegato a causa di un naufragio, Byron morì giovanissimo a Missolungi, Polidori si suicidò... Mary invece, dopo una tormentata esistenza (che dopo il successo e la morte del marito proseguì infarcita di scandali, difficoltà economiche e amori respinti), morirà a Londra il giorno 1 febbraio 1851, dopo aver condotto una serena vecchiaia in compagnia dell'unico figlio rimastole La scrittrice inglese Mary Shelley nasce a Londra il 30 agosto 1797 dal filosofo William Godwin, uno degli esponenti più importanti del razionalismo anarchico, e da Mary Wollstonecraft, donna forte e determinata fra i primi personaggi della sua epoca a promuovere i diritti della donna. Purtroppo, questa madre così eccezionale che avrebbe potuto sicuramente dare tantissimo alla figlia, morì poco dopo il parto. Godwin si risposerà nel 1821 con una vedova sua conoscente e madre di due figli, la signora Clairmont. Mary invece incontra durante un soggiorno in Scozia il giovane e geniale poeta ribelle Percy Bysshe Shelley, che sposa nel 1816, appena diciannovenne e dopo una rocambolesca fuga in Svizzera. Alle spalle del poeta si nascondeva una tragedia poiché aveva già perso una prima moglie, Harriet Westbrook, morta suicida e causa della rottura dei suoi rapporti col padre, che non avrebbe mai più visto. L'eccessivo e inquieto poeta inglese diverrà poi celebre per il racconto "La regina Mab" e per il dramma lirico "Prometeo liberato". Con lui viaggia in Francia, Germania e Olanda. Nel 1822, dopo essersi trasferiti a La Spezia, Percy Shelley ed un amico, marito di un'amica comune, partono alla volta di Genova: i due non torneranno più; il corpo del poeta viene rinvenuto tra i flutti il 15 luglio. Tornata a Londra dopo la morte del febbrile marito, Mary vive in Inghilterra con i proventi del proprio lavoro di scrittrice professionista. Autrice di vari romanzi, diverrà famosa soprattutto per "Frankenstein o il Prometeo moderno", il suo primo libro scritto nel 1818 e nato quasi per gioco, ossia quando Byron, durante un soggiorno estivo con gli Shelley e il fido Polidori a Ginevra, suggerì che ciascuno di loro scrivesse un racconto dell'orrore, racconto che poi ognuno avrebbe letto agli altri come passatempo serale. Shelley compose un'opera breve intitolata "The Assassins", Byron scrisse il racconto "The burial" (che poi venne pubblicato nel 1819 con il titolo "A fragment") mentre Polidori creò la romantica figura di un vampiro affascinante e misterioso, con il romanzo breve "The vampire"; Mary scrisse invece Frankenstein, dopo averlo sognato in un terribile incubo (così almeno narra la leggenda). Il soggetto è comunque palesemente ispirato al mito antichissimo dell'uomo creatore della vita (ma anche alle "Metamorfosi" di Ovidio e al "Paradiso perduto" di Milton), ma in cui al prodigio si sostituiscono chimica e galvanismo. Il libro tratta la storia di un giovane svizzero studioso di filosofia naturale che, servendosi di parti anatomiche sottratte a vari cadaveri, costruisce una creatura mostruosa, cui riesce con procedimenti di cui lui solo ha il segreto a infondere la scintilla della vita. Malgrado l'aspetto terrificante la creatura si rivela la quintessenza della bontà di cuore e della mitezza d'animo. Ma quando si accorge del disgusto e della paura che suscita negli altri, la sua natura, incline alla bontà, subisce una totale trasformazione ed egli diviene un'autentica furia distruttiva; dopo molti delitti finisce per uccidere anche il suo creatore. Brian W. Aldiss, critico inglese e scrittore egli stesso di fantascienza, pone alla base della moderna Fantascienza proprio il romanzo di Mary Shelley ed è indubbio che tutte le storie scritte in seguito e basate sul binomio Creatore-Creatura viaggino sulla falsariga di "Frankenstein". A Mary Shelley si devono naturalmente anche altre opere, alcune della quali precorrono anch'esse temi tipicamente fantascientifici (come "L'ultimo uomo", un romanzo che narra dell'unico superstite di una terribile epidemia che ha cancellato l'intera umanità), novelle che però non raggiunsero mai la fama della sua opera prima. Il successo di quel suo primo libro, che ha goduto di costante fortuna ed è stato oggetto di innumerevoli imitazioni, si deve alla quantità di domande e di dubbi etico-filosofici che è in grado di sollevare, quali le speculazioni sulle origini della vita, il ruolo ambiguo della scienza, spesso inconsapevole creatrice di "mostri", il problema della bontà e creatività originaria dell'uomo, in seguito corrotto dalla società, e così via. Una nota inquietante della vita di Mary Shelley è ricavata dalla tragica fine che quasi tutti i partecipanti a quelle serate ginevrine fecero: Percy Shelley, come detto, morì annegato a causa di un naufragio, Byron morì giovanissimo a Missolungi, Polidori si suicidò... Mary invece, dopo una tormentata esistenza (che dopo il successo e la morte del marito proseguì infarcita di scandali, difficoltà economiche e amori respinti), morirà a Londra il giorno 1 febbraio 1851, dopo aver condotto una serena vecchiaia in compagnia dell'unico figlio rimastole.


Incipit di Frankenstein

Alla Signora Saville, Inghilterra

Pietroburgo, 11 dicembre 17

Ti rallegrerai nell'apprendere che nessun disastro ha accompagnato l'inizio di un'impresa alla quale tu guardavi con tanti cattivi presentimenti. Sono arrivato qui ieri, e la prima preoccupazione è stata di rassicurarti, cara sorella, sul fatto che sto bene e che nutro fiducia crescente verso quanto ho intrapreso. Sono già molto più a nord di Londra, e mentre cammino per le strade di Pietroburgo sento una fredda brezza di settentrione che mi sfiora le guance, mi rinvigorisce i nervi e mi riempie di gioia. Puoi capire questo mio sentimento?

venerdì 12 dicembre 2014

Le vere gothic ladies: Charlotte Dacre

La gothic lady di oggi, Charlotte Dacre,  è stata per lungo tempo sconosciuta, nonostante il grande successo che conobbe nei suoi anni, destando l'ammirazione anche di Percy Bysshe Shelley, il quale ne stimava lo stile e le capacità creative.



Nasce nel 1782 come Charlotte King, figlia di John King, uno scrittore radicale ben conosciuto a Londra, Charlotte Dacre scrisse inizialmente con lo pseudonimo Rosa Matilda, e più tardi ne adottò un secondo per confondere i suoi critici. Dopo aver divorziato dalla madre, il padre si sistemò con la contessa di Lanesborough.

Nel 1806, alla morte della moglie del padre, si sposò con Nicholas Byrne, da cui aveva già avuto tre figli, un editore che sarebbe poi diventato un socio fondatore del quotidiano londinese The Morning Post, sulle cui pagine furono pubblicate le poesie della Dacre.

