Fin dalla sua uscita ha subito svariati tagli dalla censura ed è stato vietato ai minori di 18 anni in quasi tutte le nazioni.
Il gusto è fortemente visionario e macabro, racchiudendo in sé vari sottogeneri, come il thriller, l’horror psicologico, lo splatter, il dramma, il grottesco e il surreale.
Un film complesso a cui non è semplice accostarsi, ma che lascia in ogni caso una forte sensazione di malessere che non potrà essere facilmente dimenticata.
Fondamentalmente è la storia di una coppia in crisi che finisce per autodistruggersi, ma tale vicenda molto sfruttata dal cinema viene rappresentata con una fitta rete di simbolismi celati in ogni inquadratura.
Probabilmente l’elemento più perturbante è il modo in cui viene rappresentata la figura femminile, magistralmente interpretata da Isabelle Adjani: Anna, moglie apparentemente docile, tradisce il marito Mark, il quale vorrà scoprire l’identità dell’amante; in realtà il segreto che nasconde sarà ancor più terribile di quanto lui pensi.
Anna è essenzialmente una donna repressa che cerca il proprio sfogo in una realtà schizofrenica e assurda, il suo alter-ego, il suo vero amante e figlio, è un mostro da lei stessa partorito, in un tripudio di fluidi corporei, nella leggendaria scena nella metropolitana.
Proprio attraverso di esso la donna troverà il suo vero sé, lo sfogo delle proprie frustrazioni di moglie borghese.
La creatura, secondo il desiderio del regista, avrebbe dovuto essere progettata da Hans Ruedi Giger: infatti Zulawski aveva ammirato il suo lavoro in Alien (1979) di Ridley Scott.
L’artista però all’epoca era impegnato, per cui lo mise in contatto con Carlo Rambaldi, con cui aveva collaborato e che conosceva bene la sua opera.
Rambaldi dovette infatti ispirarsi all'arte gigeriana per la realizzazione della creatura, inspirandosi in particolare alla serie di opere chiamata Mordor.
Carlo Rambaldi mentre realizza la creatura |
H.R. Giger, Mordor VII (1975),Il Golem |
H.R. Giger, Mordor VI (1975) |
Insieme a Repulsion di Polanski, Possession è la pellicola per eccellenza della repressione e frustrazione femminile, da alcuni critici è stata interpretata come un’opera fortemente misogina, ma avrei dei dubbi in proposito, poiché sarebbe da ritenere piuttosto come la rappresentazione della deriva psicologica che può subire una personalità alla lunga schiacciata da una società che non le permette di esprimere liberamente la propria sessualità.
Inoltre anche il protagonista maschile, Mark, non ne esce fuori particolarmente bene, anzi a volta sembra grottesco e ridicolo all’interno della sur-realtà creata dalla moglie.
La stessa struttura del film si rivela schizoide come la mente della protagonista, passando da una modalità all’altra, dall’orrore puro al melodramma, con continui passaggi d'inquadratura della camera a mano su oggetti apparentemente irrilevanti.
L’attrice inoltre interpreta anche il ruolo di Helen, l’insegnante di Bob (il figlio della coppia) questa ulteriore scissione dell’Io di Anna rappresenta ciò che la società e il marito vorrebbero che fosse.
Ciò che forse ha destato queste critiche di misoginismo è la rappresentazione del corpo femminile come generatore di mostruosità, elemento che comunque compare in diversi capolavori del genere horror, come ad esempio Brood di Cronenberg.
Effettivamente il corpo femminile e la sua capacità di generare possono essere fortemente perturbanti, poiché spesso esso diviene il portale di accesso dell’alterità nel nostro mondo, trasformando la gravidanza in una forma di possessione; ma in realtà questa alterità mostruosa non è altro che l’inconscio represso che non può essere ignorato senza che esploda con esiti distruttivi.
Anna dà dunque vita a se stessa e si accoppia col proprio Es, in una summa del narcisismo che emerge per proteggere il proprio Io dall’esterno, dalla società da cui si difenderà anche a costo della morte.
Emblematico in questo senso sarà il finale che, dopo lo scoppio apocalittico degli istinti nascosti della coppia, si concluderà con una tranquillità catartica e una ricomposizione di un equilibrio perso.
Possession negli anni è diventato un vero e proprio cult, basti pensare che Lynch, ritirando a Venezia il Leone d'Oro alla carriera nel 2006, citò il film di Zulawski definendolo come "la pellicola più completa degli ultimi trent'anni" di cinema.
Pochi altri registi hanno saputo rappresentare con pari turbamento lo disgregamento della famiglia borghese attraverso l’esplosione degli istinti.
Assolutamente consigliato per gli amanti dell’horror psicologico e del cinema che perturba l’animo.