giovedì 30 ottobre 2014

30 ottobre 1932: nasce Louis Malle


Louis Malle, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico francese, esponente delle Nouvelle Vague, nasce a Thumeries, il 30 ottobre 1932, da una famiglia dell'alta borghesia, arricchita grazie al commercio dello zucchero durante il periodo napoleonico. A 14 anni comincia ad appassionarsi alla tecnica delle riprese utilizzando la cinepresa 8 mm del padre. La famiglia tenta di distoglierlo dall'interesse per il cinema avviandolo a studi classici e a scienze politiche alla Sorbona, che abbandona per seguire i corsi della Scuola superiore di cinema di Parigi, per apprendere la professione di cameraman.
In questi anni sviluppa la collaborazione con Jacques Cousteau, esploratore oceanografico, partecipando ad alcune spedizioni in qualità di addetto alle riprese. Nel 1955, con il documentario subacqueo Il mondo del silenzio, vince assieme a Cousteau la Palma d'oro al Festival di Cannes; nel 1956, per lo stesso, Cousteau venne insignito del Premio Oscar. Durante le riprese subisce la rottura di un timpano a causa di un'immersione in profondità, il che gli impedisce di proseguire il lavoro in questo tipo di documentari.
Incomincia così la sua carriera di regista, nel periodo della Nouvelle Vague, movimento al quale comunque Malle non dichiarerà mai di voler aderire, seguendo una sua linea parallela ma sempre distinta. Nel 1956 è aiuto regista di Robert Bresson per Un condannato a morte è fuggito. L'anno dopo, a 25 anni realizza il primo lungometraggio a soggetto, Ascensore per il patibolo, un giallo con Jeanne Moreau che ottiene il premio Louis-Delluc.
Il successivo Gli amanti (sempre con Jeanne Moreau) suscita interesse e scalpore alla Mostra di Venezia dove nel 1958 conquista il premio speciale della giuria. La carriera di Malle continua dirigendo i grandi attori francesi di quegli anni, da Brigitte Bardot a Jean-Paul Belmondo. Nel 1964 mette in scena a Spoleto un allestimento de Il cavaliere della rosa di Richard Strauss. Nel 1969 partecipa come attore a La Fiancée du pirate, film diretto da Nelly Kaplan.
Nel 1975 esce Luna nera, un film surreale che vince due Premi César per la miglior fotografia e il miglior sonoro.
Nel 1987 esce il film Au revoir les enfants, vincitore del Leone d'oro al Festival del cinema di Venezia. Il film racconta l'esperienza realmente vissuta dal regista dell'amicizia con un giovane ebreo che verrà prelevato dall'istituto religioso dove studiava anche Malle e deportato ad Auschwitz.
Muore  Beverly Hills, il 23 novembre 1995 a causa di un linfoma.

 

martedì 28 ottobre 2014

28 ottobre: auguri a Joe R. Lansdale


Auguri a Joe R. Lansdale, scrittore statunitense, nato a Gladewater (Texas), il 28 ottobre 1951.
Trasferitosi, ancora bambino, assieme alla sua famiglia nella vicina Nacogdoches, la cittadina che sarà protagonista di alcuni suoi romanzi futuri, ambienta molto spesso i suoi romanzi e racconti nel Texas dove vive.
Nel 1972, a ventun anni, pubblica il primo racconto e, assieme alla madre, un articolo di argomento botanico che vince un premio giornalistico. Da quel momento, pubblicherà su varie riviste numerosi racconti, spesso di fantascienza e di genere horror.
Per mantenersi svolge i lavori più disparati Nel 1980 vedrà la luce il suo primo romanzo, Atto d'amore. L'anno successivo, Lansdale decide di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura.
Il suo stile è caratteristico, investe vari generi, come il racconto gotico a quello di fantascienza, la satira sociale, la narrativa per ragazzi, il noir, i racconti western, il tutto condito con forti dosi di umorismo.
Lansdale vive a Nacogdoches con la moglie Karen, anch'essa scrittrice, e i figli Keith e Kasey. I suoi hobby sono le arti marziali, la lettura, il cinema e i viaggi.
Lansdale ha scritto anche per il cinema e ha collaborato con Ridley Scott
Nel maggio 2014 al Festival di Cannes viene presentata la trasposizione cinematografica del suo romanzo Cold in July.


Citazioni di Joe Lansdale

La letteratura non deve risolvere i problemi, semmai [deve] segnalarli... Consciamente o no, uno scrittore coglie i segni e intuisce i tempi che verranno.

C'è pieno di gente che non è felice, ma certo non si diventa più felici a fare infelici gli altri. (da La sottile linea scura)

Pare che oggi sia di moda essere gay e repubblicano o nero e repubblicano.

28 ottobre 1909: nasce Francis Bacon


Francis Bacon, pittore irlandese, nasce a Dublino, il 28 ottobre 1909, secondo figlio di Anthony Edward Mortimer Bacon e Christina Winifred Loxley Firth.
Il padre discendeva da una famiglia che vantava nobili origini, imparentata forse con il filosofo Francis Bacon, noto in Italia come Francesco Bacone. Era un uomo iracondo e tirannico, capitano della fanteria leggera dell'esercito britannico in pensione nonché veterano della seconda guerra boera. La madre proveniva invece da una facoltosa famiglia di Sheffield che aveva fatto fortuna commerciando acciaio e carbone.
Francis ereditò dal nonno materno una grave forma di asma cronica che lo costringeva ad assumere morfina e a stare alla larga da cani e cavalli, cosa che lo sminuiva agli occhi del padre, grande appassionato di caccia e sport all'aria aperta.
Instaurò un rapporto molto profondo con la nonna materna, con cui trascorse buona parte dell'infanzia a Farmleigh, vicino alla città settecentesca di Abbeyleix, nel sud-est dell'Irlanda.
I Bacon si trasferirono a Londra durante la prima guerra mondiale per obblighi militari del capofamiglia, in servizio al British War Office.
A causa dei forti attacchi d'asma che lo costringevano a letto per giorni, Francis non frequentava la scuola regolarmente, e i genitori decisero di affidare la sua istruzione a un sacerdote, che però non lasciò tracce rilevanti sulla sua formazione. Nel 1924 fu mandato in collegio nella Dean Close School di Cheltenham, dove rimarrà fino al 1926. Questo periodo lo avviò alla propria educazione sentimentale: già all'età di quindici anni, Francis era consapevole della propria omosessualità, cosa che gli procurò forti contrasti con il padre, che vedeva inoltre la sua manifesta intenzione di dedicarsi all'arte come una pericolosa decadenza di costumi che lo avrebbe condotto alla povertà. Le continue liti e l'atteggiamento sempre più ambiguo e femmineo del figlio, spinsero il padre a cacciarlo di casa.
Nell'ottobre del 1926 si trasferì a Londra, dove vivevano molti parenti della madre, che lo aiutavano a coprire le spese di prima necessità. La grande città appariva come un mondo libero e ricco di stimoli ad un ragazzo cresciuto nella rigida Irlanda, e Bacon si inserì presto nel circolo degli omosessuali londinesi, anche se a quei tempi l'omosessualità era considerata ancora un crimine e non poteva essere manifestata liberamente.
In questo periodo svolse una serie di lavori, tra cui stenografo, commesso centralinista in un negozio di abiti femminili all'ingrosso a Soho e domestico-cuoco, mentre continuava la sua auto-formazione culturale leggendo Nietzsche.
Sua cugina Diane Watson suggerì che il diciassettenne Francis prendesse lezioni di disegno alla scuola d'arte San Martin. Nel frattempo, Bacon cominciò a trarre vantaggio economico dalla propria omosessualità concedendosi a uomini ricchi. Con uno di questi, un ex compagno d'arme di suo padre, trascorse due mesi nel 1927.
Successivamente si trasferì a Parigi per un anno e mezzo, imparando la lingua francese grazie alla pianista-cantante Yvonne Bocquentin. Nell'estate del 1927 vide una mostra di Picasso nella Galleria Paul Rosenberg a Parigi, che lo ispirò a disegnare e dipingere. Prese il treno circa cinque volte a settimana per visitare la mostra e spesso tornava con disegni ed acquerelli d'ispirazione cubista.
Nel tardo 1928 tornò a Londra e cominciò a lavorare come interior designer. Prese un garage a South Kensington e lo convertì in studio, condividendo il piano superiore con Eric Alden, il suo primo collezionista, e Jessie Lightfoot, la badante di Bacon.
Nel 1929 conobbe Geoffrey Gilbey, un corrispondente del Daily Express e per qualche tempo lavorò come suo segretario. Grazie a conoscenze traverse, divenne anche designer d'interni di Douglas Cooper tra i più noti collezionisti di arte moderna di tutta l'Inghilterra. Poco dopo conobbe Eric Hall, che divenne suo amante e protettore.
La prima esposizione personale nel suo nuovo studio a Queensberry Mews, nell'inverno del 1929, era fatta di stracci, mobilia di Bacon, e alcuni dipinti, tra cui Painted screen (c.1929 - 1930) e Watercolour (1929), entrambi comprati da Alden. Sydney Butler, figlia di Samuel Courtauld, commissionò un tavolo di vetro e acciaio ed una serie di sgabelli per il salotto della sua casa di Smith Square.
Di ritorno a Londra, dopo un periodo in Germania nel 1930, Bacon affittò con Hall il piano terra di Cromwell Place 7, a South Kensington, che era stata la casa e lo studio di John Everett Millais. Per trarre profitto, i due organizzavano anche serate dedicate al gioco d'azzardo con una roulette.
Nel 1936 Francis Bacon invia alcune opere alla Mostra Internazionale del Surrealismo, ma vengono tutte respinte perché ritenute "non sufficientemente surrealiste".
Deluso, smette di dipingere.
Nel 1944 Francis Bacon, scontento dei risultati, distrugge quasi tutti i lavori, tranne Crucifixion e qualche altro quadro.
Nel 1945 la Lefevre Gallery di Londra espone il trittico Three Studies for Figures at the Base of Crucifixion ed inizia la consacrazione artistica di Bacon: le grandi gallerie e musei acquistano le sue opere.
Tra il 1946 e il 1950 Francis Bacon vive prevalentemente a Montecarlo. Inizia l'amicizia con il pittore inglese Graham Sutherland.
Nel 1949 ha luogo la prima di una lunga serie di mostre personali presso la Hanover Gallery di Londra, suo agente fino al 1958, presenta il ciclo Heads.
Nel 1954 Bacon rappresenta l'Inghilterra, assieme a Ben Nicholson e Lucien Freud, alla Biennale di Venezia e continua ad essere uno dei più significativi pittori  del secolo in mostre che si tengono fra Londra, New York e Chicago.
Gli anni '60 sono caratterizzati dai bei ritratti ad amici ed intimi, il suo modello più amato è George Dyer che si suiciderà nel 1971 lasciando un segno profondo nell'intimo dell'artista.
Attivo anche in età avanzata, Francis Bacon muore il 28 aprile 1992 a Madrid, dove si era recato per una breve visita.

domenica 26 ottobre 2014

LE VISIONI INFERNALI DI DANIELE VALERIANI.


Daniele Valeriani è nato a Roma nel 1974.
I temi della sua arte riguardano soprattutto le meraviglie della natura e la fantascienza.
I suoi punti di riferimento sono artisti come H.R. Giger, Beksinski, Bosch, Dali, Haeckel, Arrivabene.
La sua arte può essere definita come surreale, onirica, infernale e futuristica, utilizza gli strumenti digitali con software come Zbrush e Photoshop.
Ha creato opere per band musicali note, tra cui Dark Funeral, Dissection, Electric Hellfire Club, Bulldozer, Acheron, Alien Vampires, Mysticum, Acheron e Bulldozer.