Come autrice di romanzi, Charlotte Dacre rappresenta le sue eroine in maniera piuttosto diversa da quanto fatto dai suoi contemporanei, che consideravano signore di buon gusto e decoro. Il sue stile era più vicino a quello di autori maschili, creando eroine femminili aggressive e spesso fisicamente violente, caratterizzate da forti desideri sessuali e ambizione, simili a quelle create dal De Sade.

Tra i suoi quattro romanzi principali, oggigiorno Zofloya è quello più conosciuto. Il romanzo vendette bene quando apparve nel 1806, e venne tradotto in tedesco e francese. In esso, un personaggio femminile segue, attacca brutalmente e infine uccide una ragazza che considera sua rivale sessuale. Nonostante la sua brutalità, la storia presenta la morale che le giovani donne devono essere in guardia contro i pericoli della lussuria.
Morì il 7 novembre 1825.

giovedì 11 dicembre 2014

Le vere gothic ladies: Clara Reeve

Clara Reeve ha scritto diversi romanzi, tra cui solo il romanzo gotico Il vecchio barone inglese (The Old English Baron, inizialmente chiamato The Champion of Virtue) per cui è ricordata e che ha influenzato la scrittura del Frankenstein di Mary Shelley.
Tra le sue altre opere vi sono il romanzo epistolare The School for Widows (1791), e la sua innovativa storia del romanzo, The Progress of Romance (1785), che viene generalmente considerato un precursore degli studi sulla nascita ed evoluzione del romanzo.



Clara Reeve nasce a Ipswich, Inghilterra, figlia del reverendo Willian Reeve.
Dopo la morte del padre, vive con la madre e le sorelle a Colchester. Nel 1777 pubblica Il vecchio barone inglese, prendendo come modello di riferimento Il Castello di Otranto di Horace Walpole; la prima edizione è dedicata alla figlia di Samuel Richardson, che l'aveva aiutata a revisionare e correggere il testo.
La Reeve ha condotto una vita ritirata, per cui poche sono le notizie biografiche pervenuteci. Muore a Ipswitch nel 1807.

mercoledì 10 dicembre 2014

Le vere gothic ladies: l'antesignana Ann Radcliffe

Inizia una rassegna giornaliera delle vere gothic ladies della letteratura, altro che la Meyer e le altre autrici degli odierni sciropposi romanzi pseudo gotici.
Ovviamente è doveroso cominciare da Ann Radcliffe, la prima signora della letteratura gotica.



Nata ad Holborn (Londra, Inghilterra) come Ann Ward, si sposò a 23 anni (nel 1787) con William Radcliffe, un giornalista dell'English Chronicle. Iniziò a scrivere racconti per divertimento e dietro incoraggiamento del marito.
Nel 1789 pubblicò The Castles of Athlin and Dunbayne, in cui è già presente l'atmosfera alla base della maggior parte dei suoi lavori, in particolare la tendenza a coinvolgere innocenti e giovani eroine nelle vicende descritte, che solitamente si svolgono in tenebrosi castelli governati da nobili dal passato misterioso.
Il romanzo della foresta
Le sue opere divennero estremamente popolari, specialmente tra le giovani lettrici che cercavano nei suoi libri qualcosa di più eccitante del ricamo. Tra le sue opere più conosciute ricordiamo Romanzo siciliano (1790), Il romanzo della foresta (1791), I misteri di Udolpho (1794) e L'italiano (1797).
Il successo de Il romanzo della foresta consacrò la Radcliffe come l'esponente più significativa del romanzo storico in chiave gotica. I suoi romanzi successivi furono accolti con grande entusiasmo e produssero un nutrito gruppo di imitatori. Alcuni grandi scrittori, inoltre, presero spunto dall'atmosfera in essi presente per ricrearla nei loro lavori. Questo successe a Jane Austen, estimatrice del filone gotico e delle opere della Radcliffe, in Northanger Abbey nel quale ritroviamo una parodia dell'opera I misteri di Udolpho ma non per disprezzarla quanto per ricordare l'importanza delle prime autrici di romanzi femminili di fine Settecento.


Incipit de I Misteri di Udolpho.

Ogni eccesso è peccaminoso: perfino un dolore in origine lodevole si trasforma in una passione ingiusta ed egoista se vi indulgiamo a spese dei nostri doveri, intendendo per tali quanto dobbiamo a noi stessi non meno che agli altri’
‘Che significa tutto ciò, Annette?’ chiese quando la raggiunse ‘Che cos’hai sentito dire di quel quadro per rifiutarti di restare quando io te lo ordino?’ ‘Non so cosa significhi, mademoiselle né so altro su quel quadro. Ho solo sentito dire che c’è qualcosa di terribile che lo riguarda e che da allora è sempre stato velato di nero e.. Nessuno lo guarda da anni. È in qualche modo collegato con il precedente proprietario del castello..’
‘Mia cara Emily non permettete alla madre badessa di contaminare la vostra mente con queste fantasie. Vi insegnerà ad aspettarvi che uno spettro faccia la sua comparsa in ogni stanza buia. Ma credetemi l’apparizione dei defunti non si verifica per motivi futili o scherzosi, per terrorizzare o sbalordire i pavidi’

martedì 9 dicembre 2014

Consigli di lettura: Revelations, antologia di fine millennio.


Segnaliamo un'antologia del 1999, Revelations, in cui vari rinomati autori horror contemporanei reinterpretano i vari decenni del '900 da una prospettiva "apocalittica".
Ne esce fuori una visione della storia come percorsa da continue apocalissi che caratterizzano i passaggi da un decennio all'altro, il tutto trova una sua compattezza grazie al racconto cornice di Clive Barker che lascia trapelare le inquietudini che avevano pervaso la fine dello scorso millennio.  
Gli autori sono:  Joe R. Lansdale, David Morrell, F. Paul Wilson, Poppy Z. Brite & Christa Faust, Charles L. Grant, Whitley Strieber, Elizabeth Massie, Richard Christian Matheson, David J. Schow & Craig Spector, Ramsey Campbell e naturalmente Clive Barker.
Tra i migliori racconti troviamo il suggestivo e poetico Chiliad di Barker, il tipicamente lasdaliano La grande burrasca, l'evocativo e sensuale Triade di Brite & Faust e La parola, di Campbell, un racconto che fa riflettere sugli inganni dell'editoria e dei media.

