- CORPO/ANIMA/MEMORIA.
Sentire
parlare di “memoria del corpo” o di “memoria somatica” può
sembrare quasi un ossimoro, infatti è ben risaputo come solo il
nostro cervello sia in grado di accumulare ricordi; eppure in ambito
psicanalitico si usano questi termini per indicare quelle sensazioni
corporali o dolori che sono da ricondurre a ricordi rimossi, spesso
traumatici.
Ciò
è indicativo come spesso il corpo si faccia portavoce di quegli
aspetti celati dalla nostra coscienza, la sensazione e il dolore
quindi sarebbero dei mezzi che permettono al rimosso di ritornare in
superficie.
Per
esempio è indicativo il fatto che ferite e cicatrici sono forti
veicoli di memoria, come le iscrizioni sul corpo siano le più vive
testimonianze di eventi passati.
I
riti d'iniziazione arcaici infatti utilizzano le iscrizioni corporee,
indotte attraverso il dolore, per una permanente formazione
dell'identità, ma quando segni e dolore vengono collegati al trauma
e alla colpa, possono anche generare effetti opposti, cioè
distruggere o deformare un'identità.
John
Perry, docente di filosofia a Standford, in A
Dialogue on Personal Identity and Immortality
suddivide l'identità in tre aree: il corpo, la memoria e l'anima. Se
la memoria viene posta al centro dell'identità di un individuo è
però l'interazione tra questi tre elementi a distinguerlo dagli
altri.
Corpo
e identità sono dunque strettamente uniti, il modo in cui siamo
visti dagli altri condiziona anche il modo in cui percepiamo noi
stessi, a completare la costruzione del nostro essere ovviamente è
necessario il bagaglio di esperienze e sensazioni raccolti nel corso
della nostra vita.
La
rete continua di rimandi tra memoria e corpo e gli studi sui loro
rapporti hanno fortemente suggestionato la concezione postmoderna di
un'identità frammentata, labirintica, confusa e dissociata.
La
memoria in questi studi sembra sfaldarsi, lasciando labili e spesso
ingannevoli tracce di sé sul corpo in continua metamorfosi, il
tentativo di ricostruirla avviene attraverso la lettura delle
sensazioni, spiacevoli o meno, che s'innestano sulla pelle.
Le
interazioni tra corpo e memoria sono particolarmente evidenti nel
pensiero di G. Deleuze, in particolare nei suoi saggi scritti con F.
Guattari, L'Anti-Edipo
e Mille
Piani,
dove viene elaborata la teoria del corpo come macchina del desiderio,
struttura labirintica governata dall'eterna ripetizione, alla base
della quale viene posto il “rizoma”, metodo di studio decentrato
ma anche “memoria corta o anti-memoria”, indipendente da
qualsiasi “legge di continuità o di immediatezza rispetto al suo
oggetto, essa può essere a distanza, andare o ritornare molto tempo
dopo, ma sempre in condizione di discontinuità, di rottura e di
molteplicità.1
La
condizione dello schizofrenico diviene in questi studi il paradigma
dell'uomo moderno, parte dell'enorme macchina del desiderio, corpo
senza organi, soggetto eternamente nomade, senza un fisso approdo.
Stessa
sorte subisce quindi anche la concezione della memoria, divenuta
priva di un'organizzazione razionale, in continuo mutamento, ma anche
schiava del continuo desiderio del desiderio.
In
epoca postmoderna e digitale quindi la memoria è come composta da
materia malleabile, soggetta a continue trasformazioni, tutto ciò
che è soggetto a oblio non viene veramente perso, ma è soggetta al
cosiddetto “oblio conservativo”, in cui il contenuto rimane
latente.2
Il
corpo diviene memoria processuale, in continuo divenire, collegato
all'eterno ritorno delle sensazioni; la memoria è quindi traccia
delle passate sensazioni nate dall'incontro con l'alterità,
riguardando quindi non solo l'individuo in sé per sé, ma il mondo e
il suo riflesso sul nostro corpo.
Un
simile concezione del rapporto corpo/memoria è presente in molti
autori della narrativa postmoderna, come Angela Carter, Salman
Rushdie, Robert Coover e Clive Barker.
