sabato 22 marzo 2014

MEMORIA E OBLIO NELLA NARRATIVA DI CLIVE BARKER.


  1. CORPO/ANIMA/MEMORIA.

Sentire parlare di “memoria del corpo” o di “memoria somatica” può sembrare quasi un ossimoro, infatti è ben risaputo come solo il nostro cervello sia in grado di accumulare ricordi; eppure in ambito psicanalitico si usano questi termini per indicare quelle sensazioni corporali o dolori che sono da ricondurre a ricordi rimossi, spesso traumatici.
Ciò è indicativo come spesso il corpo si faccia portavoce di quegli aspetti celati dalla nostra coscienza, la sensazione e il dolore quindi sarebbero dei mezzi che permettono al rimosso di ritornare in superficie.
Per esempio è indicativo il fatto che ferite e cicatrici sono forti veicoli di memoria, come le iscrizioni sul corpo siano le più vive testimonianze di eventi passati.
I riti d'iniziazione arcaici infatti utilizzano le iscrizioni corporee, indotte attraverso il dolore, per una permanente formazione dell'identità, ma quando segni e dolore vengono collegati al trauma e alla colpa, possono anche generare effetti opposti, cioè distruggere o deformare un'identità.
John Perry, docente di filosofia a Standford, in A Dialogue on Personal Identity and Immortality suddivide l'identità in tre aree: il corpo, la memoria e l'anima. Se la memoria viene posta al centro dell'identità di un individuo è però l'interazione tra questi tre elementi a distinguerlo dagli altri.
Corpo e identità sono dunque strettamente uniti, il modo in cui siamo visti dagli altri condiziona anche il modo in cui percepiamo noi stessi, a completare la costruzione del nostro essere ovviamente è necessario il bagaglio di esperienze e sensazioni raccolti nel corso della nostra vita.
La rete continua di rimandi tra memoria e corpo e gli studi sui loro rapporti hanno fortemente suggestionato la concezione postmoderna di un'identità frammentata, labirintica, confusa e dissociata.
La memoria in questi studi sembra sfaldarsi, lasciando labili e spesso ingannevoli tracce di sé sul corpo in continua metamorfosi, il tentativo di ricostruirla avviene attraverso la lettura delle sensazioni, spiacevoli o meno, che s'innestano sulla pelle.
Le interazioni tra corpo e memoria sono particolarmente evidenti nel pensiero di G. Deleuze, in particolare nei suoi saggi scritti con F. Guattari, L'Anti-Edipo e Mille Piani, dove viene elaborata la teoria del corpo come macchina del desiderio, struttura labirintica governata dall'eterna ripetizione, alla base della quale viene posto il “rizoma”, metodo di studio decentrato ma anche “memoria corta o anti-memoria”, indipendente da qualsiasi “legge di continuità o di immediatezza rispetto al suo oggetto, essa può essere a distanza, andare o ritornare molto tempo dopo, ma sempre in condizione di discontinuità, di rottura e di molteplicità.1
La condizione dello schizofrenico diviene in questi studi il paradigma dell'uomo moderno, parte dell'enorme macchina del desiderio, corpo senza organi, soggetto eternamente nomade, senza un fisso approdo.
Stessa sorte subisce quindi anche la concezione della memoria, divenuta priva di un'organizzazione razionale, in continuo mutamento, ma anche schiava del continuo desiderio del desiderio.
In epoca postmoderna e digitale quindi la memoria è come composta da materia malleabile, soggetta a continue trasformazioni, tutto ciò che è soggetto a oblio non viene veramente perso, ma è soggetta al cosiddetto “oblio conservativo”, in cui il contenuto rimane latente.2
Il corpo diviene memoria processuale, in continuo divenire, collegato all'eterno ritorno delle sensazioni; la memoria è quindi traccia delle passate sensazioni nate dall'incontro con l'alterità, riguardando quindi non solo l'individuo in sé per sé, ma il mondo e il suo riflesso sul nostro corpo.
Un simile concezione del rapporto corpo/memoria è presente in molti autori della narrativa postmoderna, come Angela Carter, Salman Rushdie, Robert Coover e Clive Barker.
In questo intervento è stato scelto di utilizzare le interazioni corpo/memoria/mondo esterno in due opere di Clive Barker, Cabal e Imajica, autore per il quale sono centrali temi come la metamorfosi, la perdita e ricerca d'identità, la relazione con la “normalità” e il complesso rapporto col desiderio.


