giovedì 20 marzo 2014

IL ROGO DEI LIBRI: LEGGE E LETTERATURA NEL ROMANZO FANTAPOLITICO

Introduzione: censura dei libri nella storia e nella letteratura

La censura politica consiste nell'impedire a individui, associazioni, partiti e mezzi di informazione di divulgare informazioni ed esprimere opinioni contrarie a quelle del potere costituito; ciò avviene attraverso il divieto di trattare taluni argomenti o, più astutamente e più frequentemente, attraverso il controllo preventivo dei contenuti divulgati dai mezzi di informazione.
Soprattutto quest'ultimo mezzo è quello ritenuto più efficace, impedendo alle masse di venire a contatto con pensieri divergenti, di prendere consapevolezza della realtà.
Spesso il rogo dei libri (ma anche di opere d'arte, dischi, ecc...) viene utilizzato come simbolo del controllo delle dittature in tutto ciò che rappresenta il pensiero umano e la sua facoltà di esprimersi nei suoi più diversi modi.
Numerosi sono stati i casi, nel corso dei secoli, di rapporti problematici tra potere e letteratura: basti pensare alla messa in bando di opere celebri da parti di imperatori come Ottaviano Augusto e Nerone, i roghi nella Cina del III sec. d.C., l'Index librorum prohibitorum della Chiesa cattolica, le censure mussoliniane e il rogo dei libri a opera del regime nazista avvenuto il 10 maggio 1933, in cui vennero distrutte opere considerate “degenerate”, tra cui quelle di Thomas ed Heinrich Mann, Heine e Brecht.
Leo Lowenthal, nel suo breve saggio Calibans Erbe, distingue tre motivi principali perché avvengono in varie epoche e zone tali distruzioni del patrimonio letterario1:
1) L'estinzione della storia, ogni società autoritaria avrebbe cioè lo scopo di riscrivere il passato alla luce delle nuove concezioni del mondo che si propongono di creare.
2) “L'azione igienica” nei confronti dei libri considerati una “piaga” per la società che rischia d'infettare il popolo, basti pensare all'articolo sul Völkischer Beobachter che annunciò il rogo nazista del 1933, definendolo come “la fine della peste disgregatrice”.
3) La “liquidazione del soggetto”, ossia del concetto d'individualità, limitando la libertà di scrittura e lettura, cioè la circolazione e lo scambio di idee, annientando quindi la libertà del ragionamento individuale, dell'interpretazione e del pluralismo tutti concetti contro cui tutti i totalitarismi hanno sempre lottato.
Il ricorrere di tali eventi nel corso della storia ha dunque influenzato la letteratura e, in particolare la fantapolitica che rappresenta società distopiche, in cui la letteratura è, nella maggior parte dei casi, o bandita, o deformata o sparisce misteriosamente dalle vite degli esseri umani.
La fantapolitica è un genere in cui vengono descritti una società e un sistema politico collocati in un'epoca futura non troppo lontana; spesso è utilizzato per criticare la contemporaneità attraverso la rappresentazione di distopie antitotalitarie.
Spesso le distopie prendono come spunto alcune tendenze della società a loro contemporanea per mostrare i rischi delle degenerazioni di tali caratteristiche, frequentemente vengono associate al motivo postapocalittico, rappresentando sistema sociali totalitari nati dopo guerre mondiali, o disastri nucleari.
In tali rappresentazioni è lo Stato a decidere quale debba essere il pensiero dei propri cittadini, arrogandosi il privilegio di essere l'unico ente capace di garantirne la serenità e felicità, lo stile di vita prestabilito viene dunque presentato come l'unico possibile, migliore e indiscutibile.
S'incoraggia in questo modo il conformismo e si cerca di evitare ogni pensiero individuale e creativo, rendendo gli esseri umani completamente alienati dalla loro stessa natura e dalla realtà.
Nelle distopie questa operazione si traduce o con il divieto radicale di pubblicare e possedere libri, o con un rimaneggiamento di testi in modo che essi rispettino il volere dello Stato; il ricorrere della tematica della censura della letteratura in questo genere porta a pensare che la minaccia di tale evento fosse sentita da molti autori come reale.
Allo stesso tempo però vengono usate, nel pensiero imposto ai cittadini, tecniche di persuasione che possono essere collegate a quelle della letteratura di massa, per cui i regimi imporrebbero la loro presenza nella vita degli individui attraverso strategie che li portano a riempire quel vuoto che essi hanno creato sopprimendo la libertà di pensiero.
I romanzi su cui si è deciso di soffermarsi sono tre opere capitali del genere fantapolitico, Brave New World di A. Huxley, 1984 di G. Orwell, Fahrenheit 451 di R. Bradbury e uno dei romanzi meno noti di P. Dick, The Man Who Japed.