In
questo intervento è stato scelto di utilizzare le interazioni
corpo/memoria/mondo esterno in due opere di Clive Barker, Cabal
e Imajica,
autore per il quale sono centrali temi come la metamorfosi, la
perdita e ricerca d'identità, la relazione con la “normalità” e
il complesso rapporto col desiderio.
- LA METAPHISICAL FICTION DI CLIVE BARKER.
Clive
Barker è uno scrittore, regista e artista britannico, noto per il
suo dark-fantasy feroce e sanguinario; le sue opere sono
caratterizzate da un rapporto complesso col concetto d'identità
nascosta e desiderio, prendendo spunto dalla tradizione della
narrativa gotica, dal cinema di Jean Cocteau e di Andrei
Tarkovsky,
la poesia visionaria di William Blake, la complessa concezione del
corpo di William Burroughs, l'arte allucinata di Hieronymus Bosch e
il complesso rapporto bene/male di Herman Melville.
Barker
però rielabora queste fonti nella maniera postmoderna, rinarrando in
modo nuovo motivi come quello della metamorfosi e del patto
faustiano, il fatto di essere inoltre un artista completo
contribuisce alla forza espressiva e visionaria dei suoi miti poiché,
come afferma Barker, “that which can be imagined need never be
lost”.3
I
personaggi di Barker subiscono sempre una metamorfosi sia fisicamente
che psicologicamente, centrale nella sua narrativa è l'Io segreto o
dimenticato che lotta per emergere, connesso sempre con i nostri
impulsi più sovversivi e oscuri che generano un'ambigua
fascinazione.
Dopo
un sofferto percorso di autoriflessione infatti i suoi personaggi
decidono di ricordare il loro vero sé e di accettarlo, dannandosi
per l'eternità o rigenerandosi.
Dietro
la superficie della normalità e della banalità si nasconde quindi
il grottesco e il bizzarro, tutto quel represso che rappresenta ciò
che la società non accetta in quanto non conforme a essa.
I
motivi per cui l'Io segreto, nella narrativa barkeriana, può essere
dimenticato o deformato dalla mente posso essere diversi: il
protagonista può sentirsi deluso o spaventato del proprio potere
nascosto, ritenerlo autodistruttivo (come Gentle in Imajica),
o può persuadersi di essere inadatto o pericoloso per la società
(come Boone in Cabal),
il ricordarsi del proprio passato e quindi della propria vera
identità ha sempre un effetto liberatorio e catartico, attraverso
un'apertura verso i propri autentici desideri.
All'inizio
di ogni romanzo di Barker c'è sempre un personaggio in cerca di una
propria identità e di un rifugio, afflitto dai mali della società
contemporanea: Boone è un nevrotico in cura da uno psicanalista che
lo convince d'essere l'autore di una serie di feroci omicidi, Gentle
non ha alcuna memoria del suo passato e cancella anche il ricordo
degli anni che passano, conducendo una vita fallimentare da edonista.
Questi
personaggi a un certo punto s'imbattono nel fantastico,
nell'immaginazione e in questo modo riescono a ricostruire dei
ricordi autentici, dei desideri e un Io che li appaghi realmente, ma
ciò può venire solo fuori da quella società che li mortifica.
La
metamorfosi del corpo diventa dunque funzionale a questo processi di
riappropriazione del proprio vero Io costituendo, secondo Barker, "a
nice image of what I'm trying to say [which is] that our imaginations
are constantly transforming us in our dream lives and even in our
waking lives, in our relation to what we see in the mirror... our
relationship to the way we present ourselves to the world."4
L'immaginazione
serve quindi come espressione di quell'identità e di quei desideri
che non possono essere manifestati e soddisfatti nella vita
quotidiana: per esempio in Imajica
Gentle
non riesce a trovare una relazione soddisfacente con delle donne, ma
nel mondo fantastico trova la sua unione ideale con un androgino,
Pie'oh'pah, che possiede ‘a third genital form entirely,’ che
permetterà un terzo possibile modo di avere un rapporto sessuale
(Barker 1991: 382, 393), Boone invece proverà un autentico desiderio
verso la propria compagna solo dopo aver subito la sua metamorfosi
mostruosa.
