venerdì 18 aprile 2014

ADDIO A GABRIEL GARCIA MARQUEZ, MAESTRO DEL REALISMO MAGICO.


Gabriel Garcia Marquez, maestro del realismo magico e premio Nobel, ci ha lasciati ieri, 17 aprile.
Lo scrittore colombiano, le cui condizioni di salute erano precarie da tempo, era stato ricoverato il 3 aprile ed è deceduto, pare, a causa di una polmonite.
Considerato il maggior esponente del cosiddetto realismo magico in narrativa, ha contribuito a rilanciare fortemente l'interesse per la letteratura latinoamericana.
Primogenito dei sedici figli del telegrafista Gabriel Eligio García e della chiaroveggente Luisa Santiaga Márquez Iguarán, Gabriel García Márquez nacque ad Aracataca, un paesino fluviale della Colombia. Dopo il trasferimento a Riohacha, crebbe con i nonni materni: il colonnello d'ispirazione politica liberale Nicolás Márquez Mejía e sua moglie Tranquilina Iguarán Cotes.
Nel 1937, a seguito della morte del nonno, Gabriel García Márquez si trasferì a Barranquilla per studiare. Dal 1940 frequentò il Colegio San José e si diplomò al Colegio Liceo de Zipaquirá nel 1946. L'anno dopo, García Márquez si trasferì a Bogotá per studiare giurisprudenza e scienze politiche presso l'Universidad Nacional de Colombia, ma presto abbandonò lo studio di quelle materie che non lo affascinavano.
Dopo i disordini del 1948, in cui nel rogo della pensione in cui abitava bruciarono alcuni suoi scritti, si trasferì a Cartagena dove cominciò a lavorare dapprima come redattore e poi come reporter de "El Universal". Alla fine del 1949 si trasferì a Barranquilla per lavorare come opinionista e reporter a "El Heraldo". Su invito di Álvaro Mutis, nel 1954 García Márquez tornò a Bogotá, a lavorare a El Espectador come reporter e critico cinematografico.
L'anno successivo trascorre alcuni mesi a Roma, dove segue dei corsi di regia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, in seguito si trasferisce a Parigi. Nel 1958 sposa a Barranquilla Mercedes Barcha e, dopo la vittoria di Fidel Castro, visita Cuba e lavora (prima a Bogotà, poi a New York) per l'agenzia "Prensa latina", fondata dallo stesso Castro, del quale divenne amico. Questa amicizia gli ha fruttato alcune critiche, ma non ha impedito che egli venisse stimato anche negli Stati Uniti, ad esempio da Bill Clinton.
Nel 1958, dopo un soggiorno a Londra, García Márquez tornò in America, stabilendosi in Venezuela. Dalla moglie Mercedes ha avuto due figli, Rodrigo (nato a Bogotá nel 1959) e Gonzalo (che nacque in Messico tre anni più tardi).
Nel 1961 si trasferisce a New York come corrispondente di Prensa Latina. Le continue minacce della CIA e degli esuli cubani lo inducono a trasferirsi in Messico.
Il suo esordio letterario avvenne nel 1955, ma il primo racconto risale al 1947. Nel 1967 pubblicò la sua opera più nota: Cent'anni di solitudine un romanzo che narra le vicende della famiglia Buendía a Macondo attraverso diverse generazioni. Un'opera complessa e ricca di riferimenti e allusioni alla storia e alla cultura popolare sudamericana, considerata la massima espressione del cosiddetto realismo magico, e che ha consacrato in tutto il mondo García Márquez come un autore del massimo livello. Nel 1973 abbandona temporaneamente, per circa due anni, la letteratura per dedicarsi al giornalismo sul campo, come segno di protesta per il colpo di stato cileno del generale Pinochet, che portò alla morte del presidente Salvador Allende.
Nel 1974, a Roma ha fatto parte della sessione II del Tribunale Russell, organizzazione indipendente fondata dal matematico e pensatore Bertrand Russell e dal filosofo Jean-Paul Sartre ai tempi della guerra del Vietnam, che ha esaminato le violazioni di diritti umani in Cile.
Negli anni successivi seguiranno numerosi altri romanzi e saggi, fra i quali spiccano soprattutto L'autunno del patriarca (1975) e Cronaca di una morte annunciata, e l'ironico L'amore ai tempi del colera, pubblicati negli anni settanta e ottanta, che ottengono un grande successo di pubblico in tutto il mondo, e dai quali sono state tratte omonime versioni cinematografiche.
Dal 1975, Gabriel García Márquez vive tra il Messico, Cartagena de Indias, L'Avana e Parigi. Nel 1982, venne insignito del Premio Nobel per la letteratura. Dagli anni '80 agli anni '90 trascorrerà poco tempo in patria, insanguinata dalla guerra tra governo, narcotrafficanti e guerriglieri come le FARC. Come già fatto in passato, Márquez si proporrà e svolgerà ruolo di mediatore per cercare di ottenere la pace in Colombia, fino agli anni 2000.
Nel 1999 gli viene diagnosticato un cancro linfatico che lo spinge a iniziare a scrivere le sue memorie e nel 2000 il periodico peruviano "La República" diffonde l'errata notizia secondo cui il Nobel sarebbe ormai agonizzante. Poco dopo circolò in rete lo scritto La Marioneta, una sorta di commiato dagli amici più cari. In un'intervista al periodico mattutino salvadoregno El Diario de Hoy, datata 2 giugno 2000, fu lo stesso Garcìa Màrquez a negarne la paternità, affermando, tra l'altro: «Quello che potrebbe uccidermi è che qualcuno creda che io abbia scritto una cosa così kitsch. È la sola cosa che mi preoccupa». In seguito, García Márquez e l'autore del brano, Johnny Welch, si incontrarono, ponendo fine alla querelle. In questo stesso periodo diventa un simpatizzante del leader venezuelano Hugo Chávez e del socialismo del XXI secolo, anche se non ne apprezza tutte le iniziative. Inoltre critica il presidente colombiano Álvaro Uribe Vélez, soprattutto per la sua politica proibizionista sulla droga che, secondo lo scrittore, rafforzerebbe i cartelli dei narcotrafficanti, anziché indebolirli.
Nel 2002 ha pubblicato la prima parte della sua autobiografia intitolata Vivere per raccontarla. Nel 2005 García Márquez, vinta la sua battaglia contro il cancro, è tornato alla narrativa con il suo ultimo romanzo Memorie delle mie puttane tristi, mentre nel 2010 ha pubblicato il saggio Non sono venuto a far discorsi.
Sembra che da tempo soffrisse anche del morbo di  Alzheimer.

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