1. Quando il passato è “superfluo”: Brave New World di A.Huxley

Il primo romanzo considerato ufficialmente come fantapolitico e distopico è Brave New World di A. Huxley (1932), ambientato nel 2350, in una futura società che ha come unico obiettivo il controllo dei cittadini attraverso l'ingegneria genetica e tecniche di condizionamento psicologico di massa.
I libri del passato e lo studio della storia sono stati eliminati dalla società in quando ritenuti “inutili”, non conformi a quella politica di promozione della “felicità” e delle illusioni, poiché ricordano la realtà dei fatti, quel “vero” che si preferisce ignorare in quanto ritenuto lesivo della stabilità sociale; in nome di tale politica sono dunque state distrutte biblioteche, musei e ogni traccia del passato.
Tutto ciò è avvenuto senza l'uso di una censura manifesta, ma attraverso una serie di condizionamenti operati ancor prima della nascita che continuano per tutta la vita degli individui, sottoforma di slogan martellanti.
A detenere le uniche tracce esistenti del sapere universale sono solo le autorità governative che hanno conservato le grandi opere del passato, nascoste al popolo; ogni possibilità di pensiero individuale è dunque soppressa, in una società in cui i cittadini vivono solo per i piaceri effimeri e fanno massiccio uso della Soma, una droga che li estrania dalla realtà.
Attraverso un'apparente liberazione dai taboo del passato, in nome della libertà sessuale e della spensieratezza a tutti i costi, lo Stato anestetizza i propri cittadini, rendendoli incapaci di far scelte autonome, decidendo delle loro vite fin prima dalla nascita.
La cultura di massa, in tale contesto, trionfa e sopprime quella alta, l'unico imperativo è la ricerca del piacere, non esistono testi che sollevino perplessità, quesiti, dubbi sulla natura umana e sulla società, ma solo intrattenimenti che offuschino la consapevolezza della condizione di schiavitù in cui l'umanità vive, imprigionata nell'oscuro meccanismo del consumismo.
Gli unici volumi contenuti nelle biblioteche sono quelli di veloce consultazione, da consumare in fretta, senza che inneschino alcun meccanismo di riflessione.
A destabilizzare tale apparente equilibrio è la figura di John, cresciuto in una riserva indiana, alienato sia dagli indiani che dal resto della società (ironicamente quest'uomo viene definito dalla società “civile” un selvaggio), conoscitore dell'opera di Shakespeare su cui ha formato il suo sistema di valori e il modo d'intendere la natura umana.
La raccolta delle opere complete di Shakespeare che ha trovato per caso quando aveva dodici anni verrà mostrata come una sorta di amuleto, un volume contenente parole che sembrano quasi magiche al giovane John e che sembreranno dare un nome alle sensazioni che lo invadono.
Frequenti infatti sono le citazioni del drammaturgo inglese che vengono riferite dall'uomo per descrivere ciò che prova, l'unico essere umano in grado di riflettere su se stesso e su chi lo circonda.
Il titolo stesso del romanzo è un omaggio a The Tempest di Shakespeare, in un'accezione ironica ovviamente, poiché quello che viene descritto non è esattamente un “brave new world”, è infatti un mondo che inorridisce davanti tali citazioni, ritenendole selvagge e primitive.
Quando John chiede a Mond perché le opere di Shakespeare siano proibite in tale società gli verrà risposto:
Because it is old; that’s the chief reason. We haven’t any use for old things here…Particularly when they’re beautiful. Beauty is attractive, and we don’t want people to be attracted by old things. We want them to like the new ones.2
I cittadini cioè non devono guardare al passato con sentimento nostalgico, ma devono lasciarsi trascinare dal progresso, consumare e desiderare solo ciò che è nuovo.
Anche il tentativo di risollevare le coscienze tramite i versi di Shakespeare sarà destinato a naufragare e John cadrà lui stesso vittima di quella società che sembra detestare; l'orgia in cui verrà alla fine coinvolto e il suo suicidio sono indicativi dell'impossibilità di ritrovare contatto con quel mondo di valori che la letteratura del passato rappresentava, l'inevitabile sconfitta di fronte al cieco e inarrestabile meccanismo del consumismo.

