domenica 11 maggio 2014

SALVADOR DALÍ


Una domanda  che spesso mi sono posta è perché esista quel luogo comune che un artista(sia esso uno scrittore, un pittore, un musicista,o altro) che venda molto debba essere un artista mediocre, qualcuno che lavora solo per denaro, senza preoccuparsi di dare alcun significato alla sua opera.
Se poi si distingue per la prolificità del suo lavoro, a quel punto viene ormai irrimediabilmente condannato.
Questo atteggiamento dovuto a una certa superficialità e, va pur detto, da molta invidia, è stato caratteristico di molti critici e artisti davanti all'opera di Salvador Dalì.
Inoltre, la piena consapevolezza che quest'artista aveva delle proprie capacità e una sua tendenza al protagonismo, non lo aiutarono a far mutare l'opinione di costoro.
Ma, ho visto talmente tanti  incompetenti avere la superbia di definirsi artisti, da poter comprendere Dalì quando si definì "l'unico  vero surrealista".
E in effetti lo era:  rappresentò il culmine del Surrealismo, colui che più di ogni altro ne aveva colto il significato.
Concentrando l'analisi esclusivamente sul proprio animo, sulle proprie paure e ossessioni, Dalì riuscì a creare un mondo, che ancor oggi ci spaventa perché, nello stesso tempo, a noi comprensibile, ma anche lontano.
Un mondo in cui si ha paura di guardare, ma da cui, allo stesso tempo, non si può levare lo sguardo.
Forse fu per questo motivi che fu espulso dal gruppo dei surrealisti: egli era stato quello più fedele al Manifesto, e in questo modo aveva creato una realtà parallela da cui non poterono non essere atterriti.
Fu uno degli ultimi pittori che possedevano la tecnica classica, ma proprio grazie ad essa ricostruì l'altra faccia del mondo moderno, i fantasmi che si celano dietro l'entusiasmo per il progresso.
Egli non ebbe timore di immergersi nell'abisso dell'animo e della società e di portarne allo scoperto tutto ciò che si tentava di seppellire, smentendo l' ipocrisia che sempre ha contraddistinto i rapporti umani.
Perché ciò che vogliamo reprimere non sparisce mai, rimane con noi al di là del tempo e dello spazio.
La nostra mente, alla fine, può essere riassunta nell'immagine di un orologio sciolto, la nostra condizione risiede tutta nella Persistenza della memoria.
Sabrina Abeni







Io sono l'unico artista copiato dalla natura.

Picasso è un genio. Come me. Picasso è un comunista. Io no.

Non dipingo un ritratto che assomiglia al modello, piuttosto è il modello che dovrebbe assomigliare al ritratto.

C'è un'unica differenza tra me e un pazzo: io non sono pazzo.

Il disegno è la sincerità nell'arte. Non ci sono possibilità di imbrogliare. O è bello o è brutto.

Il segreto del mio prestigio rimarrà un segreto.

Chi oggigiorno vuole fare carriera dev'essere un po' cannibale.

Il meno che si possa chiedere ad una scultura è che stia ferma.

Il disegno è la sincerità nell'arte. Non ci sono possibilità di imbrogliare. O è bello o è brutto.





(Sabrina Abeni)

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