sabato 3 gennaio 2015

Le vere gothic ladies: Flannery O' Connor

Flannery O' Connor è una delle più significative rappresentanti del Southern gothic, accanto ad autori come William Faulkner, Truman Capote e Tennessee Williams. Secondo Fernanda Pivano, nella produzione letteraria di Flannery O’Connor “il grottesco e l’orrore, le due caratteristiche della cosiddetta “scuola gotica” degli scrittori del Sud, sono onnipresenti”.
Tutto ciò che caratterizza il gotico americano, la tragicommedia, il grottesco, il sangue e la disperazione, sono infatti elementi ricorrenti nelle sue opere, in cui il male più efferato viene controbilanciato da una sua demolizione attraverso una speranza anche nella più truce tragedia che nasceva dalla fede genuina che aveva accompagnato la travagliata e breve vita dell'autrice, senza mai scadere nel bigottismo.



Nata a Savannah, in Georgia, nel 1925, Flannery O'Connor si trasferisce a soli sette anni nella cittadina di Milledgeville, dove abiterà per tutta la vita. Nel 1947, sei anni dopo la morte del padre, lei e la madre ereditano una grande fattoria: è qui che la O'Connor mette su un allevamento di pavoni.
La passione per la scrittura comincia già all'epoca del college: presso la State University of Iowa Flannery frequenta corsi e laboratori di letteratura e comincia a inviare racconti alle riviste. È nel 1952 che pubblica il suo romanzo d'esordio, Wise Blood (La saggezza nel sangue), a cui faranno seguito una raccolta di racconti, A Good Man Is Hard to Find (1955) e un secondo romanzo, The Violent Bear It Away (Il cielo è dei violenti, 1960). Il successo è immediato: fra il '57 e il '65 tre suoi racconti vincono il prestigioso O'Henry Award, e viene spesso invitata a tenere corsi e conferenze nelle università del Sud degli Stati Uniti.
Il lupus eritematoso, la stessa malattia del sistema immunitario che aveva ucciso il padre, si manifesta per Flannery O'Connor nel 1950, a soli venticinque anni. Malgrado continue cure molto pesanti, che le fanno gonfiare il viso e perdere i capelli, e la costringono a camminare con le stampelle, le sue condizioni non miglioreranno mai. Nel 1964 le viene diagnosticato un tumore, che in concomitanza con la malattia è difficile da curare. Subisce un'operazione, ma poco dopo peggiora nuovamente, e muore il 4 agosto.
Dopo la sua morte è uscita una seconda antologia di racconti (Everything That Rises Must Converge, 1965) e, a cura di Robert e Sally Fitzgerald, due fra i suoi amici più cari, una raccolta di saggi, Mystery and Manners, nel 1969 e una di lettere, The Habit of Being (Sola a presidiare la fortezza), nel 1979.


Incipit di Il cielo è dei violenti

Lo zio di Francis Marion Tarwater era morto solo da mezza giornata quando il ragazzo si ubriacò troppo per finire la fossa, e un negro di nome Buford Munson, che era venuto a riempire una brocca, dovette terminare di scavarla e trascinarci il corpo, che era ancora seduto alla tavola della prima colazione, per dargli una sepoltura da cristiani, con le insegne del Salvatore sopra la testa e abbastanza terra perché i cani non lo scavassero fuori.

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