lunedì 8 dicembre 2014

Torbido gotico: Il Monaco di M.G.Lewis


Il Monaco di M.G. Lewis è un romanzo gotico particolarmente oscuro e cruento, scritto nel 1796 e ambientato in Spagna.
Diverse sono state le fonti d'ispirazione di quest'opera: il Ferdinand Count Fathom di Smollett, Le Diable Amorouse di Cazotte's , La Religieuse di Diderot e la Justine ou les Malheurs de la vertu di Sade e i romanzi gotici tedeschi.
Quando Il Monaco fu pubblicato l'autore aveva solo 20 anni, riscuotendo immediatamente un grande successo, accompagnato però da un grande scandalo che costrinse l'autore a pubblicare, nel 1798, una versione meno "scandalosa" dell'opera nella quale vengono tolte o censurate alcune delle situazioni più scabrose.
Il romanzo narra la caduta di Ambrosio, monaco spagnolo considerato da tutti un santo.
La sua discesa nel peccato comincia con Matilda, la femme fatale che lo seduce con l'inganno, fino a giungere a commettere peccati sempre più turpi.
In esso troviamo le figure tipiche del genere gotico: il monaco scellerato, la donna fatale e la fanciulla perseguitata (la giovane e innocente Antonia che susciterà il desiderio del monaco).
Inoltre è presente una vicenda parallela alla storia principale, la storia d'amore tra Ryamond e Agnes, raccontata dallo stesso Ryamond all'amico Lorenzo,, durante la quale compaiono figure tipiche del romanzo gotico come la Monaca Sanguinante e l'Ebreo errante.
Il romanzo, al momento della sua pubblicazione, ebbe un grande successo, anche se non mancò di suscitare molte critiche per via dei suoi contenuti scabrosi.
Risulta infatti essere uno delle opere gotiche più controverse per via dei temi che affronta, come l'ipocrisia dietro il perbenismo, la natura del desiderio, l'omicidio e l'incesto.
Coleridge espresse il suo apprezzamento  nei riguardi di quest'opera e anche il marchese de Sade lo definì un «capolavoro gotico», notevole per la sua violenta trasgressività.
Negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione comparvero inoltre molte opere che si rifacevano più o meno esplicitamente a Il Monaco: versioni ridotte (alcune anche a firma di Lewis), racconti tratti dal romanzo incentrati sulla vicenda di Ryamond e Agnes o sulla ballata di Alonzo e Imogine, drammi e balletti ispirati da parti dell'opera.
Nel corso del XIX secolo comunque il romanzo venne via via dimenticato e passò in secondo piano nel panorama letterario.
Negli anni trenta del Novecento Il monaco fu infine riscoperto dal movimento surrealista che ne condivide la carica trasgressiva e libertina. Artisti come Antonin Artaud e André Breton ne sono influenzati e citano in varie occasioni l'opera lewisiana nei loro scritti. È stato proprio grazie alla riscoperta surrealista che nel corso del XX secolo i critici sono tornati ad interessarsi de Il Monaco.
Nel 1972, da questo romanzo, è stato tratto il film di Ado Kyrou, con Franco Nero, Il Monaco, nel 2011 è stato invece tratto il film Le Moine di Dominik Moll con Vincent Cassel.

venerdì 5 dicembre 2014

IL REALISMO MAGICO IN LETTERATURA


Il realismo magico nella letteratura distingue un filone letterario in cui gli elementi magici appaiono in un contesto altrimenti realistico.
Più frequentemente si associa il termine al boom letterario dell'America Latina del XX secolo, segnato dalla pubblicazione del romanzo Cent'anni di solitudine di Gabriel García Márquez nel 1967, che viene considerato il testo fondamentale del realismo magico, insieme ai racconti di Jorge Luis Borge.
In realtà la definizione può essere utilizzata anche per autori di altre nazioni come Italo Calvino, Dino Buzzati, Angela Carter, Toni Morrison e Salman Rushdie, le cui opere presentano caratteristiche tipiche del genere, come la presenza, piuttosto celata, di un elemento magico mai spiegato, distorsioni temporali, inversioni, ciclicità o assenza di temporalità, inversione di causa ed effetto, ricchezza di descrizioni sensoriali, motivi tratti dalla leggenda e dal folklore, presenza di prospettive multiple, tema del colonialismo e degli incroci culturali.
Il realismo magico in letteratura compie un'ibridazione tra realtà e fantasia, tra passato e presente, con una forte componente metatestuale volta a coinvolgere il lettore sulla riflessione riguardo l'impatto della fiction sulla realtà.
Tale genere può infatti essere tipico di molta letteratura del postcolonialismo e può essere considerato come una sottocategoria del romanzo postmoderno a causa della sua sfida all'egemonia ed il suo utilizzo di tecniche simili a quelle di altri testi postmoderni, come la distorsione del tempo.

L'incipit di 'Cent'anni di solitudine'

Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendia si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era cosí recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito. ...

lunedì 1 dicembre 2014

IL REALISMO MAGICO NELL'ARTE


Il termine Realismo magico è stato utilizzato per definire, in periodi diversi, un'arte che utilizzava una tecnica estremamente "realista" per rappresentare degli scenari stranianti.
Per la prima volta fu utilizzato nel 1925 dal critico tedesco Franz Roh nei riguardi dei pittori appartenenti alla corrente classica della Nuova oggettività, che si ispiravano alle correnti italiane del ritorno all'ordine degli anni venti, come Novecento, Valori plastici e la Pittura metafisica di De Chirico.
Opere come quelle di De Chirico mostrano degli scenari immobili, incantati, immerso in una magica sospensione, a tratti inquietante.
Quando si parlò di "realismo magico" per la prima volta, si escludeva la presenza di elementi apertamente "fantastici", ma piuttosto si tendeva a ritrarre gli oggetti con maggiore accuratezza possibile, in modo che da soli svelassero l'elemento "magico" celato nelle pieghe del quotidiano.
Nel Nord Europa il realismo magico si è espresso con istanze di più carica ed intensa drammaticità, come in Christian Schad e nei pittori della Nuova oggettività. In questo senso, il termine Realismo magico viene spesso utilizzato come sinonimo di post-espressionismo o di pittura di Ritorno all'ordine con elementi surreali.
Ascrivibili a tale poetica visiva sono anche alcuni pittori americani degli anni trenta, come Ivan Albright, Paul Cadmus, George Tooker, influenzati in questo caso anche dal Precisionismo di Charles Sheeler e Georgia O'Keeffe e dall'opera di Edward Hopper.

In seguito questo termine è stato spesso utilizzato per indicare quei tipi di pittura in cui gli oggetti sono raffigurati con estremo naturalismo, ma che, grazie all'aggiunta di elementi surreali o paradossali, danno alla rappresentazione un effetto sottilmente misterioso, trasmettendo un senso di irrealtà.
In questo modo, a partire dalla metà del '900, il realismo magico si apre ad elementi più apertamente fantastici, con artisti come Paul Cadmus, Ivan Albright, George Tooker e Bettina Shaw-Lawrence.

