martedì 11 marzo 2014

11 MARZO 1544: NASCE TORQUATO TASSO


Torquato Tasso, poeta, scrittore e drammaturgo italiano, nasce a Sorrento, l'11 marzo 1544, da una famiglia illustre. Il padre Bernardo, anche lui noto poeta, apparteneva ai Della Torre mentre la madre, Porzia De Rossi, era di nobile stirpe. Torquato esordì a diciotto anni  con il poema "Rinaldo", opera dedicata al cardinale Luigi D'Este.
Dagli otto ai dieci anni dovette assistere all'esilio del padre, alle persecuzioni politiche, alla cupidigia dei parenti ed all'allontanamento dell'amata madre che non rivedrà più. Studiò a Napoli e Roma per poi seguire il padre grazie al quale conobbe celebri letterati.
Fu questo il periodo più felice della sua vita durante il quale compose quel capolavoro che è la "Gerusalemme liberata".
Nella seconda metà del 1574 è colpito da una violenta febbre e dal 1575 compie una serie di azioni che possono trovare spiegazione solo nella sua ossessione di essere perseguitato e nella sua sensibilità morbosa; uno stato d'animo che lo getterà nella solitudine più estrema e vicino allo squilibrio mentale totale (il duca Alfonso lo fece rinchiudere nell'ospedale di S. Anna, dove rimase per sette anni).
Negli ultimi anni vagò così di corte in corte, di città in città ritornando, nel 1577, vestito da pastore a Sorrento presso la sorella Cornelia.
Alla fine del suo pellegrinare, durante il quale continuò a comporre, si trovò a Roma dove accolse l'invito del Papa di recarsi al Campidoglio per ricevere l'alloro solenne. Morirà il 25 aprile 1595 alla vigilia dell'incoronazione che avverrà postuma.
La figura del Tasso, anche per la sua pazzia, divenne subito popolare. La lucidità delle opere scritte durante il periodo di prigionia nell'Ospedale di Sant'Anna fece diffondere la leggenda secondo cui il poeta non era veramente pazzo ma fu fatto passare per tale dal duca Alfonso che voleva punirlo per aver avuto una relazione con sua sorella, imprigionandolo (anche se, come si è visto, è assai più probabile che la vera ragione della reclusione consistesse nell'autoaccusa del poeta di fronte al tribunale dell'Inquisizione). Questa leggenda si diffuse rapidamente e rese particolarmente popolare la figura del Tasso, fino a ispirare a Goethe il dramma Torquato Tasso (1790).
In età romantica il poeta divenne il simbolo del conflitto individuo-società, del genio incompreso e perseguitato da tutti coloro che non sono in grado di comprendere il suo talento straordinario. In particolare Giacomo Leopardi, che quando si recò a Roma nel 1822 pianse sulla tomba di S. Onofrio, lo considerava come un fratello spirituale, ricordandolo in numerosi passi delle sue opere tra cui ricordiamo il Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare (facente parte delle Operette morali).
In generale, l'attenzione si spostò dai personaggi della Liberata al dramma esistenziale vissuto dal suo autore. Pochi anni dopo, nel 1833, Jacopo Ferretti scrisse le parole del Torquato Tasso, melodramma in tre atti musicato da Gaetano Donizetti e rappresentato per la prima volta al Teatro Valle. Il "mito" conquistò anche Franz Liszt: era il 1849 quando l'apostolo del Romanticismo metteva in musica l'opera byroniana Il lamento del Tasso, dando vita al poema sinfonico Tasso. Lamento e Trionfo.
Il poeta vicentino ottocentesco Jacopo Cabianca ha dedicato al Tasso un poema in dodici canti intitolato appunto Il Torquato Tasso.
Nei primi anni del ventesimo secolo il compositore catanese Pietro Moro si concentrò sugli ultimi momenti di vita del poeta con Ultime ore di Torquato Tasso, carme in un atto sulle parole di Giovanni Prati (riviste per l'occasione da Rojobe Fogo).


Citazioni di Torquato Tasso 

Il mondo invecchia, | E invecchiando intristisce. (Aminta)

Spesso avvien che ne' maggior perigli | Sono i più audaci gli ottimi consigli. (Gerusalemme liberata)

Instinto è dell'umane menti | Che ciò che più si vieta, uom più desia.  (Gerusalemme liberata)

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