2. Riscrivere la storia all'infinito: 1984 di G. Orwell



Una delle più note distopie antitotalitarie è 1984 di George Orwell, un romanzo che sembra concepito in modo antitetico rispetto a Brave New World, ma che ha in comune con esso la tematica delle censura culturale.
Scritto nel 1948 e ambientato a Londra, questo romanzo descrive un mondo futuro suddiviso da tre grandi potenze, Oceania, Eurasia ed Estasia, che sfruttano uno stato di guerra perenne per mantenere il controllo e il potere; in tale società, a differenza di Brave New World, non c'è spazio per il consumismo e la ricerca dei piaceri.
Il solo partito esistente in Oceania è l'English Socialism con a capo il Big Brother, una figura che nessuno ha mai visto, tranne che sui ritratti nei manifesti, e che tiene costantemente sotto controllo la vita di tutti i cittadini; questo tipo di totalitarismo ricorda quello dell'URSS di Stalin e della Germania di Hitler.
L'unica forma di pensiero ammessa è il Doublethink, in grado di sostenere un'idea ed il suo esatto opposto, dimenticando nel medesimo istante il cambio di opinione e perfino l'atto stesso del dimenticare. Così pure l'unica lingua ammessa è il Newspeak, un nuovo linguaggio in cui tutte le parole hanno un'unica accezione, che riduce il significato ai concetti più elementari e rende così impossibile concepire un pensiero critico e consapevole.
Ciò è indispensabile al partito per rendere indiscutibile il proprio operato e le sue contraddizioni, mentre il pensare in un modo diverso si configura come “thought crime”.
Le parole vengono quindi stravolte, deformate anche contro la logica stessa, creando definizioni paradossali come quella di Ministry of Love, la cui funzione è quella di controllare i membri del partito e di convertire i dissidenti alla sua ideologia, anche facendo ricorso alla "thought police", attraverso atti violenti che sono definiti "Love", oppure il Ministry of Truth che revisiona testi e giornali per renderli coerenti con le direttive del Partito; una società in cui imperano slogan contraddittori come “War is peace, Freedom is slavery, Ignorance is strenght”3, parole che esprimono il Double Thought, la capacità cioè di condividere, allo stesso tempo, due idee contraddittorie e di accettarle entrambe.
Gli esponenti del Partito sono contemporaneamente consapevoli e inconsapevoli della continua alterazione che subiscono i propri ricordi, sono cioè a conoscenza del continuo aggiustamento che vi applicano, ma allo stesso tempo sono convinti di non violare alcuna realtà.
Essi cioè conoscono la realtà mentre creano menzogne, continuando però a credere d'essere nel giusto, sfidando ogni volta ogni logica.
Si tratta dunque di trasformare e invertire la realtà in continuazione, creando una falsa illusione di immutabilità grazie alla continua mutabilità.
In tale mondo non esiste una censura manifesta, ma viene creata dalla alto un'ansia di conformarsi a un linguaggio unico, uniforme, spesso autocensurandosi inconsapevolmente; la tendenza ad adottare un codice universalmente condiviso viene vista quindi da Orwell come potenzialmente dannosa, soprattutto quando si riduce la diversità delle parole, riducendo quindi anche la quantità di concetti che in questo modo saranno definitivamente perduti.
Eliminando quindi alcuni concetti dal vocabolario, come quello di “errore”, rende praticamente impossibile opporsi al sistema vigente, per questo motivo la lotta disperata di Winston in nome della logica sarà destinata a fallire.
La scelta di riproporre sempre gli stessi concetti semplificati e privati della loro problematicità, annullando così le esistenti contraddizioni, ricorda molto la tendenza di molto cultura e letteratura di massa di uniformare codici e immagini proposte; nessuno è dunque più in grado di creare una propria rappresentazione del mondo, ma si limita ad adeguarsi a quella che gli viene fornita dall'alto, annientando così l'individualità.