Come nasce il tuo amore per l'arte?
Osservando ciò che mi circonda o attingendo dalle mie fantasie e dai miei sogni, gli artisti sono dei romantici per definizione, anche se con molte perversioni , il mio amore per l’arte nasce così spontaneo da sempre..sin dalla tenera età ho preso in mano una matita e disegnavo per gran parte del mio tempo, era il mio rifugio e lo è tuttora. Senz'altro mio padre mi ha indirizzato a guardare le cose con occhi diversi, il suo amore per la pittura e per la natura è stato determinante..in casa avevo libri di Dalì e Bosch tra i tanti e li leggevo avidamente rapito da quelle immagini, al contempo sempre per gli studi e passioni di mio padre, mi sono interessato al mondo degli insetti, degli animali, delle piante e dei minerali…ricordavo i loro nomi in latino già alle elementari tanto erano costanti le mie letture sin da piccolo su questi argomenti. I libri di una trentina di anni fa erano ricchi di illustrazioni rispetto agli odierni (molto più fotografici) e mi dedicavo a ridisegnare quello che vedevo. Ricordo poi di aver amato le copertine di alcuni dischi Metal in un negozio di vinili vicino casa mia e così anche la musica ricoprì un ruolo importante. Queste erano le mia passioni e lo sono tuttora: ascoltare musica, osservare la natura e le sue meraviglie, disegnare è una conseguenza .. disegnare è come accarezzare ciò che si ama nei dettagli. Mi sentirei davvero povero se non amassi tutto ciò.

Quali tecniche preferisci?
In questo momento digitale, sia 2D che 3D con software quali Zbrush (software di modellazione virtuale) cercando di ottenere immagini pittoriche non da videogames. A volte abbozzo l’idea scarabocchiando a mano libera su quello che mi capita. Non ho un approccio rigoroso. Anche se non fanno parte del mio background amo la pittura e le incisioni. Prima o poi mi dedicherò a queste nobili arti.



Cosa significa per te dark surrealism?
Non che io ami le etichette, dark surrealism credo mi sia stato affibbiato per la prima volta per una intervista su Bleaq..io personalmente non mi sono mai dato una definizione anche se calza abbastanza nel mio caso ma non mi pongo limiti creativi. Il Surrealismo è senz'altro una delle correnti che amo di più anche perché tutto quello che realizzo non è di certo reale se non nelle mie fantasie che evidentemente sono piuttosto morbose ed oscure. Per il realismo preferisco molto di più una fotografia, tant'è che non amo molto l’iperrealismo pittorico sebbene riconosco ed apprezzo la complessità tecnica e la difficoltà di esecuzione, lo stesso vale per i rendering iperrealistici nel 3D, mi emozionano poco.

Quali sono le tue principali fonti d'ispirazione?
La natura in primis come ti dicevo poi mi lascio guidare dai miei sogni, dalle mie visioni della realtà che è costantemente distorta e reinterpretata, da libri di fantascienza o film di vari generi e da altri artisti naturalmente. L’Inferno in particolare è il mio vaso di Pandora, dove tutto è possibile nelle mie fantasie, non è strettamente legato all’Inferno biblico è forse più una dimensione solo mia dove come un alchimista distruggo plasmo e creo quello che voglio e dove accedo attraverso il sogno, il momento in cui la mente è libera dalla realtà. Un film come Hellraiser incarna bene quello che sto dicendo. Quando ritorno al reale la mia mente è soffocata da tante immagini e pertanto questa è la molla che mi fa scattare a cercare di disegnare quello che ho visto per governare quello che mi sono portato dietro dal mio viaggio onirico. Se non lo facessi impazzirei. A volte però il processo tende per forza di cose a razionalizzarsi perdendo l’efficacia di quello che avevo in mente..frustrante ma penso che accada a tutti. Se ti dovessi citare gli artisti che più mi hanno ispirato direi senza ombra di dubbio: H.R. Giger, Dalì, Bosch, Beksinski, Haeckel e la mia ultima scoperta l’amico e il Maestro Agostino Arrivabene con il quale ho avuto la fortuna di collaborare.


C'è spazio in Italia per un'arte e una cultura surreali e visionarie?
Si senza dubbio e ci sono molti esempi di artisti italiani che meritano un inchino , sicuramente non è per la massa ma ancora per una ristretta cerchia di appassionati. Ti basti pensare che lo stesso Giger non è che sia poi così conosciuto da noi se non per gli estimatori al massimo se dici loro "è colui che ha creato Alien ti rispondono "ah si si ok", ma non sapevano né il nome e né tantomeno che ci fosse dietro un artista così di spessore e così influente per gli artisti di mezzo mondo e così completo per giunta, Alien è una briciola se pensiamo a tutte le opere che Giger ha realizzato comprese sculture , oggetti di design etc. Quindi in questo scenario un artista italiano sa che in Italia non c'e' in ogni caso tutto questo spazio ma non mi sembra che questi artisti si arrendano ,semplicemente guardano più all'estero . Ormai qui da noi è un fenomeno che vale per tutti i mestieri guardare altrove sto avvertendo una rinascita qui Italia e un allargamento di vedute, spero non sia solo un mio abbaglio.

Cosa ti proponi di trasmettere a chi osserva le tue opere?
Certamente spero NON indifferenza, Userei un termine ampio: meraviglia, in generale fornire nuovi interpretazioni fantasiose così da ispirare lo spettatore. Non ho un qualcosa di prefissato o un target a cui rivolgermi strettamente, ne tantomeno vorrei ottenere un effetto che posso prevedere in modo scontato, anzi spero sempre che ci siano opinioni contrastanti così da ricevere nuove interessanti chiavi di lettura di quello che ho realizzato. Il primo spettatore e critico sono io in primis - se la cosa mi soddisfa la mostro..è come seminare senza sapere che frutti germoglieranno: mi entusiasma di più.


Come nascono le idee per le tue opere? È tutto improvvisato oppure c'è anche un progetto che precede la loro realizzazione?
Credo di averti già risposto, posso giusto dirti che è un equilibrio tra razionalità e improvvisazione..parto con delle immagini, a volte sfocate a volte molto delineate che albergano nella mia mente..me ne devo liberare, per governarle ridisegnandole o reiterpretandole per imprigionarle e poterle ammirare con gli occhi di questa realtà.
Non mi pongo limiti sia nella scelta dei soggetti che degli stili, grazie al digitale sia esso 3D che 2D ho la possibilità di sperimentare ed a volte alcuni soggetti sono nati frutto del caso.

Il ruolo delle nuove tecnologie e dei media nel campo artistico?
Volenti o nolenti ci influenzano tutti a meno di vivere in un deserto o una foresta vergine, non si può fare a meno della tecnologia e dei nuovi media ed anche artisti “classici” pittori o scultori che siano non possono farne a meno. C’è chi progetta una scultura in 3D per poi rifarla o chi un lavoro in digitale per poi ridipingerlo ed anche se si escludono queste nuove pratiche (comuni per alcuni) e  se anche uno ne facesse a meno , senz’altro utilizzerà la tecnologia per comunicare e l’arte è comunicazione e per farsi capire si usano linguaggi contemporanei sebbene l'arte in se parla una lingua universale e senza tempo, Caravaggio ancora ci comunica la sua bellezza e così Da Vinci o un Bosch eppure fanno parte di epoche lontane. Ogni epoca o corrente artistica ha avuto i propri mezzi di comunicazione e i propri mezzi tecnici non ci vedo nulla di male ma anzi ci vedo solo nuove possibilità grazie ai maggiori mezzi a disposizione rispetto al passato basta solo cogliere gli aspetti positivi di tutto questo.
La cosa però che mi lascia perplesso è che se gli artisti, anche i più classici e tradizionali,  guardano alla nuove tecnologie e alle nuove espressioni siano esse digitali o di altra natura con interesse,  questo non avviene più di tanto tra i critici , i galleristi e i collezionisti. Insomma ci sono ancora molti puristi che guardano non di buon occhio certe soluzioni..io penso alla luce di tutto che quello che conta è il processo creativo, il fine ultimo che è una immagine, come ci si arriva è importante ma non determinante. Chiaramente pur essendo un artista digitale so bene che l'arte nobile della pittura è ad un livello più alto ma conta per me l'immagine finale, il risultato.


Quali sono le difficoltà che incontra un artista nel mercato attuale?
Non so risponderti del tutto , non mi sono ancora posto il problema, per me non c'e' un mercato ne tantomeno ho la necessità di "vendere" o "vendermi". Negli anni ho prestato le mie capacità per copertine di dischi per bands che adoro e rispetto o per collaborazioni con altri artisti che stimo ,  per il resto posso immaginarmi in generale le difficoltà nel proporsi ad un pubblico più ampio ed in gallerie ma sinceramente immagino oltre al valore a quanti compromessi uno debba sottostare. Per ora quello che faccio per me non è business ma necessità psicologica e passione ed in generale non accetto compromessi.

È importante confrontarsi anche con gli altri artisti?
Si la cosa che più mi appaga in questo contesto è proprio il dialogo con artisti che amo, confrontarmi, scambiare tecniche consigli e critiche soprattutto - ecco di nuovo i media attuali offrono questa incredibile possibilità di scambiarsi agevolmente opinioni anche dall'altra parte del mondo, questo non sarebbe stato facile anni fa. È inutile rinchiudersi, io ho imparato davvero molto proprio scambiando le conoscenze con altri illustratori attingendo dal sapere altrui e portando le mie conoscenze. C'è sempre da imparare perché ognuno usa approcci diversi e poi mi entusiasmo all'idea che artisti che stimo possano apprezzare quello che faccio..mi onora. Il mio pubblico ideale infatti (riallacciandomi anche alla tua domanda su cosa mi propongo di trasmettere) sono proprio gli artisti che ammiro, ai quali guardo come un discepolo con lo stimolo costante a migliorarmi, l'umiltà è davvero alla base della crescita e ricevere sensazioni diverse, alla vista di un mio lavoro, da persone che hanno il mio stesso fuoco artistico alimenta anche il mio.





26 ottobre: auguri a Carlo Lucarelli


Auguri a Carlo Lucarelli, scrittore, regista, sceneggiatore, conduttore televisivo e giornalista italiano, nato il 26 ottobre  1960 a Parma.
Studia presso il Liceo Classico Torricelli di Faenza ed esordisce col romanzo giallo Carta bianca del 1990, il primo di una lunga serie di noir a sfondo poliziesco, genere per il quale è conosciuto anche all'estero. Tra gli altri, ricordiamo Almost Blue, suo bestseller da cui è stato tratto anche un film e il romanzo giallo-noir Laura di Rimini (2001). Ha collaborato con Dario Argento alla sceneggiatura del film Non ho sonno (2001). Scrive anche per diversi giornali o riviste (Il Manifesto, L'Europeo, Il Messaggero, L'Unità, xL) ed ha vinto numerosi premi letterari.
Ha lavorato anche in televisione, come autore di un programma condotto da Adriano Celentano e come conduttore di Blu notte dal 1998 e per il fumetto ha firmato il soggetto del n.153 di Dylan Dog (La strada verso il nulla).
Ha fondato "Gruppo 13" un'associazione di scrittori di romanzi gialli della Romagna e cura la rivista telematica: Incubatoio 16. Insegna anche scrittura creativa alla Scuola Holden a Torino e nel carcere Due Palazzi di Padova. Dopo un breve periodo di pausa, nel 2006 è ritornato in televisione, ideando la fiction L'ispettore Coliandro (diretta dai fratelli Manetti), e con Milonga Station. Nel 2008 è andata in onda una serie di quattro film tv tratti dai romanzi de Il Commissario De Luca.
Nel 2008 ha pubblicato per Einaudi il romanzo storico L'ottava vibrazione e nel 2014 il giallo Albergo Italia.

