Nameless Magazine, vol. 2, n. 2: Fall/Winter 2012, pp. 47-90.
Brock: Benvenuto Mr. Romero, grazie per aver accettato di
parlar con noi.
Romero: è un
piacere.
Brock: Eccellente. Vorrei iniziare parlando di alcune cose
di cui non si discute molto durante le interviste sui tuoi film, come i tuoi
sentimenti e pensieri riguardo gli avvenimenti politici americani. Te lo chiedo
perché normalmente i tuoi film hanno significati sotterranei sociopolitici,
come il razzismo, il voyeurismo, il sessismo e cose simili. Perciò cosa pensi
adesso dell’attuale situazione politica negli Stati Uniti?
Romero: Penso sia spaventosa! Fa più paura dei miei film. Ti
dico questo.
Brock: Sì, penso d’essere d’accordo con te: adesso abbiamo
delle idee infuriate sul fatto che si metta i pedi in testa alla gente alle
convenzioni di Ron Paul. Come sai, è abbastanza folle. Devi perdonarmi- sono un
liberale.
Romero: Vai pure avanti!
Brock: La parola “liberale” ora sembra quasi sporca. È stata
trasformata in “progressista”. Ma cosa diavolo significa? Non so cosa sia un
progressista! Io sono liberale come John Kennedy, voglio il meglio per tutti.
Il denaro è solo un mezzo per un fine, non pensi?
Romero: Sì, lo so. Solo un modo per realizzare delle cose.
Brock: Quindi cosa ti preoccupa di più dell’attuale clima
politico?
Romero: Bene, penso che la gente stia solo reagendo. È una
profonda, istintiva reazione. Non c’è stato abbastanza tempo per far realmente
sviluppare qualcosa. Io spero che alcune di queste idee radicalmente
conservatrici si plachino.
Brock: Sono d’accordo con te. Penso che Barack stia facendo
un buon lavoro attualmente. Ha alcuni enormi ostacoli da superare, la
resistenza e cose simili ma, come tu sai, cosa puoi farci? Non puoi vincere su
tutti…
Romero: Giusto. Anche se penso dovrebbe imporsi un po’ di
più.
Brock: Sono d’accordo con te.
Romero: Se lui avesse aperto la bocca qualche volta e solo
replicato una volta ogni tanto! Credo che avrebbe meglio.
Brock: Capisco cosa tu intenda. Penso che tutto il mondo
andrebbe meglio se lo avesse fatto, a essere onesto!
Romero: Sì! (risate)
Brock: Passiamo ora al tuo lavoro. Ho una domanda riguardo a
una cosa che m’incuriosisce: ho letto in diverse parti che La notte dei morti viventi è stata influenzata da Io sono leggenda di Matheson. È vero?
Romero: Sì, assolutamente. Voglio dire, sono stato
profondamente ispirato da questo libro. Ho scritto un racconto breve dove
esploravo queste idee. Sapevo di non poter utilizzare dei vampiri, perché lo
aveva già fatto Matheson, così ho dovuto inventare un nuovo tipo di mostro…Non
li ho mai chiamato “zombie”, i miei ragazzi erano i “vicini”, gente che conosci
e a cui tieni. Essenzialmente le regole erano cambiate ed erano diventati dei
morti viventi. Così pensavo di aver creato qualcosa di nuovo, ma tutti da
allora li hanno definiti “zombie”, così adesso lo sono, anche se non posso che
necessariamente debbano essere chiamati in questo modo, perché gli zombie non
sono morti, mentre i miei ragazzi lo erano senza dubbio!
Brock: Interessante il fatto che tu abbia anticipato
un’altra mia domanda. Attualmente essi sono entrambe le cose! Hai mai
pubblicato il racconto breve che avevi scritto?
Romero: Mai.
Brock: No? Mi sorprende…
Romero: No, non l’ho fatto. Voglio dire, era un racconto
breve e non ho mai provato a pubblicarlo. Abbiamo preso una parte di esso per
il film, io e un mio amico, Jack Russo, con cui ho scritto la sceneggiatura.