Lo Stato inoltre fornisce fittizie storie di eroismo da parte di membri del partito e falsi nemici su cui il popolo possa convogliare la propria rabbia e insoddisfazione, assumendo personale incaricato a inventare notizie per i giornali.
Il protagonista del romanzo, Winston, si occupa di riformulare la storia presso il Ministry of Truth, in cui libri, ma anche quotidiani, vengono manipolati e riscritti per cancellare ogni prova delle fallite previsioni e degli atteggiamenti contraddittori del Big Brother; ogni documento, libro o giornale che possa smentire il partito viene metodicamente distrutto, poiché
Who controls the past controls the future. Who controls the present controls the past.(Orwell, 1961: 35)
In tale contesto perfino i grandi classici, come le opere di Shakespeare, Milton, Swift, Byron e Dickens. sono destinati alla distruzione nelle loro forme originali.
Lo stesso ministero ha anche il compito di produrre libri, giornali, film e programmi televisivi che addestrino il popolo al Newspeak e indichi loro i modi più adeguati per svagarsi; una sezione apposito crea materiale di pessima qualità, ritenuto adatto ai Proles, l'incolta classe lavoratrice: si tratta di un tipo di produzione che ha il compito di abbruttire e uniformare il pensiero delle classi più basse, rendendo loro impossibile il rendersi conto della loro reale condizione; la stessa funzione, oltre che di controllo, ha la televisione che bombarda continuamente i cittadini con le sue notizie e che non può mai essere spenta.
Uno degli slogan del partito,"Ignorance is strength”, è esemplificativo di tale pensiero, secondo il quale maggiori sono la conoscenza e la consapevolezza delle persone, più esse sono soggette a dubitare delle verità loro fornite.
Un altro divieto del partito riguarda anche l'annotare pensieri e testimonianze su carta senza il controllo statale, negando quindi la libertà di scrittura, imposizione che invece sarà violata da Winston quando deciderà di tenere una sorta di diario.
Attraverso la scrittura egli potrà porsi delle questioni e prendere consapevolezza della realtà, utilizzando nel contempo un linguaggio alternativo a quello del Newspeak; egli dunque rappresenterà una propria realtà e la storia di una singola vita, non quella di una massa cieca.
Il suo diario sarà inoltre ben diverso da libro che Winston aveva attesa con timore e speranza, il testo proibito del leggendario leader dell'opposizione segreta del Big Brother (probabilmente uno spauracchio creato dal partito), il Goldstein, che avrebbe dovuto fornirgli le risposte che cercava, ma che non aggiungerà molto a quello che già sapeva.
Se in Brave New World era Mustapha Mond, uno dei dieci “controllori” del mondo, a incarnare il personaggio consapevole dell'inganno dello Stato, ma interessato a tutelarlo, in 1984 è invece O' Brien colui che architetta lucidamente una visione alternativa della realtà.
Nel suo ridescrivere la realtà egli diventa simile a uno scrittore, rendendo possibile anche ciò che sembrerebbe non essere giusto o logico, tanto da sentirsi legittimato ad affermare che anche che due più due sia uguale a cinque.
O' Brien è colui che è in grado di governare la società grazie alla sua costanza e capacità d'osservazione (basta pensare al fatto che sorveglia in silenzio Winston per sette anni), capace di cambiare continuamente la storia e creare molteplici realtà alternative.
Gli è possibile fare ciò per via della sua convinzione che non esista nessuna verità assoluta e immutabile, tutto ciò che noi classifichiamo come tale non sarebbe altro che un'abitudine che può essere cambiata in qualsiasi momento; la storia non è altro che un libro che viene continuamente riscritto.
Sarà dunque proprio O' Brien a porre fine alle speranze di Winston di scoprire l'autentica verità delle cose che lo circondano, di potersi appigliare a un punto di riferimento, seppure fragile.