 

sabato 25 ottobre 2014

25 ottobre 1881: nasce Pablo Picasso


Pablo Picasso, il cui nome completo Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno María de los Remedios Cipriano de la Santísima Trinidad Ruiz y Picasso, nasce a Málaga, il 25 ottobre 1881. Considerato uno dei maestri della pittura del XX secolo, era figlio di un pittore specializzato nella rappresentazione naturalistica, insegnante nella locale scuola d’arte, che lo avviò precocemente all’apprendistato artistico. A soli quattordici anni venne ammesso all’Accademia di Belle Arti di Barcellona. Due anni dopo si trasferì all’Accademia di Madrid. Dopo un ritorno a Barcellona, effettuò il suo primo viaggio a Parigi nel 1900. Vi ritornò più volte, fino a stabilirvisi definitivamente.
Nel 1901 inizia il cosiddetto «periodo blu» che si protrasse fino al 1904. Il nome a questo periodo deriva dal fatto che Picasso usava dipingere in maniera monocromatica, utilizzando prevalentemente il blu in tutte le tonalità e sfumature possibili. I soggetti erano soprattutto poveri ed emarginati. Picasso li ritraeva preferibilmente a figura intera, in posizioni isolate e con aria mesta e triste..
Il «periodo rosa» iniziò invece nel 1905 e terminò verso la fine del 1906, in quegli anni Picasso preferì tonalità più calde e cambiarono anche i soggetti. Ad essere raffigurati sono personaggi presi dal circo, saltimbanchi e maschere della commedia dell’arte, quali Arlecchino.
La svolta cubista avvenne tra il 1906 e il 1907. In quegli anni vi fu la grande retrospettiva sulla pittura di Cezanne, da poco scomparso, che molto influenza ebbe su Picasso. E, nello stesso periodo, come molti altri artisti del tempo, anche Picasso si interessò alla scultura africana, sulla scorta di quella riscoperta quell’esotico primitivo che aveva suggestionato molta cultura artistica europea da Gauguin in poi. Da questi incontri, e dalla volontà di continua sperimentazione che ha sempre caratterizzato l’indole del pittore, nacque nel 1907 il quadro «Les demoiselles de Avignon» che segnò l’avvio della stagione cubista di Picasso.
In quegli anni fu legato da un intenso sodalizio artistico con George Braque. I due artisti lavorarono a stretto contatto di gomito, producendo opere che sono spesso indistinguibili tra loro. In questo periodo avvenne la definitiva consacrazione dell’artista che raggiunse livelli di notorietà mai raggiunti da altro pittore in questo secolo.
La fase cubista fu un periodo di grande sperimentazione, in cui Picasso rimise in discussione il concetto stesso di rappresentazione artistica. Il passaggio dal cubismo analitico al cubismo sintetico rappresentò un momento fondamentale della sua evoluzione artistica. Il pittore appariva sempre più interessato alla semplificazione della forma, per giungere al segno puro che contenesse in sé la struttura della cosa e la sua riconoscibilità concettuale.
La fase cubista di Picasso durò circa dieci anni. Nel 1917, anche a seguito di un suo viaggio in Italia, vi fu una inversione totale nel suo stile. Abbandonò la sperimentazione per passare ad una pittura più tradizionale. Le figure divennero solide e quasi monumentali. Questo suo ritorno alla figuratività anticipò di qualche anno un analogo fenomeno che, dalla metà degli anni ’20 in poi, si diffuse in tutta Europa segnando la fine delle Avanguardie Storiche.
La sua capacità di sperimentazione continua lo portarono ad avvicinarsi ai linguaggi dell’espressionismo e del surrealismo, specie nella scultura, che in questo periodo lo vide particolarmente impegnato.  Durante gli anni trenta il minotauro sostituisce l'arlecchino come motivo ricorrente ed è da ascriversi al periodo "surrealista" dell'artista. Nel 1937 partecipò all’Esposizione Mondiale di Parigi, esponendo nel Padiglione della Spagna il quadro «Guernica» che rimane probabilmente la sua opera più celebre ed una delle più simboliche di tutto il Novecento.
Negli anni immediatamente successivi la seconda guerra mondiale si dedicò con impegno alla ceramica, mentre la sua opera pittorica fu caratterizzata da lavori «d’après»: ossia rivisitazioni, in chiave del tutto personale, di famosi quadri del passato quali «Les meninas» di Velazquez, «La colazione sull’erba» di Manet o «Le signorine in riva alla Senna» di Courbet.
Picasso è morto a Mougins, l'8 aprile 1973.

 

mercoledì 22 ottobre 2014

22 ottobre: auguri a Spike Jonze


Auguri a Spike Jonze, nome d'arte di Adam Spiegel, regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico statunitense, nato a Rockville (Maryland), il 22 ottobre 1969, ma cresce a Bethesda e a Gulph Mills, in Pennsylvania. Figlio di un uomo d'affari, Arthur Spiegel III, fondatore del Management Consultants e della scrittrice, artista ed esperta nelle comunicazioni per lo sviluppo dei paesi, Sandy Granzow, studia alla Fields School di Washington D.C., passando poi alla Walt Whitman High School. Da adolescente, lavora in un negozio di BMX, dove si guadagna il nomingnolo di Spike Jonze, soprannome che i suoi colleghi di lavoro gli affibbiano.
Successivamente, lavora come fotografo per la rivista Freestylin e, dopo aver fatto amicizia con Mark "Lew" Lewman e Andy Jenkins (entrambi redattori) fonda le riviste di cultura giovanile Homeboy e Dirt. Entrato in contatto con il mondo musicale, diventa un fan dei Beastie Boys, con i quali collaborerà alla regia dei loro video. Ed è proprio nei videoclip e nei primi cortometraggi che il nome di Spike Jonze si fa sentire. Lavora con i R.E.M., Björk, Ice Cube, i Daft Punk. Ma non solo videoclip nella sua carriera: anche cortometraggi come VideoDays (1991) con Jason Lee; Mouse (1997) fatto in collaborazione con Rick Howard; How They Get There (1997); Amarillo by Morning (1998) e Torrance Rises (1999), firmato con il nome di Richard Coufey e con Roman Coppola, Eminem, Janeane Garofalo, Michael Grier, Chris Rock e Madonna. Importantissima per il suo stile cinematografico è l'influenza della regista Sofia Coppola, prima amica, poi fidanzata e poi moglie di Spike Jonze dal 26 giugno 1999 al 9 dicembre 2003.
Raggiunge il successo grazie alla commedia nera Essere John Malkovich (1999) e al film Il ladro di orchidee (2002), entrambi scritti da Charlie Kaufman. Oltre al cinema, Jonze è celebre anche per essere co-creatore e produttore della serie televisiva di MTV Jackass e di Jackass: The Movie. Nel 2009 dirige Nel paese delle creature selvagge, il suo terzo lungometraggio, la cui colonna sonora è firmata dalla cantante del gruppo indie rock statunitense Yeah Yeah Yeahs, Karen O, e nel 2014 esce Lei.
È stato nominato a quattro premi Oscar: Miglior Regista per Essere John Malkovich, Miglior Film, Miglior Sceneggiatura Originale e Miglior Brano Originale per Lei. Nel 2014 si aggiudica sia il Golden Globe, sia il premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale per Lei.



martedì 21 ottobre 2014

21 ottobre: auguri a Ursula Le Guin


Ursula Le Guin, scrittrice, glottoteta, autrice di fantascienza e di fantasy statunitense, nata a Berkeley, il 21 ottobre 1929.
Figlia di Alfred Kroeber, un'autorità nel campo dell'antropologia, e di Theodora Kroeber, anch'essa scrittrice, che ebbe una notevole influenza nella formazione delle sue opere. Ursula crebbe nella sua città natale presso la Napa Valley e fu subito una precoce scrittrice e appassionata di letteratura fantascientifica. Scrisse la sua prima storia all'età di nove anni e l'anno seguente inviò il suo primo racconto alla rivista Amazing Stories, che venne respinto.
Alla fine degli anni quaranta studiò letteratura alla Columbia University e si laureò in storia della letteratura francese e del Rinascimento italiano. Dopodiché si trasferì a Parigi, dove conobbe l'uomo che sarebbe divenuto suo marito, Charles A. Le Guin. Si sposarono nel 1953.
Nel 1962 pubblicò il suo primo racconto fantasy, Aprile a Parigi, e ricominciò a scrivere racconti di fantascienza. Il suo primo racconto di fantascienza apparve su Amazing Stories solo nel 1964, ma fu con il 1969 che arrivò la notorietà. In quell'anno vinse infatti i premi Hugo e Nebula per il romanzo La mano sinistra delle tenebre. In seguito vinse nuovamente gli stessi premi con il romanzo del 1974 I reietti dell'altro pianeta.
Vive con il marito e tre figli a Portland, nell'Oregon. Si autodefinisce anarchica e femminista, ed è una dei rari esponenti della letteratura utopica moderna.

lunedì 20 ottobre 2014

20 ottobre: auguri a Danny Boyle


Auguri a Daniel Boyle, noto come Danny Boyle, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico inglese, nato a Manchester, il 20 ottobre 1956, da una famiglia di emigranti irlandesi.
Studia al collegio dei Salesiani di Bolton e poi alla Bangor University. Comincia a lavorare in teatro all'età di diciotto anni e già due anni dopo lavora come regista teatrale per la Joint Stock Theatre Company, quindi si sposta a Londra per lavorare come direttore artistico per il Royal Court Theatre. Dal 1987 lavora qualche anno per la televisione: prima con la BBC Northern Ireland e poi per la BBC2.
Esordisce nel cinema nel 1994 con Piccoli omicidi tra amici (1995), tratto dall'omonimo romanzo di John Hodge.  Il film ottiene un ottimo successo in Gran Bretagna ed ottiene il premio come "best newcomer" dai London Film Critics Circle.
Il successo arriva con Trainspotting, del 1996, sempre a fianco di John Hodge che però è alla sceneggiatura (il libro da cui è tratto è di Irvine Welsh). Il film, che tratta in maniera ironica e grottesca il tema della droga, diventa un cult che frutta al regista l'occasione di girare alcune scene del quarto film della serie Alien, ossia Alien: la clonazione, per il quale si trasferisce a Hollywood.
Nel 1997 gira negli Stati Uniti Una vita esagerata, che si rivela però un insuccesso commerciale, come del resto il film successivo. L'idea di portare sullo schermo il romanzo The Beach, scritto da Alex Garland, è di Ewan McGregor, che la propone a Boyle. La produzione, tuttavia, sceglie come attore protagonista Leonardo DiCaprio senza consultare il regista, che aveva già promesso il ruolo a McGregor. I media enfatizzano la situazione e da allora i due non lavoreranno più insieme. Benché The Beach non abbia convinto né il pubblico né la critica, film e libro rimangono tuttora un vero e proprio cult per i viaggiatori zaino in spalla di tutto il mondo, specialmente nel sud-est asiatico.
Dopo un breve ritorno al piccolo schermo per due film TV con la BBC e qualche documentario sul mondo musicale, nel 2003 esce l'horror 28 giorni dopo, in cui collabora nuovamente con Alex Garland. Dirige Kenneth Branagh nel cortometraggio Alien Love Triangle, prima di tornare al lungometraggio nel 2004 con la commedia Millions, sceneggiata da Frank Cottrell Boyce. Nel 2007 filma Sunshine, scritto da Alex Garland. Si tratta di un film fantascientifico pieno di omaggi a 2001: Odissea nello spazio, Solaris e Alien.
Nel 2008 dirige a Bollywood il film The Millionaire. Il film è un successo in tutto il mondo e riceve 8 Premi Oscar, tra cui quelli come miglior film e come miglior regia appunto per Boyle.
La pellicola successiva è 127 ore, che si basa sull'autobiografia di Aron Ralston (interpretato da James Franco) dal titolo Between a Rock and a Hard Place. Questo film ottiene sei candidature all'Oscar, tra cui quella di miglior sceneggiatura originale per Boyle. Nel 2011 porta in scena a Londra l'acclamato spettacolo teatrale Frankenstein, ispirato all'omonimo romanzo di Mary Shelley. Dopo essere stata registrata al Royal National Theatre, l'opera viene in seguito proiettata anche nei cinema. L'anno successivo, il 27 luglio, sempre nella capitale inglese, dirige la cerimonia di apertura dei Giochi della XXX Olimpiade, tenutasi presso l'Olympic Stadium; per l'occasione realizza anche il cortometraggio Happy and Glorious, in cui dirige Daniel Craig e la regina Elisabetta II del Regno Unito.
Nel 2013 dirige In Trance, thriller psicologico in cui si affronta il tema dell'amnesia. Sempre nel 2013 conferma di essere all'opera sul sequel di Trainspotting, basato sul romanzo Porno di Irvine Welsh del 2002, che riprende i fili del discorso, con gli stessi personaggi, da dove si era interrotto il primo capitolo.