L'immaginazione
nelle opere di Barker serve quindi a ritrovare la perfetta unione tra
corpo e spirito e, con essa, i propri ricordi e la propria identità,
per questo motivo l'autore definisce le proprie opere "metaphysical
fiction", una sorta di riflessione su "how it might be if
our spirits manifested themselves physically" o "if our
minds and our bodies were totally separated.".5
L'umano
desiderio e il senso di colpa sono i fattori che provocano, nella
narrativa di Barker, questa scissione tra mente e corpo, la
trasformazione e cancellazione dei ricordi.
Centrale
in questa processo è dunque la metamorfosi che permette la fuga
dalle costrizioni dei luoghi comuni, il cambiamento necessario per
entrare in contatto con l'Io segreto, uscendone trasfigurati e
rafforzati.
3.
DISORGANIZZAZIONE DEL CORPO/MEMORIA: CABAL.
Cabal
è un romanzo breve del 1988 di Clive Barker che narra la storia di
Boone, un uomo che soffre di qualche disturbo mentale non specificato
(forse di nevrosi).
Egli
si sottopone a una cura da uno psicanalista, Decker, che lo convince
di essere un serial killer, autore di efferati delitti che in realtà
sono stati commessi dal medico.
Quindi
egli non può rammentarsi di eventi mai accaduti, eppure attraverso
la visione delle foto delle orrende mutilazioni subite dalle vittime
egli si convince d'essere lui l'assassino e di aver rimosso il
ricordo.
Dopo
aver cercato di suicidarsi egli incontra in ospedale un uomo,
Narcisse, che gli racconta dell'esistenza di un posto nel mezzo del
deserto, Midian, rifugio per tutti i mostri e reietti chiamati i
Notturni.
Convinto
d'essere anche lui un mostro parte alla ricerca di questa città
leggendaria.
Solo dopo aver ritrovato il
luogo, disabitato tranne che per il cimitero, ed essere stato ferito
da una delle sue creature, egli capirà di essere stato ingannato da
Decker che però lo avrà raggiunto con la polizia che lo ucciderà,
ben presto però il suo corpo sparirà dall'obitorio ed è a quel
punto che inizierà la sua vera trasformazione in Notturno, creatura
tra l'umano e l'animalesco, bandita dalla società.
Sarà
infatti Lori, la donna con cui Boone ha una relazione, a ritrovarlo e
a scoprire cosa gli sia accaduto; egli infatti subirà una
metamorfosi da vittima ad aggressore, non senza conflitti interiori.
In
questo caso si parla di vero e proprio inganno della memoria,
apparentemente indotto da un soggetto esterno, eppure ciò accade
alla mente di Boone perché si tratta di una persona nevrotica e
convinta d'essere un paria, un essere fondamentalmente sbagliato che
potrebbe anche commettere azioni crudeli.
Non
è difficile ingannare un uomo scisso come Boone poiché “denial
was valueless when both of them knew how easily Boone's mind had
deceived itself in the past. If he was responsible for these
atrocities there was no certainty he'd know it”6
(“negare
serviva a poco, visto che tutti e due sapevano con quanta facilità
la mente di Boone aveva mentito in passato. Se era lui il
responsabile di quelle atrocità, non c'era alcuna certezza che ne
fosse consapevole.”)
Egli
infatti è stato più volte ingannato dalla propria mente ed è come
alienato da se stesso.
Agente
di questo inganno è un psicologo, un personaggio che apparentemente
sembra l'emblema della “sanità” e “normalità”, ma che
utilizza una maschera da bambola di pezza per esprimere i propri
impulsi nascosti, in modo di creare una distanza tra sé e il mostro
che abita in lui; è inevitabile quindi che egli venga creduto, non
solo dalla polizia, ma da Boone stesso, continuamente dilaniato dai
propri conflitti e quindi fiducioso verso ciò che rappresenta le
istituzioni, propenso a credere a qualsiasi cosa, anche la più
inverosimile, che gli venga impartita, ma anche schiacciato
dall'enormità e potenza della Ragione.
Decker
had the physique of a man who sweated out the day's angst in a gym.
Even his tailored suits, always charcoal, couldn't tame his bulk. It
had made Boone edgy at the start of their work together, he felt
intimidated by the doctor's physical and mental authority. Now it was
the fallibility of that strength he feared. Decker was a Rock; he was
Reason; he was Calm.7
Decker
aveva il fisico di chi butta fuori le angosce della giornata in
palestra, con il sudore. Neppure i suoi abiti di sartoria,
rigorosamente antracite, riuscivano a contenere tanta mole.