  1. LA METAPHISICAL FICTION DI CLIVE BARKER.

Clive Barker è uno scrittore, regista e artista britannico, noto per il suo dark-fantasy feroce e sanguinario; le sue opere sono caratterizzate da un rapporto complesso col concetto d'identità nascosta e desiderio, prendendo spunto dalla tradizione della narrativa gotica, dal cinema di Jean Cocteau e di Andrei Tarkovsky, la poesia visionaria di William Blake, la complessa concezione del corpo di William Burroughs, l'arte allucinata di Hieronymus Bosch e il complesso rapporto bene/male di Herman Melville.
Barker però rielabora queste fonti nella maniera postmoderna, rinarrando in modo nuovo motivi come quello della metamorfosi e del patto faustiano, il fatto di essere inoltre un artista completo contribuisce alla forza espressiva e visionaria dei suoi miti poiché, come afferma Barker, “that which can be imagined need never be lost”.3
I personaggi di Barker subiscono sempre una metamorfosi sia fisicamente che psicologicamente, centrale nella sua narrativa è l'Io segreto o dimenticato che lotta per emergere, connesso sempre con i nostri impulsi più sovversivi e oscuri che generano un'ambigua fascinazione.
Dopo un sofferto percorso di autoriflessione infatti i suoi personaggi decidono di ricordare il loro vero sé e di accettarlo, dannandosi per l'eternità o rigenerandosi.
Dietro la superficie della normalità e della banalità si nasconde quindi il grottesco e il bizzarro, tutto quel represso che rappresenta ciò che la società non accetta in quanto non conforme a essa.
I motivi per cui l'Io segreto, nella narrativa barkeriana, può essere dimenticato o deformato dalla mente posso essere diversi: il protagonista può sentirsi deluso o spaventato del proprio potere nascosto, ritenerlo autodistruttivo (come Gentle in Imajica), o può persuadersi di essere inadatto o pericoloso per la società (come Boone in Cabal), il ricordarsi del proprio passato e quindi della propria vera identità ha sempre un effetto liberatorio e catartico, attraverso un'apertura verso i propri autentici desideri.
All'inizio di ogni romanzo di Barker c'è sempre un personaggio in cerca di una propria identità e di un rifugio, afflitto dai mali della società contemporanea: Boone è un nevrotico in cura da uno psicanalista che lo convince d'essere l'autore di una serie di feroci omicidi, Gentle non ha alcuna memoria del suo passato e cancella anche il ricordo degli anni che passano, conducendo una vita fallimentare da edonista.
Questi personaggi a un certo punto s'imbattono nel fantastico, nell'immaginazione e in questo modo riescono a ricostruire dei ricordi autentici, dei desideri e un Io che li appaghi realmente, ma ciò può venire solo fuori da quella società che li mortifica.
La metamorfosi del corpo diventa dunque funzionale a questo processi di riappropriazione del proprio vero Io costituendo, secondo Barker, "a nice image of what I'm trying to say [which is] that our imaginations are constantly transforming us in our dream lives and even in our waking lives, in our relation to what we see in the mirror... our relationship to the way we present ourselves to the world."4
L'immaginazione serve quindi come espressione di quell'identità e di quei desideri che non possono essere manifestati e soddisfatti nella vita quotidiana: per esempio in Imajica Gentle non riesce a trovare una relazione soddisfacente con delle donne, ma nel mondo fantastico trova la sua unione ideale con un androgino, Pie'oh'pah, che possiede ‘a third genital form entirely,’ che permetterà un terzo possibile modo di avere un rapporto sessuale (Barker 1991: 382, 393), Boone invece proverà un autentico desiderio verso la propria compagna solo dopo aver subito la sua metamorfosi mostruosa.
L'immaginazione nelle opere di Barker serve quindi a ritrovare la perfetta unione tra corpo e spirito e, con essa, i propri ricordi e la propria identità, per questo motivo l'autore definisce le proprie opere "metaphysical fiction", una sorta di riflessione su "how it might be if our spirits manifested themselves physically" o "if our minds and our bodies were totally separated.".5
L'umano desiderio e il senso di colpa sono i fattori che provocano, nella narrativa di Barker, questa scissione tra mente e corpo, la trasformazione e cancellazione dei ricordi.
Centrale in questa processo è dunque la metamorfosi che permette la fuga dalle costrizioni dei luoghi comuni, il cambiamento necessario per entrare in contatto con l'Io segreto, uscendone trasfigurati e rafforzati.


