sabato 1 marzo 2014

1° MARZO: NASCE OSKAR KOKOSCHKA


Oskar Kokoschka, pittore e drammaturgo austriaco, nacque a Pöchlarn, cittadina della Bassa Austria, il
1º marzo 1886 in una casa di periferia.
Studiò dapprima chimica, poi dal 1903 al 1909 frequentò l’Accademia di belle arti di Vienna, dove fu attratto dalle opere barocche di Franz Anton Maulbertsch, dal nuovo stile di Gustav Klimt e dalla pittura
incisiva di Lovis Corinth. Studiò a diretto contatto con Gustav Klimt, grazie al quale fu presentato al pubblico viennese durante il Kunstschau (Art Show) del 1908. Proprio in quest'occasione egli artista si fece notare dalla critica, che gli attribuì l'appellativo di “super selvaggio”. Le sue opere, infatti, rifuggivano da ogni ideale di bellezza e di grazia e mettevano a nudo invece gli aspetti più duri e sconcertanti dell’esistenza. In questa stessa occasione fu rappresentato il suo dramma “Assassino, speranza delle donne” che suscitò scandalo
e tumulti in platea. Le opere prodotte tra il 1907 e il 1912 influenzarono tra gli altri, Egon Schiele; le sue figure erano disegnate in maniera delicata e disposte in modo irregolare. Nel 1910, Walden, fondatore della rivista d’avanguardia berlinese Der Sturm, convinse il giovane Kokoschka a trasferirsi a Berlino, dove iniziò a curare il Ritratto della settimana, divenendo il primo illustratore della rivista.
Frequentò i circoli culturali radicali e d'avanguardia, nutrendo particolare ammirazione per Edvard Munch, per i Fauves e per i pittori del gruppo Die Brücke, uno dei primi nuclei dell'espressionismo tedesco. Nel 1914 divenne un membro della Secessione di Berlino, poi entrò a far parte del Blaue Reiter, un gruppo di artisti che facevano uso di colori puri stesi a larghe macchie. Nei suoi lavori di questo periodo sono presenti un violento cromatismo e un'attenta analisi psicologica che intende indagare l'intimo del personaggio, influenzato in questo delle nuove teorie psicoanalitiche di Sigmund Freud. Con La sposa nel vento, del 1914, la sua pittura tragica, raggiunse la piena maturità espressiva, che lo collocò in una posizione personale all’interno dell’Espressionismo. Il dipinto era un omaggio ad Alma Mahler, pittrice e compositrice austriaca, vedova del compositore Gustav Mahler, con la quale aveva avuto una sfortunata relazione amorosa che influenzò tutta la sua vita e la sua produzione. Con lo stile espressionista Oskar Kokoschka aveva in comune l'intenzione di esprimere sensazioni, sentimenti e stati d'animo e l'attitudine a deformare i soggetti, ma è divergente da quello di molti suoi contemporanei, per cui, anche se oggi viene generalmente considerato come uno dei massimi esponenti dell’espressionismo, a quel tempo fu talvolta isolato dagli altri esponenti del gruppo. Durante la prima guerra mondiale fu ferito sul fronte orientale; dopo un ricovero all'ospedale militare, fu congedato per instabilità mentale.
Dal 1917 al 1924 insegnò all’Accademia di Dresda, dove ebbe modo di studiare da vicino Rembrandt e la pittura antica. In questi anni espose alla Galleria Dada di Zurigo con Max Ernst, Paul Klee e Vasily Kandinsky, e partecipò alla Biennale di Venezia.
A partire dal 1924 viaggiò in Europa e in Africa, dipingendo i paesaggi che incontrava attraverso disegni vibranti con colori accesi.
Si cimentò anche nella drammaturgia, scrivendo testi teatrali fondamentali per il teatro espressionista.
Tornato a Vienna, dopo l'annessione tedesca dell'Austria si rifugiò a Praga. Nel 1938, quando anche Praga stava per essere controllata dai tedeschi, emigrò a Londra. Il regime hitleriano confiscò le sue opere, alcune delle quali furono esposte a Monaco nella mostra d’arte degenerata.
Nel 1953 si stabilì a Villeneuve, nel Cantone di Vaud in Svizzera.
Inizia un ciclo di lezioni ed incontri che lo portano a formare numerosi artisti. Tra gli italiani che studiano con lui e lo frequentano a lungo Marco Sassone e Silvio Loffredo.
Morì a Montreux il 22 febbraio 1980.


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