 

20 ottobre: auguri a Richard Loncraine


Auguri a Richard Loncraine, regista cinematografico e televisivo britannico, nato a Cheltenham, 20 ottobre 1946.
Prima ancora di appassionarsi al cinema, si è appassionato all'arte e, infatti, ha studiato alla Central School of Art, diventando scultore. Successivamente si iscrive al Royal College of Art Film School, da dove ne esce laureato. I primi lavori nel campo degli audio-visivi sono le regie degli spot pubblicitari che vengono realizzati per la BBC, ai quali alterna alcuni documentari corti (Radio Wonderful, 1974) e alcuni telefilm britannici.
Nel 1975 debutta sul grande schermo con l'opera prima Flame che però passerà inosservata. Va molto meglio con il suo secondo film la ghost-story Demonio dalla faccia d'angelo (1977), tratto dal romanzo "Julia" di Peter Straub. La pellicola vince il Grand Prix per il miglior film al Festival Internazionale del Film Fantastico di Avoriaz nel 1978 e gran parte dell'attenzione dei critici comincia a posizionarsi anche su Loncraine che, però, ritorna a dirigere spot commerciali per la British Telecom. Spot nei quali reciterà Bob Hoskins.
Nel 1982 firma un'altra pellicola: Le due facce del male. Il film, scritto da Dennis Potter, è il rifacimento per il grande schermo di uno sceneggiato tv della BBC che venne realizzato nel 1976 (ma poi trasmesso dalla BBC1 solo nel 1987) e narra le inquietanti vicende dei coniugi Bates che, con una figlia in coma, accolgono nella loro casa l'affascinante Martin Taylor che si presenta come vecchio fidanzato della loro figlia. Il ruolo di Martin Taylor, secondo Loncraine, sarebbe dovuto andare a David Bowie o in alternativa a Malcolm McDowell, che però rifiutarono a favore di Sting. Lo stesso anno dirige la commedia Il missionario, che avrebbe dovuto avere John Gielgud o Laurence Olivier nel cast, invece entrambi furono scartati perché troppo costosi. Forse è anche per colpa dei pochi nomi altisonanti che la pellicola non ebbe successo, malgrado George Harrison e Ringo Starr (che visitarono il set) la indichino come una delle migliori commedie inglesi di tutti i tempi.
Rimpiazzato da Wolfgang Petersen nella regia di Il mio nemico (1985), passa alla storia di un esperto di informatica che deve proteggere la sua famiglia dai ricatti di un rapinatore in Rapina al computer (1987). Ma è nel 1995 che arriva la sua grande occasione con il lavoro che lui e Ian McKellen fanno sul lavoro teatrale di William Shakespeare Riccardo III. Trasformano la tragedia in qualcosa che sta a metà strada fra il thriller spionistico e il kolossal bellico. Il film, che si nutre come nel caso teatrale della recitazione di McKellen (ma anche di fuoriclasse come Maggie Smith, Nigel Hawthorne, Jim Broadbent, John Wood, Annette Bening, Kristin Scott Thomas, Robert Downey Jr.), affronta il tema politico dei golpisti. Loncraine, senza alcun dubbio, ha fatto un lavoro pregevole tale da essere nominato all'Alexander Korda per il miglior film inglese e al BAFTA per la migliore sceneggiatura. Alla fine vincerà l'Orso d'Argento al Festival di Berlino come miglior regia (premio che però dovrà dividere con il regista ex-aequo Ho Yim per Taiyang you er).
A quel punto Hollywood lo chiama e, in particolare, la HBO. Lo invita a dirigere un episodio di Band of Brothers (2001) che, però, gli farà ottenere un Emmy per la migliore miniserie. Poi verrà il film tv scritto da Dennis Potter Guerra imminente (2002) con Vanessa Redgrave, che racconta la storia di Winston Churchill durante la Seconda Guerra Mondiale e, l'anno successivo, sempre per il piccolo schermo, dirige La mia casa in Umbria (2003), tratto dall'omonimo romanzo di William Trevor.
La fiction ottiene una nomination agli Emmy.
Nel 2004 torna sul grande schermo con la produzione anglo-francese-americana della Universal Pictures Video e dalla Working Title Wimbledon (2004), una commedia sentimentale ambientata nel mondo del tennis. Meno bene il thriller Firewall - Accesso negato (2006), con Harrison Ford.
My One and Only (2009) racconta invece le avventure d'infanzia di George Deveraux e di suoi fratello, trascinati dall'eccentrica madre in un viaggio on-the-road lungo tutta la East Cost. La storia è in realtà basata sulla vera infanzia di George Hamilton e sul suo rapporto con la madre, e vincerà il Premio Ecumenico della Giuria al Festival di Berlino. Tornato ai film tv, dirigerà I due presidenti (2010).

 

