domenica 22 dicembre 2013
22 DICEMBRE 1908: NASCE GIACOMO MANZÙ
Giacomo Manzoni (Manzù in dialetto bergamasco) nasce a Bergamo il 22 dicembre da un'umile quanto numerosa famiglia.
Le difficoltà economiche spingono il padre, calzolaio e sagrestano nel convento di San Benedetto, a interrompere gli studi del ragazzo, prima ancora di terminare le scuole elementari, per farlo dedicare ad un lavoro e poter cosi contribuire al sostentamento familiare.
Ad appena undici anni, comincia a lavorare presso l'intagliatore e doratore Dossena, dove emergono subito le sue doti nel plasmare la materia.
In questi anni si dedica al disegno e alla modellazione di sculture aventi come soggetto gli animali.
Nel 1921 si iscrive alla scuola serale di plastica decorativa Fantoni, a Bergamo.
A diciannove anni parte alla volta di Verona per svolgere il servizio militare. Qui ha modo di ammirare i gessi dell'Accademia Cicognini e soprattutto le porte di bronzo di San Zeno Maggiore.
Inizia in questo modo il percorso artistico di Manzù, che certo della sua vocazione, decide di lasciare il lavoro di bottega per dedicarsi totalmente, da autodidatta, alla scultura.
Nel 1929 intraprende il primo viaggio a Parigi. Manzù, come molti artisti a lui contemporanei, è attratto dalle esperienze artistiche sviluppatesi in Francia nel XIX secolo, ma non manca di volgere uno sguardo anche ai moti di avanguardia dei primi del Novecento maturati nella capitale francese. Rimpatriato in Italia, dopo essere stato trovato privo di forze, a causa del digiuno forzato, nel 1930 si stabilisce a Milano.
Nel capoluogo lombardo Manzù si trova in un ambiente influenzato dalle novità apportate da Carlo Carrà, teorico della rinascita di un'arte sacra moderna.
Partecipa alla mostra collettiva della Galleria del Milione, insieme a Sassu, Pancheri, Strada e Occhetti. Nell'ambiente milanese lo scultore trova i contatti per ricevere la sua prima commissione: la decorazione di una cappella dell'Università Cattolica.
Nel 1932 prende parte ad un'altra mostra alla Galleria del Milione con Birolli, Cortese, Grosso, Sassu e Tomea.
In seguito all'interessamento di Piero Bargellini, nel 1932 inizia a collaborare con la rivista fiorentina "Il Frontespizio", nelle cui pagine figurano numerosi suoi disegni.
Nel 1933 è presente alla V Triennale Internazionale di Arti Decorative, a Milano, e ha luogo la prima mostra collettiva a lui dedicata, presso l'Hotel Milano di Selvino, in provincia di Bergamo, nel cui catalogo appare la presentazione di Piero Bargellini.
Nel 1934, durante una visita alla Basilica di San Pietro in Vaticano, rimane fortemente suggestionato dalla figura del Papa seduto tra due cardinali, che, lo porterà a sviluppare il celebre tema dei "cardinali", presente fino alla fine nella sua produzione.
Espone alla Galleria delle Tre Arti, a Milano, insieme a Grosso e Sassu. Nello stesso anno Manzù si dedica all'illustrazione di libri.
Nel periodo compreso fra il 1934 e 1935, avviene un notevole cambiamento nello stile dell'artista. Prendendo come riferimento le cere di Medardo Rosso, Manzù si discosta dalle tematiche precedentemente adottate e si concentra su una serie di ritratti femminili, per lo più cere e bronzi, osservando meticolosamente gli effetti espressivi e luministici. La fama dello scultore bergamasco inizia ad affermarsi in maniera prorompente negli ambienti artistici, come testimoniano le autorevoli mostre, in cui compare il suo nome, che culminano con la personale, a lui dedicata nel 1937, presso la Galleria della Cometa a Roma, presentata in catalogo da un testo di Carlo Carrà. Da questo momento le opere di Manzù sono esposte nelle mostre più prestigiose a Milano, Parigi e New York.
Nel 1938 gli viene riservata una Sala Personale alla XXI Biennale di Venezia, ottenendo ampi consensi dalla stampa.
Nel 1939 gli viene assegnato il Premio Savini per le Arti e ottiene un riconoscimento con la partecipazione alla III Quadriennale di Roma, dove espone la prima fusione in bronzo del Cardinale ed il David. In questa occasione il suo talento viene notato da Cesare Brandi con il quale si consoliderà uno stretto legame. Nello stesso anno partecipa alla mostra di "Corrente", a Milano, con Aligi Sassu e Renato Birolli.
Nel 1940 diventa titolare cattedra di scultura dell'Accademia Albertina di Torino, e dell'Accademia di Brera di Milano, in ques'ultima insegnano anche Marino Marini, Carlo Carrà e Felice Casorati.
A causa della guerra, nel 1942, lascia l'insegnamento a Torino e si rifugia con la famiglia a Clusone, in provincia di Bergamo. Illustra le poesie di Giuseppe Ungaretti, nel volume Erbe, e realizza le acqueforti per le Georgiche di Virgilio, pubblicate per la prima volta nel 1947.
