venerdì 5 dicembre 2014

IL REALISMO MAGICO IN LETTERATURA


Il realismo magico nella letteratura distingue un filone letterario in cui gli elementi magici appaiono in un contesto altrimenti realistico.
Più frequentemente si associa il termine al boom letterario dell'America Latina del XX secolo, segnato dalla pubblicazione del romanzo Cent'anni di solitudine di Gabriel García Márquez nel 1967, che viene considerato il testo fondamentale del realismo magico, insieme ai racconti di Jorge Luis Borge.
In realtà la definizione può essere utilizzata anche per autori di altre nazioni come Italo Calvino, Dino Buzzati, Angela Carter, Toni Morrison e Salman Rushdie, le cui opere presentano caratteristiche tipiche del genere, come la presenza, piuttosto celata, di un elemento magico mai spiegato, distorsioni temporali, inversioni, ciclicità o assenza di temporalità, inversione di causa ed effetto, ricchezza di descrizioni sensoriali, motivi tratti dalla leggenda e dal folklore, presenza di prospettive multiple, tema del colonialismo e degli incroci culturali.
Il realismo magico in letteratura compie un'ibridazione tra realtà e fantasia, tra passato e presente, con una forte componente metatestuale volta a coinvolgere il lettore sulla riflessione riguardo l'impatto della fiction sulla realtà.
Tale genere può infatti essere tipico di molta letteratura del postcolonialismo e può essere considerato come una sottocategoria del romanzo postmoderno a causa della sua sfida all'egemonia ed il suo utilizzo di tecniche simili a quelle di altri testi postmoderni, come la distorsione del tempo.

L'incipit di 'Cent'anni di solitudine'

Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendia si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era cosí recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito. ...

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