Brock: So che hai scritto un altro racconto breve. Scrivi
anche romanzi?
Romero: Vorrei scrivere un romanzo, ma non ho mai
pubblicato nulla. Come sai, io lavoro ancora, faccio film, perciò è difficile
trovare il tempo di sedermi e concentrarmi per scrivere un libro. Così quando
avrò un paio di settimane libere potrò dilettarmi in questa impresa, ma non ho
mai veramente il tempo di occuparmene con tutta l’energia necessaria.
Brock: è un
peccato, perché ammiro le tue sceneggiature…
Romero: Ti ringrazio, ma è così…Penso che si debba fare una
scelta.
Brock: Giusto.
Romero: E per me i film sono troppo divertenti! Voglio dire,
sono cresciuto desiderando fare film per tutta la vita e sono stato abbastanza
fortunato di essere ancora capace di farne così, come sai, ho deciso di
continuare a farne finché giungerà il giorno in cui nessuno mi chiederà più di girare
film. Allora penso sarò in grado di sedermi e concentrarmi per scrivere
seriamente un libro.
Brock: Interessante. Hai detto che sei stato molto prudente
a non usare od usare troppo la parola “zombie”. Penso che sia interessante il
fatto che tu abbia sempre dato una “parte umana” nelle persone morte dei tuoi
film, arrivando a creare un personaggi importanti come Bub nel Giorno degli zombi (Day of the Dead). Come si collega con il tuo pensiero personale
riguardo l’elemento spirituale nel mito degli zombie? In un certo modo sono
ancora umani?
Romero: Non credo che ci sia niente che abbia a che fare con
la spiritualità. Semplicemente simpatizzo con quelle “creature”. Voglio dire,
essi sono noi dopo che siamo morti. E penso che alcune persone abbiano fatto
troppe connessioni tra la vita nell’oltretomba, o qualche specie di
spiritualità, con il fenomeno che ho descritto. Per me si tratta semplicemente
di un disastro naturale. Mi dispiace per loro come per gli animali selvatici
che devono affrontare cose a cui non sono preparati. Non sto cercando di
mandare alcuna sorta di messaggio sull’oltretomba o qualcosa di simile.
Brock: Interessante.
Romero: Le mie storie parlano essenzialmente di persone,
riguardano gli umani e come reagiscono stupidamente alle situazioni. E gli zombie
sono un disastro. Potrebbe essere qualsiasi cosa, potrebbe essere un uragano o
uno tsunami. Si tratta semplicemente di qualcosa che provoca il ribaltamento
delle regole del gioco e che la gente rifiuta di accettare. Cercano di continuare
con le loro abitudini e di pensare che la vita continui come sempre. Ed io
penso che sia ciò che sfortunatamente ci accade nel mondo reale. Voglio dire,
noi vogliamo che tutto continui così come è sempre stato. Vogliamo un lavoro,
pensiamo di meritare una certa somma di denaro e questo è il modo in cui noi
vorremmo andassero le cose. Ci arrabbiamo se non succede. E non ci accorgiamo
che stanno accadendo delle cose enormi, degli enormi cambiamenti nel mondo che
potrebbero mutare la vita così come la conosciamo e che dovremmo collaborare e
provare a lavorare insieme. Dobbiamo unirci per abbattere i nostri ostacoli. Se
vogliamo una bella vita, la dobbiamo costruire per noi stessi, non pretendere
che ci sia dovuta.
Brock: L’hai esposto bene e io sono d’accordo. Cosa pensi
della violenza nei film? Pensi che sia necessario sottolineare il fatto che noi
siamo ancora solo umani che provano a far del loro meglio per combattere contro
ciò che non va nel cosmo?
Romero: Questo è come la vedo. So che molte persone considerano
la violenza nei miei film gratuita, ma io devo dire che i miei film, in qualche
nodo, sono come dei fumetti, cioè hanno una violenza simile a quella in un
cartone animato come Willy il Coyote e
Beep. È questo tipo di violenza. So che a molti non piace, ma questa è una
mia caratteristica come regista.