Sotto la categoria del realismo magico possono essere incluse anche le opere di diversi artisti sudamericano come Frida Kahlo, Emilio Bas Viaud e Fernando Botero.
Attualmente l'interesse rinato per le tecniche pittoriche degli Antichi Maestri convive con l'utilizzo di nuovi media che permettono la creazioni di effetti contemporaneamente realistici e stranianti, per cui il realismo magico si esprime sia attraverso le tradizionali tecniche che tramite la computer grafica.





domenica 23 novembre 2014

23 novembre 1883: nasce José Clemente Orozco


José Clemente Orozco, pittore messicano, nasce a Ciudad Guzmán, il 23 novembre 1883.
Agli inizi della sua vita, la famiglia di Orozco si trasferì da Cuidad Guzman a Guadalajara e poi a Città del Messico
Formatosi all'accademia di Belle Arti di Città di Messico, tra il 1911 e il 1914 collaborò con disegni caricaturali a El Ahuizote e a La Vanguardia. Considerato, con D. Rivera e A. Siqueiros, tra i più significativi esponenti della pittura messicana, mostrò fin dalle prime opere la tendenza a rompere i legami con la pittura europea per ricollegarsi a temi locali e del Messico precolombiano. La rivoluzione messicana dette a tale tendenza un preciso contenuto di carattere politico e sociale sviluppando l'efficacia e la potenza creativa dell'artista. Tra il 1927 e il 1932, Orozco alternò viaggi in Europa e negli USA (Zapata, 1930, Chicago, Art Institute; Zapatistas, 1931, New York, Museum of modern art) ai lunghi soggiorni in Messico dove la sua opera, drammatica, vigorosa, di grandiosità primordiale, trovò la sua più vera espressione nei numerosi e monumentali affreschi a Città di Messico (Escuela preparatoria, 1922-27; Hospicio Cabañas, 1938-39; Hospital de Jesús Nazareno, 1942-48) e a Chapultepec (Museo nacional de historia, 1948).
Morì a Città del Messico, il 7 settembre 1949.

sabato 22 novembre 2014

22 novembre: auguri a Leos Carax


Auguri a Leos Carax (nome d'arte di Alexandre Oscar Dupont), regista, attore, critico cinematografico e scrittore francese nato a Suresnes, il 22 novembre 1960.
Figlio di un critico cinematografico e di una giornalista, il futuro Leos Carax vive una giovinezza burrascosa. Spirito punk e inquieto, cresce nella venerazione dell'immagine di Marilyn Monroe e della musica di David Bowie. Racconta di aver guadagnato diversi franchi rivendendo ai compagni di liceo dischi musicali rubati nei centri commerciali. Rientra nei ranghi nel corso degli studi universitari, a stretto contatto con un ambiente intellettuale che lo avvicina alla rivista dei Chaiers du cinéma.
Esordisce al cinema a soli 24 anni con Boy meets Girl, un film che conquista Cannes.
In Rosso sangue (1986) in cui ripropone il filosofico dilemma tra uomo e infinito, persone e ideali, individui e sentimenti.
Cinque anni più tardi, in Gli amanti del Pont-Neuf (1991) ritrova Juliette Binoche (anche sua compagna nella vita), e racconta un'altra storia d'amore visionaria. Il film, costato una fortuna e attraversato da diverse disgrazie produttive, non piace a tutti e convince soprattutto le nicchie.
Non riceverà grandi consensi neanche con Pola X (1999), film di un surrealismo portato all'estremo. È l'inizio di un lungo periodo di fermo creativo, una lunga pausa di riflessione, intervallata solo dalla regia a sei mani di Tokyo! (2008). Passano tredici anni e Carax ritorna a Cannes con Holy Motors (2013), ottenendo la Nomination Palma d'oro a Leos Carax e il Prix de la jeunesse per la regia.

 

22 novembre: auguri ad Andrzej Żuławski


Auguri ad Andrzej Żuławski,  regista polacco nato a Leopoli (Ucraina), il 22 novembre 1940.
Ha iniziato la carriera come assistente di Andrzej Wajda. A seguito della censura imposta al suo film Diabel (1972) in Polonia (ritirata solo 16 anni più tardi) si è stabilito in Francia dove ha girato L'importante è amare (1975) con Romy Schneider.
Tornato poi in Polonia ha lavorato per due anni al film Il globo d'argento, basato su un libro scritto dallo zio Jerzy Żuławski, che le autorità polacche non gli hanno permesso di completare; Zulawski sii traferirà definitivamente in Francia ottenendo il successo commerciale con due film, Possession (1981) e soprattutto Amour braque - Amore balordo (1985) dove lancerà la sua attrice musa, Sophie Marceau in ruoli corposi e maturi. La carriera è proseguita con un altro fortunato Le mie notti sono più belle dei vostri giorni e un controverso adattamento dell'Opera lirica di Modest Musorgskij Boris Godunov nel film Boris Godunov (1989).
In Italia le sue opere hanno trovato raramente una distribuzione, ma nel 2003 è stato omaggiato con una retrospettiva completa dal Festival Alpe Adria di Trieste.

 

22 novembre: auguri a Terry Gilliam


Auguri a Terry Gilliam  (nato Terrence Vance Gilliam), regista, sceneggiatore, attore, animatore, scrittore, produttore cinematografico e scenografo statunitense naturalizzato britannico, nato a   Minneapolis, il 22 novembre 1940.
A dieci anni si trasferisce con la famiglia in California. Dopodiché si iscrive alla facoltà di Fisica per abbandonarla poco dopo e cominciare a frequentare i corsi di Scienze Politiche. La sua passione per il disegno si fa notare fin da subito; sta per terminare il college quando spedisce i suoi fumetti alla rivista "Mad" di New York che lo assume come illustratore.
Nel 1968 viene chiamato a combattere in Vietnam ma la sua indole artistica e le sue convinzioni pacifiste gli fanno rifiutare le armi e ad emigrare in Inghilterra. Qui comincia a lavorare per alcuni programmi televisivi come cartoonist e altri diversi incarichi; nel nuovo ambiente conosce molte persone di spettacolo tra le quali Graham Chapman, John Cleese, Michael Palin, Terry Jones ed Eric Idle, i fondatori del gruppo teatrale Monty Python.
Gilliam contribuisce alla nascita del Flying Circus (1969), serie televisiva che si basa sull'alternarsi di gag comiche e sketch animati realizzati con la tecnica del cut out. La serie, trasmessa dalla BBC, durò per 4 stagioni consecutive (45 episodi ciascuna) riscuotendo un successo enorme e dando il via ad una collaborazione (quella dei Monty Python) che rivoluzionerà le basi del disegno animato sia dal punto di vista formle che contenutistico. Sul set conosce Maggie Weston che diventerà sua moglie nel 1973, compagna di vita che lo sosterrà sempre nella sua lunga carriera cinematografica.
Nel 1974 veste il nuovo ruolo di regista assieme al collega Terry Jones e realizza Monty Python, primo lungometraggio comico che si prende gioco della Storia e raccoglie una serie di gag esilaranti che hanno il gusto del grottesco e del no-sense. Nel 1979 Gilliam cambia nuovamente ruolo e diventa attore nel secondo film collettivo dei Monty Python Brian di Nazareth (diretto da Terry Jones) e nel più famoso Il senso della vita (1983), satira scanzonata dell'esistenza che affronta temi importanti come la morte, il lavoro, la salute o la nascita in un flusso di coscienza fatto di sketch uno di seguito all'altro.
Dopo lo scioglimento del gruppo (ogni componente prenderà strade diverse e non si riuniranno più se non in occasione dei festeggiamenti per il trentennale della loro formazione), Gilliam sceglie definitivamente la strada della regia cinematografica e con la stessa libertà creativa realizza Jabberwocky (1977), ambientato in un medioevo mai esistito. Dopo il viaggio nel passato de I banditi del tempo, comincia a scrivere la sceneggiatura di Brazil (rilettura di "1984" di George Orwell) che dirigerà nel 1985. Qui sperimenta con originalità l'adattamento cinematografico (il romanzo di partenza è solo una fonte d'ispirazione), e privilegia soprattutto la linea della satira e della dissacrazione.
Dopo Brazil, nel 1989 scrive Le avventure del Barone di Münchausen, opera in cui si mescolano effetti speciali sorprendenti (tra i quali un viaggio sulla luna e una caduta dentro un vulcano) e umorismo irriverente in un Settecento demenziale. Malgrado la distribuzione e la promozione del film, la storia dello strampalato barone non riscuote il dovuto successo e finisce per diventare un flop al botteghino.
Ma la creatività di Gilliam trova il riscontro meritato nel 1991, quando realizza La leggenda del re pescatore (Oscar all'attrice non protagonista Mercedes Ruehl): storia di un'amicizia tra un dj radiofonico (Jeff Bridges) di New York e un professore di storia (Robin Williams) che trascorre le sue giornate come un barbone alla ricerca del Santo Graal tra le vie della metropoli.
Dalla commedia drammatica passa alla fantascienza de L'esercito delle dodici scimmie (1995) con Bruce Willis e Brad Pitt protagonisti di un futuro nero, devastato da un virus mortale che ha costretto gli uomini a vivere sottoterra.
Due anni dopo esce Paura e delirio a Las Vegas: l'avvocato Benicio Del Toro e il giornalista Johnny Depp viaggiano (con un trip mentale più che geografico) su una decappottabile da Los Angeles a Las Vegas.
Nel 2001 inizia le riprese di The Man Who Killed Don Quixote, storia di un pubblicitario finito per caso a diventare Sancho Panza, al servizio di Don Chisciotte nella Spagna del 1600. Dopo sei giorni di lavorazione e in seguito a numerosi ostacoli del destino (uragani, malattie e finanziamenti che non arrivano) Gilliam abbandona il progetto. Ma i filmati del backstage diventano un documentario: è così che esce Lost in La Mancha (di Keith Fulton e Louis Pepe), testimonianza di un progetto fallito che esprime allo stesso tempo la magia che si nasconde dietro al cinema e mostra come si muove il genio visionario di Terry Gilliam.
Il regista si riprende nel 2005 con I fratelli Grimm e l'incantevole strega e Tideland - Il mondo capovolto.
L'ultima immaginifica e suggestiva opera è Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo, film che vedeva l'attore australiano Heath Ledger nel ruolo del protagonista Tony.
Il 22 gennaio 2008, la produzione è stata interrotta a causa della morte del giovane attore, e solo dopo un periodo di inattività, Gilliam ha deciso di sostituire Ledger con Johnny Depp, Jude Law e Colin Farrell.
L'ultima sua fatica è The Zero Theorem,  ambientato in un futuro distopico, in arrivo nelle sale italiane nel 2015.

