mercoledì 24 dicembre 2014

Le vere gothic ladies: Shirley Jackson

Shirley Jackson un'autrice che può essere considerata uno dei capisaldi della letteratura fantastica/horror contemporanea, che ha influenzato notissimi scrittori Richard Matheson e Stephen King.
Una delle sue opere più note è il raggelante racconto La lotteria, che dimostra come con gran classe e senza alcun barocchismo cruento si possa turbare l'animo; questa storia introdurrà il motivo del sacrificio propiziatorio e dell'orrore celato nelle piccole comunità che ispirerà opere come Ritual di David Pinner (da cui sarà tratto il film culto The Wicker Man) e i Figli del grano di Stephen King.
Inoltre è l'autrice di L'incubo di Hill House, considerato un capolavoro della narrativa horror e non solo, ed è stato spesso avvicinato al Giro di vite di Henry James per affinità di temi e di soluzioni narrative. Nel suo saggio Danse macabre, Stephen King ha trattato diffusamente del romanzo, dichiarandolo come una delle sue maggiori influenze. Il libro ha avuto due adattamenti cinematografici: Gli invasati (The Haunting), di Robert Wise, nel 1963 e Haunting - Presenze (The Haunting), di Jan de Bont, nel 1999.




Shirley Jackson nasce a San Francisco nel 1916. Proveniente da una famiglia della medio borghesia la Jackson crebbe in una piccola cittadina di provincia che fornirà l'ispirazione per il suo prima romanzo The Road Through the Wall (1948). Durante il liceo si trasferì con la famiglia a New York, dove completò gli studi per poi frequentare il college a Rochester e, successivamente, alla Syracuse University. Fu qui che, tramite la partecipazione al giornale dell'università conobbe il futuro marito, Stanley Edgar Hyman, destinato a diventare un famoso critico letterario, con cui si sposerà nel 1940.
Dopo il matrimonio la coppia si trasferisce in Vermont dove Hyman inizia a insegnare e la Jackson intraprende l'attività di scrittrice a tempo pieno, affiancandola a quella di mamma visto che la coppia negli anni ha avuto 4 figli, destinati tutti ad una piccola fetta di celebrità perché l'autrice si divertiva a usarli come fonti di ispirazione per alcuni dei suoi racconti. La Jackson scrisse e pubblicò anche opere per bambini come Nine Magic Wishes e la commedia The Bad Children, ispirata alla favola di Hansel e Gretel. Ancora più famosa, fra questo tipo di produzione è però l'opera Vita fra i selvaggi (Life Among the Savages, 1963), dove raccontò romanzandola la storia del suo matrimonio e le sue esperienze nell'allevare quattro pargoli.
La celebrità, ad oggi, rimane però legata alle storie di paura e in particolare al racconto La Lotteria che suscitò enorme scalpore quando venne pubblicato nel 1948 per aver osato rispolverare un rito antico e violento ambientandolo in una piccola comunità dell'America benpensante. Nonostante in molti abbiano tentato di attribuire le ragioni delle tematiche violente e spaventose scelte dalla Jackson alle sue personali idiosincrasie e ad una sua presunta instabilità, la verità è che l'intenzione dell'autrice non era altro che quella di mostrare il lato barbaro e crudele della società a lei contemporanea che cercava di ignorare lo shock dei campi di concentramento e delle bombe atomiche.
L'autrice morì di attacco cardiaco a soli 48 anni, la salute minata da problemi di peso e dall'abuso di farmaci prescritti per curare malattie prevalentemente psicosomatiche.


Incipit di La Lotteria

La mattina del 27 giugno si levò chiara e piena di sole, con il calore di una bella giornata estiva; i prati erano pieni di fiori e l'erba era già alta. Gli abitanti del villaggio cominciarono a radunarsi nella piazza, tra l'uffico po-stale e la banca, verso le dieci.
In alcune città gli abitanti erano così numerosi che la lotteria durava due giorni e doveva iniziare il 26 giugno, ma in quel villaggio, dove gli abitanti erano solo trecento, l'intera lotteria richiedeva meno di due ore: iniziava alle dieci del mattino e finiva in tempo per l'ora di pranzo.

I primi ad accorrere, come sempre, furono i bambini. La scuola era finita, e molti ragazzi non si trovavano a proprio agio, in tanta libertà; tendevano a riunirsi in silenzio per qualche minuto, per poi mettersi a gridare e a parlare di scuola e di insegnanti, di libri e di brutti voti.

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