3. DISORGANIZZAZIONE DEL CORPO/MEMORIA: CABAL.

Cabal è un romanzo breve del 1988 di Clive Barker che narra la storia di Boone, un uomo che soffre di qualche disturbo mentale non specificato (forse di nevrosi).
Egli si sottopone a una cura da uno psicanalista, Decker, che lo convince di essere un serial killer, autore di efferati delitti che in realtà sono stati commessi dal medico.
Quindi egli non può rammentarsi di eventi mai accaduti, eppure attraverso la visione delle foto delle orrende mutilazioni subite dalle vittime egli si convince d'essere lui l'assassino e di aver rimosso il ricordo.
Dopo aver cercato di suicidarsi egli incontra in ospedale un uomo, Narcisse, che gli racconta dell'esistenza di un posto nel mezzo del deserto, Midian, rifugio per tutti i mostri e reietti chiamati i Notturni.
Convinto d'essere anche lui un mostro parte alla ricerca di questa città leggendaria.
Solo dopo aver ritrovato il luogo, disabitato tranne che per il cimitero, ed essere stato ferito da una delle sue creature, egli capirà di essere stato ingannato da Decker che però lo avrà raggiunto con la polizia che lo ucciderà, ben presto però il suo corpo sparirà dall'obitorio ed è a quel punto che inizierà la sua vera trasformazione in Notturno, creatura tra l'umano e l'animalesco, bandita dalla società.
Sarà infatti Lori, la donna con cui Boone ha una relazione, a ritrovarlo e a scoprire cosa gli sia accaduto; egli infatti subirà una metamorfosi da vittima ad aggressore, non senza conflitti interiori.
In questo caso si parla di vero e proprio inganno della memoria, apparentemente indotto da un soggetto esterno, eppure ciò accade alla mente di Boone perché si tratta di una persona nevrotica e convinta d'essere un paria, un essere fondamentalmente sbagliato che potrebbe anche commettere azioni crudeli.
Non è difficile ingannare un uomo scisso come Boone poiché “denial was valueless when both of them knew how easily Boone's mind had deceived itself in the past. If he was responsible for these atrocities there was no certainty he'd know it6 (“negare serviva a poco, visto che tutti e due sapevano con quanta facilità la mente di Boone aveva mentito in passato. Se era lui il responsabile di quelle atrocità, non c'era alcuna certezza che ne fosse consapevole.”)
Egli infatti è stato più volte ingannato dalla propria mente ed è come alienato da se stesso.
Agente di questo inganno è un psicologo, un personaggio che apparentemente sembra l'emblema della “sanità” e “normalità”, ma che utilizza una maschera da bambola di pezza per esprimere i propri impulsi nascosti, in modo di creare una distanza tra sé e il mostro che abita in lui; è inevitabile quindi che egli venga creduto, non solo dalla polizia, ma da Boone stesso, continuamente dilaniato dai propri conflitti e quindi fiducioso verso ciò che rappresenta le istituzioni, propenso a credere a qualsiasi cosa, anche la più inverosimile, che gli venga impartita, ma anche schiacciato dall'enormità e potenza della Ragione.

