giovedì 28 novembre 2013

28 NOVEMBRE 1757: NASCE WILLIAM BLAKE

William Blake nasce il 28 novembre 1757 a Londra, nel quartiere di Soho. La famiglia composta da sei figli è benestante; il padre James Blake è commerciante di maglieria. William non frequenta la scuola: è la madre Catherine a occuparsi della sua educazione. Il giovane Blake mostra un precoce talento per l'arte che il padre non esita ad incoraggiare.

All'età di dieci anni William inizia a frequentare la scuola di disegno di Henry Pars nello Strand. Terminati gli studi inizia un apprendistato come incisore, facendo la prima esperienza nello studio di uno degli artisti più noti nel suo campo, William Ryland. Il rapporto di William Blake con il maestro è però conflittuale e nel 1783 entra in un altro studio, quello di James Basire, un altro incisore meno conosciuto.

Di carattere introverso Blake non va molto d'accordo con i compagni e questo motivo lo porta a passare molto tempo in solitudine, chiuso nell'Abbazia di Westminster, lavorando a schizzi preparatori per illustrazioni destinate a libri d'antiquariato. E' proprio in questo periodo che nasce in William la grande passione per l'arte medievale.

Nel 1779 termina il suo apprendistato con Basire e l'8 ottobre dello stesso anno si iscrive presso la scuola d'arte più prestigiosa d'Inghilterraalla, la Royal Academy of Arts. La sua esperienza qui è breve ed infelice, segnata dall'ostilità nei confronti di Sir Joshua Reynolds, preside dell'Accademia. Tuttavia Blake coltiva importanti amicizie fra gli studenti.

Nel 1780 un suo acquarello viene esposto al pubblico nelle sale della Royal Academy; sempre in quell'anno inizia a ricevere le prime commissioni come incisore.

Il 18 agosto 1782, nonostante il parere contrario del padre, William Blake sposa Catherine Boucher, figlia ventenne di un fioraio ambulante. Grazie all'aiuto del marito Catherina impara a scrivere e leggere; non avranno figli ma vivranno un'unione molte felice. Successivamente Catherine aiuterà il marito nelle varie fasi del suo lavoro come editore.

Nel 1783 Blake pubblica il suo primo libro illustrato "Schizzi poetici". Solo un anno più tardi muore il padre: William Blake diventa editore e commerciante di stampe, purtroppo in breve l'impresa fallisce.

In questi anni ospita in casa il fratello minore Robert: per la coppia diventa il figlio che non hanno mai avuto; ma un'altra tragedia si consuma quando nel febbraio del 1787, a soli diciannove anni, Robert muore di tisi.

La figura del fratello continua ad ossessionare Blake che si convince che il fratello defunto gli sarebbe apparso per aiutarlo a risolvere i problemi relativi ad una nuova tecnica di stampa.

L'obiettivo di Blake era quello di combinare testi poetici ed illustrazioni sulla medesima lastra, elaborando un nuovo metodo di stampa che rendesse possibile l'operazione.

Blake battezza questa tecnica "stampa miniata" ed il primo esempio è costituito dalla raccolta peotica "Canti dell'innocenza" terminata nel 1789. Nel 1794 pubblica i "Canti dell'esperienza".

Secondo l'artista, le due parti illustravano esattamente gli "stati opposti dell'animo umano": i primi sono meditazioni sull'infanzia, i secondi (che comprendono il famoso "Tyger, Tyger") riguardano l'innocenza perduta dell'età adulta.

Fra queste due raccolte poetiche si colloca il più importante fra i lavori in prosa di William Blake, "Il matrimonio del Cielo e dell'Inferno", pubblicato nel 1793 come libro miniato, una complessa opera filosofica in cui esprime la rivolta contro i valori consolidati della sua epoca.

Blake realizza poi una serie di monotipi conosciuti generalmente con il nome di "grandi stampe a colori". Se ne conoscono dodici - di alcune esiste anche più di un esemplare - ma è certa l'esistenza almeno di un altro monotipo, che pare non sia giunto sino a noi. Si tratta probabilmente di vari soggetti ispirati alla Bibbia, a William Shakespeare e a Milton.

Purtroppo le opere non ottengono il successo sperato e l'artista fatica a guadagnarsi da vivere come incisore.

Conosce improvvisa fortuna quando nel 1795 l'amico Flaxman lo presenta a Thomas Butts, funzionario pubblico, che a partire dal 1799 e per i vent'anni successivi sarà suo mecenate: Butts versa a Blake un regolare stipendio e riempie la casa delle sue opere.

Nel 1803 a causa di una lite con un soldato ubriaco, Blake viene denunciato ed accusato di essere responsabile della lite, ma soprattutto viene accusato di aver pronunciato frasi sediziose contro il re e l'esercito.

L'11 gennaio 1804 si tiene il processo e grazie all'intervento di un amico venne assolto.

Nel 1809 Blake alleste una mostra nella casa natale che purtroppo si rivela un disastro. All'età di cinquant'anni Blake si sente un fallito agli occhi del mondo.

Gli anni che seguono sono tra i più tormentati della sua esistenza, con frequenti difficoltà economiche superate solo grazie all'appoggio del devoto Butts.