Brock: Giusto.
Romero: Così ti può piacere o meno. E se non ti piace, non
andarlo a vedere.
Brock: Sono d’accordo. Non penso che sia gratuita. Penso sia
necessaria. Soprattutto in film come Zombi
(Dawn of the Dead) che va oltre i
confini, e anche nella Notte dei morti viventi. Sono stato però particolarmente
colpito da Zombi che porrei tra i più
grandi film degli anni Settanta, come Taxi
Driver.
Romero: Wow! (risate)
Brock: Personalmente penso che Zombi sia uno dei migliori film mai realizzati dal cinema
americano.
Romero: Wow! Wow! Questo è segno di una grande fiducia e ti
ringrazio.
Brock (risate): Non c’è bisogno di ringraziarmi! Ma…poiché
c’è qualcosa di europeo in esso, forse è ascrivibile all'ambiente in cui è
stato scritto…Mi sembra di aver letto che tu l’abbia scritto a Roma con Dario
Argento, giusto?
Romero: Sì.
Brock: Anche la colonna sonora dei Goblin gli ha dato una
certa atmosfera. Penso che abbia una sensibilità europea, ma l’ansietà
americana.
Romero: Bene, è un bel modo di descriverlo, penso…penso che
il taglio che ha operato Dario sia però qualcosa di più. Non so…è una
martellata in testa. Ha tagliato tutto l’umorismo. Lui ed io siamo grandi amici
e abbiamo spesso parlato di questo. Penso che abbia tolto troppo dell’umorismo
che c’era in esso, che fa parte invece dell’humor tipicamente americano. Cioè
la capacità di ridere quando le cose sono senza senso.
Brock: I personaggi si ritrovano in situazione strane e
difficili. Credo che l’humor sia necessario per aggiungere una zavorra
emozionale agli intensi traumi delle circostanze.
Romero: Bene, mi fa piacere sentirti
dire questo, si tratta di situazioni assurde. E voglio dire che non si devono
interpretare letteralmente…Molta gente ora sta scrivendo su quando avverrà
un'eventuale apocalisse di zombie e cosa accadrà, e io sono qui a dirti che
questo non accadrà, non prenderlo seriamente, perché è ridicolo.
Brock: Penso che abbia a che fare col clima da fine secolo
che la gente prova in ritardo, tutto ciò che ricorda l'imminente apocalisse e
cose simili. L'idea dell'assurdo è interessante da analizzare: mi piace Ionesco
e Beckett e scrittori come Ballard e Burroughs. Essi non vogliono essere presi
seriamente.
Romero: No, esattamente. Questo è il punto. A volte devi
esagerare ed essere un po' ridicolo se vuoi che la tua idea risalti.
Brock: Giusto. Apprezzo il tuo candore in questa cosa (…)
Vorrei chiederti alcune cose. Come ho detto, penso che la versione americana di
Zombi sia la migliore, anche se apprezzo entrambe per motivi differenti.
Romero: Anch'io, anch'io. Mi piace l'altra versione e
capisco la sua viscerale dinamica. Ma questo, non saprei, non è veramente un
mio film. Non è esattamente la mia visione. Preferisco non prendere le cose
così sul serio. (…)
Brock: Così tu hai effettivamente girato il finale di Zombi?
Dove Fran si suicida?
Romero: Noi non avevamo bisogno di girare di più di
questo...La semplice risposta è “sì”! (risate) Noi abbiamo girato lo sparo di
Peter con la pistola alla testa e questo sarebbe stato l'ultimo colpo. Avremmo
tagliato il suon della pistola. Abbiamo
girato anche di più, ma alla fine decidemmo di non farlo. E abbiamo girato la
scena di Fran che esce dall'elicottero e si mette in punta di piedi per,
teoricamente, infilare la testa tra le pale. E ancora lo abbiamo tagliato.