Decker had the physique of a man who sweated out the day's angst in a gym. Even his tailored suits, always charcoal, couldn't tame his bulk. It had made Boone edgy at the start of their work together, he felt intimidated by the doctor's physical and mental authority. Now it was the fallibility of that strength he feared. Decker was a Rock; he was Reason; he was Calm.7

Decker aveva il fisico di chi butta fuori le angosce della giornata in palestra, con il sudore. Neppure i suoi abiti di sartoria, rigorosamente antracite, riuscivano a contenere tanta mole. All'inizio, quando avevano cominciato a lavorare insieme, Boone aveva faticato ad abituarsi all'incombere della sua corporatura; si sentiva intimidito dall'imponenza fisica e mentale del dottore. Ora quel che gli faceva paura era la fallibilità di quella forza. Decker era la Roccia; era la Ragione; possedeva la Calma.

Ogni reazione di Boone viene interpretata dal dottore ai suoi danni, la sorpresa viene scambiata per colpevolezza attraverso il freddo strumento della psicoanalisi:

Involuntarily Boone had put his hand over the lower half of his face. He knew from Decker's instruction what that particular piece of body language signified. His mind was using his body to muffle some disclosure; or silence it completely.8

Istintivamente Boone si era coperto la bocca con la mano. Decker gli aveva spiegato il significato di quella particolare espressione del linguaggio corporeo. La mente usava il suo corpo per soffocare qualche rivelazione, o per metterla a tacere del tutto.

Narcisse è invece la parte più “dionisiaca”, caotica e disorganizzata dell'essere, colui che si strappa di dosso la faccia (ossia la maschera) per abbracciare una dimensione del puro desiderio primordiale, in quante tale sarà fatto più volte a pezzi prima di soccombere di fronte alla crudele razionalità di Decker.

It was only the monster, the child of Midian who actually altered its flesh to parade its true. The rest hid behind their calm, and plotted the deaths of children.9

Solo il mostro, il figlio di Midian, si trasformava fìsicamente per manifestare la propria realtà; tutti gli altri restavano nascosti dietro il paravento della loro calma esteriore e congiuravano la morte di bambini innocenti.

Insieme agli altri Notturni, ricorda il concetto di “corpo senza organi” di Deleuze e Guattari, amorfo, indifferenziato e fluido.
A proposito dei Notturni infatti Linda Bradley, nel suo saggio Writing Horror and the Body, afferma:

The Nightbreed are Jungian masks or faces of the unconstructed self grotesques, and they stand for Barker‟s concept of transformation.

Proprio per questo motivo mutano continuamente aspetto e, allo stesso tempo, sembrano non ricordare, o non volerlo fare, le proprie origini; il grottesco in Cabal rappresenta quindi l'Io in trasformazione che abbandona le convenzioni imposte dall'educazione e dalla società.
Midian è il loro rifugio, il luogo dove dimenticano il passato e le restrizioni della società, invocato più volte nei deliri dei folli, una sorta di universo junghiano il cui ricordo risiede nella memoria collettiva e che riaffiora nei momenti di maggior disperazione:

In the years of his illness, in and out of mental wards and hospices, Boone had met very few fellow sufferers who didn't cleave to some talisman, some object or keepsake to stand guard at the gates of their heads and hearts. He'd learned quickly not to despise such charms. Whatever gets you through the night was an axiom he understood from hard experience. Most of these safeguards against chaos were personal to those that wielded them. Trinkets, keys, books and photographs: mementoes of good times treasured as defence against the bad. But some belonged to the collective mind. They were words he would hear more than once: nonsense rhymes whose rhythm kept the pain at bay; names of Gods. Amongst them, Midian.10

Negli anni della sua malattia, dentro e fuori da cliniche e manicomi, Boone aveva conosciuto pochissimi compagni di sofferenza che non si aggrappassero a qualche talismano, a qualche amuleto o ninnolo che montasse la guardia davanti alla porta della testa e del cuore. Aveva imparato in fretta a non ridere di quegli oggetti. Qualunque cosa ti faccia superare la notte era un modo di dire che a lui risultava chiarissimo per esperienza, per dura esperienza. Molti di questi appigli contro il caos erano del tutto soggettivi. Ciondoli, chiavi, libri, fotografie: ricordi dei bei tempi conservati a difesa contro quelli brutti. Ma alcuni appartenevano alla mente collettiva. Parole che avrebbe udito più di una volta: versi privi di senso il cui ritmo dominava l'angoscia, nomi di dei. Tra questi Midian.