All'inizio, quando avevano cominciato a lavorare insieme, Boone aveva
faticato ad abituarsi all'incombere della sua corporatura; si sentiva
intimidito dall'imponenza fisica e mentale del dottore. Ora quel che
gli faceva paura era la fallibilità di quella forza. Decker era la
Roccia; era la Ragione; possedeva la Calma.
Ogni
reazione di Boone viene interpretata dal dottore ai suoi danni, la
sorpresa viene scambiata per colpevolezza attraverso il freddo
strumento della psicoanalisi:
Involuntarily
Boone had put his hand over the lower half of his face. He knew from
Decker's instruction what that particular piece of body language
signified. His mind was using his body to muffle some disclosure; or
silence it completely.8
Istintivamente
Boone si era coperto la bocca con la mano. Decker gli aveva spiegato
il significato di quella particolare espressione del linguaggio
corporeo. La mente usava il suo corpo per soffocare qualche
rivelazione, o per metterla a tacere del tutto.
Narcisse
è invece la parte più “dionisiaca”, caotica e disorganizzata
dell'essere, colui che si strappa di dosso la faccia (ossia la
maschera) per abbracciare una dimensione del puro desiderio
primordiale, in quante tale sarà fatto più volte a pezzi prima di
soccombere di fronte alla crudele razionalità di Decker.
It
was only the monster, the child of Midian who actually altered its
flesh to parade its true. The rest hid behind their calm, and plotted
the deaths of children.9
Solo il mostro, il figlio di
Midian, si trasformava fìsicamente per manifestare la propria
realtà; tutti gli altri restavano nascosti dietro il paravento della
loro calma esteriore e congiuravano la morte di bambini innocenti.
Insieme
agli altri Notturni, ricorda il concetto di “corpo senza organi”
di Deleuze e Guattari, amorfo, indifferenziato e fluido.
A
proposito dei Notturni infatti Linda Bradley, nel suo saggio Writing
Horror and the Body,
afferma:
The Nightbreed are Jungian masks
or faces of the unconstructed self grotesques, and they stand for
Barker‟s concept of transformation.
Proprio
per questo motivo mutano continuamente aspetto e, allo stesso tempo,
sembrano non ricordare, o non volerlo fare, le proprie origini; il
grottesco in Cabal
rappresenta quindi l'Io in trasformazione che abbandona le
convenzioni imposte dall'educazione e dalla società.
Midian
è il loro rifugio, il luogo dove dimenticano il passato e le
restrizioni della società, invocato più volte nei deliri dei folli,
una sorta di universo junghiano il cui ricordo risiede nella memoria
collettiva e che riaffiora nei momenti di maggior disperazione:
In
the years of his illness, in and out of mental wards and hospices,
Boone had met very few fellow sufferers who didn't cleave to some
talisman, some object or keepsake to stand guard at the gates of
their heads and hearts. He'd learned quickly not to despise such
charms. Whatever gets you through the night was an axiom he
understood from hard experience. Most of these safeguards against
chaos were personal to those that wielded them. Trinkets, keys, books
and photographs: mementoes of good times treasured as defence against
the bad. But some belonged to the collective mind. They were words he
would hear more than once: nonsense rhymes whose rhythm kept the pain
at bay; names of Gods. Amongst them, Midian.10
Negli
anni della sua malattia, dentro e fuori da cliniche e manicomi, Boone
aveva conosciuto pochissimi compagni di sofferenza che non si
aggrappassero a qualche talismano, a qualche amuleto o ninnolo che
montasse la guardia davanti alla porta della testa e del cuore. Aveva
imparato in fretta a non ridere di quegli oggetti. Qualunque cosa ti
faccia superare la notte era un modo di dire che a lui risultava
chiarissimo per esperienza, per dura esperienza. Molti di questi
appigli contro il caos erano del tutto soggettivi. Ciondoli, chiavi,
libri, fotografie: ricordi dei bei tempi conservati a difesa contro
quelli brutti. Ma alcuni appartenevano alla mente collettiva. Parole
che avrebbe udito più di una volta: versi privi di senso il cui
ritmo dominava l'angoscia, nomi di dei. Tra questi Midian.