22 novembre 1907: nasce Dora Maar


Dora Maar, fotografa, poetessa e pittrice francese, nasce a Parigi, il 22 novembre 1907.
Il suo nome di battesimo era Henriette Theodora Marković, figlia di Josip Marković, architetto croato famoso in Sud America, e Julie Voisin, appartenente a una famiglia francese.
Pubblica le sue prime foto nel 1930 e l’anno seguente lavora con il fotografo ungherese Brassaï. Nel 1931, in società con Pierre Kéfer, apre uno studio fotografico, operando nel settore della moda e della pubblicità, firmando le sue foto Kéfer-Dora Maar. Di estrema sinistra, diviene famosa con la sua Rollei, per le istantanee che ritraggono la mondanità francese. Le sue foto vengono pubblicate su riviste prestigiose come Madame Figaro. Diviene prima la compagna del cineasta Louis Chavance, e in seguito del poeta Georges Bataille. Espone all’Internazionale della fotografia di Bruxelles ed alla mostra dello studio Saint-Jacques per la "Constitution des Artistes Photographes". Georges Bataille la introduce nella cerchia dei surrealisti, dove conosce Breton, Eluard, Leiris, Man Ray. Prende parte all’attività del gruppo con alcune foto e fotomontaggi; ritocca i negativi, utilizza solarizzazioni, collage, fotomontaggi e sovrapposizioni.
Maar era già conosciuta come fotografa prima di incontrare Picasso. Il primo incontro avvenne a Parigi nel 1935 sul set del film Le crime de Monsieur Lange di Jean Renoir quando lei aveva 28 anni e lui 54. Il secondo sulla terrazza del caffè Les Deux-Magots a Saint-Germain-des-Prés dove Dora, seduta da sola a un tavolino, colpiva con un coltellino lo spazio tra un dito e l'altro della mano, inguantate di bianco, non fermandosi se si feriva. Li presentò il famoso poeta Paul Éluard, che accompagnava Picasso. Il pittore si fece dare i suoi guanti insanguinati e li espose su una mensola del suo appartamento. Picasso era affascinato dalla bellezza e dallo spagnolo fluente di Dora, che era cresciuta in Argentina.
Poco dopo quest'incontro trovò a Picasso un nuovo appartamento in affitto, in Rue des Grands-Augustins, mentre lei restò nella casa dietro l'angolo, potendo accedere allo studio dell'artista solo su invito.
Picasso adorava umiliare Dora, tanto da convincerla ad abbandonare la fotografia per la pittura, campo in cui non poteva competere con l'artista. La faceva ingelosire, essendo ancora legato a Marie-Thérèse Walter, che gli aveva dato anche una figlia, Maya. L'ormai ex-fotografa fu sopraffatta dalla personalità del pittore: divenne la sua musa privata e la ritrasse in numerosissimi dipinti, ma era vista anche come l'incarnazione stessa del dolore. Picasso iniziò a dipingere Guernica usando il volto di Dora per ritrarre la figura che sorregge la lampada al centro, e lei, affascinata dalla potenza figurativa del dipinto, riprese in mano la macchina fotografica e cominciò a scattare. Gli scatti fotografici che la resero famosa al mondo artistico testimoniano ancora oggi l'evoluzione dell'opera e furono pubblicati nel numero 4-5 della rivista Cahiers d'art del 1937. Insieme, lei e Picasso studiarono diversi tipi di stampe con Man Ray.
La loro relazione durò quasi nove anni. Dora Maar fu lasciata da Picasso, che nel 1943 aveva appena incontrato la giovanissima Françoise Gilot, e cadde in una profonda depressione, soffrendo anche per la propria sterilità, che la costrinse a farsi ricoverare in una clinica psichiatrica. Fu sottoposta a numerosi elettroshock e presa in cura dallo psicanalista dello stesso Picasso, Jacques Lacan, che riuscì a farle accettare la malattia.
Nella Parigi del 1944, ancora occupata dai nazisti, Picasso le lasciò un disegno del 1915 come regalo d'addio; ritraeva Max Jacob, caro amico di Picasso appena deceduto nel campo di concentramento di Drancy dopo essere stato arrestato dai nazisti. Picasso le lasciò anche alcune nature morte e una casa a Ménerbes, in Provenza. Dora conservò questi dipinti fino alla sua morte, avvenuta nel 1997. Fu una delle poche amanti a sopravvivere a Picasso non suicidandosi, sebbene dicesse "Io non sono stata l'amante di Picasso. Lui era soltanto il mio padrone".
Morì a Parigi, il 16 luglio 1997.

