venerdì 22 agosto 2014

22 agosto 1920: nasce Ray Bradbury



Ray Bradbury, scrittore statunitense, innovatore del genere fantascientifico nasce a Waukegan (Illinois), il 22 agosto 1920, da Leonard Spaulding Bradbury, un operaio elettrico statunitense di
origini inglesi, ed Esther Bradbury (nata Moberg), una casalinga svedese.
Nel 1934, durante la Grande depressione, a causa della quale il padre rimase disoccupato, si trasferì con la propria famiglia in California, dove scoprì il mondo della fantascienza, tanto da iniziare a scrivere alcuni racconti sulle riviste del settore. Tra le sue prime opere si contano anche dei
racconti polizieschi e noir.
Nel 1950 raccolse in un unico volume le sue Cronache marziane, che ottennero un vasto successo internazionale.
L'anno successivo seguì il capolavoro per cui è maggiormente ricordato, Fahrenheit 451, una sorta di elogio alla lettura ambientato in una società distopica, che divenne anche un film omonimo di successo diretto da François Truffaut.
Negli anni successivi Bradbury intraprese la carriera di sceneggiatore cinematografico, iniziata con Moby Dick la balena bianca di John Huston, senza però dimenticare la sua carriera di romanziere. Si ricordano infatti Il
grande mondo laggiù, Le meraviglie del possibile, Io canto il corpo elettrico!, Paese d'ottobre, Il popolo dell'autunno, Viaggiatore del tempo, Morte a Venice, Il cimitero dei folli e Le auree
mele del sole.
Negli ultimi anni della sua vita si dimostrò sfavorevole ai libri in formato elettronico, tanto da impedire che le proprie opere venissero pubblicate in forma digitale. Solo nel 2011 ha consentito di pubblicare in formato elettronico il suo romanzo di maggior successo, Fahrenheit 451, sostenendo comunque di preferire il formato cartaceo.
Il 5 giugno 2012, all'età di 91 anni, è morto a Los Angeles, nella villa dove si era ritirato.


Citazioni da Fahrenheit 451 di Ray Bradbury.

Non voleva sapere, per esempio, come una cosa fosse fatta, ma perché la si facesse. Cosa che può essere imbarazzante. Ci si domanda il perché di tante cose, ma guai a continuare: si rischia di condannarsi all'infelicità permanente.

Se non vuoi un uomo infelice per motivi politici, non presentargli mai i due aspetti di un problema, o lo tormenterai; dagliene uno solo; meglio ancora, non proporgliene nessuno.

Riempi loro i crani di dati non combustibili, imbottiscili di "fatti" al punto che non si possano più muovere tanto son pieni, ma sicuri d'essere "veramente bene informati". Dopo di che avranno la certezza di pensare, la sensazione del movimento, quando in realtà sono fermi come un macigno. E saranno felici, perché fatti di questo genere sono sempre gli stessi. Non dar loro niente di scivoloso e ambiguo come la filosofia o la sociologia affinché possano pescare con questi ami fatti ch'è meglio restino dove si trovano. Con ami simili, pescheranno la malinconia e la tristezza.

0 commenti:

Posta un commento