Nel 1943 partecipa ad una mostra alla Galleria dello Zodiaco, con Mario Mafai, con la presentazione di Alberto Moravia.
Alla IV Quadriennale di Roma si aggiudica il "Gran Premio" con il Ritratto di Francesca Blanc.
Per ordine dei tedeschi, nel 1944 lascia Clusone e si rifugia Bergamo dove si dedica ad una serie di disegni, che saranno pubblicati nel 1948 con una presentazione di Giulio Carlo Argan.
Nel 1946 avviene l'incontro con Alice Lampugnani che diventerà la protagonista di una serie di disegni e sculture culminanti nel celeberrimo Grande Ritratto di Signora.
Nel 1947 si inaugura, a Palazzo Reale, a Milano, la prima grande antologica dedicata a Giacomo Manzù. Nel catalogo, con la presentazione di Lionello Venturi, una dedica di Manzù "alla memoria dei tre grandi scultori scomparsi recentemente: Ernesto De Fiori, Charles Despiau, Aristide Maillol", che delucida chiaramente in merito ai punti di riferimento artistici dello scultore.
Lo stesso anno Manzù decide di partecipare al concorso, indetto dal Vaticano, per la realizzazione di una porta della Basilica di San Pietro.
Nel 1948 partecipa alla XXIV Biennale di Venezia e vince il "Premio della Scultura" ex aequo con Henry Moore. Viene ammesso al concorso di secondo grado per la realizzazione della Porta di San Pietro.
Negli anni che seguono, Manzù dedica la maggior parte del tempo allo studio dei bozzetti per la porta vaticana, fin quando, nel gennaio del 1952, riceve la commissione ufficiale per la Porta di San Pietro che avrà per tema il "Trionfo dei Santi e dei Martiri della Chiesa".
Nel 1954 realizza delle litografie per illustrare il libro di Salvatore Quasimodo Il falso e vero verde. Nello stesso anno si dimette dalla Cattedra di Scultura di Brera per il rifiuto, del Ministero della Pubblica Istruzione, di accettare il suo progetto di riforma delle Accademie di Belle Arti. Accetta dunque l'incarico di insegnare scultura alla International Sommerakademie di Salisburgo, dove conosce Oskar Kokoschka, titolare della cattedra di pittura. Qui incontra anche Inge Schabel, ballerina dell'Opera e modella dei corsi dell'Accademia, che diventerà sua moglie e unica musa ispiratrice.
Viene nominato membro dell'Acadèmie Royal de Belgique.
Nel 1955 gli viene commissionato l'incarico di eseguire la Porta centrale del Duomo di Salisburgo, seguendo il tema dell'amore.
Sono questi gli anni che vedono il nome di Manzù circolare a livello internazionale: viene insignito dei premi più importanti e richiesto nelle mostre di tutto il mondo, recensite dai più noti critici d'arte. Partecipa alla III Biennale di Arte Plastica all'aperto di Anversa e alla VII Quadriennale d'Arte di Roma, dove si aggiudica il premio per la scultura.
Nel 1961 viene autorizzato, da Papa Giovanni XXIII, a modificare il tema originario della Porta di San Pietro ne La Porta della Morte.
Nel 1965 gli viene commissionata l'importante realizzazione della porta di bronzo per la Chiesa di St. Laurenz a Rotterdam, che, essendogli lasciata la piena libertà nell'argomento da trattare, dedica al tema della pace e della guerra. Il tema della pace ricorre anche nel rilievo per il Rockefeller Center, nel simbolo della madre con bambino.
Sempre in nome della pace, nel 1966 gli viene conferito il "Premio Lenin" che Manzù devolve a favore delle vittime della guerra del Vietnam. In questa occasione l'Accademia delle Arti di Mosca e di Leningrado dedica all'artista una mostra personale presentata in catalogo da Salvatore Quasimodo.
In questi anni sono innumerevoli le mostre dedicate a Manzù in tutto il mondo e i riconoscimenti del suo talento straordinario: dalla mostra all'Hannover Gallery di Londra, alla Galleria Paul Rosenberg di New York nello stesso anno, a quelle di Tokio, Praga, Salisburgo.
Nel 1969 apre il suo museo, la "Raccolta Amici di Manzù", ad Ardea, un'esposizione permanente di oltre quattrocento sue opere, tra sculture e opere grafiche.
Nel 1971, in seguito alla scomparsa di Stravinskij, viene chiesto a Manzù di progettare la tomba del maestro nel cimitero di Venezia.
A coronamento delle rassegne dedicate a Manzù, che proliferano per tutti gli anni Ottanta, nel 1989 viene donata alle Nazioni Unite a New York, dallo Stato Italiano, l'ultima opera monumentale di Manzù, alta sei metri, Inno alla Vita (Madre con Bambino).
Il 17 gennaio 1991 Giacomo Manzù si spegne, all'età di ottantatre anni. Il suo corpo inizialmente viene deposto nel Cimitero Monumentale del Verano per essere poi traslato, l'anno successivo, alla Raccolta Manzù di Ardea.
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