domenica 19 ottobre 2014

19 ottobre 1882: nasce Umberto Boccioni


Umberto Boccioni, pittore e scultore italiano, uno dei principali teorici ed esponenti del movimento futurista, nasce a Reggio Calabria, il 19 ottobre 1882.
Figlio di  Raffaele Boccioni e Cecilia Forlani,  originari di Morciano di Romagna (allora in provincia di Forlì, oggi in provincia di Rimini). Il padre, che lavora come usciere di prefettura, è costretto a spostarsi lungo il territorio nazionale in base alle esigenze di servizio. Successivamente la famiglia si trasferisce a Forlì, dove Umberto trascorre l'infanzia. Nell'estate del 1885 la famiglia, lasciata Forlì, è già a Genova; cinque anni dopo è a Padova. Nel 1897 giunge l'ordine di un nuovo trasferimento a Catania. Questa volta la famiglia si separa: Umberto e il padre vanno in Sicilia; la madre con la sorella maggiore Amelia, nata a Roma, restano a Padova. A Catania Umberto frequenta l'istituto tecnico fino ad ottenere il diploma. Collabora ad alcuni giornali locali e scrive il suo primo romanzo: Pene dell'anima, che reca la data 6 luglio 1900.
Nel 1901 Umberto va a vivere a Roma, dove il padre è stato di nuovo trasferito. Frequenta spesso la casa della zia Colomba. In poco tempo s'innamora di una delle sue figlie, Sandrina. Umberto ha circa vent'anni e frequenta lo studio di un cartellonista, dove apprende i primi rudimenti della pittura. In questo periodo conosce Gino Severini, col quale frequenta, a Porta Pinciana, lo studio del pittore divisionista Giacomo Balla. All'inizio del 1903 Umberto e Severini frequentano la Scuola libera del Nudo, dove incontrano Mario Sironi, anch'egli allievo di Balla, col quale stringeranno una duratura amicizia. In quell'anno Umberto dipinge la sua prima opera Campagna Romana o Meriggio.
Con l'aiuto di entrambi i genitori riesce a viaggiare all'estero: la prima destinazione è Parigi (aprile-agosto 1906), cui segue la Russia da cui ritorna nel novembre dello stesso anno. Nell'aprile 1907 Umberto si iscrive alla Scuola libera del Nudo del Regio Istituto di Belle Arti di Venezia. Inizia un altro viaggio verso la Russia ma l'interrompe a Monaco di Baviera, dove visita il museo. Al ritorno disegna, dipinge attivamente, pur restando inappagato perché sente i limiti della cultura italiana che reputa ancora essenzialmente "cultura di provincia". Nel frattempo affronta le prime esperienze nel campo dell'incisione.
Nell'autunno del 1907, per la prima volta va a Milano, dove da alcuni mesi abitano la madre e la sorella. Intuisce subito che è la città più di altre in ascesa e che corrisponde alle sue aspirazioni dinamiche. Diventa amico di Romolo Romani, frequenta Previati, di cui risente qualche influsso nella sua pittura che sembra rivolgersi al simbolismo. Diviene socio della Permanente.
Durante questi anni di formazione, visita molti musei e gallerie d'arte. Ha, quindi, la possibilità di conoscere direttamente opere di artisti di ogni epoca ma, specialmente, antichi. Alcuni di questi, come ad esempio Michelangelo, rimarranno sempre suoi modelli ideali. Nonostante ciò, essi diventeranno anche i bersagli principali della polemica avviata nel periodo futurista contro l'arte antica e contro il passatismo.
Dopo l'arrivo a Milano e l'incontro con i divisionisti e con Filippo Tommaso Marinetti, scrive, insieme a Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini, il Manifesto dei pittori futuristi (1910), cui seguì il Manifesto tecnico del movimento futurista (1910).
Nel 1915 l'Italia entra in guerra. Boccioni, interventista, si arruola volontario assieme ad un gruppo di artisti. Durante il suo impegno bellico deve ricredersi riguardo alla teoria futurista enunciata da Marinetti, secondo cui la guerra è «sola igiene del mondo».
Il 17 agosto 1916, muore in modo del tutto accidentale, cadendo dalla propria cavalla, imbizzarritasi alla vista di un autocarro. La disgrazia avviene durante un'esercitazione militare, a Chievo, frazione di Verona, dove oggi si trova la sua lapide commemorativa, in una stradina immersa nella campagna.

 

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