Nel 1818 incontra l'altro suo grande mecenate, John Linnell, all'epoca ritrattista e paesaggista di discreto successo. Proprio grazie a Linnell l'ultimo decennio della vita Blake si trasforma in un periodo sereno e produttivo, senza più l'assillo di problemi economici.

A partire dal 1821 inizia a lavorare alle tavole per "Il libro di Giobbe" e per la "Divina Commedia" di Dante Alighieri. Quest'ultimo lavoro comprende alcuni dei più grandi capolavori di William Blake, purtroppo la morte gli impedirà di portare a termine l'opera.

L'ultimo grande libro miniato di William Blake è "Gerusalemme", realizzato tra il 1804 ed il 1820.

Negli ultimi anni Blake soffre di quelli che egli chiama "tremori improvvisi"; si ammala di itterizia. La morte sopraggiunge il 12 agosto 1827, all'età di sessantanove anni.

Ossessionato dalle visioni fin dalla primissima infanzia (a quattro anni raccontò che Dio gli era apparso alla finestra), fu l'antecedente della stagione romantica, nonché modello per i surrealisti. Ma, soprattutto, incarnò l'idea dell'artista per eccellenza, eccellente pittore e incisore, ma anche ispirato poeta. Egli stesso volle unire questi suoi talenti, realizzando lastre in cui il disegno e la poesia s'incontravano formando un'unica opera d'arte, dando l'illusione di manoscritti medievali finemente decorati. Infatti, le sue due raccolte di poesie, Songs of innocence (1789) e Songs of experience (1794), furono incise su piastre di rame e decorate con la tecnica dell'illuminated printing, cioè la miniatura a stampa. Lo schema formale delle poesie era quello della ballata popolare, ma il loro contenuto rivelava un pensiero completamente discordante con gli ideali del tempo. La fiducia illuministica nella razionalità, viene ribaltata in favore di una poetica visionaria e di un'esaltazione dell'immaginazione. Egli espresse pienamente con la sua arte le correnti preromantiche che si stavano sviluppando soprattutto nel nord Europa (Inghilterra e Germania), come riflesso di una serpeggiante sfiducia verso il progresso. In fondo, gli ideali illuministici avevano portato alle violenze del Terrore post Rivoluzione francese, gli istinti si erano scatenati in nome della libertà, dell'uguaglianza e della fraternità. In questo sfondo di sfiducia trova alimento la personalità spirituale e visionaria del Blake. I suoi scritti, chiamati da lui "libri profetici", traboccano della sua convinzione che le sue visioni fossero più reali della realtà stessa, oltre che richiamare il pensiero neoplatonico (Swedenborg, Böhme), la cabala e la Bibbia. Egli arriva così a formulare una propria mitologia, intrisa d'esoterismo e simbologie. Blake asserisce l'unità dell'universo, esalta l'energia e l'immaginazione criticando, a sua volta, la morale del tempo e l'industrialismo. L'unico modo per poter ricomporre una realtà scissa è far uso dell'immaginazione. Inoltre, arriva ad elaborare un concetto d'innocenza a cui si giunge, paradossalmente, attraverso l'eccesso che produce, alla fine, produce consapevolezza. L'eccesso viene collegato all'energia, quindi al corpo, opposto all'anima collegata alla ragione. Il fattore unificante supremo tra gli elementi opposti che costituiscono l'uomo è la visione, quindi proprio l'immaginazione, che permette di andare fuori dal proprio Io per toccare il divino. Quindi, l'unico modo per trasformarsi interiormente è attraverso l'immaginazione creatrice, cioè l'arte, che riconduce l'uomo verso una dimensione superiore.

The Divine Image
To Mercy, Pity, Peace, and Love All pray in their distress; And to these virtues of delight Return their thankfulness For Mercy, Pity, Peace, and Love Is God, our Father dear, And Mercy, Pity, Peace, and Love Is man, His child and care. For Mercy has a human heart, Pity a human face, And Love, the human form divine, And Peace, the human dress. Then every man, of every clime, That prays in his distress, Prays to the human form divine, Love, Mercy, Pity, Peace. And all must love the human form, In heathen, Turk, or Jew; Where Mercy, Love, and Pity dwell There God is dwelling too.

La Divina Immagine
Grazia, Amore, Pace, e Pietà Chi è negli affanni prega, E ad esse virtù che liberano Torna l’animo grato. Grazia, Amore, Pace, e Pietà E’ Iddio, Padre caro, Grazia, Amore, Pace e Pietà E’ l’uomo, Suo figliolo e Suo pensiero. La Grazia ha cuore umano; Volto umano, Pietà; Umana forma divina, l’Amore, E veste umana, Pace. Ogni uomo, d’ogni clima, Se prega negli affanni, L’umana supplica forma divina, Amore e Grazia e la Pietà e la Pace. Da tutti amata sia l’umana forma, In Turchi si mostri o in Ebrei; Dove trovi Pietà, l’Amore e Grazia, Iddio sta di casa.
William Blake - da Songs of Innocence, 1789-94 traduzione di G.Ungaretti




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