martedì 4 febbraio 2014

4 FEBBRAIO 1494: NASCE FRANÇOIS RABELAIS


François Rabelais, scrittore e umanista francese, nasce a Chinon, il 4 febbraio 1494.
Pare che intorno al 1510 sia stato novizio nel convento dei francescani de La Baumette, vicino alla rocca di Chanzé a Angers, ricevendo dunque una formazione teologica. Più tardi trasferito al convento dei francescani di Puy-Saint-Martin a Fontenay-le-Comte, vi prenderà i voti nel 1520. A seguito dei commenti di Erasmo, nel 1524 la Sorbona proibiva lo studio del greco, che avrebbe potuto comportare esami critici dei Vangeli.
Nel 1528 Rabelais abbandona l'abito e il 17 settembre 1530 si iscrive alla facoltà di Medicina di Montpellier, superando il baccalaureato il 1º novembre del anno successivo.
Nel 1532 si trasferisce a Lione e pubblica Pantagruel con lo pseudonimo di Alcofribas Nasier
(anagramma di François Rabelais). Scrive una lettera ad Erasmo nella quale se ne dichiara figlio, per aver voluto riconciliare il pensiero pagano con quello cristiano, costruendo quello che viene definito umanesimo cristiano.
Dopo il successo della prima opera nel 1534 esce Gargantua, sotto lo stesso pseudonimo.
Nel 1542, pubblica a Lione Gargantua e Pantagruel, testo definitivo corretto dall'autore.
L'anno seguente 1543 la Facoltà di Teologia della Sorbona condanna Gargantua e Pantagruel.
Il 19 settembre 1545 ottiene il privilegio reale per la stampa del Terzo libro (Le indagini di Panurge sul matrimonio); uscito nel 1546. Alla condanna della Sorbona, si ritira a Metz, presso Étienne Laurens, ed è nominato medico della città.
Nel 1548 vengono pubblicati undici capitoli del Quarto Libro (I viaggi immaginari di Pantagruel e Panurge), la cui versione integrale uscirà solo nel 1552.
Il 6 agosto 1550 ottiene un "privilegio di edizione" per tutte le sue opere, con l'interdizione a chiunque di stamparle o modificarle senza il suo consenso. Il 1º marzo 1552, il Quarto libro è censurato dai teologi della Sorbona. Il 7 gennaio 1553, Rabelais si dimette da parroco. Muore a Parigi nell'aprile del 1553. Nel 1562 viene pubblicato l'Isle Sonnante, comprendente sedici capitoli del Quinto Libro. La pubblicazione integrale del libro avverrà nel 1564 ed è attribuita a Rabelais, attribuzione che molti commentatori contesteranno in seguito.
Rabelais è considerato uno degli umanisti più noti del XVI secolo, lo scrittore francese riprende
e rinnova alcuni dei temi e delle figure letterarie che furono già di Luigi Pulci e di Teofilo Folengo, arricchendoli con una straordinaria inventiva linguistica in larga parte attribuibile alla sua cultura di
intellettuale del Rinascimento, cultura assai varia e tutt'altro che superficiale. L'opera di Rabelais verrà inserita nell'Index Librorum Prohibitorum e incorrerà più volte nelle aspre censure della Sorbona.
È considerato dalla critica, in particolare dopo il saggio di Michail Bachtin, L'opera di Rabelais e la cultura popolare (trad. it. 1979), come il maggior esponente di quel particolare filone della cultura
rinascimentale definito come Anticlassicismo o Antirinascimento, che rifiutando le norme tematiche e linguistiche, dei generi "alti" come la lirica amorosa petrarchista o l'epica cavalleresca, sceglie invece come argomento tutto ciò che è "basso", come il corpo e le sue funzioni, il cibo, il vino, il sesso, contraddistinguendosi, sul piano linguistico, per una grande ricchezza e creatività verbale.
Può essere considerato inoltre come uno dei precursori del "surrealismo" in letteratura, per via dell'utilizzo dell'assurdo, e di una incongruenza verbale dilatata a proporzioni smisurate.
Nei suoi testi troviamo anche una forte componente satirica, un compiacimento nei sottolineare i lati più bassi della nostra esistenza che denota una denuncia della degenerazione dei costumi.
Nelle sue opere la fantasia più sfrenata si accompagna dunque a un forte simbolismo intellettuale.


Citazioni di François Rabelais.

Come potrei governare altrui, io che non saprei governare me stesso? (Gargantua e Pantagruel, libro primo, cap. LII)

Amici, voi noterete che al mondo vi sono assai più coglioni che uomini; ricordatevene! (Gargantua e Pantagruel, libro quinto, cap. VIII; 1925)



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