20 ottobre 1854: nasce Arthur Rimbaud


Jean Nicolas Arthur Rimbaud, poeta francese, nasce a Charleville, il 20 ottobre 1854, nella cittadina di Charleville, da Frédéric, capitano dell'esercito, e da Marie Catherine Vitalie Cuif, di una famiglia di proprietari terrieri di Roche, villaggio nei pressi di Attigny.
I genitori, sposati l'8 febbraio 1853, ebbero cinque figli, dopo la nascita dell'ultima figlia, Frédéric Rimbaud abbandonò la famiglia ritirandosi a Digione.
Dopo la partenza del marito Vitalie prese a firmarsi «la vedova Rimbaud» e visse con i figli in una modesta casa di rue de Bourbon, in un quartiere popolare di Charleville. Molto rigida e severa, le principali preoccupazioni erano la cura della rendita delle terre, l'educazione dei figli e la rispettabilità sociale.
Nel 1862 Arthur entrò da esterno, come il fratello Frédéric, all'Istituto Rossat.
Arthur era un allievo modello: nei tre anni passati all'Istituto Rossat vinse tredici premi e ottenne undici note di merito. Nella primavera del 1865 Mme Rimbaud, che nel frattempo aveva trovato una nuova casa nel rispettabile cours d'Orléans, decise di trasferire i due ragazzi al Collegio di Charleville. Arthur fu iscritto alla settima classe, e in ottobre era già in sesta. L'anno dopo fu autorizzato a frequentare la quarta classe.
Nel 1869 il «Moniteur de l'Enseignement secondaire» pubblicò tre suoi componimenti in latino, Ver erat, L'Ange et l'enfant e il Jugurtha che ottenne il primo premio al Concorso accademico. Il 2 gennaio 1870 nella «Revue pour tous» comparvero i suoi primi versi francesi, Les Étrennes des orphelins.
Da gennaio venne a insegnare nel collegio Georges Izambard, un giovane professore di retorica. Aveva solo cinque anni più di Rimbaud: ne divenne il confidente e gli fece conoscere Rabelais, Hugo, Banville e i parnassiani.
Rimbaud sottoponeva spesso i suoi versi appena composti  a Izambard, perché li esaminassero insieme. I primi furono i versi di Ophélie, scritti nel maggio del 1870.
La passione per la poesia spinse Rimbaud, il 24 maggio 1870, a scrivere a Banville, inviandogli tre poesie, Ophélie, Sensation e Soleil et chair, sperando, con il suo appoggio, di vederle pubblicate nel mensile «Le Parnasse contemporain». Non si conosce la risposta di Banville, ma i suoi versi non furono pubblicati.
Del resto, la sua ammirazione per i parnassiani non durò a lungo. Egli continua bensì a utilizzare, senza troppi scrupoli, i loro versi, ma li deforma seguendo un'intenzione satirica o scandalosa.
Il 6 agosto 1870 Rimbaud concluse l'anno scolastico guadagnando un nuovo premio. Il 13 agosto apparve sulla rivista satirica «La Charge» la sua poesia Première soirée, una satira dell'amore lezioso, come la successiva Les Reparties de Nina.
Il 29 agosto acquistò un biglietto ferroviario per Saint-Quentin, ma la sua destinazione era la più lontana Parigi. Alla Gare du Nord venne scoperto, consegnato alla polizia e, accusato di vagabondaggio, incarcerato nella prigione di Mazas in attesa di giudizio. Nel disordine delle comunicazioni in una Francia al collasso per la sconfitta nella guerra franco-prussiana, le sue lettere non raggiunsero la madre. Il 5 settembre Rimbaud scrisse a Izambard che pagò il suo debito e l'ospitò a Douai.
Qui frequentò la redazione del giornale diretto da Izambard «Le Libéral du Nord», e vi conobbe il giovane poeta Paul Demeny, direttore di una piccola casa editrice di Parigi, la «Librairie artistique», al quale affidò quindici sue poesie. Caduto Napoleone III, la Francia era repubblicana e ancora in guerra con la Prussia. Il 25 settembre erano previste a Douai le elezioni comunali e Rimbaud si fece notare nei comizi elettorali per il suo radicalismo rivoluzionario, mettendo in imbarazzo il moderato Izambard. Una lettera di Mme Rimbaud, che richiedeva il ritorno a casa del figlio, lo cavò d'impaccio e il 27 settembre Izambard accompagnò Arthur a Charleville.
Non ci rimase a lungo. L'8 ottobre era nuovamente in viaggio, parte a piedi e parte in treno, diretto a Charleroi, in Belgio. Qui si presentò alla redazione del «Journal de Charleroi», diretto dal padre di un suo compagno di scuola, il senatore Louis-Xavier des Essarts, offrendo la sua collaborazione. Invitato a cena, scandalizzò il senatore con la sua mancanza di buone maniere e con le sue convinzioni politiche, e fu cacciato di casa.
Non pare che si sia perso d'animo. Le poesie di questo periodo, Rêvé pour l'hiver, Au Cabaret-Vert, La Maline, Ma Bohème, raccontano della felicità del poeta vagabondo.
Da Charleroi raggiunse a piedi Bruxelles, dove fu ospitato per due giorni da Paul Durand, un amico d'Izambard. Da Bruxelles raggiunse in treno Douai presentandosi il 20 ottobre dalle zie d'Izambard, dove scrisse altri sette sonetti per l'editore Demeny, finché giunse una lettera di Mme Rimbaud che ingiungeva il riaccompagnamento forzato del figlio a casa e il 30 ottobre due gendarmi riportarono Arthur a Charleville.
La vicina cittadina di Mézières fu distrutta da un bombardamento prussiano il 1º gennaio 1871 e Charleville fu occupata poco dopo. Le scuole erano utilizzate come ospedali e l'anno scolastico sarebbe potuto riprendere soltanto il 23 aprile. Rimbaud non aveva alcuna intenzione di continuare gli studi e il 25 febbraio, venduto l'orologio, prese il treno per Parigi. Nella città affamata dall'assedio vagò per giorni, finché il 10 marzo riprese a piedi la via del ritorno a Charleville. Qui lo raggiunse la notizia che il 18 marzo a Parigi era stata proclamata la Comune. Ne fu felice e decise di ritornare nella capitale. Probabilmente partì da Charleville il 18 aprile e si sarebbe arruolato volontario tra i franchi tiratori della Comune.
Alla Comune Rimbaud dedicò tre poesie, Chant de guerre parisien, L'Orgie parisienne ou Paris se repeuple e Les Mains de Jeanne-Marie. 
La madre di Arthur, ormai rassegnata a non vederlo continuare gli studi, premeva perché almeno si trovasse un lavoro, gli negava anche gli spiccioli e minacciava di cacciarlo di casa. Lui frequentava la biblioteca pubblica e il caffè, fumando la pipa e facendosi offrire birra e tabacco in cambio della sua conversazione e delle sue poesie. Al café Dutherme conobbe un certo Charles Bretagne, che gli parlò di Verlaine, incontrato tempo prima nella casa del poeta a Fampoux, e gli consigliò di scrivergli, offrendo la propria raccomandazione.
Ai primi di settembre Rimbaud scrisse a Verlaine, spedendogli le poesie Les Effarés, Les Assis, Les Douaniers, Accroupissements e Le Coeur volé. Verlaine rimase entusiasta e gli rispose, offrendogli la propria ospitalità e inviandogli un biglietto ferroviario per Parigi.
Arrivato a Parigi il 24 settembre, Rimbaud fu ospitato nella casa dei suoceri di Verlaine a Montmartre, dove il poeta, alcolista e con alcune esperienze omosessuali nel recente passato, viveva allora con la moglie Mathilde Mauté de Fleurville, in avanzata attesa del loro primo figlio. Il 30 settembre Verlaine lo presentò ai Vilains Bonshommes, un circolo di poeti parnassiani.
Théodore de Banville gli mise a disposizione una soffitta quando l'imminente arrivo del suocero fece ritenere più prudente a Verlaine allontanarlo da casa. A metà ottobre si trasferì dal poeta e fotografo Charles Cros, altro amico di Verlaine, ma dopo due settimane, proprio quando era nato Georges, il figlio di Verlaine, scomparve.[
Passò diversi giorni di vagabondaggio solitario per le strade di Parigi, cercando di mantenersi vendendo portachiavi agli angoli delle vie e offrendo ai giornali articoli che gli furono rifiutati. Poi si sistemò all'Hôtel des Etrangers, in boulevard Saint-Michel, dove un gruppo di artisti bohémiens aveva affittato uno stanzone. Chiamati Zutistes, mettevano in ridicolo le poesie dei parnassiani. Di questi poeti resta un album al quale collaborò anche Rimbaud, l'Album zutique, che raccoglie disegni satirici e poesie scherzose e oscene, soprattutto parodie di versi di Coppée. Tra gli Zutistes, vi era anche il musicista Ernest Cabaner, che si guadagnava da vivere suonando il pianoforte in un café. La sua teoria, secondo la quale alle note musicali corrispondevano una vocale e un colore particolare, fu utilizzata da Rimbaud nella poesia Voyelles.
Una relazione colore-musica era già stata indicata da Voltaire nel 1738 nei suoi Éléments de la philosophie de Newton e dal padre Castel nel 1740 nell'Optique des couleurs, mentre Baudelaire nel Salon de 1846 aveva affrontato l'analogia tra colori, suoni e profumi, ripresa ancora nel sonetto Correspondances.
Verlaine ritrovò Rimbaud all'Hôtel des Etrangers. Il 15 novembre si fecero vedere abbracciati nel foyer dell'Odéon, dove si recitava L'Abandonnée di Coppée.
I due poeti non nascondevano la loro relazione e Rimbaud ne descriveva pubblicamente i particolari.Un'esplicita dichiarazione è anche il Sonnet du trou du cul, scritto a due mani da Verlaine e Rimbaud parodiando L'Idole di Albert Mérat. Quest'ultimo rifiutò di comparire con loro nel quadro di Fantin-Latour che li ritrae con altri poeti, e il pittore lo sostituì con un vaso di fiori.
Chiuso il circolo degli Zutistes, nel gennaio del 1872 Rimbaud andò ad abitare insieme con il giovane pittore Jean-Louis Forain in una soffitta di rue Campagne-Première, a Montparnasse.
Verlaine e Rimbaud continuarono a frequentarsi, spesso ubriachi. Il 2 marzo 1872, in uno dei consueti pranzi dei Vilains Bonshommes seguiti dalla lettura delle poesie dei convitati, Rimbaud prese a deridere Auguste Creissels mentre questi recitava il suo Sonnet du combat. Invitato a smetterla da Carjat, aggredì il fotografo con una canne-epée, un bastone munito di una lama, senza tuttavia ferirlo. Fu messo al bando dal circolo e fece ritorno a Charleville.
Forse qui scrisse Mémoire.
Verlaine e Rimbaud si tenevano in contatto. Rimbaud tornò a Parigi alla fine di maggio, alloggiò in tre modesti alberghi diversi e infine, insofferente dell'afa di Parigi, decise di partire per il Belgio. Per strada incontrò casualmente Verlaine, che lo seguì senza dir nulla alla moglie. Il 10 luglio passarono clandestinamente la frontiera a Pussemange.
Dopo un lungo vagabondaggio, arrivarono a Bruxelles, dove frequentarono la numerosa colonia dei comunardi lì emigrati, tutti sorvegliati dalla polizia belga e dai servizi francesi. Verlaine, spesso incerto sulle sue decisioni, scrisse alla madre a alla moglie, chiedendo loro di raggiungerlo. Il 21 luglio 1872 le due donne lo incontrarono a Bruxelles contando di riportarlo a casa, ma all'ultimo momento Verlaine cambiò idea, scendendo precipitosamente dal treno in partenza per la Francia.
Il 6 agosto Rimbaud e Verlaine lasciarono Bruxelles e dopo un nuovo girovagare nel nord del Belgio, il 7 settembre raggiunsero Ostenda, dove per la prima volta Rimbaud vide il mare. Imbarcatisi per l'Inghilterra, il 10 settembre erano a Londra, altra città che accoglieva molti rifugiati della Comune. Su indicazione del pittore Félix Régamey andarono ad abitare nella stanza appena lasciata libera da Eugène Vermersch in Howland street, a Soho.
Sempre sorvegliati dalla polizia, entrarono a far parte del socialista Cercle d'Études sociales, dove conobbero, tra gli altri, Camille Barrère, Lissagaray e Jules Andrieu, due protagonisti e storici della Comune, e si mantennero traducendo in francese lettere commerciali per conto di quotidiani americani. Verlaine era molto impegnato a una nuova raccolta di poesie, Rimbaud scoprì l'opera di Poe.
A metà dicembre Rimbaud tornò in Francia per passare le feste di Natale con la famiglia. Verlaine, depresso per la lontananza dell'amico-amante, si ammalò e fu raggiunto dalla madre, che spedì a Rimbaud il denaro per il viaggio di ritorno in Inghilterra. A metà gennaio Rimbaud era di nuovo a Londra.
Il 3 aprile  1873 Verlaine partì improvvisamente per stabilirsi da una zia a Jehonville, in Belgio, e trovare un accordo con la moglie Mathilde. Qualche giorno dopo anche Rimbaud lasciò Londra e l'11 aprile, si presentò a Roche, nella fattoria di famiglia Mme Rimbaud. In questo periodo iniziò a scrivere Une saison en enfer.
Rimbaud fu raggiunto da una lettera di Verlaine che il 18 maggio, da Bouillon, chiedeva d'incontrarlo, dopo che i suoi tentativi di riconciliarsi con la moglie erano falliti. Così, il 26 maggio, i due poeti s'imbarcarono nuovamente da Anversa per l'Inghilterra. A Londra si stabilirono in un appartamento nel quartiere di Camden Town, dove diedero qualche lezione privata di francese.
La loro convivenza, costellata da continui litigi, si fece insostenibile. Il 3 luglio Verlaine abbandonò improvvisamente Londra per il Belgio, lasciando Rimbaud senza un soldo. Scrisse a Rimbaud, all'amico Lepelletier e a Mme Rimbaud di essere deciso a uccidersi se sua moglie non fosse tornata con lui. L'8 luglio fu raggiunto da Rimbaud nell'albergo di Bruxelles dove si era stabilito con la madre. La mattina del 9 luglio Verlaine acquistò pistola e munizioni e in piena notte, quando Rimbaud lo informò di voler partire per Parigi, scoppiò un nuovo alterco. Presa la pistola, Verlaine sparò due colpi contro Rimbaud, che fu ferito da un proiettile al polso sinistro.
Accompagnato dai Verlaine, Rimbaud si fece medicare in ospedale. Tornati poi in albergo, Rimbaud fece i bagagli e a sera tutti s'incamminarono verso la stazione. Improvvisamente Verlaine, che non smetteva di implorare Rimbaud di restare, sembrò voler afferrare nuovamente l'arma. Rimbaud fuggì via: trovato un poliziotto, fece arrestare Verlaine.
Rimbaud fu ricoverato per nove giorni in ospedale, dove fu interrogato: attenuò le responsabilità di Verlaine e ritirò la denuncia. Dimesso il 19 luglio, si trattenne ancora qualche giorno in una pensione, dove fu ritratto da un pittore dilettante, Jef Rosman, e finalmente fece ritorno nella fattoria materna di Roche. L'omosessualità e le opinioni politiche di Verlaine pesarono negativamente sul giudizio dei giudici, che l'8 agosto lo condannarono a due anni di prigione da scontare nel carcere di Mons. Per buona condotta, ne uscì dopo diciotto mesi di detenzione il 16 gennaio del 1875.
La madre di Rimbaud gli anticipò il denaro per la pubblicazione di Une saison en enfer, di cui il poeta lasciò una copia a Verlaine, lasciandola alla portineria del carcere.
A novembre, Rimbaud fu a Parigi dove, conoscendo lo scandalo di Bruxelles, tutti i vecchi conoscenti gli voltarono le spalle, tranne Germain Nouveau, un giovane poeta suo ammiratore. Si accordarono per partire insieme per Londra nella primavera successiva. Rimbaud passò l'inverno a Charleville, poi alla fine del marzo del 1874 si stabilì con Nouveau a pensione dalla famiglia Stephens. In giugno, Nouveau preferì tornare in Francia. Ammalatosi, Rimbaud chiese alla madre di raggiungerlo e il 6 luglio Madame Rimbaud e la sorella Vitalie si stabilirono con lui in una pensione di Argyle square.
I suoi famigliari tornarono a Charleville il 31 luglio, quando egli sembrò aver trovato lavoro fuori Londra, forse a Scarborough. A novembre era a Reading, insegnante di francese in una scuola privata, ma già il 29 dicembre Rimbaud faceva ritorno a Charleville. Il 13 febbraio 1875, intenzionato ad apprendere il tedesco, partì a piedi per Stoccarda, dove alla fine di febbraio ricevette la visita di Verlaine. Fu il loro ultimo incontro, durante il quale Rimbaud consegnò a Verlaine i manoscritti delle Illuminations, i poemetti in prosa che sono la sua ultima fatica letteraria. Saranno pubblicati a sua insaputa nel 1886.
Nel 1875, all' età di ventuno anni, Arthur aveva smesso di scrivere, ma, sempre viaggiatore ed amante delle lingue, partì verso est, navigando sino a Giava, trovò lavoro come capo miniera a Cipro, stabilendosi infine nell' Africa dell'est, dove trascorse i suoi ultimi anni come commerciante e contrabbandiere di armi. Nel 1891 un tumore alla gamba lo costrinse a fare ritorno in Francia per ricevere adeguate cure mediche. Fu proprio lì che, in un ospedale marsigliese, morì il 10 novembre dello stesso anno.

Una stagione all'inferno
Incipit

Un tempo, se ben ricordo, la mia vita era un festino dove si schiudeva ogni cuore, ogni vino scorreva.
Una sera, feci sedere la Bellezza sulle mie ginocchia. — E la trovai amara. — E l'ingiuriai.
Mi armai contro la giustizia.
Fuggii. Oh streghe, oh miseria, oh odio, a voi il mio tesoro fu affidato!
Riuscii a cancellare dal mio spirito ogni speranza umana. Su ogni gioia per strangolarla feci il balzo sordo della bestia feroce.
Invocai i carnefici per mordere morendo il calcio dei loro fucili. Invocai i cataclismi per soffocarmi con la sabbia, il sangue. La sciagura fu la mia dea. Mi stesi nel fango. Mi asciugai al vento del crimine. E giocai brutti tiri alla follia.
E la primavera mi portò il riso orrendo dell'idiota.