 

venerdì 21 novembre 2014


René Magritte, pittore belga, nato a Lessines, il 21 novembre 1898, il padre Léopold Magritte era un mercante. Da giovane si trasferisce più volte con la famiglia: nel 1910, all'età di 12 anni, si trasferiscono a Châtelet, dove sua madre Adeline due anni dopo, nel 1912, morirà gettandosi nel fiume Sambre. Secondo una versione ricorrente, di cui non è chiara la veridicità, venne ritrovata annegata con la testa avvolta dalla camicia da notte; questo fatto sarebbe rimasto particolarmente impresso in alcuni suoi dipinti come L'histoire centrale, Les amants e Le fantasticherie del passeggiatore solitario.
Con il padre e i due fratelli si trasferisce nuovamente questa volta a Charleroi, per allontanare il dolore della tragedia. Dopo gli studi classici, René volge i suoi interessi alla pittura. Nel 1916 si iscrive all'Accademia di belle arti di Bruxelles, città dove la famiglia si trasferisce nel 1918.
Inizia a interessarsi alle ricerche futuriste, conosciute attraverso Pierre Floquet; nel 1919 espone la sua prima tela, Trois Femmes, presso la Galerie Giroux.
Nel 1922 si sposa con Georgette Berger, che aveva conosciuto nel 1913, quando aveva quindici anni.
Nel 1923 vende il suo primo dipinto, il ritratto della cantante Evelyn Brélin, e nel frattempo inizia a lavorare come grafico, principalmente nel design di carta da parati.
Secondo quanto affermato da lui stesso, la svolta surrealista avviene con la scoperta dell'opera di Giorgio de Chirico, in particolare dalla visione del quadro Canto d'amore.
Nel 1925 entra nel suo periodo surrealista con l'adesione al gruppo surrealista di Bruxelles, composto da Camille Goemans, Marcel Lecomte e Paul Nougé, e dipinge il suo primo quadro surrealista, Il fantino perduto.
Nel 1926 prende contatto con André Breton, leader del movimento surrealista e l'anno successivo si tiene la sua prima mostra personale, presso la galleria Le Centaure di Bruxelles, successivamente si trasferisce con la moglie a Perreux-sur-Marne, nei pressi di Parigi nel 1927.
Nel 1930 Magritte decide di tornare a Bruxelles insieme a Georgette.
Nel 1940, per timore dell'occupazione tedesca, si trasferisce con la moglie nel sud della Francia, a Carcassonne. In questi anni sperimenta un nuovo stile pittorico, detto alla Renoir o solare, che porta avanti sino al 1947. Dalla fine dello stesso anno inizia il periodo vache, una sorta di parodia del fauvismo, con uno stile nuovo, rapido e aggressivo particolarmente ispirato a spunti popolari come le caricature e i fumetti. Tuttavia, l'esperienza dura pochi mesi.
Dopo un ultimo lungo viaggio fra Cannes, Montecatini e Milano, avvenuto nel 1966, muore nel suo letto il 15 agosto dell'anno successivo a Bruxelles poco dopo la comparsa di un improvviso cancro del pancreas. Viene sepolto nel cimitero di Schaerbeek.


giovedì 20 novembre 2014

19 novembre: auguri a Don DeLillo


Auguri a Don DeLillo, all'anagrafe Donald Richard DeLillo,scrittore, saggista, drammaturgo e sceneggiatore statunitense, nato a New York, il 20 novembre 1936, nel quartiere del Bronx, da genitori italiani emigrati subito dopo la Grande guerra da Montagano, in Molise.
Frequenta scuole cattoliche fino agli studi universitari;.finiti gli studi, inizia a lavorare come pubblicitario e ad interessarsi di arte e musica, particolarmente al jazz e alla scrittura.
Ha esordito con il romanzo Americana (1971; trad. it. 2000): tentativo di ricapitolare tutta la storia americana. L'esplorazione dell'universo americano e del linguaggio abilitato a raccontarlo è proseguita nei successivi End zone (1972; trad. it. 2014), storia di un giocatore di football, e Great Jones street (1973; trad. it. 1997), che ha per protagonista una rockstar. Con Ratner's star (1976) DeL. comincia a sperimentare i moduli della letteratura di consumo, in questo caso la fantascienza, successivamente mimando i clichés del romanzo di spionaggio (Players, 1977; trad. it. 1993) e quelli del poliziesco (Running dog, 1978, trad. it. 1991; The names, 1982, trad. it. 1990).
White noise (1985; trad. it. 1987), con la giustapposizione dell'atmosfera brillante di un campus universitario a quella drammatica di un'apocalisse incombente che stravolgerà tutte le norme del vivere sociale, apre la fase più significativa della carriera di DeLillo e prelude al radicale scetticismo storico e politico di quello che probabilmente è il suo capolavoro, Libra (1988; trad. it. 1989): ricostruzione fittizia del più oscuro dei misteri americani, l'assassinio del presidente Kennedy.
Mao II (1991; trad. it. 1992) è una parodia di romanzo storico.
Underworld (1997; trad. it. 1999), sommario e bilancio quanto mai negativo di cinquant'anni di storia statunitense, ripercorsa attraverso le fantastiche traiettorie di una palla da baseball tra una miriade di individui e cumuli di detriti, venerabili reliquie della civiltà dei consumi.
Tutt'altro il registro stilistico di The body artist (2001; trad. it. 2001), breve incursione nell'allucinazione di un'artista del corpo costretta a misurarsi con un dolore più grande di lei e della sua arte.
In Cosmopolis (2003), dove il racconto di una giornata di un giovane miliardario è usato come pretesto per rappresentare, un efficace affresco dell'America dei paradossi.
In The falling man (2007; trad. it. 2008) DeLillo narra le inquiete solitudini della famiglia di un sopravvissuto all'attentato dell'11 settembre 2001, mentre si dipana lungo i temi dell'introspezione e della riflessione filosofica il successivo Point Omega (2010; trad. it. 2010); centrati sulle inquietudini per un'apocalisse di cui si percepisce l'imminente arrivo sono i nove racconti scritti tra il 1979 e il 2011 e pubblicati nel volume The angel Esmeralda (2011; trad. it. 2013).
DeLillo viene ascritto al cosiddetto postmodernismo insieme a Thomas Pynchon e Paul Auster, molti autori americani, come David Foster Wallace, citano DeLillo come lo scrittore che più li ha influenzati.