3.Bruciare il libro/bruciare l'uomo: Fahrenheit 451 di              R. Bradbury


Fahrenheit 451 è un romanzo fantapolitico di Ray Bradbury pubblicato nel 1951; in esso viene rappresentata una futura società distopica in cui i libri sono vietati e bruciati da squadre di vigili del fuoco; l'opera stessa fu censurata negli anni Cinquanta, in quanto si pensò che essa fosse una rappresentazione del maccartismo.
Come nei romanzi di Huxley e Orwell si affronta il problema della gestione delle informazioni e del controllo della società da parte dello Stato, come in Brave New World si promuove un sistema consumistico, governato dai media che anestetizzano i cittadini (ma d'altra parte anche in 1984 la televisione è un potente mezzo di controllo).
La censura in questo caso però è manifesta, in quanto è ritenuta illegale qualsiasi informazione scritta, i libri devono essere nascosti dalle distruzioni perpetrate; l'unica fonte d'”istruzione” permessa, lo strumento attraverso il quale il governo controlla e impartisce i propri principi al popolo, è la televisione.
Il protagonista, Guy Montag, è un vigile del fuoco con una vita apparentemente soddisfacente: sembra amare il proprio lavoro, ha una bella casa e una moglie attraente.
In realtà con la moglie non esiste alcun dialogo, dato che ella passa le giornate davanti a uno schermo televisivo interattivo per partecipare alle discussioni della “famiglia”, dei personaggi televisivi che interagiscono con gli spettatori, e una notte ella rischierà un'overdose di farmaci.
Per quanto riguarda invece il suo lavoro, da tempo Montag nutre dei dubbi sulla “missione” che i vigili del fuoco devono compiere e, dopo aver letto una riga di una raccolta di fiabe, ha salvato e nascosto alcuni libri col proposito di leggerli per trovare delle risposte alle sue perplessità.
Egli è inoltre disgustato dalla superficialità di tale società rappresentato dai programmi televisivi che la moglie segue con grande partecipazione, dall'uso massiccio che viene fatto di pillole e dalla tendenza delle persone a correre in automobile causando frequenti incidenti mortali.
Si trova dunque a vivere in un mondo in cui si ricercano emozioni e sfoghi in modo frivolo o autodistruttivo, dove non c'è alcun spazio per lo sviluppo di idee e sentimenti personali che potrebbero richiedere discussioni e confronti.
Dopo aver visto una donna anziana immolarsi al fuoco dei pompieri per cercare di salvare i propri libri, egli prenderà coraggio e deciderà di chiedere aiuto a un ex professore di Harvard per decifrare i contenuti dei libri che ha nascosto.
"... for the first time I realized that a man was behind each one of the books. A man had to think them up. A man had to take a long time to put them down on paper. And I'd never even thought that thought before”4
Il pensiero individuale si fa strada in questo modo nella mente di Montag, portandolo a identificare i libri con esseri umani che li creano, li leggono, muoiono per essi; ne capisce il valore e desidera condividere tale scoperta col mondo, ma quando tenterà di farlo con la moglie otterrà solo la sua denuncia alle autorità, poiché ella rimarrà sempre il prodotto di una società massificata e uniformante.
Egli dunque percepisce che nei libri possa esserci qualcosa in grado di salvare l'umanità, di ridare senso all'esistenza, ma necessita di qualcuno che lo aiuti a trovare le giuste risposte nei testi; questo sostegno lo troverà in Faber, un ex professore universitario di letteratura che gli spiegherà come i roghi non siano altro che una naturale conseguenza del lento e progressivo disinteresse del popolo verso la cultura, quindi della mancanza di lotta contro l'avvento della censura culturale è perché quasi nessuno ha lottato perché ciò non avvenisse.
Un altro personaggio che spiega le motivazioni di tale ordinamento è Beatty, diametralmente opposto rispetto a Faber, un collega di Montag, difensore del sistema nonostante abbia acquisito una cultura insolita per quella società.
Beatty giustifica i roghi di libri come unico mezzo per rendere l'uomo felice, appianando qualsiasi fonte di discordia che possa nascere dal dibattito tra idee diverse:
We must all be alike. Not everyone born free and equal, as the Constitution says, but everyone made equal. Each man the image of every other; then all are happy, for there are no mountains to make them cower, to judge themselves against. So! A book is a loaded gun in the house next door. Burn it.(Bradbury,1991: 58)
Tale società richiede dunque un concetto di uguaglianza degradante per la natura umana e per l'intelletto, creando un mondo in cui nessuno possa eccellere grazie alla sua diversità, dove ogni scelta viene pilotata dall'alto e nessuno ne è consapevole, né ha più alcun interesse a protestare perché schiavo del conformismo.
Durante un'intervista fu chiesto a Bradbury per quale motivo i libri potessero fare paura ed egli rispose:
Perché il pensiero libero fa paura e perché c'è sempre chi vuole decidere per qualcun altro cosa è bene e cosa no. Nel mio libro la censura nasce dal desiderio del governo di rendere la gente felice, il capo dei pompieri, Beatty, spiega a Montag che bruciano i libri perché i contenuti di alcuni di essi offendono le minoranze, perché altri causano infelicità. E l'uso del termine "minoranze" non è legato ai temi razziali, ma a tutti. Ognuno di noi è parte di qualche minoranza, per gusti, passioni, professione, o interesse, quindi ognuno di noi può essere "offeso" dal contenuto di un libro.5
Una censura quindi che sembra fatta in nome di una presunta politically correctness, con lo scopo di appianare ogni differenza e livellare le menti.
A differenza di Brave New World e 1984, Fahrenheit 451 ha un finale aperto a una speranza, in cui s'intravede una possibile via di salvezza, costituita dagli “uomini-libro”, intellettuali relegati ai margini della civiltà che serbano il ricordo dei testi letti e intendono tramandarne la memoria, in vista di un collasso del sistema vigente che pare inevitabile.
L'essenza della cultura non risiederebbe quindi nel mero oggetto fisico (il libro), ma nella capacità di chi la detiene di trasmetterla, condividerla, infonderla agli altri; qualcosa che quindi non potrà mai essere sottratto e distrutto.