Trovare
pace a Midian sembra però impossibile per Boone che non riesce a non
accorrere in aiuto di Lori quando è in difficoltà, mettendo a
repentaglio la vita dei suoi simili.
Egli
dunque è in continuo conflitto con se stesso, con quella parte
reietta e bestiale che ha sempre saputo di avere (tanto da credersi
anche un serial killer) e quella più umana, razionale e
compassionevole.
Il
suo essere totalmente schizofrenico e disorganizzato, ricorda il
concetto di “corpo senza organi”, destinato ad di aprirsi alla
trasformazione, nonostante la tema.
Boone
the man and Boone the monster could not be divided. They were one;
they traveled the same road in the same mind and body. And whatever
lay at the end of that road, death or glory, would be the fate of
both.11
Boone
uomo e Boone mostro non potevano essere divisi, percorrevano la
stessa strada nella stessa mente, nel medesimo corpo. E quel che si
trovava in fondo alla strada, morte o gloria, sarebbe stato il
destino di entrambi.
Ciò
rischia di portarlo alla paralisi, al rifiuto di ogni ricordo e di
ogni azione, l'atto liberatorio che lo indurrà a reagire sarà
l'incontro sessuale con Lori; come infatti afferma Barker in
un'intervista per
Carpe
Noctem:
One of the things that sex does
is it makes us less ourselves. [I]n the... height of lovemaking one
of the things we want is to be erased, to be subsumed by the other
person- to become, in a way so identified with the other person that
maybe both personalities disappear. [It's] transformative and
extraordinary.
Attraverso
il contatto sessuale egli è come se uscisse da se stesso per
ritrovare una nuova unità e trasformarsi definitivamente, sembra
dunque conciliare la parte umana, rappresentata da Lori, con quella
bestiale, riuscendo a farle convivere.
Eppure
Midian è votata alla distruzione, così come il suo ricordo, davanti
all'arrivo delle forze di polizia, voluto da Decker, i Notturni
decidono di cancellare “ogni indizio della loro natura e ogni
ricordo della loro esistenza”.
È
necessario che Midian, il regno dell'alterità, venga distrutta
affinché il grottesco, il carnevalesco ritorni nella società,
inizialmente nascondendosi nei suoi anfratti, per poi infiltrarsi
nuovamente nelle sue falle.
4.
SDOPPIAMENTO E OBLIO: IMAJICA
DI CLIVE BARKER
Imajica,
pubblicato nel 1991, è uno dei romanzi più sofferti di Barker e il
più amato dall'autore.
Si
tratta di un romanzo horror-fantasy, un genere cioè che concilia il
viaggio in luoghi e mondi fantastici insieme a dettagli tratti dalla
letteratura dell'orrore, in cui i temi principali sono il rapporto
con Dio, con la sessualità, l'identità e la morte.
Come
in tutte le opere di Barker è centrale la corporeità, metafore che
rimandano al corpo riguardano i paesaggi, le percezioni, l'oblio e la
memoria, trasgredire i confini della carne può causare traumi, ma
divenire anche esperienza liberatoria.
Il
protagonista è Gentle, un uomo la cui memoria sfuma ogni dieci anni,
edonista, incapace di resistere a qualsiasi tentazione, privo di un
qualsiasi prospettiva nella vita, egli ha avuto una relazione con
Judith, anch'ella priva di ricordi che riguardano le proprie origini.
[Gentle]
looked like a man just risen from a fever. There was something raw
about him-his body sweated to its essence, his face betraying a
hunger behind its symmetry-that lent him a bedeviled look.12
[Gentle]
sembrava appena uscito da qualche strana febbre. C'era qualcosa di
selvaggio che trasudava dal suo corpo. Dietro la simmetria, il suo
viso tradiva un desiderio ardente che gli dava uno sguardo da
indemoniato.
Come
molti personaggi di Barker Gentle è dilaniato continuamente da un
desiderio che non riesce a trovare appagamento, scisso nella propria
interiorità tanto da essere indicato con vari nomi nel corso del
romanzo (Gentle, John Furies Zacharias, il Riconciliatore, Sartori e
molti altri), egli non sa nulla delle proprie origini, né si pone
coscientemente il problema agli inizi della storia.