Trovare pace a Midian sembra però impossibile per Boone che non riesce a non accorrere in aiuto di Lori quando è in difficoltà, mettendo a repentaglio la vita dei suoi simili.
Egli dunque è in continuo conflitto con se stesso, con quella parte reietta e bestiale che ha sempre saputo di avere (tanto da credersi anche un serial killer) e quella più umana, razionale e compassionevole.
Il suo essere totalmente schizofrenico e disorganizzato, ricorda il concetto di “corpo senza organi”, destinato ad di aprirsi alla trasformazione, nonostante la tema.

Boone the man and Boone the monster could not be divided. They were one; they traveled the same road in the same mind and body. And whatever lay at the end of that road, death or glory, would be the fate of both.11

Boone uomo e Boone mostro non potevano essere divisi, percorrevano la stessa strada nella stessa mente, nel medesimo corpo. E quel che si trovava in fondo alla strada, morte o gloria, sarebbe stato il destino di entrambi.

Ciò rischia di portarlo alla paralisi, al rifiuto di ogni ricordo e di ogni azione, l'atto liberatorio che lo indurrà a reagire sarà l'incontro sessuale con Lori; come infatti afferma Barker in un'intervista per
Carpe Noctem:

One of the things that sex does is it makes us less ourselves. [I]n the... height of lovemaking one of the things we want is to be erased, to be subsumed by the other person- to become, in a way so identified with the other person that maybe both personalities disappear. [It's] transformative and extraordinary.

Attraverso il contatto sessuale egli è come se uscisse da se stesso per ritrovare una nuova unità e trasformarsi definitivamente, sembra dunque conciliare la parte umana, rappresentata da Lori, con quella bestiale, riuscendo a farle convivere.
Eppure Midian è votata alla distruzione, così come il suo ricordo, davanti all'arrivo delle forze di polizia, voluto da Decker, i Notturni decidono di cancellare “ogni indizio della loro natura e ogni ricordo della loro esistenza”.
È necessario che Midian, il regno dell'alterità, venga distrutta affinché il grottesco, il carnevalesco ritorni nella società, inizialmente nascondendosi nei suoi anfratti, per poi infiltrarsi nuovamente nelle sue falle.


4. SDOPPIAMENTO E OBLIO: IMAJICA DI CLIVE BARKER

Imajica, pubblicato nel 1991, è uno dei romanzi più sofferti di Barker e il più amato dall'autore.
Si tratta di un romanzo horror-fantasy, un genere cioè che concilia il viaggio in luoghi e mondi fantastici insieme a dettagli tratti dalla letteratura dell'orrore, in cui i temi principali sono il rapporto con Dio, con la sessualità, l'identità e la morte.
Come in tutte le opere di Barker è centrale la corporeità, metafore che rimandano al corpo riguardano i paesaggi, le percezioni, l'oblio e la memoria, trasgredire i confini della carne può causare traumi, ma divenire anche esperienza liberatoria.
Il protagonista è Gentle, un uomo la cui memoria sfuma ogni dieci anni, edonista, incapace di resistere a qualsiasi tentazione, privo di un qualsiasi prospettiva nella vita, egli ha avuto una relazione con Judith, anch'ella priva di ricordi che riguardano le proprie origini.

[Gentle] looked like a man just risen from a fever. There was something raw about him-his body sweated to its essence, his face betraying a hunger behind its symmetry-that lent him a bedeviled look.12

[Gentle] sembrava appena uscito da qualche strana febbre. C'era qualcosa di selvaggio che trasudava dal suo corpo. Dietro la simmetria, il suo viso tradiva un desiderio ardente che gli dava uno sguardo da indemoniato.