Quindi ho girato entrambe le scene, ma durante le riprese del film (…) era come
se avessi un piccolo elfo, o un goblin, sulla mia spalla che mi diceva: “Lo sai
che questo è il sequel della Notte dei morti viventi, sebbene dieci anni
dopo.”. E l'ho considerato in questo modo. Poi c'era un goblin che mi diceva:
“Ma questo è un sequel, perciò deve essere tragico...tutti devono morire” e
cose simili. Ed era durante la lavorazione del film che io ho detto: “Aspetta
un attimo. È ancora oscuro.” In altre parole, se è un contagio e il mondo è
ancora in difficoltà questo è già un finale oscuro...Comunque io amo questo
paio di persone. Posso salvarli, soprattutto se noi non sappiamo cosa accadrà e
il futuro sembra triste; posso certamente salvarli per il momento. Così mi è
accaduto qualcosa di simile durante le riprese ed è quello che ho deciso di
fare alla fine.
Brock: Interessante. Mi piace il tipo disgiunto di narrativa
che tu hai nei primi tre film e la tua tendenza a non collegarli tramite un
personaggio, bensì tramite una circostanza. Penso che sia la stessa idea del
romanzo postmoderno, cioè il fatto di prendere un insieme di concetti e idee
degli spettatori ed estenderli in modo universale.
Romero: Sì, è divertente. Penso sia accaduto casualmente,
perché il secondo film è stato realizzato molto dopo il primo, perciò il
pubblico non ricordava bene i concetti del film precedente. In altre parole, mi
sono detto “Ok, è lo stesso fenomeno, ma dobbiamo ambientarlo un po' più tardi
e lo faremo, riprendendo giusto un pezzo della storia precedente, abbastanza
per farti capire cosa sia accaduto nel caso tu non abbia visto il primo film”.
E così abbiamo fatto. È la terza volta ho detto: “Bene, fai la stessa dannata
cosa.” (…) Penso che sia stato davvero casuale...Quindi è stato solo con Le
cronache dei morti viventi che ho voluto partire da un concetto sviluppato,
fare un film sul giornalismo e i nuovi media e ho detto: “Bene, qui funziona.”
La mia idea era quella di mostrare degli studenti che girano un film amatoriale
la prima notte quando giungono gli zombie e mi sono detto: “Tornerò indietro
alla prima notte” ...ed è stato questo a guidarmi. È interessante
l'osservazione che hai fatto, perché sono orgoglioso di aver realizzato una
serie di film che non è unica nella forma. Voglio dire: James Bond è
protagonista di una serie di film dagli anni Cinquanta e non è ancora
invecchiato. Sono cambiati gli attori, ma è sempre James Bond. (…) Però mi
piace l'idea di poter raccontare una storia nel corso degli anni senza
riferirsi agli stessi personaggi o alla stessa epoca (…) si tratta di una
progressione narrativa.
Brock: La definirei una “narrativa prismatica”, perché è
come un prisma, prende un'unica idea e la fa esplodere. Questo è realmente un
approccio provocante e realistico.
Romero: Grazie. Cerco di rendere le cose interessanti.
Brock: Questo mi fa pensare un po' a Wampyr (Martin).
È un film abbastanza serio come lo è il modo in cui hai trattato il folklore
del vampiro. Come lo consideri a posteriori? Pensi che sia riuscito?
Romero: Sì, è il film che preferisco tra tutti i miei. Penso
di essere riuscito sia come sceneggiatore che come regista e rimane il mio film
favorito. E lo abbiamo realizzato con un gruppo di giovani (…), tutti erano
molto collaborativi e Jon Amplas è stato meraviglioso.
Brock: Sì, è molto bravo e anche Tom Savini. Non è stata la
prima volta che hai lavorato con Tom. Ho letto che era stato coinvolto anche in
La notte dei morti viventi, prima che partisse per il Vietnam. È vero?