domenica 19 ottobre 2014

19 ottobre 1882: nasce Umberto Boccioni


Umberto Boccioni, pittore e scultore italiano, uno dei principali teorici ed esponenti del movimento futurista, nasce a Reggio Calabria, il 19 ottobre 1882.
Figlio di  Raffaele Boccioni e Cecilia Forlani,  originari di Morciano di Romagna (allora in provincia di Forlì, oggi in provincia di Rimini). Il padre, che lavora come usciere di prefettura, è costretto a spostarsi lungo il territorio nazionale in base alle esigenze di servizio. Successivamente la famiglia si trasferisce a Forlì, dove Umberto trascorre l'infanzia. Nell'estate del 1885 la famiglia, lasciata Forlì, è già a Genova; cinque anni dopo è a Padova. Nel 1897 giunge l'ordine di un nuovo trasferimento a Catania. Questa volta la famiglia si separa: Umberto e il padre vanno in Sicilia; la madre con la sorella maggiore Amelia, nata a Roma, restano a Padova. A Catania Umberto frequenta l'istituto tecnico fino ad ottenere il diploma. Collabora ad alcuni giornali locali e scrive il suo primo romanzo: Pene dell'anima, che reca la data 6 luglio 1900.
Nel 1901 Umberto va a vivere a Roma, dove il padre è stato di nuovo trasferito. Frequenta spesso la casa della zia Colomba. In poco tempo s'innamora di una delle sue figlie, Sandrina. Umberto ha circa vent'anni e frequenta lo studio di un cartellonista, dove apprende i primi rudimenti della pittura. In questo periodo conosce Gino Severini, col quale frequenta, a Porta Pinciana, lo studio del pittore divisionista Giacomo Balla. All'inizio del 1903 Umberto e Severini frequentano la Scuola libera del Nudo, dove incontrano Mario Sironi, anch'egli allievo di Balla, col quale stringeranno una duratura amicizia. In quell'anno Umberto dipinge la sua prima opera Campagna Romana o Meriggio.
Con l'aiuto di entrambi i genitori riesce a viaggiare all'estero: la prima destinazione è Parigi (aprile-agosto 1906), cui segue la Russia da cui ritorna nel novembre dello stesso anno. Nell'aprile 1907 Umberto si iscrive alla Scuola libera del Nudo del Regio Istituto di Belle Arti di Venezia. Inizia un altro viaggio verso la Russia ma l'interrompe a Monaco di Baviera, dove visita il museo. Al ritorno disegna, dipinge attivamente, pur restando inappagato perché sente i limiti della cultura italiana che reputa ancora essenzialmente "cultura di provincia". Nel frattempo affronta le prime esperienze nel campo dell'incisione.
Nell'autunno del 1907, per la prima volta va a Milano, dove da alcuni mesi abitano la madre e la sorella. Intuisce subito che è la città più di altre in ascesa e che corrisponde alle sue aspirazioni dinamiche. Diventa amico di Romolo Romani, frequenta Previati, di cui risente qualche influsso nella sua pittura che sembra rivolgersi al simbolismo. Diviene socio della Permanente.
Durante questi anni di formazione, visita molti musei e gallerie d'arte. Ha, quindi, la possibilità di conoscere direttamente opere di artisti di ogni epoca ma, specialmente, antichi. Alcuni di questi, come ad esempio Michelangelo, rimarranno sempre suoi modelli ideali. Nonostante ciò, essi diventeranno anche i bersagli principali della polemica avviata nel periodo futurista contro l'arte antica e contro il passatismo.
Dopo l'arrivo a Milano e l'incontro con i divisionisti e con Filippo Tommaso Marinetti, scrive, insieme a Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini, il Manifesto dei pittori futuristi (1910), cui seguì il Manifesto tecnico del movimento futurista (1910).
Nel 1915 l'Italia entra in guerra. Boccioni, interventista, si arruola volontario assieme ad un gruppo di artisti. Durante il suo impegno bellico deve ricredersi riguardo alla teoria futurista enunciata da Marinetti, secondo cui la guerra è «sola igiene del mondo».
Il 17 agosto 1916, muore in modo del tutto accidentale, cadendo dalla propria cavalla, imbizzarritasi alla vista di un autocarro. La disgrazia avviene durante un'esercitazione militare, a Chievo, frazione di Verona, dove oggi si trova la sua lapide commemorativa, in una stradina immersa nella campagna.

 

giovedì 16 ottobre 2014

16 ottobre 1906: nasce Dino Buzzati


Dino Buzzati Traverso, conosciuto come Dino Buzzati, è stato uno scrittore, giornalista, drammaturgo, librettista e pittore italiano.
Nasce nella villa di famiglia presso San Pellegrino (Belluno), il 16 ottobre 1906  . Il padre è Giulio Cesare Buzzati, celebre giurista proveniente da un'illustre famiglia bellunese, mentre la madre è Alba Mantovani, veneziana, figlia del medico Pietro Mantovani e della nobildonna Matilde Badoer. È il terzo di quattro fratelli.
La famiglia Buzzati trascorreva le estati nella villa di Belluno e il resto dell'anno a Milano, dove il padre — docente di diritto internazionale — lavorava all'Università "Luigi Bocconi", dividendosi tra questa e l'insegnamento all'Università di Pavia. Nei primi anni della sua infanzia lo scrittore mostrò una grande attenzione e sensibilità per le arti figurative e per la musica, imparando a suonare a dodici anni pianoforte e violino, abbandonando però in seguito gli studi. Connaturato alla crescita di Buzzati è anche l'amore per la montagna, che lo porterà a scalare e a sognare le montagne per tutta la vita.
Dopo i primi anni, e dopo la morte del padre, a quattordici anni, Buzzati si iscrive al liceo Parini di Milano, dove conosce Arturo Brambilla; i due stringono amicizia e si cimentano anche in duelli di scrittura.  In questi anni Buzzati scopre l'interesse per la cultura egizia e per Arthur Rackham. Terminati gli studi superiori Buzzati inizia a mostrare il desiderio di scrivere un romanzo. Si iscrive a giurisprudenza per assecondare la volontà della famiglia.
Nel 1928, poco prima di terminare gli studi universitari, entra come praticante al Corriere della Sera del quale diverrà in seguito redattore, ed infine inviato. I suoi articoli al Corriere furono relativamente pochi, in quanto vi lavorò a lungo con la qualifica di titolista. Sempre nell'anno 1928 si laurea in giurisprudenza.
Fra il 1935 e il 1936 si occupò del supplemento mensile La Lettura. Incomincia soprattutto in questi anni a dedicarsi alla scrittura di racconti brevi, talvolta pubblicati anche sulle pagine del Corriere. Nel 1940, anno di uscita di Il deserto dei tartari, era inviato di guerra ad Addis Abeba per il Corriere. Il 25 aprile fu suo l'editoriale di commento alla Liberazione che uscì sulla prima pagina del Corriere con il titolo Cronaca di ore memorabili.
Dal gennaio all'estate del 1942 Buzzati soggiornò in incognito a Messina, come inviato di guerra e operatore militare nella base della Marina di MareSicilia.
Nel 1949 fu inviato dal Corriere al seguito del Giro d'Italia, all'epoca la manifestazione sportiva più seguita nella penisola.
Nel 1933 uscì il suo primo romanzo, Bàrnabo delle montagne, al quale seguì dopo due anni Il segreto del Bosco Vecchio. Da entrambe le opere furono tratti film ad opera di registi italiani: il primo girato da Mario Brenta nel 1994, il secondo da Ermanno Olmi nel 1993. Il 9 giugno 1940 Buzzati pubblicò il suo più grande successo: Il deserto dei Tartari, scritto l'anno precedente, dal quale nel 1976 Valerio Zurlini trasse il film omonimo.
Nel 1946, Buzzati cambiò editore passando a Mondadori. Nel 1949 Il deserto dei Tartari usciva in lingua francese, riscuotendo successo. Nacque allora la popolarità di Buzzati in Francia. Nel 1958 vince il Premio Strega con la raccolta Sessanta racconti.
Del 1960 è Il grande ritratto, che riscosse molto successo dal punto di vista tematico, meno da quello letterario: viene affrontato il tema della femminilità, novità rispetto alle tematiche affrontate fino ad ora dall'autore. Esso anticipa il più famoso Un amore, in cui si riconoscono alcune vicende biografiche dell'autore, come per esempio il matrimonio avvenuto ad età avanzata.
Fra i suoi ultimi scritti rientra I miracoli di Val Morel, pubblicato nel 1971 e ristampato solo in gennaio 2012. Il libro è una raccolta di finti miracoli, che nell'invenzione dell'autore sarebbero stati attribuiti a Santa Rita dalla tradizione popolare, e ispirati alla località di Valmorel di Limana.
Accanto all'attività di scrittore e giornalista, Buzzati si dedicò al teatro, dando vita a un sodalizio con il musicista e direttore di orchestra Luciano Chailly, curando personalmente anche le scenografie delle sue rappresentazioni, e alla pittura: fu un grande appassionato di arte ed eseguì numerosi bozzetti e dipinti di vario genere, partecipando a numerose mostre.
Morì di tumore al pancreas a Milano, il 28 gennaio 1972.

Citazioni di Dino Buzzati.

Nel sogno c'è sempre qualcosa di assurdo e confuso, non ci si libera mai della vaga sensazione ch'è tutto falso, che un bel momento ci si dovrà svegliare. (Il deserto dei tartari)

Ogni vero dolore viene scritto su lastre di una sostanza misteriosa al paragone della quale il granito è burro. E non basta una eternità per cancellarlo. Fra miliardi di secoli, la sofferenza e la solitudine di mia mamma, provocate da me, esisteranno ancora. Ed io non posso rimediare. Espiare soltanto. (I due autisti)

Anche il più nobile sentimento si atrofizza e si dissolve a poco a poco, se nessuno intorno ne fa piú caso. È triste dirlo, ma a desiderare il Paradiso non si può essere soli. (La parola proibita)

16 ottobre 1854: nasce Oscar Wilde


Oscar Wilde, poeta, aforista, scrittore, drammaturgo, giornalista e saggista irlandese, nasce a Dublino, il 16 ottobre 1854.
Oscar era figlio di un celebre oftalmologo irlandese, Sir William, la cui era passione per le donne sciupò la sua fama di medico e scienziato: fu infatti accusato di stupro ai danni di una ragazza diciannovenne, Mary Travers.
La madre, Jane Francesca Elgee era una poetessa irlandese di remote origini inglesi e d'ispirazione byroniana.
Nacque in una casa di modeste condizioni, in un periodo di momentanea indigenza della famiglia.
Poco dopo ebbero modo di trasferirsi in una casa più ricca.
Oscar Wilde fu educato tra le mura domestiche fino all'età di nove anni; in seguito dal 1864 al 1871 studiò alla Portora Royal School a Enniskillen (contea di Fermanagh).]
Dal 1874 frequentò il Trinity College di Dublino dove, per i suoi lodevoli studi sui lirici greci vinse la Berkeley Gold Medal, il premio più alto della scuola.
Nel 1873 per il profitto conseguito ebbe una borsa di studio. Nel 1874 Wilde riuscì a vincerne un'altra per la frequenza alle lezioni in materie classiche che ebbe modo di seguire al Magdalen College di Oxford.
Durante il periodo degli studi universitari nell'estate del 1875 Oscar ritenne importante che non mancasse alla sua formazione culturale la conoscenza dei luoghi dell'arte e della cultura classica italiana. Compì dunque un viaggio in Italia.
Nel 1876 morì il padre In quegli stessi anni (1876-1879) Oscar riuscì a pubblicare sette liriche e 13 poesie. L'anno successivo, nelle vacanze primaverili, Oscar partì di nuovo per l'Italia.
Dopo un altro avventuroso viaggio in Grecia giunse infine a Roma, dove fu ricevuto da Papa Pio IX a cui Wilde dedicò un sonetto. Per via della lunga vacanza arrivò ancora una volta in ritardo al college per cui venne sospeso dagli studi, gli si vietò la residenza nel campus per il periodo del trimestre rimasto e fu privato di tutti i benefici.
Wilde a quei tempi si riteneva in condizioni di povertà che attribuiva all'impossibilità di un suo matrimonio con Florence Balcombe la quale avrebbe risolto i suoi problemi economici. In realtà le sue difficoltà dipendevano dal tenore di vita eccessivamente dispendioso. Cercò quindi conforto e risorse presso sua madre che rifiutò di aiutarlo sostenendo che per l'eredità ricevuta Oscar avrebbe potuto vivere in tranquillità per diversi anni.
Per due volte Wilde dovette presentarsi al tribunale per pagare dei debiti.
In quel periodo Oscar scrisse per il Dublin University Magazine non senza avere alcuni piccoli screzi con il direttore, Keningale Cook.
Inviò una copia dell'articolo pubblicato a Walter Pater che gli scrisse di volerlo conoscere. In seguito quando Wilde continuò lo scambio di lettere inserendovi dei sonetti, Pater gli chiese di cimentarsi nella prosa.
Durante i primi incontri fra i due il comportamento di Oscar fece preoccupare il suo amico Bodley che riferiva che Hardinge, suo conoscente, riceveva lettere da Pater che facevano così sospettare una possibile relazione amorosa fra i due. Erano già noti i comportamenti di Pater, che amava circondarsi di giovani ragazzi di aspetto femmineo.
Nel giugno del 1878 Oscar si presentò per il "Final Schools" dove consegnò il compito mezz'ora prima dello scadere del tempo assegnato.
La commissione, composta dall'oratore ufficiale, dal docente di poesia e da altri tre membri della congregazione, l'11 giugno dichiarò vincitore Oscar Wilde che aveva ancora l'esame di teologia da superare che sostenne con buon esito a novembre. Ad Oxford vinse per la poesia Ravenna anche l'Oxford Newdigate Prize, prestigioso riconoscimento già assegnato a insigni letterati come Ruskin e Matthew Arnold.
A seguito di tale successo nell'albo della scuola vennero scritte a caratteri d'oro le sue iniziali che furono cancellate dopo il processo e la condanna. Solo molto tempo dopo vennero nuovamente inserite.
Ricevuto il diploma di Bachelor of Arts, Wilde tornò da Oxford a Londra dove si mise alla ricerca di ulteriori sostentamenti economici.
Fece domanda al Trinity per ottenere una "fellowship" (borsa di studio) ma durante la prova scritta Oscar notò che le domande erano poste in maniera poco corretta. Forse anche per queste sue contestazioni venne bocciato.
Wilde non voleva cercare un'ereditiera da sposare, come gli consigliava la madre, cosa che invece suo fratello cercò di fare invano.
Aiutato da Frank Benson riuscì a portare in scena la rappresentazione teatrale dell'Agamennone di Eschilo il 3 giugno 1880. Il 4 settembre 1879 Wilde come anonimo scrisse per l'Athenaeum una serie di articoli di recensioni di voci dell'Enciclopedia Britannica, con la collaborazione di Richard Claverhouse Jebb.
Nel 1881 escono i Poems che ebbero in un anno ben cinque edizioni.
Nel 1884, ritornato a Londra dopo aver trascorso un mese a Parigi, sposa Costance Lloyd: un matrimonio più di facciata che dettato dal sentimento. Wilde è omosessuale e vive questa condizione con enorme disagio, soprattutto a causa della soffocante morale vittoriana che imperava nell'Inghilterra del tempo. Dopo la nascita dei suoi figli Cyryl e Vyvyan, si separa dalla moglie a causa dell'insorgere della sua prima vera relazione omosessuale.
Nel 1888 pubblica la sua prima collezione di storie per ragazzi Il principe felice e altre storie, mentre tre anni dopo compare il suo unico romanzo, Il ritratto di Dorian Gray, capolavoro che gli diede fama imperitura e per cui è conosciuto ancora oggi.
Nel 1891 pubblica il secondo volume di favole La casa dei melograni e Intenzioni una collezione di saggi. Nello stesso anno scrive per la famosa attrice Sarah Bernhardt il dramma Salomé, scritto in Francia e fonte ancora una volta di grave scandalo. Ne verrà infatti proibita la rappresentazione dalla censura britannica.
Scrive una serie di commedie di successo, come Il ventaglio di Lady WindermereL'importanza di chiamarsi Ernesto, accomunate da una tagliente satira verso la società britannica.
A partire dal 1885, la scintillante carriera dello scrittore e la sua vita privata vennero distrutte. Già dal 1893 la sua amicizia con Lord Alfred Douglas, detto Bosie, mostra la sua pericolosità procurandogli non pochi fastidi e suscitando scandalo agli occhi della buona società. Due anni dopo viene appunto processato per il reato di sodomia.
Entrato in carcere viene processato anche per bancarotta, i suoi beni sono messi all'asta mentre sua madre muore poco dopo.
Viene condannato per due anni ai lavori forzati; è durante il periodo del carcere che scrive una delle sue opere più toccanti De profundis, che non è altro che una lunga lettera indirizzata a Bosie.
Sarà il vecchio amico Ross, l'unico presente fuori dal carcere ad attenderlo al momento della scarcerazione, a tenerne una copia e a farla pubblicare, come esecutore testamentario, trent'anni anni dopo la morte di Wilde.
L'ultima opera, scritta dopo un riavvicinamento a Bosie, è Ballata del carcere di Reading che termina nel 1898 dopo essere uscito di prigione, durante un soggiorno a Napoli. Tornato a Parigi apprende della morte della moglie e, dopo un paio d'anni di spostamenti sempre insieme all'amato Bosie, il 30 novembre del 1900 Oscar Wilde muore di meningite.