Come molti personaggi di Barker Gentle è dilaniato continuamente da un desiderio che non riesce a trovare appagamento, scisso nella propria interiorità tanto da essere indicato con vari nomi nel corso del romanzo (Gentle, John Furies Zacharias, il Riconciliatore, Sartori e molti altri), egli non sa nulla delle proprie origini, né si pone coscientemente il problema agli inizi della storia.
Egli è però sempre alla ricerca di conferme attraverso le proprie conquiste amorose, poiché non ha potuto conservare un'immagine di sé, necessita di vedersi riflesso negli occhi delle donne che lo amano; eppure ciò non può soddisfarlo ed è sempre alla ricerca di una risposta al suo vuoto interiore.
La questione comincia però a tormentarlo quando incontra Pie 'oh' pah, un essere androgino, che completerà in sé quei lati contrapposti che egli non è mai riuscito a conciliare.
Anche la visione di mondi molteplici, collegati tra loro, eppure inconsapevoli d'esserlo, riflette l'animo di Gentle che, dopo aver creato per errore un proprio doppio antagonista, non era riuscito a portare a termine il suo compito di Riconciliatore, divenendo nemico di se stesso, optando per questa ragione per l'oblio.
Riconciliare le differenze e gli opposti, questo è dunque l'ideale che percorre l'opera, ritrovare se stessi, il ricordo delle proprie debolezze per riunirsi col mondo.
Per Barker ciò è possibile attraverso l'immaginazione, colei che guida Gentle verso il viaggio che lo riporterà ai propri ricordi, al passato e al suo compito che consiste soprattutto nel liberarsi dalla figura paterna (divina e terribile), dal fallo imperante rappresentato da un enorme obelisco, dal potere di una società oppressiva.
La figura di Gentle acquisterà caratteristiche quasi messianiche, come se fosse giunto a salvare il mondo dai dogmi e dalle proprie scissioni.
Egli infatti potrà recuperare completamente la memoria dopo aver risolto i propri dissidi interiore ed essere giunto alla consapevolezza di far parte di un Tutto universale, simile alla macchina del desiderio deleuziana che dominerebbe la realtà.

Everything that isn't us is also ourselves. We're joined to everything that was, is and will be. From one end of the Imajica to another. From the tiniest mote dancing over this flame to the Godhead Itself.13

"Noi siamo legati a tutto ciò che era, che è e che sarà," disse. "Da un capo all'altro dell'Imagica. Dal più piccolo granello di polvere che si muove davanti a questa fiamma, all'essenza stessa di Dio."

A dividere il nostro mondo dagli altri territori, quindi dalla libertà dell'immaginazione, Barker pone l'In Ovo, un territorio terribile, colmo di mostri, simile alla concezione freudiana del rimosso; è necessario dunque per l'autore superare queste traumatiche idee per compiere il salto verso la consapevolezza.
Solo quando Gentle si ricorderà di aver visto quelle creature, quindi affrontandole, si sarà riappropriato totalmente del proprio passato; fondamentale sarà inoltre l'incontro/scontro col proprio doppio, in quanto “"...everything you learn is already part of you, even to the Godhead Itself. Study nothing except in the knowledge that you already knew it. Worship nothing except in adoration of your true self. And fear nothing except in the certainty that you are your enemy's begetter and its only hope of healing. For everything that does evil is in pain." 14("... ogni cosa che impari è già dentro di te. Studia solo nella consapevolezza di sapere già. Non adorare niente se prima non adori te stesso. E non aver paura di niente....di niente, salvo che nella certezza di essere tu l'ideatore del tuo nemico e anche la sua unica speranza di salvezza. Poiché tutto ciò che è causa di male soffre).
Quello stesso doppio che vorrebbe ignorare, dimenticare e che rifiuta di accettare come parte di sé:

I have to take what’s mine, however foul it is?”
Not yours, ours. The responsibility. The pain…” he paused “…and the glory, of course.”
Gentle glanced at him. “It’s mine,” he said simply. […]
Oh, yes. I was you, in your lust. I was you, full of drunken visions. I was you, wanting to fuck and fuck, and conquer and conquer. But I was also you when you’d done your worst, with your balls empty and your head empty, like death had got in, sitting there between her legs trying to remember
what it was you were living for. I was that man too, and it was terrifying to have both those feelings in me at the same time.” He paused a moment, then said: “It still is, brother.”15

