martedì 29 aprile 2014

29 APRILE 1936: NASCE ALEJANDRA PIZARNIK


Alejandra Pizarnik, nasce come Flora Pizarnik il 29 aprile 1936 a Buenos Aires, figlia di immigrati ebrei, di origine russa e polacca, che si occupavano di commercio di gioielli.
Fin dall'adolescenza era piuttosto introversa, il suo temperamento era aggravato dal fatto di soffrire d'asma e balbuzie, inoltre assumeva anfetamine per non ingrassare.
Studiò Lettere e Filosofia all'Università di Buenos Aires e, in seguito, pittura con Juan Batlle Planas.
Nel 1960 si trasferì a Parigi, lavorando come traduttrice e studiando  Letteratura e Storia delle religioni alla Sorbona; rimase in Francia fino al 1964.
Amica di Julio Cortázar, Octavio Paz e Antonio Beneyto, fermamente apolitica e influenzata dalla poesia di Antonio Porchia, i simbolisti francesi (soprattutto Rimbaud e Mallarmé), dal romanticismo e i surrealisti, scrisse poesie caratterizzate da una grande sensibilità e inquietudine, trattando temi come la solitudine, l'infanzia, il dolore e la morte
Il suo primo libro fu “La Tierra Más Ajena” (1955),in seguito pubblicò “La Última Inocencia” (1956), dedicato al suo psicanalista Oscar Ostrov, “Las Aventuras Perdidas” (1958), “Árbol De Diana” (1962), “Los Trabajos y Las Noches” (1965), “Extracción De La Piedra De La Locura” (1968) ed “El Infierno Musical” (1971). Scrisse in prosa “La Condesa Sangrienta” (1971).
Si suicidò a soli 36 anni. il 25 settembre 1972, a Buenos Aires.


La notte

So poco della notte
ma la notte sembra sapere di me,
e in più, mi cura come se mi amasse,
mi copre la coscienza con le sue stelle.
Forse la notte è la vita e il sole la morte.
Forse la notte è niente
e le congetture sopra di lei niente
e gli esseri che la vivono niente.
Forse le parole sono l’unica cosa che esiste
nell’enorme vuoto dei secoli
che ci graffiano l’anima con i loro ricordi.

Ma la notte deve conoscere la miseria
che beve dal nostro sangue e dalle nostre idee.
Deve scaraventare odio sui nostri sguardi
sapendoli pieni di interessi, di non incontri.

Ma accade che ascolto la notte piangere nelle mie ossa.
La sua lacrima immensa delira
e grida che qualcosa se n’è andato per sempre.

Un giorno torneremo ad essere.

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