martedì 18 novembre 2014

18 novembre: auguri a Margaret Atwood


Auguri a Margaret Atwood, poetessa, scrittrice e ambientalista canadese, nata a Ottawa, il 18 novembre 1939, seconda di tre figli, da Carl Edmund Atwood, un entomologo, e Margaret Dorothy Killiam, una ex dietologa e nutrizionista. A causa delle ricerche di suo padre la giovane scrittrice trascorse molti periodi dell'infanzia nelle grandi foreste del Québec. Non frequentò la scuola a tempo pieno, fino a quando ebbe 11 anni. Ella divenne una vorace lettrice di raffinata letteratura già da bambina, con le fiabe dei fratelli Grimm, storie di origini canadesi, racconti e poesie. Ha frequentato la Leaside High School a Leaside, Toronto e ha conseguito la maturità nel 1957.
Atwood ha iniziato a scrivere a sei anni e si perfezionò nel corso di dieci anni finché non divenne la sua aspirazione. Nel 1957, ha iniziato gli studi presso la Victoria University di Toronto. Si è laureata nel 1961 con una laurea nelle arti e nella lingua inglese (con lode) e anche in filosofia e francese. Nell'autunno del 1961, dopo aver vinto già alcune medaglie per la stampa delle sue prime poesie, ha iniziato gli studi presso l'Harvard's Radcliffe College. Ha ottenuto un master nel 1962 e portata avanti gli studi per 2 anni, ma non ha mai finito perché non ha completato una tesi su "Il romanzo metafisico inglese" nel 1967. Ha insegnato presso moltissime università.
Nel 1968, ha sposato Jim Polk, con il quale ha divorziato nel 1973. Nel 1976 ha avuto una figlia, Eleanor Atwood Jess Gibson, dal suo compagno, il romanziere Graeme Gibson. È tornata a Toronto nel 1980.  Atwood e il suo compagno sono membri del Partito Verde del Canada e forti sostenitori del leader Elizabeth May. Atwood ha anche forti opinioni sulle questioni ambientali.


Citazioni di Margaret Atwood.

Esiste più di un genere di libertà, diceva Zia Lydia. La libertà di e la libertà da. Nei tempi dell'anarchia, c'era la libertà di. Adesso vi viene data la libertà da. Non sottovalutatelo. (Il racconto dell'Ancella)

Se sei un uomo in un qualsiasi tempo futuro, e ce l'hai fatta sin qui, ti prego ricorda: non sarai mai soggetto alla tentazione del perdono, tu uomo, come lo sarà una donna. È difficile resistere, credimi. Ricorda, però, che anche il perdono è un potere. Chiederlo è un potere, e negarlo o concederlo è un potere, forse il più grande.
Non si tratta del controllo di una persona sull'altra. Forse non si tratta di chi può stare seduto e di chi deve invece inginocchiarsi, alzarsi o sdraiarsi, a gambe divaricate. Forse si tratta del potere di fare qualcosa e poi essere perdonato. (Il racconto dell'Ancella)


lunedì 17 novembre 2014

17 novembre: auguri a Christopher Paolini


Auguri a Christopher Paolini, scrittore statunitense naturalizzato italiano, nato nel sud della California, il 17 novembre 1983.
Figlio di due insegnanti di lettere che hanno abbandonato il lavoro per dedicarsi all'istruzione dei due figli (Christopher e Angela Paolini), non ha frequentato una scuola, ma sono stati i genitori a istruirlo. Incoraggiato anche da loro, scrisse Eragon, suo romanzo d'esordio, ad appena quindici anni nel 1999, spinto dalla sua grande passione per la letteratura fantasy. Ha impiegato un anno a terminare la prima stesura e un altro anno per rivederlo.
Il libro fu pubblicato a spese dei genitori nel 2002. Carl Hiaasen, giallista americano, scoprì il libro in una piccola libreria del Montana e lo propose al suo editore Alfred A. Knopf. Eragon arrivò in vetta alle classifiche dei best-seller pubblicata dal New York Times. Ha venduto oltre un milione di copie in soli sei mesi nel 2003, è rimasto per 87 settimane consecutive nella classifica dei bestsellers del The New York Times. Nel 2005 fu pubblicato il seguito di Eragon, Eldest. Nel 2008 uscì il terzo libro del ciclo, Brisingr, e l'8 novembre 2011 il quarto e ultimo libro, Inheritance.
Le opere di Paolini, nel 2012, sono state tradotte in quarantanove lingue.
Paolini ha dichiarato di avere origini italiane, da parte del nonno paterno, e di aver ottenuta la doppia nazionalità insieme alla sorella e alla sua famiglia.
Tra le "muse" di Paolini figurano i lavori di J.R.R. Tolkien, Terry Brooks, E. R. Eddison e il poema epico Beowulf. Paolini ha dichiarato che Eragon è stato ispirato dall'opera di Bruce Coville. Altre influenze letterarie includono David Eddings, Andre Norton, Brian Jacques, Anne McCaffrey, Raymond E. Feist, Mervyn Peake, Ursula K. Le Guin e Frank Herbert. Tra gli autori preferiti: Jane Yolen, Philip Pullman e Garth Nix.
Paolini al Lucca Comics del 2012 ha annunciato il nuovo attesissimo continuo del ciclo dell'eredità su cui ha ammesso di essere già al lavoro.

