Red Krokodil è un film di Domiziano Cristopharo del 2012, realizzato
con un budget risicatissimo (1000 euro), girato senza una vera troupe
e in un unico set.
Alla sua base
troviamo l’atmosfera claustrofobica e di marcescenza, girando
attorno alla recitazione di un unico attore, Brock Madson.
Il red krokodil è
una droga che dalla Russia si è diffusa in tutto il mondo
occidentale, nota per provocare lacerazioni ai tessuti di chi la
assume.
Il protagonista
infatti trascorre le sue giornate in un continuo trip da questa
sostanza, mentre il suo corpo sta lentamente marcendo.
Le luci sono fredde
e riflettono quell’atmosfera di disfacimento e lordume in cui
l’uomo trascina le sue giornate, non ci sono dialoghi, ma solo una
voce fuori campo che commenta le sue sensazioni.
Ma un altro tema si
innesta a quello della tossicodipendenza: l’uomo infatti vede dalla
propria finestra immagini della città di Chernobyl, simbolo della
distruzione che l’essere umano provoca non solo su se stesso, ma su
tutto ciò che lo circonda.
Un’opera quindi
sull’annientamento, sulla fascinazione per l’autodistruzione in
nome di piacere fugaci, che siano dei trip da droga, i soldi o il
potere.
Protagonista è il
corpo, sempre nudo e man mano più decadente, ma allo stesso tempo
desideroso di ritrovare un’innocenza perduta, che finisce per
accostare il protagonista a una sorta di Cristo contemporaneo in
cerca del martirio per purificarsi.
Un’opera dunque
originale nella sua essenzialità, cruda e commovente.
Non aspettatevi un
qualsiasi film horror, perché è nel dramma e nella sofferenza che
trova la sua motivazione.
Nel finale, che non
vi spoilero, torna l’accostamento a Chernobyl, aprendosi a diverse
interpretazioni che sicuramente vi faranno riflettere.
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