Romero: Non è vero. È stato coinvolto in un film precedente
che non aveva nulla a che fare con La notte dei morti viventi; era un
giovane ragazzo che amavo come attore. L'ho incontrato mentre stavamo provando
a realizzare il cast di un piccolo film di teenager. Così giravo per le scuole
e guardavo le rappresentazioni teatrali scolastiche. E ho visto Tom e volevo
che facesse una parte per un film che stavamo per girare. Tutto è andato a monte,
non abbiamo mai avuto i soldi per girarlo. Ho perso di vista Tom. Quando tornò
(dal Vietnam) era proprio il periodo in cui eravamo pronti per girare Wampyr.
Nel frattempo aveva preso parte a un paio di film. Quindi abbiamo veramente
lavorato insieme in Wampyr; non solo si è occupato degli effetti
speciali, ma è stato anche un attore.
Brock: Sì, lo è stato. È stato molto sottovalutato. Era
molto bravo. (…) Come vedi la tendenza di rifare molti di questi film? Come per
esempio L’alba dei morti viventi…pensi
sia una buona tendenza?
Romero: Non è facile avere un’opinione su questo perché non
penso che sia sempre un male. Penso solo che spesso vengono rifatti film per
ragioni sbagliate. Come il rifacimento di uno dei miei film, La città verrà distrutta all’alba…
Brock: Sì.
Romero: … non si è avuta attenzione per l’elemento politico
in questo film. Qualcuno ha detto, “bene, questo è un altro vecchio film che
noi possiamo acquistare a basso costo rifarlo”. (…) Hanno trasformato i folli
in zombie e hanno rifatto un altro 28
giorni dopo! Peso che Breck Eisner abbia fatto un buon lavoro con questo
film, ma penso che sia stato… fuorviato. Ci sono stati periodi in cui penso si
poteva fare una cosa simile e avere successo. (…) C’è uno dei miei vecchi film,
La stagione della strega, che avrei voluto rifare solo perché non penso di aver
fatto un lavoro abbastanza buono, perché non avevo abbastanza denaro. Anni fa
stavo per realizzare un rifacimento di Profondo
rosso di Dario Argento, ma ci fu un malinteso col fratello di Dario,
Claudio. Lui mi chiamò e disse: “Vorresti rifare Profondo Rosso? Sto pensando che potresti rifarlo e togliere quello
che c’è di teatrale in esso, facendone un lineare thriller hitchcockiano.” Io
dissi di essere interessato. Ma allora pensavo che Dario fosse coinvolto, ma
non lo era, e quando lo capii dissi di scordarselo. (…) E ho parlato con alcune
persone che volevano rifare Children
Shouldn't Play with Dead Things, anch’io sarei interessato, ma non so se
verrà mai rifatto. (…) Non penso che si possa dire automaticamente che un
rifacimento sia terribile. Molti lo sono, ma spesso perché i motivi dei
rifacimenti sono terribili. Nessuno si accosta seriamente all’idea di rifare un
film per migliorarlo, o perché adesso noi possiamo realizzarli meglio perché
abbiamo gli effetti digitali. Non è mai questo l’approccio. Solitamente si dice
solo “Qui c’è un grande vecchio titolo come Halloween.
Noi possiamo farci ancora molti soldi”. (…) Questo è disturbante, ma non penso
che automaticamente si possa dire che tutti i rifacimenti siano pessimi.
Brock: Sono d’accordo, penso che sia queste le intenzioni
dietro di essi. Ammetto di avere un rapporto conflittuale con la tendenza ai
remake e ai sequel che affligge il pensiero hollywoodiano. Qual è il tuo film preferito
dopo Wampyr e quali sono i film che
hai realizzato che però non sono riusciti interamente come ti aspettavi? Ne hai
menzionato un paio, cosa pensi avresti potuto migliorare? (…)
Romero: (…) Ce ne sono due, There’s Always Vanilla e La
stagione della strega, i due film che ho fatto dopo La notte dei morti
viventi. Non avevamo abbastanza soldi, eravamo dei registi audaci che provavano
a fare del loro meglio con delle risorse limitate e non avremmo dovuto tentare
di fare film che fossero “seri”…non saprei come descriverli…
Brock: Ambiziosi? (…)
Romero: Sì, sì buona definizione. E questi sono quelli che
meno mi piacciono. E dopo Wampyr, i
miei preferiti sono Knightriders e un
filmetto chiamato Bruiser che amo
veramente e che nessuno ha visto. Questi sono i miei preferiti e nessuno di
questi è un film di zombie! Tra i film di zombie preferisco probabilmente Il giorno degli zombi…non so se sia il
migliore, ma rimane il mio preferito.