"Devo accettare ciò che è mio, per quanto folle possa essere?" "Non tuo, nostro. La responsabilità. Il dolore..." Fece una pausa. "... e la gloria, naturalmente." Gentle lo guardò. "Mio," ripeté, semplicemente. [...]
"Oh, sì. Ero te, secondo il tuo desiderio. Ero te, pieno di ebbre allucinazioni. Ero te con la tua voglia di fottere e di conquistare, di fottere e ancora conquistare. Ma ero te anche quando hai dato il peggio di te stesso, con le palle vuote e la testa vuota, come se la morte ti avesse penetrato, e tu eri lì tra le gambe di lei cercando di ricordare che cosa fosse la tua vita. Io ero anche quell'uomo ed era terrificante provare tutti quei sentimenti contemporaneamente." L'Autarca fece una pausa, poi riprese: "Ed è ancora così, fratello."

Secondo questa concezione, che deve molto alla filosofia di Deleuze, ognuno di noi è parte di un immenso meccanismo e deve diventare cosciente di questo.
Il fatto di trovare la propria completezza nella relazione con un essere dalla sessualità mutevole, un mystif, indica questa necessità di unione col tutto; la figura dell'androgino che lo guida nel sua viaggio fantastico rimanda inoltre all'archetipo junghiano che indica l'incontro col proprio autentico sé.
Dovendo infine affrontare il Super-Io, identificato con la coscienza patriarcale imposta da una società mortificante, dovrà confrontarsi con Hapexamendios, l'entità che ha molte caratteristiche in comune con le divinità delle religioni monoteiste, tesa a cancellare il ricordo di qualsiasi differenza e a uniformare le menti.
Probabilmente Imajica è l'opera che esprime, nel finale, una maggior speranza nella redenzione rispetto al resto della narrativa barkeriana, viene lasciata infatti aperta la possibilità per il cambiamento, nonostante siano emersi aspetti terribili ed eversivi dell'Io.
La perdita della memoria in Imajica indica lo smarrimento di sé e il viaggio fantastico viene utilizzato come percorso per ritrovare la propria consapevolezza, il ritrovarsi di Gentle attraverso la rottura con la tirannia dell'ordine imperante diventa dunque un fattore rinnovamento anche interiore.
La forza del ricordo e la necessità di vincere l'oblio sono alla base del ricongiungimento con se stessi e con il mondo in Imajica, molto più problematica e ambigua era invece la rielaborazione di questi temi in Cabal.
Se infatti Gentle sembra aver proiettato i propri aspetti più controversi nel suo doppio, tirando fuori il nemico da se stesso e, in questo modo, rimanendo inalterato anche nell'aspetto nel tempo, Boone vive le proprie scissioni dentro di sé; se dunque il Riconciliatore ha potuto rifugiarsi nell'oblio, ciò non sarà possibile per Boone, nonostante il suo tentativo di perdere i propri ricordi a Midian.
Gentle ritrova il proprio passato e le sue ambiguità proiettandoli su Pie 'oh' pah (colui che riunisce in sé tutti gli opposti), le scissioni trasformano invece il corpo di Boone, annullando ogni distanza dal suo lato inconscio.
Gentle dimentica per preservare un'illusione di unità, Boone viene invece ingannato perché profondamente convinto d'essere “sbagliato” e disadattato; entrambi però sono alla fine costretti a riconciliarsi con se stessi, a gettarsi nel caos esistenziale vincendo ogni timore e portando con sé il difficile compito di far riemergere la differenza, al di là di ogni tentativo della società di reprimerla, distruggerla o dimenticarla.



















1G. Deleuze-F. Guattari, Mille Piani, Roma, Castelvecchi, 2003, p.50.
2F.G. Jünger in A. Assman, Ricordare: Forme e mutamenti della memoria culturale, pp. 186-187
3C. Barker, Weaveworld, Wiliam Collins & Co. Ltd, London, 1987, p.1.
4Intervista a Clive Barker in The South Bank Show.
5Ivi
6C. Barker, Cabal, New York, Pocket Books, 1995, p.8
7Ivi, p. 6
8Ivi, p.11
9Ivi, p.37
10Ivi, p. 17
11Ivi, p. 25
12C. Barker, Imajica, New York, HarperCollins, 2002, p.5
13Ivi, p. 532
14Ivi, p. 541

15Ivi, p. 445

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