giovedì 2 gennaio 2014

2 GENNAIO: AUGURI A TODD HAYNES


Todd Haynes  è un regista e sceneggiatore statunitense, nato a Encino (California), il 2 gennaio 1961.
Le pulsioni represse e i suoi sfoghi più eclatanti hanno da sempre attraversato il cinema di Todd Haynes. Colto e appassionato, ha realizzato film di grande ricercatezza, spesso al limite della maniera (che comunque, dichiaratamente, non disprezza). Laureato in arte e semiotica alla Brown University, si trasferisce a New York dove inizia a girare i primi corti. Attualmente vive a Portland in Oregon. Todd Haynes non ha mai nascosto, fin dall'infanzia, i suoi interessi artistici e letterari che trapelano nella sua breve ma intensa filmografia.
Già dai primi corti i temi scandalosi narrano il tentativo di rompere le regole sociali da parte di chi ne è più coinvolto (l'artista, il poeta, i cantanti). Assassins: a Film concerning Rimbaud (1985), corto ancora pregno di nozioni accademiche, racconta il rapporto travagliato di Rimbaud e Verlaine. Il successivo corto, Superstar: the Karen Carpenter story (1987) racconta la vita di Karen Carpenter, cantante dei Carpenters morta di anoressia negli anni '80, il tutto attraverso le bambole di Barbie e Ken. Nonostante l'iniziale successo ai festival, sarà ritirato dalla distribuzione per pressione della famiglia Carpenter. Con ironia non molto sottile ma neanche volgare, le Barbie di Haynes rappresentano l'ideale di bellezza cui la cantante voleva giungere (e con lei tutta la società, sembrano suggerire le immagini di repertorio tratte dai tg dell'epoca).
L'esordio nel lungometraggio è Poison (1991), vincitore del Pardo d'oro a Locarno, oltre a trionfare al Sundance Film Festival (dove ottiene il gran premio della giuria) consacrandolo come nuovo autore indipendente del cinema americano. Ossessioni e fobie degeneranti sono il collante dell'opera di Haynes. I riferimenti letterari restano ben presenti e questa volta l'ispirazione è Jean Genet. L'opera è un trittico sul tema dell'omofobia, i tre capitoli: Hero, Horror e Homo rivisitano simbolizzandola la criminalizzazione dell'omosessualità. L'opera viene considerata il simbolo della nuova cinematografia gay.
Nel corto per la tv Dotty gets spanked (1993) Haynes affronta ancora una volta un'ossessione, quella di un giovane per una star da soap opera, mentre nel '95 con Safe (1995) Haynes descrive un'altra mania degenerante, quella per le allergie (psicosomatiche o reali) che portano la protagonista (Julianne Moore) a non tollerare più nemmeno il marito per poi chiudersi in un bunker sterilizzato. Ipnotico e dalla messa in scena glaciale e geometrica, Safe vince il Premio Fipresci a Rotterdam.
Nel '98 Velvet Goldmine sarà in concorso a Cannes. Trionfo (voluto) del kitsch più sfrenato, immagine di una Londra frizzante ma con mode e gusti (anche sessuali) dettati dai produttori musicali. Velvet Goldmine è anche il confronto mitico e volutamente non realistico tra gli anni '70 liberi e gli '80 grigi al limite dello stereotipo. Il tutto in un programmatico racconto leggendario, puramente finzionale, che mira a fornire le sensazioni di una moda musicale e sessuale, il glam, più che a raccontarne la vera storia.
Nel 2002 il suo quarto lungometraggio, Lontano dal paradiso che ottiene una nomination agli Oscar per la miglior sceneggiatura. Julianne Moore avrà, a Venezia, la Coppa Volpi per la migliore interpretazione. Haynes ingabbia nella forma del melodramma anni '50, la storia dell'imprigionamento sociale e culturale delle passioni. Ancora una volta, la storia di una pulsione sfrenata che tenta in tutti i modi di sfuggire alle regole. La stessa che porta Haynes a far interpretare a diversi attori (tra cui l'attrice Cate Blanchett) la vita di Bob Dylan in Io non sono qui (2007). Non solo l'opera, ma la stessa identità del personaggio sfugge questa volta alle categorizzazioni sociali. Ed Haynes lo mostra modulando, in parallelo, i codici cinematografici.


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