martedì 24 dicembre 2013

24 dicembre 1881: Nasce Juan Ramón Jiménez


Juan Ramón Jiménez  (Moguer, 24 dicembre 1881 – San Juan, 29 maggio 1958)  è stato un poeta spagnolo. Premio Nobel per la letteratura nel 1956, è stato uno dei più importanti intellettuali della generazione del ’98.
Juan Ramón nacque la vigilia  del Natale del 1881 a Moguer, nella provincia andalusa di Huelva. Dopo i primi studi compiuti a Moguer, a undici anni fu messo nel collegio dei Gesuiti di Puerto Santa Maria, vicino a Cadice. Là avvertì le prime tristezze, provocate dalla lontananza dalla famiglia e appena alleviate dai ritorni estivi a Moguer. Conclusi gli studi secondari nel giugno del 1896, Jiménez si iscrisse, per volontà del padre, nella Facoltà di diritto dell'Università di Siviglia, ma non concluse gli studi, poiché la sua aspirazione è volta all'arte, ama la pittura e la letteratura.
In questo periodo inizia la sua attività poetica con i versi inviati alle riviste e il viaggio nel 1900 a Madrid dove fa la conoscenza di Francisco Villaespesa, che lo introduce nel gruppo di letterati (Salvador Rueda, Jacinto Buenavente, Valle-Inclàn) che fanno circolo intorno a Rubén Dàrio, la cui poesia influenzerà successivamente Jiménez, e saranno costoro che lo aiuteranno a trovare i titoli per i suoi primi libri, Ninfeas e Almas de violeta. Sempre nel 1900 il poeta ritorna a Mouger dove la morte del padre acuisce la sua paura nevrotica per la morte e le malattie. Tra il 1900 e il 1904 la depressione lo costringe a trascorrere lunghi periodi in una clinica ad Arcachon, vicino a Bordeaux e da qui compie viaggi in Svizzera e in Italia e si dà alla lettura dei poeti simbolisti. In Francia Jiménez si era avvicinato alla poesia di Mallarmé, Rimbaud, Laforgue, Baudelaire ed era entrato in contatto con i poeti del Mercure e con Jammes. Nel 1902 pubblica Rimas e fa la conoscenza di Pio Baroja, dei fratelli Antonio e Manuel Machado e di Miguel de Unamuno. Nel 1903 appare Arias tristes e vanno formandosi Jardinés lejanos e Pastorales. Nello stesso anno fonda, insieme a Martìnez Sierra e a Ramon Pérez de Ayala, la rivista Helios, aperta alle grandi correnti letterarie europee. Dal 1905 al 1912 Jiménez risiede isolato a Moguer, scrive intensamente e incontra l'asinello Platero, che, diventato personaggio della sua poesia, lo accompagnerà per sempre e stringe amicizia con il pittore Sorolla. Ritorna a Madrid per tre anni, fino al 1915, coltivando l'amicizia con Unamuno, Machado, Ortega y Gasset   e i più giovani Garcia Lorca, Alberti e Dalì. Nel 1916 si imbarca per New York per sposare Zenobia Camprubì Aymar, conosciuta a Madrid tre anni prima e con la quale aveva lavorato alla traduzione dall'inglese dei testi di Rabindranath Tagore, scrivendo anche la prefazione per il libro pubblicato nel 1915. In quello stesso anno, così decisivo per la sua vita e la sua poesia, egli scrive Estio e durante il viaggio per New York, in nave, scriverà Diario de un poeta reciencasado.
Poco dopo la guerra civile spagnola il poeta insieme alla moglie lascia la sua patria per gli Stati Uniti: qui cerca invano di spingere il governo ad intervenire per riportare la pace in Spagna. Trascorre un breve periodo a Porto Rico, quindi si stabilisce con la moglie all'Avana. Nel 1946 è colpito da una grave depressione. Di esilio in esilio il destino lo spinge di nuovo a  Porto Rico dove egli insegna all'università, ma nel 1956 lo accoglieranno gli avvenimenti ultimi della sua vita, la morte della moglie Zenobia, avvenuta tre giorni dopo aver ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura e infine, nel 1958, la morte.

Per amarti.

Per amarti, ho ceduto
il mio cuore al destino.
Non potrai più liberarti
non potrò più liberarmi!
dal destino dell'amore!

Non lo penso, non lo senti;
io e tu siamo tu ed io,
come il mare e come il cielo
sono cielo e mare, senza amore

Come la brezza, mi ricordi
il vento
come il ruscello, mi ricordi
il mare
come la vita, mi ricordi
il cielo;
come la morte, mi ricordi
la terra.

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