4. Letteratura immorale/amorale: The Man Who Japed di        P. Dick


The Man Who Japed è un romanzo del 1956 di Philip Dick, ambientato nel 2114, in un società postapocalittica governata dal regime della Morec (Moral Reclamation) che impone alla società un'oppressiva morale e un'assoluta mancanza d'ironia che porta anche alla censura di gran parte della letteratura, considerata immorale o amorale, che viene però venduta al mercato nero a prezzi altissimi.
Tra i testi proibiti si trovano il Decamerone, l'Ulysses di James Joyce e la pulp-fiction, ma la censura colpisce anche l'arte e i mass-media.
La società è fondata sul mito del Generale Streiter colui che, dopo il disastro atomico, avrebbe fondato il nuovo regime “salvando” il mondo dalla propria corruzione; ogni mezzo di comunicazione è mirato all'esaltazione eroica di tale figura e del sistema che ha ideato, la sua statua troneggia nel parco principale di New York.
A fare da contraltare di tale società è l'Health Resort situato in uno dei tanti pianti colonizzati, apparentemente un rifugio per coloro che non sono d'accordo col regime, in realtà un deterrente attraverso quale liberarsi di elementi scomodi, immobilizzandoli nella passività causata dai lussi e gli ozi di quel luogo.
Nell'Health Resort si trovano dunque tutti coloro che hanno mostrato di avere un pensiero individuale, quindi pericoloso per la Morec, chiamati “noose” (da neuro-psychiatric) e curati con la psicanalisi e la parapsicologia.
Come in 1984 di Orwell, viene incoraggiata la delazione, si è giudicati infatti da indiscrete e bigotte riunioni di condominio che possono far perdere le abitazioni in un mondo con problemi di spazio e sovraffollamento, e si è spiati da piccoli robot volanti alla ricerca di comportamenti poco ortodossi e non conformi alla morale vigente.
Il compito di diffondere i “valori” della Morec è affidato a Telemedia, la televisione di stato che racconta storie banali, con una piatta morale finale, risultando agli antipodi rispetto alla vera letteratura bandita.
Allen Purcell, il protagonista, è proprietario un'agenzia che idea e vende programmi a Telemedia che offrirà un'importante ruolo dirigenziale; egli è ben inserito nella società e crede nei suoi valori eppure, inspiegabilmente, una notte profana la statua del Generale Streiter e conserverà un ricordo molto vago di quello che è accaduto.
Questo atto che sembra dettato da un improvviso raptus di follia avviene dopo una visita di Purcell all'isola di Hokkaido, rimasta una zona desolata dall'ultimo bombardamento nucleare, dove contrabbandieri scavano tra i resti per trovare oggetti da vendere al mercato nero, tra cui appunto dei libri.
Significativo è il brano in cui Purcell cerca di acquistare un costosissimo volume dell'Ulysses:
This book is still pornography(...) Joyce, Hemingway. Degenerate trash. The Major’s first Book Committee listed Ulysses on the hex-sheet back in 1988.(...)
But what was the purpose of these books? Why are they lumped with the junk? They weren’t once, were they?”(...)
What kind of Morec did they teach?” Allen demanded.
They didn’t,” Sugermann said. “These particular novels even taught un Morec.”
You’ve read these?(...) Why? What did you find?”
…“These, as discriminated from the others, are real books.”
What’s that mean?”
Hard to say. They’re about something.(...) I’d tell you these books are literature. (...)”6
La vera letteratura quindi non ha una morale da impartire e per questo motivo viene ritenuta dal regime “pornografica” e degenerata, la sola scoperta dell'esistenza di tali testi, la lettura di un solo brano, porterà Purcell a sviluppare un inconscio bisogno di ribellione, in opposizione all'importante ruolo istituzionale che ricopre.