Citazioni di Oscar Wilde.

Mi piace sentirmi parlare. È una delle cose che mi divertono di più. Spesso sostengo lunghe conversazioni con me stesso e sono così intelligente che a volte non capisco nemmeno una parola di quello che dico.

È sempre sciocco dar consigli: ma dare buoni consigli è fatale.

Il cinismo è semplicemente l'arte di vedere le cose come sono, non quali dovrebbero essere.

16 ottobre 1827: nasce Arnold Böcklin


Arnold Böcklin,  pittore, disegnatore, scultore e grafico svizzero, nonché uno dei principali esponenti del simbolismo tedesco, nasce a Basilea, il 16 ottobre 1827.
Figlio del mercante Christian Friedrich Böcklin e di Ursula Lipp, si trasferisce in Germania per studiare all'Accademia di Belle Arti di Düsseldorf, discepolo del pittore romantico Johann Wilhelm Schirmer. A Düsseldorf conosce Feuerbach. Ritornato in Svizzera, incontra lo storico Jacob Burckhardt, che lo esorta ad intraprendere un viaggio in Italia.
Si stabilisce dunque a Roma dopo sposa la giovane Angela Pascucci. In Italia scopre la cultura classica che rappresenterà una grande fonte d'ispirazione pittorica e poetica. Nel 1859 si reca a Monaco di Baviera, diventa poi professore alla Scuola d'Arte di Weimar. Lascia l'insegnamento nel 1862 e ritorna nuovamente a Roma. In questa occasione visita anche Napoli e Pompei, ricevendone nuove influenze sotto il profilo artistico. Nel 1866 rientra nella città natale, dove affresca con soggetti mitici lo scalone del Kunstmuseum che ora ospita anche molti dei suoi dipinti.
Nel 1870 gli nasce il figlio Carlo, che si dedicherà anch'egli alla pittura. Di nuovo sente il richiamo dell'Italia e nel 1874 si trasferisce a Firenze: incontra Hans von Marées e nasce la figlia Beatrice che muore precocemente. È a Firenze che, nel 1879, dipinge la prima versione della sua opera più famosa: l'Isola dei Morti, ispirata alla sistemazione del piazzale Donatello con al centro il Cimitero degli Inglesi. Torna in Svizzera, a Zurigo.
Ritorna in Italia per motivi di salute: un attacco apoplettico lo costringe a riposarsi in località marine: soggiorna alla Spezia, Lerici, San Terenzo, ed infine a Firenze (1893). In questa occasione la Galleria degli Uffizi gli commissiona un autoritratto per la propria collezione. Nel 1895 acquista una villa a San Domenico di Fiesole (villa Bellagio) dove rimane fino alla morte, sopraggiunta nel 1901. È sepolto a Firenze nel Cimitero Evangelico degli Allori.


mercoledì 15 ottobre 2014

15 ottobre: auguri a Todd Solondz


Auguri a Todd Solondz, regista e sceneggiatore statunitense, noto per il suo humour nero, lo stile satirico e tragicomico con cui analizza la classe media americana.
Nasce il 15 ottobre 1959 a Newark (New Jersey), da una famiglia di origini ebraiche.
Si laurea a Yale e segue un corso in Film e televisione presso  la New York University, senza però completarlo.
Agli inizi degli anni Novanta lavora come insegnante di lingua inglese per immigrati russi.
Il suo primo cortometraggio è Feelings, del 1984, seguito da Schatt's Last Shot (1985)
Il suo primo lungometraggio è del 1989, Fear, Anxiety & Depression, una commedia a episodi su uno sceneggiatore e i suoi difficili rapporti col sesso opposto.
Il primo successo sarà Fuga dalla scuola media (Welcome to the Dollhouse), nel 1996, che vincerà il Grand Jury Prize al Sundance Film Festival, con un discreto incasso ai  botteghini, ma molto apprezzato dalla critica.
Happiness è del (1998), un film molto controverso che tratta temi come lo stupro, la pedofilia, il suicidio e l'omicidio, vincitore di numerosi premi, incluso quello della critica a Cannes.
Nel 2001 esce Storytelling, presentato al Festival di Cannes.
Il film successivo è Palindromi (2004), anch'esso tratta temi controversi come l'abuso di minori, lo stupro e l'aborto.
Perdona e dimentica (Life During Wartime) è del 2009, definito dal regista come parte di un trittico insieme a Happiness e Fuga dalla scuola media, con cui ha dei personaggi in comune.
Ha ricevuto nomination per il Leone d'oro a Venezia e ha vinto il premio Osella per la migliore sceneggiatura.
Nel 2011 è uscito Dark Horse, presentato al Festival di Venezia.


