giovedì 9 gennaio 2014

9 GENNAIO 1890: NASCE KAREL ČAPEK


Karel Čapek, giornalista, scrittore e drammaturgo ceco, è nato il  9 gennaio 1890 a Malé Svatoňovice in Boemia, nell'Impero Austro-Ungarico.
Figlio di un dottore, studiò filosofia a Praga per poi divenire giornalista.
Assieme al fratello Josef elaborò i suoi primi scritti, e dopo le opere letterarie Boží muka (Crocefisso accanto alla strada) e Trapné povídky (Racconti tormentosi) del 1917, incominciò la sua carriera autonoma, che sfociò ben presto in attività teatrale.
L'opera di esordio fu, nel 1920, Loupežník (Il malandrino), una commedia incentrata sul contrasto fra la gioventù audace e la maturità tradizionalista.
Sempre nello stesso anno scrisse il suo lavoro più famoso, il dramma in tre atti R.U.R. (Rossumovi univerzální roboti). In quest'opera compare per la prima volta la parola robot (dal ceco robota, "lavoro duro, lavoro forzato"), che tanto successo ha avuto in seguito. Il termine fu inventato e suggerito all'autore dal fratello Josef. Va notato che i roboti di Čapek non sono in realtà robot nel senso poi attribuito al termini, ovvero automi meccanici, ma esseri "costruiti" producendo artificialmente le diverse parti del corpo e assemblandole insieme. In questa opera l'autore focalizzò i pericoli dello scientismo e del razionalismo, immaginando una società basata sul lavoro dei robot semi
umani, mancanti solo dell'anima, che piano piano si ribellano e schiacciano gli uomini. L'opera è a lieto fine, in quanto gli stessi robot scoprono l'amore ed i sentimenti.
Nel 1922 Čapek pubblicò il primo dei romanzi fondamentali della sua carriera, intitolato Továrna na absolutno (La fabbrica dell'assoluto).
Si trattò di un altro lavoro a sfondo utopistico retto da un pretesto scientifico che riuscì a liberare una trama dai contenuti paradossali: una macchina meccanica, nel rilasciare elettroni emette anche
particelle del Dio del cielo, che con i suoi miracoli suscita crisi e turbamenti oltre che una disastrosa organizzazione sociale basata sulla giustizia.
Sette anni dopo l'autore terminò due lavori intitolati Povídky z jedné kapsy (Racconti di una tasca) e Povídky z druhé kapsy (Racconti dall'altra tasca), ritenuti tra i più riusciti dello scrittore, nei quali
Čapek affrontò alcune fra le sue tematiche più care, quali il relativismo delle percezioni e delle convinzioni, la misteriosità della psiche e degli eventi.
Seguì una trilogia dedicata ai problemi della conoscenza, mentre l'ultima parte della sua carriera fu imperniata sull'analisi delle difficoltà contemporanee e sui presagi della guerra. Tra le opere di questa fase si annoverarono Válka s mloky (La guerra delle salamandre) del 1936, ricco di allusioni alla situazione politica degli anni trenta ma anche di critiche contro il colonialismo, lo sciovinismo ed il nazionalismo.
Le avvisaglie della guerra influenzarono il romanzo Bílá nemoc (La malattia bianca) del 1937, nel quale venne affrontata la dicotomia tra libertà e dittatura, fra guerra e pace.
L'ultima fatica letteraria pubblicata prima della morte dello scrittore risultò la tragedia Matka (La madre) del 1938, di matrice pacifista anche se l'autore, in queste pagine, non escluse la necessità di una guerra giusta per controbattere le conquiste militari violente.
Morì a Praga, il 26 dicembre 1938.

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