L'elemento sovversivo della grande letteratura consiste proprio in questo suo disinteresse nel fornire valori prestabiliti, il contatto con essa porterà a compiere il gesto di “japery”, la dissacrazione ironica della statua di Streiter e il successivo furto della sua testa recisa.
L'ironia dunque diventa l'arma più pericolosa e potente per tale regime; essa si configura come una dote rara e preziosa in quel contesto, tanto da essere percepita quasi come un misterioso potere “paranormale”, soprattutto quando risiede in colui che in tale società dovrebbe tutelare sulla morale pubblica.
Proprio perché dotato di questo dono Purcell, inizialmente a livello inconscio, non riesce ad adattarsi all'opprimente morale e alla censura della Morec, ma nemmeno può rassegnarsi a vivere relegato nell'Health Resort, adeguandosi al suo passivo ozio; egli vuole dissacrare, sovvertire in libertà, come solo un letterato o un artista possono fare.
La beffa finale di Purcell è infatti significativa: in attesa del proprio licenziamento egli approfitterà del poco tempo che gli rimane come dirigente di Telemedia per mandare in onda un talk show paradossale, in cui descriverà il Generale Streiter come un cannibale che avrebbe coniugato i problemi di sussistenza post-atomici con l'urgenza di liberarsi di elementi sovversivi mangiando i propri nemici, comunicando inoltre l'opportunità di ritornare a quella pratica dopo la vicenda della profanazione della statua di Streiter.
Il “cannibalismo” è ovviamente simbolico, tale società infatti divora ogni possibilità di autonomia e di pensiero creativo dei suoi cittadini, le riunioni di caseggiato dissezionano e si nutrono della vita privata delle persone; egli non farà altro che esplicitare la metafora da perfetto scrittore che ripropone la verità attraverso l'ironia e il paradosso.
Proprio perché sostenitore dell'autonomia e dell'attivo pensiero, il protagonista rifiuterà di fuggire con la moglie in un altro pianeta e deciderà di affrontare la Morec confessando il proprio atto di vandalismo, sperando che ciò possa servire da esempio per i giovani.
Anche in questo caso quindi abbiamo un finale aperto e che lascia un piccolo spazio alla speranza di cambiamento e rigenerazione; lo strumento della salvezza risiederà dunque nell'atto irrazionale e dissacrante identificato dall'autore nel pensiero creativo e nelle umane contraddizioni.
Il motivo della censura letteraria/artistica è dunque molto presente in testi che tentano d'immaginare come la nostra società potrebbe degenerare; si è potuto notare che anche in diverse distopie, da quelle che prospettano regimi di pura sussistenza in un regime ispirato a quelli comunisti, sia in sistemi d'ispirazione capitalistica e proiettati verso l'esaltazione del consumismo, hanno tutti in comune la repressione dell'individualità in favore della cieca massa.
Per far ciò utilizzano slogan, storie deproblematizzate, anestetizzando la capacità di giudizio e riflessione di ciascuna persona che perde le proprie peculiarità e diversità in favore della massa indifferenziata.
Tutto ciò che possa riflettere sulle contraddizioni, presentare eterogeneità di linguaggio deve essere dunque epurato, prima fra tutti dev'essere dunque eliminata, modificata o dimenticata proprio la letteratura.
1Lowenthal, I roghi dei libri, p. 25
2A. Huxley, Brave New World, 1991: 148
3Orwell, 1984, 1961: 4
4Bradbury, Fahrenheit 451, 1991: 51
5Intervista a Bradbury di Assante Ernesto, La Repubblica, 20 maggio 2003.

6Dick, The Man Who Japed, 1956: 41

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