17 novembre: auguri a Martin Scorsese


Auguri a Martin Scorsese, regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico statunitense, nato a New York, il 17 novembre 1942, nel quartiere di Corona nel Queens, da Luciano Charles Scorsese e Caterina Cappa. I suoi nonni emigrarono dalla Sicilia, per la precisione da Polizzi Generosa e da Ciminna, in provincia di Palermo, agli inizi del XX secolo. Dopo i primi anni di vita nel Queens la famiglia di Scorsese in seguito a controversie con il proprietario della casa dove vivono in affitto si vedono costretti a tornare a Manhattan, in Elizabeth Street, una delle vie principali della cosiddetta "Little Italy", quartiere dove Scorsese vive una travagliata adolescenza a causa del suo forte asma e della sua piccola stazza, che non gli permettono di inserirsi nelle bande della zona. Parallelamente a questo suo emarginamento sviluppa una passione per il cinema, in particolare quello neorealista e western, e una forte credenza religiosa, arrivando a dire che gli unici luoghi in cui si sentisse davvero a suo agio fossero la chiesa e il cinema. L'asma procurò non pochi problemi a Scorsese, impedendogli anche di praticare attività sportive. Dato che non possiede una cinepresa disegna storyboard di film immaginari fin dalla pre-adolescenza, mostrando i disegni solamente al suo migliore amico.
Verso il 1956 studia per diventare prete, ma cambia presto idea non riuscendo a conciliare la vita di religioso con i propri ritmi, e nel 1960 si iscrive al corso di cinematografia della New York University, dove dirige i suoi primi cortometraggi in 16 mm, tra cui La grande rasatura,  nel quale un ragazzo si fa la barba insanguinandosi di tagli, fino a recidersi la gola; il corto diventerà un simbolo per un'intera generazione di cineasti della New Hollywood, e sarà alla base di tutta la filmografia scorsesiana (i caratteri contenuti in questo cortometraggio saranno sempre presenti in tutti i lavori successivi del regista italo-americano).
Sentimentalmente si lega, sposandola, a Laraine Brennan che gli darà una figlia, la scenografa Cathy Scorsese. Il matrimonio con la Brennan però durerà pochissimo e fra il 1971 e il 75 si fidanzerà con la produttrice Sandy Weintraub.
In quegli anni, finanziato personalmente dal regista e produttore Roger Corman, si lancia nel genere documentaristico, prima come assistente regista per Michael Wadleigh, che dirige Woodstock (1970) - grazie al quale Scorsese può conoscere esponenti del mondo musicale di allora come Jimi Hendrix, i Rolling Stones, Bob Dylan, Elvis Presley e David Bowie - poi successivamente come regista lui stesso di documentari intitolati: Scene di strada (1970), Italoamericani (1974), Ragazzo americano (1978) e L'ultimo valzer (1978).
Il debutto nel lungometraggio a soggetto avviene invece con il dramma, basato su esperienze autobiografiche, Chi sta bussando alla mia porta? (1969), con il primo dei suoi attori feticcio: Harvey Keitel. Da questo momento si distinguerà nel genere action-movie con pellicole come America 1929 -Sterminateli senza pietà (1972) e Mean Streets - Domenica in chiesa, lunedì all'Inferno (1973).
Nel 1975 dirige Ellen Burstyn in Alice non abita più qui che avrà così successo da avere persino una serie tv pluripremiata agli Emmy. L'anno del capolavoro è invece nel 1976 con il drammatico Taxi Driver.
Acclamato da critica e pubblico come un capolavoro fin dalla sua prima apparizione, è considerato uno dei film cardine della New Hollywood. Nel ruolo del protagonista fu scelto di nuovo Robert De Niro, ed il film vinse la Palma d'oro al Festival di Cannes del 1976 aggiudicandosi anche quattro nomination ai Premi Oscar, lanciando il nome di Scorsese fra i registi più promettenti della sua generazione.
Scorsese si improvviserà persino attore recitando nel film di Paul Bartel Cannonball (1976).
Si risposa per la seconda volta con la sceneggiatrice della serie Miami Vice Julia Cameron che, dopo aver dato alla luce la seconda figlia di Scorsese (l'attrice Domenica Cameron-Scorsese), lascerà per stare con Liza Minnelli che dirigerà in New York New York (che sarà un profondo insuccesso).
Toro scatenato (1980) è il suo secondo capolavoro. Scorsese si guadagna la nomination all'Oscar come miglior regista.
Finita la relazione con la Minnelli, si sposa con Isabella Rossellini, con la quale reciterà nella pellicola di Renzo Arbore Il pap'occhio (1980), accanto a Mariangela Melato, Diego Abatantuono e Roberto Benigni. Poi dirigerà De Niro in Re per una notte (1983), vincendo però la Palma d'Oro come migliore regista per Fuori orario (1985). Dopo essere apparso in 'Round Midnight - A mezzanotte circa (1986) di Bertrand Tavernier, Scorsese dirige Il colore dei soldi (1986), sposandone la produttrice (dopo la rottura con la Rossellini) Barbara De Fina.
Nel 1986 firma con Donald Petrie e Paul Michael Glaser  Storie incredibili 6, esperienza che replicherà con Woody Allen e Francis Ford Coppola in New York Stories (1989). Notevole anche nella direzione di videoclip (è lui che sta dietro "Bad" di Michael Jackson), sconvolgerà l'opinione pubblica con la trasposizione di un romanzo di Nikos Kazantzakis L'ultima tentazione di Cristo (1988) con Willem Dafoe e Barbara Hershey. Il cattolicissimo Scorsese propone infatti una sua personale interpretazione della passione di Cristo, dove l'ultima tentazione di Satana a Gesù è appunto quello di una relazione domestico-sessuale con la Maddalena. Il film si scontrò con il profondo dissenso della Chiesa: più di 1.200 stazioni radio di matrice cattolica in California denunciarono il film, e il movimento del "Campus Crusade for Christ" si propose perfino di rimborsare la Universal delle spese sostenute per la produzione in cambio di tutte le copie già stampate che avrebbero provveduto a distruggere. La Universal rispose che la Chiesa e tutti quei movimenti integralisti stavano violando il primo emendamento della Costituzione americana, proteggendo a spada tratta Scorsese ed esultando quando questi venne nominato all'Oscar come miglior regista.
Negli anni Novanta, dopo essere apparso in piccoli ruoli nelle pellicole di Akira Kurosawa (Sogni, 1990, dove interpreta Van Gogh) e di Stephen Frears (Rischiose abitudini, 1990), firma un altro capolavoro: Quei bravi ragazzi. La storia di un ragazzo italo-irlandese che vorrebbe diventare un gangster. Per questo film vincerà il Leone d'Oro per la regia, nonché la nomination dell'Academy nella stessa categoria e in quella della sceneggiatura.
Dopo aver diretto il remake del film omonimo di Jack Lee Thompson, Capefear - Il promontorio della paura (1991), allacciando fra l'altro una relazione con la giovanissima attrice Illeana Douglas, si spinge in un omaggio a Luchino Visconti ne L'età dell'innocenza (1993), storia e critica dei freddi e crudeli rituali della buona società newyorkese dell'Ottocento, grazie al quale fa incetta di premi come i BAFTA (per miglior regia, film e sceneggiatura) e la candidatura agli Oscar.
In seguito, recita in Quiz Show (1994) di Robert Redford e dirige Casinò (1995), andando incontro al Leone d'Oro alla carriera consegnatogli dall'Italia nel 1995, in celebrazione dei 100 anni del cinema.
Senza tralasciare il genere documentaristico, che non ha mai messo da parte, Scorsese firma Un secolo di cinema - Un viaggio nel cinema americano di Martin Scorsese (1995), ma anche The Concert for New York (2001), la serie tv documentaristica The Blues, Lady by the Sea: The Statue of Liberty (2004) e No Direction Home: Bob Dylan (2005). Passa alla vita del 14° Dalai Lama in Kundun (1997), diventa presidente della Giuria del Festival di Cannes nel 1998, protegge, aiuta e ammira registi esordienti come Wes Anderson, si sposa ancora una volta (con Helen Morris, dalla quale avrà Francesca, altra figlia), viene insignito del César onorario e del David Speciale, firma il flop Al di là della vita (2000) e i documentari Il mio viaggio in Italia (2000) e Dal Mali al Mississipi (2002).
Scorsese trova in Leonardo Di Caprio il suo nuovo attore feticcio, che interpreterà film come Gangs of New York (2002), The Aviator (2004) e The Departed - Il bene e il male (2006), ottenendo diverse nomination all'Oscar come Miglior regista, vincendo Golden Globe, ma ottenendo la tanta sospirata statuetta dell'Academy nella categoria "director" solo nel 2006, con l'ultimo di questi tre film. Ma non finisce qui. Infatti, la coppia Scorsese - Di Caprio la ritroviamo anche in Shutter Island (2010), tratto dal racconto di Dennis Lehane.
Sempre nel 2010 Scorsese firma la puntata pilota di Boardwalk Empire, serie TV ambientata ad Atlantic City. Prosegue poi con un documentario-tributo all'amico Elia Kazan, A Letter To Elia e, nel 2011, con il suo esordio nel 3D, Hugo Cabret.
Dopo il documentario su George Harrison George Harrison: Living in the Material World (2011), torna a lavorare con Di Caprio per raccontare la storia di Jordan Belfort, fondatore di una delle più grandi società di brokeraggio negli anni '80 finito in carcere per frode e riciclaggio di denaro sporco, nel film The Wolf of Wall Street (2014).