Egli
è però sempre alla ricerca di conferme attraverso le proprie
conquiste amorose, poiché non ha potuto conservare un'immagine di
sé, necessita di vedersi riflesso negli occhi delle donne che lo
amano; eppure ciò non può soddisfarlo ed è sempre alla ricerca di
una risposta al suo vuoto interiore.
La
questione comincia però a tormentarlo quando incontra Pie 'oh' pah,
un essere androgino, che completerà in sé quei lati contrapposti
che egli non è mai riuscito a conciliare.
Anche
la visione di mondi molteplici, collegati tra loro, eppure
inconsapevoli d'esserlo, riflette l'animo di Gentle che, dopo aver
creato per errore un proprio doppio antagonista, non era riuscito a
portare a termine il suo compito di Riconciliatore, divenendo nemico
di se stesso, optando per questa ragione per l'oblio.
Riconciliare
le differenze e gli opposti, questo è dunque l'ideale che percorre
l'opera, ritrovare se stessi, il ricordo delle proprie debolezze per
riunirsi col mondo.
Per
Barker ciò è possibile attraverso l'immaginazione, colei che guida
Gentle verso il viaggio che lo riporterà ai propri ricordi, al
passato e al suo compito che consiste soprattutto nel liberarsi dalla
figura paterna (divina e terribile), dal fallo imperante
rappresentato da un enorme obelisco, dal potere di una società
oppressiva.
La
figura di Gentle acquisterà caratteristiche quasi messianiche, come
se fosse giunto a salvare il mondo dai dogmi e dalle proprie
scissioni.
Egli
infatti potrà recuperare completamente la memoria dopo aver risolto
i propri dissidi interiore ed essere giunto alla consapevolezza di
far parte di un Tutto universale, simile alla macchina del desiderio
deleuziana che dominerebbe la realtà.
Everything
that isn't us is also ourselves. We're joined to everything that was,
is and will be. From one end of the Imajica to another. From the
tiniest mote dancing over this flame to the Godhead Itself.13
"Noi
siamo legati a tutto ciò che era, che è e che sarà," disse.
"Da un capo all'altro dell'Imagica. Dal più piccolo granello di
polvere che si muove davanti a questa fiamma, all'essenza stessa di
Dio."
A
dividere il nostro mondo dagli altri territori, quindi dalla libertà
dell'immaginazione, Barker pone l'In
Ovo,
un territorio terribile, colmo di mostri, simile alla concezione
freudiana del rimosso; è necessario dunque per l'autore superare
queste traumatiche idee per compiere il salto verso la
consapevolezza.
Solo quando Gentle si ricorderà di aver visto quelle creature,
quindi affrontandole, si sarà riappropriato totalmente del proprio
passato; fondamentale sarà inoltre l'incontro/scontro col proprio
doppio, in quanto “"...everything you learn is already part of
you, even to the Godhead Itself. Study nothing except in the
knowledge that you already knew it. Worship nothing except in
adoration of your true self. And fear nothing except in the certainty
that you are your enemy's begetter and its only hope of healing. For
everything that does evil is in pain." 14("...
ogni cosa che impari è già dentro di te. Studia solo nella
consapevolezza di sapere già. Non adorare niente se prima non adori
te stesso. E non aver paura di niente....di niente, salvo che nella
certezza di essere tu l'ideatore del tuo nemico e anche la sua unica
speranza di salvezza. Poiché tutto ciò che è causa di male
soffre).
Quello
stesso doppio che vorrebbe ignorare, dimenticare e che rifiuta di
accettare come parte di sé:
“I
have to take what’s mine, however foul it is?”
“Not
yours, ours. The responsibility. The pain…” he paused “…and
the glory, of course.”
Gentle
glanced at him. “It’s mine,” he said simply. […]
“Oh,
yes. I was you, in your lust. I was you, full of drunken visions. I
was you, wanting to fuck and fuck, and conquer and conquer. But I was
also you when you’d done your worst, with your balls empty and your
head empty, like death had got in, sitting there between her legs
trying to remember
what
it was you were living for. I was that man too, and it was terrifying
to have both those feelings in me at the same time.” He paused a
moment, then said: “It still is, brother.”15
"Devo
accettare ciò che è mio, per quanto folle possa essere?" "Non
tuo, nostro. La responsabilità. Il dolore..." Fece una pausa.
"... e la gloria, naturalmente." Gentle lo guardò. "Mio,"
ripeté, semplicemente. [...]
