mercoledì 9 aprile 2014

9 APRILE: NASCE CHARLE BAUDELAIRE



Charles Baudelaire, poeta, scrittore, critico letterario, critico d'arte, giornalista, aforista, saggista e traduttore francese, nasce il 9 aprile del 1821 a Parigi, in una casa del Quartiere Lartino, dal secondo matrimonio dell'ormai sessantaduenne Joseph-Francois, funzionario al Senato, con la ventisettenne Caroline Archimbaut-Dufays.
La madre, in seguito alla morte del marito, sposa un tenente colonnello, il quale, a causa della proprio freddezza e rigidità (nonché del perbenismo borghese di cui era intriso), si guadagnerà l'odio del figliastro. Nel nodo doloroso dei rapporti con la famiglia e, in primo luogo, con la madre, si gioca gran parte dell'infelicità e del disagio esistenziale che accompagnerà Baudelaire per tutta la vita.
Baudelaire frequenta prima il Collège Royal di Lione e poi il Collège Louis-le-Grand della sua città, scuola da dove viene espulso nel 1839. Ha già capito e deciso che la vocazione irreprimibile deve essere quella del poeta e dell’uomo di lettere, del dandy e del flâneur. Ma questa vocazione viene contrastata con forza soprattutto dal comandante Aupick, che preferirebbe una professione borghese, più tranquilla e meno scandalosa e inutile.
Nel 1841, spinto dalla famiglia, Baudelaire si imbarca su una nave diretta a Calcutta, ma dopo soli dieci mesi interrompe il viaggio per fare ritorno a Parigi, dove, ormai maggiorenne, entra in possesso dell’eredità paterna (centomila franchi), che gli permette di vivere per qualche tempo in grande libertà.
È il suo periodo di maggiore felicità e il più memorabile della sua esistenza: abita in un bellissimo appartamento nel quartiere più alla moda di Parigi, veste in maniera ricercata, frequenta i migliori letterati dell’epoca. Intanto, nella primavera del 1842, conosce Jeanne Duval, un’attrice meticcia che gli starà, tra alti e bassi, vicina per sempre.
Ma quando, dopo due anni, M.me Aupick scopre che il figlio ha già speso circa la metà del lascito paterno, consigliata dal marito, intraprende una procedura per poter ottenere un curatore a cui venga affidato il compito di amministrare con maggiore oculatezza il resto dell’eredità. Da ora in avanti, Baudelaire sarà costretto a chiedere al proprio tutore persino i soldi per un paio di pantaloni.
Il suo esordio come poeta risale al 1845 con la pubblicazione di A une dame créole, mentre, per vivere, è costretto a collaborare a riviste e giornali con articoli e saggi che saranno poi raccolti in due libri postumi, L’art romantique e Curiosités esthétiques.
Durante la rivoluzione del 1848, Baudelaire va anch’egli sulle barricate, nel 1850 scopre Edgar Allan Poe, il grande scrittore americano alla cui opera dedicherà alcuni anni di vita con saggi e traduzioni.
Nel 1857, pubblica presso l'editore Poulet-Malassis  I fiori del male, raccolta che comprende un centinaio di poesie, sconcertando e scandalizzando il pubblico del tempo.
Il poeta soffre di depressione e tenta il suicidio nel 1861, il suo stato di salute peggiora anche a causa dell’alcol e dell’oppio. Di queste esperienze rimane testimonianza soprattutto nel libro I paradisi artificiali (1860). Comincia a comporre i poemi in prosa di Le spleen de Paris, che usciranno postumi nel 1869.
Nel 1860 subisce la prima crisi cerebrale. Dall’anno precedente al 1866 prepara anche Mon coeur mis à nu. Nel 1866 esce Le peintre de la vie moderne, opera dedicata a Constantin Guys.
Con la speranza, attraverso una serie di conferenze, di guadagnare un po’ di denaro, nel 1864 parte per il Belgio. Vi trascorre, invece, giorni di assoluta miseria, tra indicibili sofferenze fisiche e morali. Proprio in quel paese, nel 1866, a Namur, mentre sta visitando la chiesa di Saint-Loup, viene colpito da un attacco di emiplegia e di afasia. Rimane paralizzato nel lato destro del corpo. Il 31 agosto del 1867, a Parigi, nella casa di cura del dottor Duval, Charles Baudelaire muore a quarantaquattro anni. È sepolto nel cimitero di Montparnasse.


CORRISPONDENZE

La Natura è un tempio ove pilastri viventi lasciano sfuggire a tratti confuse parole; l'uomo vi attraversa foreste di simboli, che l'osservano con sguardi familiari.

Come lunghi echi che da lungi si confondono in una tenebrosa e profonda unità, vasta come la notte e il chiarore del giorno, profumi, colori e suoni si rispondono.

Vi sono profumi freschi come carni di bimbo, dolci come òboi, verdi come prati - altri, corrotti, ricchi e trionfanti,

che posseggono il respiro delle cose infinite: come l'ambra, il muschio, il benzoino e l'incenso; e cantano i moti dell'anima e dei sensi.

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