Brock: Il giorno degli
zombi è fantastico. Devo dirti che l’ho visto in un teatro quando è uscito.
C’eravamo solo io e un ragazzo di colore in tutto l’auditorium e questo era un
peccato. L’hanno visto in pochi. Penso fosse grande. Joe Pilato era eccellente.
Tutti gli attori erano molto bravi.
Romero: (…) Sai cos’è accaduto a questo film, immediatamente
ci fu un ragazzo che scrisse la più pungente recensione su questo film che mai
abbia letto. E tre anni dopo (…) si scusò per quella recensione. (…) Non voglio
fare lo stesso film in continuazione. I fan vorrebbero sempre lo stesso film,
forse è colpa della mentalità televisiva. La gente guarda CSI: Miami ogni settimana per vedere esattamente sempre lo stesso
spettacolo! Io provo sempre a fare qualcosa di differente, mentre alcuni fan
vorrebbero che fosse uguale all’ultimo. Quando uscì Survival of the Dead non fu capito. Ma ora, quando incontro i fan
alle convention, mi dicono che a loro piace. C’è voluto del tempo, ma ora Survival of the Dead sta diventando uno
dei preferiti dai fan. Spesso ci vuole del tempo perché il mio lavoro venga
capito, non so quando, perché e come. (…)
Brock: Penso che un fenomeno simile sia accaduto a Carpenter
con La cosa.
Romero: Oh, sì!
Brock: Sai che quel film purtroppo fu subito un fiasco, ma è
veramente uno dei suoi migliori film, penso. O forse uno dei suoi meglio
realizzati film.
Romero: Credo che lo sia proprio. Ma sai che in quel caso
non era completamente colpa dei fan. Era un film della Universal, la produzione
alla fine non lo amò. Non lo supportarono e credevano fosse orribile. Quella fu
l’occasione in cui conobbi John; dopo aver visto La cosa al teatro. Gli avevo scritto una lettera, dopo aver letto
un paio di orribili recensioni. Scrissi a John, attraverso il suo agente,
dicendogli: “John, tieni duro, perché è davvero grande.” Così ci siamo
incontrati e sai che siamo ancora amici. Non ho visto il suo ultimo film, The Ward, ma tifo ancora per il ragazzo.
Brock: Interessante. (…) Vorrei chiederti qualcosa su un
altro film. Cosa pensi di Il ritorno dei
morti viventi di Dan O’Bannon?
Romero: L’ho odiato. (…)
Brock: (…) Cos’è che non ti è piaciuto?
Romero: (…) Penso solo che fosse… ridicolo! Troppo comico. Lo
sai che i miei zombie non parlano, non possono farlo. Sono troppo deboli per
scavarsi una via per uscire dalle loro tombe. E avevo delle ragioni
completamente divere per usare quelle creature. Comunque, ho odiato l’uso che
ne è stato fatto. E con questo non voglio dire che non mi piacciono le parodie
del genere, perché amo L’alba dei morti
dementi (…). Penso solo che Il
ritorno dei morti viventi speculasse sulla moda del momento. Comprarono il
titolo da un mio collega, Jack Russo, che aveva scritto un romanzo chiamato Il ritorno dei morti viventi. Lo comprarono
e promisero di coinvolgerlo e di usare una sua sceneggiatura. Ma alla fine
volevano comprare solo il titolo, ed è quello che hanno fatto, penso che l’abbiano
cestinato.
Brock: Ok… è un vero peccato. Lavori ancora con Russo?
Romero: Oh, ci vediamo qualche volta. Non lavoriamo insieme
da anni, ma ci vediamo spesso. C’è un progetto in ballo che vorremmo realizzare
insieme. Senti, Jack è uno dei miei più vecchi e cari amici, ma non è per
questo che penso male di Il ritorno dei
morti viventi.