15 ottobre 1923: nasce Italo Calvino


Italo Calvino, scrittore italiano,  nasce a Santiago de Las Vegas de La Habana (Cuba), il 15 ottobre 1923, da genitori italiani. Il padre, Mario, era un agronomo originario di Sanremo, poi trasferitosi in Messico e a Cuba, mentre la madre, Eva Mameli, era una sassarese che si laureò in scienze naturali presso l'Ateneo Pavese, dove aveva lavorato come assistente di botanica, prima di ottenerne la libera docenza nel 1915. Dopo la Prima guerra mondiale, Eva e Mario, già conosciutisi anni addietro, approfondirono il loro rapporto finché la donna accettò di sposare l'agronomo e seguirlo a Cuba, dove questi dirigeva una Stazione Agronomica sperimentale per la produzione di canna da zucchero.
Nel 1925 i coniugi Calvino decidono di ritornare in Italia. La famiglia si trasferisce a Sanremo dove il padre tenne la direzione della Stazione sperimentale di floricoltura «Orazio Raimondo» utilizzando anche il parco della sua villa «La meridiana» per svolgere una intensa attività di sperimentazione di nuove colture floreali.
A Sanremo Calvino visse gli anni della fanciullezza.
Il periodo fascista non sembrò inizialmente segnare in modo particolare la sua personalità né sconvolgere la serenità familiare di quegli anni. Nonostante i genitori fossero intimamente e culturalmente contrari al regime fascista, la loro posizione (socialista lei e anarchico lui) sfumava dentro una generale condanna della politica.
Nel 1927 iniziò a frequentare l'asilo infantile al St. George College e nacque il fratello Floriano che diventerà un geologo e docente all'Università di Genova.
I rapporti della famiglia Calvino con il fascismo furono complicati, come lo stesso Italo scrisse in alcune pagine dedicate al padre, che si iscrisse al Partito Nazionale Fascista e, per ottenere un incarico presso l'Università di Torino, giurò fedeltà al regime.
Nel 1934, superato l'esame d'ammissione, frequenterà il ginnasio-liceo «G.D. Cassini» dove sarà, come richiesto dai genitori, esonerato dalle lezioni di religione.
La famiglia Calvino non ha una fede religiosa, e per quei tempi manifestare un certo atteggiamento agnostico comportava almeno l'appellativo di "anticonformisti".
Sarà in questi anni che il giovane Calvino si avvicina alla lettura di opere letterarie che lo stimolano dimostrando di essere attratto dallo "spirito d'ironia sistematica" che trova nelle pagine delle riviste umoristiche come "Bertoldo", "Marc'Aurelio", "Settebello" libere dalla retorica del regime. Si diverte a disegnare vignette e fumetti e si appassiona al cinema.
Ma proprio quando l'età gli darebbe occasione di gustare appieno quella grande ricchezza cosmopolita e culturale che si addensa nel circondario di Sanremo in quegli anni, la guerra mondiale sconvolge la vita di provincia, e destina Calvino a una serie di vicissitudini, dai toni anche drammatici, capaci però di saldarsi con l'apertura di vedute maturata nell'infanzia, forgiando così l'impegno politico che Calvino esprimerà in forma di partecipazione e di scrittura. L'estate in cui Calvino afferma di uscire dall'infanzia definitivamente, per diventare un giovane spensierato, è quella del 1938, preludio allo scoppio della guerra.
La posizione ideologica di Calvino non ha fino allo scoppio della guerra, come lo stesso dichiara, un indirizzo ben definito . "
Scopre in questo periodo l'interesse per la scrittura e inizia a scrivere poesie, brevi racconti, testi teatrali e coltiva la passione per il disegno, soprattutto per la caricatura e la vignetta. Tra la primavera e l'estate del 1940 alcune sue vignette saranno pubblicate, con la firma di Jago, sul Bertoldo" di Giovanni Guareschi nella rubrica "Il Cestino".
Dopo aver completato gli studi presso il ginnasio-liceo G.D. Cassini, si iscrive alla facoltà di Agraria presso l'Università di Torino dove il padre era incaricato di Agricoltura tropicale. Sostiene con successo ma senza convinzione quattro esami del primo anno, senza però inserirsi nell'ambiente universitario rimanendo estraneo ai fermenti che stanno maturando nell'ambiente dei Guf e continuando a coltivare quelli che sempre più marcatamente appaiono come i suoi veri interessi: la letteratura, il cinema, il teatro. Scrive alcune recensioni di film e nell'estate del 1941 il "Giornale di Genova" gliene pubblicherà un paio tra cui quella di San Giovanni decollato che vede come protagonista Totò.
Scrive nel 1942 La commedia della gente, un lavoro teatrale per un concorso del Teatro nazionale dei Guf di Firenze che sarà in seguito segnalata dalla giuria e nello stesso anno raccoglie i suoi primi racconti giovanili con il nome di Pazzo io o pazzi gli altri che presenterà alla casa editrice Einaudi ma senza successo, dove parla di un "ordigno incommensurabile" che avrebbe spazzato via l'umanità, anticipando di qualche anno l'impiego delle bombe atomiche.
Nel 1943 si trasferisce alla facoltà di Agraria e Forestale di Firenze, dove sostiene pochi esami. Frequentatore assiduo della biblioteca del Gabinetto Vieusseux comincia a definire in modo più preciso le sue scelte politiche. Nel campo militare di Mercatale di Vernio, gli giunge la notizia dell'incarico dato a Pietro Badoglio di formare un nuovo governo e viene a conoscenza della destituzione e dell'arresto di Mussolini.
Dopo l'otto settembre, per sfuggire alla leva della repubblica di Salò, trascorse diversi mesi nascosto cercando di allontanare il senso di solitudine con intense letture che influenzeranno la sua vocazione di scrittore.
Il 9 agosto 1943 torna a Sanremo. All'indomani dell'uccisione del giovane medico e comandante partigiano Felice Cascione per mano fascista, avvenuta nel gennaio del 1944, Calvino aderisce assieme al fratello Floriano alla seconda divisione d'assalto partigiana "Garibaldi" intitolata allo stesso Cascione.
Il 17 marzo 1945, quando ormai gli alleati sono in Italia, Calvino è protagonista attivo nella battaglia di Baiardo, una delle ultime battaglie partigiane.
L'esperienza partigiana sarà alla base del suo primo romanzo, Il sentiero dei nidi di ragno e della raccolta di racconti Ultimo viene il corvo.
Dopo la Liberazione, mentre la sua inclinazione anarchica e libertaria non affievolisce, in lui va costruendosi un'ampia e complessa visione del mondo che non cede a semplificazioni politiche e sociali. Non esalta l'idea comunista sotto il profilo culturale e filosofico. Matura, ciononostante, l'esigenza di organizzare forme politiche e strutture sociali a difesa dei diritti, della dignità umana e della libertà. Con questo spirito aderisce al Partito Comunista Italiano.
Si iscrive alla Facoltà di lettere di Torino, accedendo direttamente al III anno, grazie alla legislazione postbellica in favore dei partigiani ed ex combattenti. Conosce Cesare Pavese che diverrà guida culturale ed umana, oltre che "primo lettore" delle sue opere. Scrive Angoscia in caserma ed inizia una collaborazione con Il Politecnico, periodico diretto da Elio Vittorini. Tra il '46 ed il '47 compone Campo di mine, vincitore di un concorso letterario indetto da l'Unità, ed una serie di racconti che saranno poi messi assieme ne Ultimo viene il corvo pubblicato nel 1949. Tra l'estate e il 31 dicembre del 1946, per concorrere al Premio Mondadori per un inedito, scrive il primo romanzo Il sentiero dei nidi di ragno. Dopo la laurea nel 1947, che consegue con una tesi su Joseph Conrad, inizia una collaborazione con l'Einaudi, curandone l'ufficio stampa. Il rapporto con la casa editrice sarà centrale nelle attività di Calvino, anche se talvolta intermittente ma ricco di incarichi sempre diversi e via via più importanti. Durerà fino al 1961, momento in cui si trasformerà in consulenza editoriale esterna. Le attività culturali si intensificano assieme alle conoscenze personali.
Collabora con l'Unità e con Rinascita. Nel 1949 viene pubblicato Ultimo viene il corvo e resta inedito Il bianco Veliero. Scrive interventi politico-sociali e di saggistica letteraria, su diverse riviste culturali, tra cui Officina, Cultura e realtà, Cinema Nuovo, Botteghe Oscure, Paragone, oltre che su Il Politecnico di Vittorini già citato. Sulle riviste pubblica anche brevi racconti, fra cui La formica argentina e le prime novelle di Marcovaldo.
Nel mese di agosto del 1950 Cesare Pavese si uccide e Calvino perde così un amico e un maestro. Ne rimane sconvolto poiché Pavese era da lui vissuto come uomo forte di carattere e di temperamento risoluto. Gli resta il profondo rammarico per non aver intuito il dramma dell'amico.
I suoi viaggi sporadici si infittiscono e fra ottobre (in cui il 25 muore il padre) e novembre 1951 visita l'Unione Sovietica, dandone puntuale resoconto nel Taccuino di viaggio in URSS di Italo Calvino, con cui vince il premio Saint Vincent. Scrive il romanzo I giovani del Po e, quasi di getto, Il visconte dimezzato.
Tra il 1953 ed il 1954 tenta un romanzo di ampio respiro La collana della regina, (pubblicato sotto forma di racconto nella raccolta Prima che tu dica «Pronto»), mentre lavora assiduamente ad un progetto nuovo che lo appassiona particolarmente. Si tratta delle Fiabe italiane, rimaneggiamento e raccolta di antiche fiabe popolari, pubblicate nel novembre del 1956.
Dal 1955 al 1958 ebbe una relazione con l'attrice Elsa De Giorgi, moglie di Sandrino Contini Bonacossi. La storia s'intrise di fosche tinte quando il marito della donna scomparve misteriosamente e non diede notizie di sé finché non venne trovato suicida nei pressi di Washington nel 1975.
Tra il '58 ed il '62 pubblica La gallina di reparto, La nuvola di smog e l'antologia I racconti. Nel 1959 pubblica il romanzo Il cavaliere inesistente e parte per un viaggio di sei mesi nelle principali località degli Stati Uniti a novembre (si troverà a New York per quattro mesi) grazie a un finanziamento della Ford Foundation, esperienza che diverrà soggetto del racconto inedito Un ottimista in America. Escono su Il Menabò il saggio La sfida al labirinto ed il racconto La strada di San Giovanni.
Nel 1962, in occasione di un ciclo di incontri letterari, conosce a Parigi la sua futura moglie, la traduttrice argentina Esther Judith Singer, detta Chichita.
Nasce in quegli anni il Gruppo '63, corrente letteraria neoavanguardista, che Calvino segue con interesse pur senza condividerne l'impostazione di fondo. Pubblica i racconti La giornata d'uno scrutatore e La speculazione edilizia, inclusi in un irrealizzato progetto di trilogia sulla crisi dell'intellettuale negli anni cinquanta. Nel '64 vanno in stampa le prime Cosmicomiche: La distanza della Luna, Sul far del giorno, Un segno nello spazio, Tutto in punto. Poco dopo pubblica il dittico La nuvola di smog - La formica argentina.
Nel febbraio 1964 lo scrittore torna all'Avana per sposarsi con Chichita. In quella occasione egli fu chiamato a fare parte della giuria del Premio Casa Las Americas, e qui conobbe il comandante Ernesto Che Guevara, al quale poi dedicò due pagine dopo la sua morte in Bolivia, le quali furono pubblicate sul numero speciale dedicato al Che della rivista culturale avanera Casa de Las Americas. Quando a fine 1964 Calvino tornò in Italia, a Torino e a Roma, dove si stabilirà con la moglie ed il figlio di lei, Marcello Weil, dove lavorerà presso la casa editrice Einaudi come addetto stampa, si attivò per co-fondare l'Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba.
Poi nel 1965 nasce a Roma la figlia Giovanna Calvino.
Il 12 febbraio del 1966 muore l'amico Elio Vittorini, al quale dedica il saggio Vittorini: progettazione e letteratura.
Nell'estate del 1967 si trasferisce a Parigi per lavoro, assieme a tutta la famiglia, in una villetta della Square de Châtillon. Qui Calvino progetta di rimanere 5 anni, collaborando con intellettuali e letterati francesi; vi resterà per 13, fino al 1980, anno in cui egli ritorna a Roma con la famiglia. A Parigi segue il dibattito culturale francese ma conduce una vita pressoché in disparte, pur frequentando alcuni intellettuali parigini come Georges Perec, François Le Lionnais, Jacques Roubaud, Paul Fournel, Raymond Queneau. Di quest'ultimo traduce I fiori blu, da cui la letteratura del maturo Calvino trarrà gli aspetti più umoristici ed i riferimenti cosmologici. Approfondisce la sua passione per le materie scientifiche e per il gioco combinatorio. I frutti di questo nuovo arricchimento già si manifestano nella raccolta di racconti Ti con zero, vincitore del Premio Viareggio 1968. Premio che però Calvino rifiuta, ritenendo ormai tali manifestazioni letterarie semplice espressione retorica, anche se, successivamente, accetterà altri premi letterari. Pubblica la prima edizione dell'antologia scolastica La lettura. Assieme a Guido Neri, Gianni Celati ed altri intellettuali, lavora al progetto per la realizzazione di una rivista sociale e letteraria a larga diffusione, destinata al grande pubblico.
Mentre Calvino era a Parigi il suo amico Che Guevara venne ucciso il 9 ottobre 1967 in Bolivia. Il 15 ottobre 1967 (il giorno del suo 44º compleanno) scrisse un articolo a lui dedicato che fu pubblicato in spagnolo nel gennaio 1968 sulla rivista cubana Casa de las Americas.
Tra il 1969 e il 1973 lavora ad alcuni progetti letterari e pubblica racconti e saggi su diverse riviste. Pubblica il racconto Il castello dei destini incrociati nel volume Tarocchi - Il mazzo visconteo di Bergamo e New York.
Nel 1971 scrive Gli amori difficili per la collana "Centopagine" della Einaudi. Nel 1972 vince il Premio Feltrinelli conferito dalla Accademia nazionale dei Lincei, pubblica Le città invisibili che sarà finalista al XXIII Premio Pozzale 1974 per la letteratura. In quell'anno inizia anche una collaborazione con il Corriere della Sera che durerà fino al 1979, quando inaugura la serie di racconti del signor Palomar. Pubblica due lavori autobiografici, il primo, Ricordo di una battaglia, rievoca la dura ed umanamente ricca esperienza da partigiano. L'altro, Autobiografia di uno spettatore, particolare sguardo di Calvino sul cinema, diventa prefazione a Quattro film di Federico Fellini.
Nel 1979 pubblica Se una notte d'inverno un viaggiatore e inizia la sua collaborazione con il giornale La Repubblica.
Nel 1983 esce Palomar pubblicato da Einaudi. Per la casa editrice torinese cura anche l'introduzione ad America di Franz Kafka. A causa della seria crisi in cui versa l'Einaudi, nel 1984 è costretto a pubblicare presso Garzanti Collezione di sabbia e Cosmicomiche vecchie e nuove. Nel 1985, durante l'estate, Calvino lavora ad una serie di conferenze (Lezioni americane, pubblicate postume) che avrebbe dovuto tenere presso l'Università Harvard.
Il 6 settembre 1985, all'età di quasi 62 anni, Calvino viene colto da un ictus nella sua villa nella pineta toscana di Roccamare, presso Castiglione della Pescaia, dove trascorreva le ultime vacanze prima del citato viaggio americano. Viene ricoverato a Siena, dove viene operato a lungo al cervello; dopo aver ripreso parzialmente conoscenza per qualche giorno, si aggrava e muore il 19 settembre 1985, a causa di una sopraggiunta emorragia cerebrale.

Citazioni di Italo Calvino

Chi ha l'occhio, trova quel che cerca anche a occhi chiusi. (da Marcovaldo)

L'inconscio è il mare del non dicibile, dell'espulso fuori dai confini del linguaggio, del rimosso in seguito ad antiche proibizioni. (da Cibernetica e fantasmi, in Saggi)

Io sono la pecora nera, l'unico letterato della famiglia.