"Oh,
sì. Ero te, secondo il tuo desiderio. Ero te, pieno di ebbre
allucinazioni. Ero te con la tua voglia di fottere e di conquistare,
di fottere e ancora conquistare. Ma ero te anche quando hai dato il
peggio di te stesso, con le palle vuote e la testa vuota, come se la
morte ti avesse penetrato, e tu eri lì tra le gambe di lei cercando
di ricordare che cosa fosse la tua vita. Io ero anche quell'uomo ed
era terrificante provare tutti quei sentimenti contemporaneamente."
L'Autarca fece una pausa, poi riprese: "Ed è ancora così,
fratello."
Secondo
questa concezione, che deve molto alla filosofia di Deleuze, ognuno
di noi è parte di un immenso meccanismo e deve diventare cosciente
di questo.
Il
fatto di trovare la propria completezza nella relazione con un essere
dalla sessualità mutevole, un mystif, indica questa necessità di
unione col tutto; la figura dell'androgino che lo guida nel sua
viaggio fantastico rimanda inoltre all'archetipo junghiano che indica
l'incontro col proprio autentico sé.
Dovendo
infine affrontare il Super-Io, identificato con la coscienza
patriarcale imposta da una società mortificante, dovrà confrontarsi
con Hapexamendios,
l'entità che ha molte caratteristiche in comune con le divinità
delle religioni monoteiste, tesa a cancellare il ricordo di qualsiasi
differenza e a uniformare le menti.
Probabilmente
Imajica
è
l'opera che esprime, nel finale, una maggior speranza nella
redenzione rispetto al resto della narrativa barkeriana, viene
lasciata infatti aperta la possibilità per il cambiamento,
nonostante siano emersi aspetti terribili ed eversivi dell'Io.
La
perdita della memoria in Imajica
indica
lo smarrimento di sé e il viaggio fantastico viene utilizzato come
percorso per ritrovare la propria consapevolezza, il ritrovarsi di
Gentle attraverso la rottura con la tirannia dell'ordine imperante
diventa dunque un fattore rinnovamento anche interiore.
La
forza del ricordo e la necessità di vincere l'oblio sono alla base
del ricongiungimento con se stessi e con il mondo in Imajica,
molto più problematica e ambigua era invece la rielaborazione di
questi temi in Cabal.
Se
infatti Gentle sembra aver proiettato i propri aspetti più
controversi nel suo doppio, tirando fuori il nemico da se stesso e,
in questo modo, rimanendo inalterato anche nell'aspetto nel tempo,
Boone vive le proprie scissioni dentro di sé; se dunque il
Riconciliatore ha potuto rifugiarsi nell'oblio, ciò non sarà
possibile per Boone, nonostante il suo tentativo di perdere i propri
ricordi a Midian.
Gentle
ritrova il proprio passato e le sue ambiguità proiettandoli su Pie
'oh' pah (colui che riunisce in sé tutti gli opposti), le scissioni
trasformano invece il corpo di Boone, annullando ogni distanza dal
suo lato inconscio.
Gentle
dimentica per preservare un'illusione di unità, Boone viene invece
ingannato perché profondamente convinto d'essere “sbagliato” e
disadattato; entrambi però sono alla fine costretti a riconciliarsi
con se stessi, a gettarsi nel caos esistenziale vincendo ogni timore
e portando con sé il difficile compito di far riemergere la
differenza, al di là di ogni tentativo della società di reprimerla,
distruggerla o dimenticarla.
1G.
Deleuze-F. Guattari, Mille Piani, Roma,
Castelvecchi, 2003, p.50.
2F.G.
Jünger in A. Assman,
Ricordare: Forme e mutamenti della memoria culturale, pp.
186-187
3C.
Barker, Weaveworld, Wiliam Collins & Co. Ltd, London,
1987, p.1.
4Intervista
a Clive Barker in The South Bank Show.
5Ivi
6C.
Barker, Cabal, New York, Pocket Books, 1995, p.8
7Ivi,
p. 6
8Ivi,
p.11
9Ivi,
p.37
10Ivi,
p. 17
11Ivi,
p. 25
12C.
Barker, Imajica, New York, HarperCollins, 2002, p.5
13Ivi,
p. 532
14Ivi,
p. 541
15Ivi,
p. 445
0 commenti:
Posta un commento