Brock: Capisco, hai sicuramente detto quello che pensavi e
lo apprezzo. Riguardo a questo progetto con Russo, pensi che verrà mai
realizzato?
Romero: Non so…dipende…lo sai che in questo momento i zombie
vanno molto.
Brock: Certamente.
Romero: Stavamo semplicemente insieme e ci siamo detti “perché
non tirare fuori qualcosa da questo?”. , a sarò sincero. Non posso dirti se
accadrà mai…non so… (…)
Brock: Ti capisco. Ti è piaciuto Benvenuti a Zombieland?
Romero: (…) Credo che ci fosse qualche dialogo interessante
in esso. Non posso dire che mi sia piaciuto. Come al solito ho un’idea
particolare di queste cose, nella mia mentre gli zombie sono-comunque i miei zombie-
qualcosa di orribile che accade nel mondo. E come ho detto le mie storie sono incentrate
di più sugli esseri umani e le loro reazioni a questo fenomeno. Ho un punto di
vista completamente diverso rispetto a questi ragazzi. Mi diverto molto a
immaginare vari modi per uccidere gli zombie. E ora posso fare cose molto più
ingegnose grazie alla computer grafica. (…) Ma non è questo il fulcro dei miei
film, mentre mi sembra lo sia per questo film.
Brock: Sarò onesto con te, visto che tu lo sei stato con me.
Ho odiato Benvenuti a Zombieland. Era
un film orribile. Voglio dire, mi piace Woody Harrelson, penso sia un buon
attore. Ma era come se non funzionasse per. Non saprei… eppure è stato un
grande successo! Questo mi ha stupito.
Romero: Bene, lo sai perché? È una cosa sorprendente. È l’unico
film di zombie che abbia davvero sbancato i botteghini. L’unico. Per questo
dico che i video games hanno reso le convenzioni sugli zombie più popolari dei
film. (…) Questo un po’ mi disturba, perché ora gli zombie possono essere
qualsiasi cosa. Questi non sono i miei zombie, come sai. I miei continueranno a
trascinarsi e a muoversi lenti come la morte. Forse tornerò con un ultimo film
su di loro.
Brock: Pensi di aver realizzato tutto quello che ti
proponevi da più giovane? La tua carriera ha preso delle svolte inaspettate (…),
perciò pensi che la tua carriera sia così come te l’aspettavi?
Romero: Mi hai fatto una domanda difficile! (…) Sono
estremamente soddisfatto. Sono stato benedetto, ho avuto molta fortuna. Mi sono
accadute cose sorprendenti. Ho settant’anni e faccio ancora film e soldi,
quindi come può dispiacermi questa cosa? D’altra parte, quando decidi di voler
fare il regista non pensi “vorrei girare dei film horror”, ma solo “vorrei
girare dei film”. E sai che ci sono film nella mia testa che non girerò mai,
anche se mi piacerebbe. (..) Qualcuno potrebbe dire “cos’ha quel tipo da
lamentarsi?” Come accadde a Stephen King, che scrisse un paio di romanzi sui
rimpianti di un romanziere di successo e tutti gli dicevano: “Cosa diavolo ha
da lamentarsi?” Quindi sono sicuro che la gente direbbe la stessa cosa di me e
io non mi lamento. (…) Ho avuto una vita meravigliosa e continuo ad averla. Sicuramente
ci sono state delle cose che avrei voluto fare e non ho potuto (…) e
probabilmente non potrò mai fare. Quindi forse quando finalmente poserò la
macchina da presa, proverò seriamente a scrivere un romanzo o due…forse accadrà
una cosa simile. Il fatto è che ho ancora molte speranze che potrebbero
realizzarsi e penso sia questo il segreto della longevità. Lo sai, è come
quando John Huston diresse il suo ultimo film su una sedia a rotelle e
attaccato a un respiratore. Probabilmente farò la stessa dannata cosa!
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