lunedì 12 maggio 2014

12 MAGGIO 1930: NASCE JESÙS FRANCO


Jesús Franco, regista, sceneggiatore, attore, compositore, direttore della fotografia, produttore cinematografico e montatore spagnolo, nasce a Madrid, il 12 maggio 1930, da padre spagnolo - un colonnello seguace del dittatore Francisco Franco - e madre cubana. Jesús è l'ultimo di 12 fratelli, insofferente al regime sin da ragazzo, cerca la libertà nella musica, poiché meno soggetta alla censura.
Diventerà pianista e trombettista jazz, studiando anche composizione musicale. Laureatosi in Giurisprudenza, inizia a dedicarsi al cinema. Per due anni studia presso l'Instituto de Investigaciones y Experiencias Cinematográficas di Madrid. Quindi si reca a Parigi, dove studia tecnica di regia e ha finalmente modo di vedere i film non censurati.
Inizia a lavorare nel cinema nel 1952, come direttore del doppiaggio, compositore e, soprattutto, sceneggiatore e aiuto regista, al seguito di importanti registi spagnoli quali Juan Antonio Bardem, Joaquín Luis Romero Marchent, León Klimovsky, Pedro Lazaga. Nello stesso periodo gira i suoi primi cortometraggi.
Nel 1959 gira il suo primo lungometraggio: Tenemos 18 años. Si occuperà di svariati generi, dal musical al noir, dal western  alla commedia, dal film di spionaggio all'horror. È quest'ultimo genere a decretare la sua fortuna con Gritos en la noche, il cui protagonista, Howard Vernon, sarà di qui in avanti l'attore-feticcio di Franco.  Tutti i suoi film del periodo contengono numeri musicali, anche estesi, che testimoniano da una parte la radice musicale dell'ispirazione del regista, dall'altra la sua passione cinefila per il muto.
Nel 1965 inizia a girare La isla del tesoro, con Orson Welles nei panni del protagonista, ma le riprese sono interrotte dopo pochi giorni di lavorazione.
L'incontro con Welles libera il cinema di Franco da ogni residuo di convenzionalità. L'horror onirico Necronomicon è il suo primo film erotico, per gran parte improvvisato sul set. Nel 1968 il lavoro di Franco viene prodotto dal britannico Harry Alan Towers: i budget aumentano considerevolmente ed egli può lavorare con attori del calibro di Klaus Kinski, Herbert Lom, Mercedes McCambridge e Christopher Lee, ma la produzione impone tempi rapidissimi. I film, destinati al mercato internazionale, sono inoltre rimontati dai distributori, in modo spesso maldestro. Gli stessi distributori impongono i loro attori, a volte contro la volontà di Franco, come nel caso di Romina Power, la protagonista di Justine and Juliet. In quest'ultimo film e in Philosophy in the Boudoir il regista si cimenta per la prima volta con le opere di uno dei suoi scrittori preferiti: il Marchese de Sade.
Franco lascia la scuderia di Harry Alan Towers e prende la via del cinema indipendente a basso, a volte bassissimo costo. In quest'avventura lo segue Soledad Miranda, una giovane attrice spagnola di autentico talento, destinata a morire tragicamente il 18 agosto 1970 e protagonista del suo film più famoso - Vampyros Lesbos - per altro non particolarmente amato dal regista. I soggetti di molti dei quasi 50 film girati in questo periodo sono esplicitamente erotici, anche grazie al talento dell'attrice Lina Romay, l'inseparabile compagna del regista, prima sul set poi nella vita. Un erotismo tuttavia arricchito da una caratteristica vena esoterica o horror, nella quale abbondano le storie di vampirismo.
Spesso i produttori francesi e italiani aggiungono scene hard, per distribuire i film nei circuiti a luci rosse. Per contro, gli stessi film in Spagna sono pesantemente censurati, cosicché raramente siamo in grado di vederli come li ha montati l'autore.
Il regista abbandona in seguito la Francia. Inizia la collaborazione con il produttore svizzero Erwin C. Dietrich, lavorando su sceneggiature complete, con l'ausilio di una équipe tecnica professionale e con budget talora ragguardevoli, come nel caso di Jack the Ripper, il film che consente al regista di tornare a lavorare con Klaus Kinski. Si tratta però pur sempre di film di serie B, a sfondo erotico, che sfruttano filoni fortunati in area germanica, in particolare quello noto come Women in Prison.
Abbandonata anche la Svizzera, Franco si adatta a girare film commerciali: in Francia alcuni porno e in Germania alcune pellicole trash.
Contemporaneamente, il cinema di Franco trova finalmente spazio nella Spagna democratica, dopo la morte di Francisco Franco.
Franco è finalmente libero di fare il suo cinema, anche se con budget irrisori.
La sua libertà creativa viene però stroncata dalla Legge Miró, che penalizza il cinema indipendente spagnolo, stabilendo che tutte le pellicole classificate S, ossia di contenuto erotico ma senza scene hard, possono essere proiettate solo nei cinema a luci rosse, il cui pubblico ovviamente esige la presenza di scene porno. In questa situazione Franco, insieme a Lina Romay, si trova quasi costretto a girare una decina di pellicole hard (quasi tutte tra il 1985 e il 1987).
Abbandonata nuovamente la Spagna per Parigi, Franco tenta la strada dell'integrazione nel sistema, girando cinque film nei quali è spesso difficile riconoscere la sua mano. Le produzioni sono abbastanza ricche e i cast includono attori famosi, come Helmut Berger, Stéphane Audran, Christopher Lee, Fernando Rey, oltre ad alcune starlettes del cinema erotico.
Egli coglie al volo l'offerta di Oja Kodar, ultima moglie di Orson Welles, che gli propone di completare il Don Quijote: la pellicola alla quale Welles aveva lavorato per oltre 20 anni, lasciando una quantità enorme di materiale, per la verità solo in parte messo a disposizione di Franco. Il film è presentato nel 1992 al Festival di Cannes, accolto negativamente dalla critica.
Alcuni nuovi progetti non vanno in porto. The Golden Beetle non viene distribuito per espressa volontà del regista, non soddisfatto del risultato.
A partire dal 1995 avviene la riscoperta del suo cinema e alcuni fans americani, tra cui Kevin Collins, decidono di finanziare i suoi nuovi film, girati in video digitale, ma budget sono talmente modesti che, con poche eccezioni, Franco lavora con attori dilettanti. Su queste premesse, il regista ultrasessantenne si inventa un cinema a suo modo sperimentale: tra le opere realizzate troviamo Helter Skelter, opera ricca di scene frammentate e deliranti.
Il 1º febbraio 2009 ha ricevuto il Premio Goya alla carriera.
Ha trascorso quest'ultimo periodo della sua vita e della sua carriera prima a Torremolinos, poi a Malaga insieme alla compagna e musa Lina Romay (morta nel 2012). Muore il 2 aprile 2013 a Malaga, in seguito a un ictus, subito dopo l'uscita a Madrid e Barcellona del suo ultimo film, Al Pereira vs. The Alligator Ladies. Un altro film, girato nello stesso periodo e con lo stesso produttore (Ferran Herranz), deve ancora uscire.


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